Difficile, sì, da comprendere, anche se se ne possono intravedere le motivazioni. La Cina è potente, non dobbiamo nascondercelo. E quella frase della console cinese, secondo la quale la cittadinanza onoraria al Dalai Lama sarebbe stata interpretata dal governo cinese come "un chiaro segno di inimicizia", deve avere pesato non poco sulla decisione di chi governa la nostra città.
«Bisogna trovare un equilibrio», ha detto in tutta semplicità Pisapia, lasciando libera interpretazione alle sue parole. Ma non è difficile pensare che mettersi contro il colosso cinese sarebbe stata oggi, a tre anni da Expo 2015, una scelta che avrebbe comportato la rinuncia alla partecipazione all'Esposizione Universale da parte della Cina. Che sarebbe come se in un mondiale di calcio mancasse il Brasile, o l'Italia, o la Germania. Senza contare gli investimenti cinesi a Milano e dintorni: quanti posti di lavoro, anche di lavoratori italiani, sarebbe costata una scelta del genere?
Quando la realtà cozza contro i sogni
Questa è la realtà, che come sempre cozza contro i sogni. Il sogno sarebbe stato condividere la milanesità con il Dalai Lama e con tutto quello che rappresenta. Ma un sindaco, se n'è accorto anche Pisapia e molte delle persone che l'hanno votato con entusiasmo, a volte deve mettere da parte i sogni.E veniamo al punto. Un sindaco sì, deve guardare alla realtà, più che ai sogni. Ma i suoi cittadini sono liberi di pensarla come vogliono, non hanno odiosi vincoli istituzionali da rispettare. Per questo, cari milanesi, è il momento di farci sentire. Tutti uniti – destra, sinistra, liste civiche, liste personali, bianchi, neri e forse anche gialli – a eleggere idealmente il Dalai Lama cittadino onorario milanese.
Non lo può fare la politica? Bene, lo facciamo noi, liberi cittadini di Milano.
Benvenuto fra noi, caro Dalai Lama. Per quanto ci riguarda da oggi Milano è anche la tua città.
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