domenica 22 marzo 2020

Coronavirus, il diario da Milano/marzo 2020_3

Diario giornaliero di una cosa che non era capitata mai, dalle nostre parti.



La storia del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).



Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 1° aprile 2020


40° giorno - Martedì 31 marzo 2020

Il quarantesimo giorno di emergenza Covid-19 coincide con la fine di marzo, un mese vissuto interamente all'insegna della clausura forzata.

Un mese che si chiude con qualche barlume di speranza: sempre più si comincia a parlare di seconda fase dell'emergenza, sempre più si comincia a pensare al dopo.

La seconda fase dell'emergenza, se è vero che è ormai vicino il picco di contagi dopo di che si comincerà a scendere, dovrebbe essere quella delle prime parziali riaperture alla vita sociale. Le ipotesi per ora sono le più disparate, ognuno dice la sua e anche in questo caso è difficile riuscire a capire come sarà la situazione anche solo tra una decina di giorni.

Di sicuro c'è che l'obiettivo principale, in questo momento, è riuscire a contenere il contagio, se proprio non ad annullarlo del tutto, consentendo però di riprendere il proprio lavoro a buona parte dei cittadini che in questo momento sono del tutto fermi. Esistono categorie, che dovranno essere individuate con attenzione, che possono tornare in campo gradatamente senza pregiudicare tutto ciò che, con grandi sacrifici, è stato fatto fino a oggi.

Si ipotizza che le prime a riprendere l'attività possano essere le donne, che secondo le statistiche sono le meno colpite dal virus. Girano voci, non si sa quanto affidabili, che c'è la speranza di riaprire le scuole nel mese di maggio, cosa che consentirebbe di mettere una pezza a un anno scolastico rimasto in sospeso nonostante i tentativi – in molti casi andati in fumo, soprattutto a livello di scuole primarie – di mettere in piedi un efficace sistema di lezioni online.

Sono solo alcune delle idee sentite in questi giorni, volte a far riprendere la giusta marcia al nostro Paese. Doveroso che se ne parli ora, per non trovarsi impreparati quando sarà il momento, purché non ci si dimentichi – tutti, dai politici ai semplici cittadini – che siamo ancora in piena emergenza sanitaria.

Sul sito del Ministero della Salute ogni due settimane vengono pubblicati i dati aggiornati relativi al coronavirus. Ecco quelli del 26 marzo:
  • età media persone contagiate: 63 anni
  • eta media persone decedute: 78 anni
  • sesso delle persone contagiate: uomini 70,4%, donne 29,6%
Patologie pregresse al momento del ricovero:
  • pazienti con 0 patologie pre-esistenti: 2,1%
  • pazienti con 1 patologia pre-esistente: 21,3%
  • pazienti con 2 patologie pre-esistenti: 25,9%
  • pazienti con 3 o più patologie pre-esistenti: 50,7% 
 Aree geografiche con la percentuale maggiore di deceduti:
  • Lombardia: 65,9%
  • Emilia Romagna: 15,7%
  • Veneto: 4,4%
  • Piemonte: 2,9%. 
Sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nelle persone decedute:
  • febbre: 75%
  • dispnea (mancanza di fiato): 71%
  • tosse: 40%
  • diarrea: 6%
  • emottisi (emissione di sangue con colpo di tosse): 1%.

La notizia di ieri più eclatante – e più preoccupante – viene dall'Ungheria dove il primo ministro Viktor Orbán ha fatto votare in Parlamento nuove misure che di fatto sospendono le elezioni, tolgono potere al Parlamento stesso, offrono al Governo la possibilità di violare leggi in vigore e dispongono l'arresto per chi diffonde notizie che critichino l'operato del governo nella lotta alla diffusione del virus. Una deriva verso un regime dittatoriale, già peraltro iniziata da tempo in Ungheria, che preoccupa l'Europa ma al tempo stesso trova l'appoggio di alcuni politici dell'opposizione nostrana.

Meglio pensare alle cose belle. La migliore che abbiamo visto, in questi giorni, riguarda Napoli, città che riesce sempre a sorprenderci.

Nei vicoli del centro storico è nata una gara di solidarietà verso le persone più bisognose – senzatetto, poveri, famiglie in difficoltà, disoccupati – che prevede l'esposizione di cestini in vimini penzolanti dai balconi in cui è riportata la frase di San Giuseppe Moscati, il medico ortopedico divenuto santo:
"Chi può metta, chi non può prenda".
Chi vuole può lasciare generi alimentari nel cestino, chi ne ha bisogno può prenderli.

Quanta civiltà c'è in questo piccolo, grande gesto?


Diamo un'occhiata ai dati delle ore 18.

Italia
  • contagi totali: 105.792 (+4.053) / 101.739 (+4.050) / 97.689 (+5.217) / 92.472 (+5.974)
  • decessi totali: 12.428 (+837) / 11.591 (+812) / 10.779 (+756) / 10.023 (+889)
  • guariti totali: 15.729 (+1.109) / 14.620 (+1.590) / 13.030 (+646) / 12.384 (+1.434)
Lombardia
  • contagi totali: 43.208 (+1.047) / 42.161 (+1.154) / 41.007 (+1.592) / 39.415 (+2.117) 
  • decessi totali: 7.199 (+381) / 6.818 (+458) / 6.360 (+416) / 5.944 (+542)
  • guariti totali: 10.885 (+548) / 10.337 (+1.082) / 9.255 (+293) / 8.962 (+96)
L'impressione è che in Lombardia la situazione stia lentamente, costantemente migliorando. Per quanto riguarda la crescita dei decessi siamo tornati ai livelli dello scorso 25 marzo, quasi una settimana fa. E sappiamo che settimana è stata, questa.

Si discosta di poco il discorso che riguarda l'Italia in generale, con i numeri che in linea di massima sono sul livello di quelli di ieri. Non si registrano peggioramenti sensibili, insomma, e già questo è da considerarsi positivo.



39° giorno - Lunedì 30 marzo 2020

Il mio amore per la Spagna è anche "colpa" di Hemingway. Le mie letture giovanili – "Per chi suona la campana", "Fiesta", "Morte nel pomeriggio" – mi hanno fatto amare questo Paese ancor prima di metterci piede. Ci sono andato molte volte, dopo, e sempre ho pensato che se non vivessi in Italia è lì – soprattutto a Barcellona o a Siviglia – che vorrei vivere.

Per questo mi fanno davvero male le notizie e le immagini che arrivano da Madrid e dintorni: la crescita dei contagi e il numero delle morti in questo momento cresce in modo esponenziale, anche più che da noi, e per il momento non sembra esserci una soluzione per frenare la diffusione del virus.

Italia e Spagna hanno spesso condiviso il loro destino e già li sentiamo gli amici dei Paesi del Nord Europa, nelle loro segrete stanze, dire: «Quelli lì del Sud sono sempre gli stessi...!».

Difficile dire perché qui da noi il Covid-19 abbia attecchito più che da altre parti, per ora nemmeno gli scienziati e gli esperti di epidemie hanno risposte precise. Ma è certo che quando usciremo da questa difficile prova che ci troviamo ad affrontare tutti quanti, nessuno escluso – Francia, Germania, Olanda, Regno Unito non ne sono certo esenti –, ogni Paese potrà tirare le somme e capire chi lo ha aiutato nel momento del bisogno e chi invece ha girato la testa dall'altra parte.

È notizia di ieri l'arrivo di medici e operatori sanitari inviati dall'Albania, nei giorni scorsi sono atterrati medici e materiale sanitario provenienti da Cuba, dalla Russia, dalla Cina. Stranamente tutti da Paesi che hanno un presente o un passato legato al comunismo, probabilmente è solo un caso che sia così, ma alla fine dell'emergenza ci ricorderemo dell'aiuto che hanno voluto fornirci.

E non ci dimenticheremo dei nostri pazienti accolti dalla Germania, certo, ma nemmeno dell'atteggiamento di superiorità che i Paesi del centro e del nord Europa hanno mostrato una volta di più nei nostri confronti. Molti di questi prima ci hanno indicati come "untori" e hanno cercato di scaricare su di noi la colpa di avere portato il virus in Europa – situazione più volte smentita nel corso di queste settimane –, poi non hanno voluto seguire il percorso da noi tracciato – non sia mai che l'Italia ci insegni qualcosa –, azione che gli avrebbe fatto risparmiare tante scocciature ma soprattutto tante vittime. Infine storcono il naso quando si parla di aiuti alle nazioni più colpite dalla pandemia, tra cui in questo momento ci siamo anche noi.

Quello che sta accadendo a noi non lo auguriamo a nessuno. Siamo stati tra i primi a essere colpiti da questo flagello e forse saremo anche tra i primi a uscirne. Sono sicuro che quando ne avremo la forza e la possibilità metteremo a disposizione di Paesi vicini e lontani forze umane e strumentali e l'esperienza maturata in questa emergenza. Perché noi italiani siamo così, abbiamo il senso della solidarietà e non cercheremo certo vendette nel momento del bisogno.

Aiuteremo tutti, anche chi oggi gira la testa dall'altra parte. Con dignità, non certo per sottomissione.

Ma veniamo ai dati delle ore 18.

Italia
  • contagi totali: 101.739 (+4.050) / 97.689 (+5.217) / 92.472 (+5.974) / 86.498 (+5.959)
  • decessi totali: 11.591 (+812) / 10.779 (+756) / 10.023 (+889) / 9.134 (+969)
  • guariti totali: 14.620 (+1.590) / 13.030 (+646) / 12.384 (+1.434) / 10.950 (+589)
Lombardia
  • contagi totali: 42.161 (+1.154) / 41.007 (+1.592) / 39.415 (+2.117) / 37.298 (+2.409)
  • decessi totali: 6.818 (+458) / 6.360 (+416) / 5.944 (+542) / 5.402 (+544)
  • guariti totali: 10.337 (+1.082) / 9.255 (+293) / 8.962 (+961) / 8.001 (+162)
Cala il numero dei contagiati quotidiani mentre sale quello, sempre giornaliero, dei decessi rispetto a ieri e questo può avere un senso: i decessi di oggi riguardano i contagi dei giorni scorsi, che erano ben più numerosi di quelli attuali. Se l'incremento dei contagi continuerà a scendere non potranno che diminuire anche le morti, nei prossimi giorni.

Un gran botto per quanto riguarda i guariti, bene così!


38° giorno - Domenica 29 marzo 2020

Il giorno del cambio dall'ora solare a quella legale è, in genere, tra i miei giorni preferiti dell'anno. L'idea che alla sera sia chiaro fino a tardi mi mette gioia e voglia di vivere. Siamo nel periodo dell'anno, poi, in cui le temperature cominciano a salire, che bello uscire di casa e...

Credo che questo sia il momento più delicato da quando siamo entrati in emergenza per il Covid-19 e gli interventi di queste ultime ore di politici e amministratori sembrano confermarmi che non sono l'unico a pensarlo.

Pensiamoci bene. L'emergenza è riuscita in qualcosa che fino a poche settimane fa sarebbe sembrato del tutto impensabile. È riuscita a fare stare a casa tutti, a far rispettare la regola del #iorestoacasa alle categorie di persone più impensabili, dai manager d'assalto alle mamme tigre, dai ragazzotti della bande criminali alle ragazzine dedite allo shopping compulsivo, dai fannulloni perditempo che passano le ore al parco ai vecchietti seduti sulle panchine affiancati dalle badanti, dai ladri d'appartamento ai politici in perenne campagna elettorale.

A parte rarissime eccezioni – ma avete presente l'Italia, ve lo sareste mai aspettato che fossero così poche? – tutti a casa, responsabilmente, con un senso di partecipazione e di condivisione mai capitato in passato e che probabilmente mai più capiterà in futuro.

Ma quanto può durare questa situazione? L'attesa spasmodica di notizie positive viene spesso frustrata da numeri che vanno in tutt'altro senso. Molte persone cominciano ad avere difficoltà economiche, ormai da più di un mese per molte categorie di lavoratori le entrate sono diminuite se non annullate del tutto. Si cominciano a fare i conti, quanto potremo ancora sopravvivere in queste condizioni? Se poi si aggiunge la bella stagione e la voglia di tornare a uscire di casa, ecco che il momento diventa quanto mai delicato.

L'emergenza sanitaria continua, anzi è probabilmente al suo culmine (e questo non ci dispiacerebbe, visto che significherebbe che da qui si potrebbe solo migliorare). Ma il pericolo è che in questo momento ci sia assuefazione ai numeri dei contagi e addirittura anche a quello delle persone morte.

Mi ricordo bene i primi giorni di questa storia. Domenica 23 febbraio avevamo scritto: «Il numero di vittime sale a 3 e cominciano a essere tante». Eravamo preoccupati, turbati, tre vite umane portate via dal coronavirus in tre giorni ci sembravano davvero tante. Ieri in Italia le vittime ufficiali, e qualcuno ipotizza che potrebbero essere anche di più, sono state in un sol giorno 889 e tutti abbiamo tirato un piccolo sospiro di sollievo perché sono diminuite rispetto all'altro ieri.

Anche l'attività senza tregua degli operatori sanitari alla fine rischia di diventare "la solita solfa", sappiamo come la gente si stanchi presto delle situazioni che si ripetono in continuazione. È già successo tante altre volte, non ci sarebbe da stupirsi se, ahimè, dovesse accadere anche ora.

Ai piani alti, le persone più responsabili e che hanno a cuore le sorti del nostro Paese sembrano avere percepito questo pericolo e si stanno muovendo per cercare di tenere a freno le pulsioni che potrebbero scatenarsi se dovesse scoccare una pericolosa scintilla di ribellione.

Il Presidente del Consiglio ha varato una manovra economica di sostegno, il Presidente della Repubblica ha ancora una volta unito gli italiani attorno a sé, il sindaco di Milano, gli esponenti di vari partici politici, i virologi, gli economisti, i responsabili della Protezione Civile... tutti stanno lavorando per cercare di tenere alta l'attenzione. Anche Papa Francesco probabilmente non ha scelto a caso questo momento per la sua toccante e spettacolare preghiera in piazza San Pietro (quando ci si mette, la Chiesa non ha avversari dal punto di vista dell'efficacia della comunicazione!).

Non è il momento di lasciarsi andare, non è il momento di abbassare la guardia, non scherziamo. Cedere ora vorrebbe dire sacrificare tutto quanto di buono abbiamo fatto finora, vorrebbe dire buttare a mare tutti gli sforzi compiuti da medici, infermieri, operatori sanitari e di tutti coloro che non hanno mai smesso di lavorare per assicurarci un'esistenza quanto più possibile normale, pur nell'eccezionalità della situazione.

Che tutti remino verso questo obiettivo, questo quello che chiediamo più che mai oggi. Chi va in altra direzione ne dovrà rendere conto a tutti gli italiani quando questo incubo ce lo saremo finalmente lasciato alle spalle.

Ecco i dati delle ore 18, comparati con quelli dei tre giorni precedenti (tra parentesi la differenza rispetto al giorno prima)

Italia
  • contagi totali: 97.689 (+5.217) / 92.472 (+5.974) / 86.498 (+5.959) / 80.539 (+6.153)
  • decessi totali: 10.779 (+756) / 10.023 (+889) / 9.134 (+969) / 8.165 (+662)
  • guariti totali: 13.030 (+646) / 12.384 (+1.434) / 10.950 (+589) / 10.361 (+999)
Lombardia
  • contagi totali: 41.007 (+1.592) / 39.415 (+2.117) / 37.298 (+2.409) / 34.889 (+2.543)
  • decessi totali: 6.360 (+416) / 5.944 (+542) / 5.402 (+544) / 4.861 (+387)
  • guariti totali: 9.255 (+293) / 8.962 (+961) / 8.001 (162) / 7.839 (+558)
Che cosa dire, se non che l'impressione è che i dati stiano costantemente migliorando, sia dal punto di vista dei contagiati sia da quello dei deceduti? Questo sembra essere il trand, speriamo sia la vera discesa verso la normalità che tutti aspettiamo.

In controtendenza solo il numero dei guariti, il che fa pensare che ieri forse non avevamo tutti i torti quando avevamo ipotizzato che il grande incremento di questi dipendesse anche da questioni legate alla rilevazione dei dati.



37° giorno - Sabato 28 marzo 2020


Da 37 giorni ci svegliamo con la sensazione di vivere una vita sospesa. Per noi che facciamo il nostro dovere restando a casa è come se qualcuno avesse schiacciato il tasto della pausa. Non per tutto il film, ci sono aspetti della vita quotidiana che procedono senza sosta, ma per quanto riguarda la vita sociale, la vita che normalmente viene vissuta fuori dalle quattro mura del nostro appartamento.

Mio figlio ieri se n'è uscito con un «è quasi meglio andare a scuola» , frase che più di ogni altra è in grado di descrivere l'attuale situazione.

Ognuno, in casa, cerca di tenersi in forma come può. La moglie segue corsi di yoga online, il figlio ogni giorno svolge una lunga seduta di esercizi per potenziare e allungare i muscoli per il basket, la figlia si collega due volte alla settimana con l'allenatore e le compagne per l'allenamento di pallavolo. Io sono il più pigro, ma ho scoperto che sulla pagina Facebook di Milanosport ci sono esercizi per "tennisti casalinghi", credo che comincerò a seguirla. Certo non sarà come scattare per tutta la lunghezza del campo per recuperare una palla corta, ma questo abbiamo a disposizione, in questo momento...

Questi i fatti che ci hanno più colpiti nelle ultime ore:
  • la questione tamponi sì/tamponi no. I numeri reali dei contagiati, si dice, sono molto più estesi di quelli diffusi ufficialmente. Questo perché esiste un enorme numero di contagiati di cui non si conosce l'esistenza, dal momento che i tamponi con cui si può verificare il contagio, sono eseguiti solo a un numero ristretto di persone. Per esempio, tutti coloro che hanno i sintomi e vivono in casa – peraltro con famigliari che invece i sintomi non ce li hanno – non rientrano nel novero dei contagiati ufficiali, c'è chi dice che siano dieci volte tanti rispetto a questi. Una situazione che si ripercuote anche sui conteggi delle persone morte per Covid-19, che sarebbero molte di più di quanto rivelato nel bollettino quotidiano della Protezione Civile e nel corso delle conferenze stampa di Regione Lombardia
  • la positività al coronavirus di Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito, quello che quando tutto il mondo cominciava a sentirsi in emergenza aveva minimizzato il problema e aveva ipotizzato di tenere tutto aperto, per non influire troppo sull'economia del Paese e per agevolare la cosiddetta immunità di gregge per cui, pur pagando il prezzo di migliaia di morti, si rafforza il sistema immunitario di chi sopravvive. Ipotesi poi presto scartata, vista la veloce diffusione del virus anche oltremanica
  • la preghiera di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta e flagellata dalla pioggia. Un messaggio di speranza e di preghiera rivolto a tutto il mondo, con il momento finale della benedizione "urbi et orbi", che in genere viene impartita dal Pontefice solo a Pasqua e a Natale, con l'indulgenza plenaria
  • il rinvio definitivo del "Salone del Mobile", quest'anno si salta, se ne riparlerà ad aprile 2021
  • il numero dei medici morti nella lotta contro il virus, salito finora a 51, e quello degli operatori sanitari contagiati in questi giorni di emergenza, ormai quasi 7mila, che ci danno il metro di quanto sia dura e drammatica la situazione vissuta da tutte le migliaia di persone che ogni giorno si dedicano senza sosta alla cura dei malati
  • l'annuncio che il giorno di Pasqua Andrea Bocelli in piazza  Duomo, ovviamente deserta, terrà un concerto che verrà trasmesso in diretta streaming in tutto il mondo 
  • l'intervento in Senato della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina che ha annunciato, ma nessuno aveva dubbi in proposito, che la chiusura delle scuole proseguirà anche dopo il 3 aprile. Ha anche aggiunto: «Se la didattica a distanza funziona come sta funzionando non ci sarà alcun motivo per andare a scuola a luglio o agosto». Ma la domanda è: davvero la didattica a distanza sta funzionando? In tutte le scuole e a tutti i livelli?
  • il fuorionda messo in onda per sbaglio dal Quirinale prima del discorso televisivo del Presidente Sergio Mattarella, in cui si vede che al suggerimento di un collaboratore di aggiustarsi un "ciuffo ribelle" il Presidente, sistemandosi i capelli, risponde con questa frase: «Eh Giovanni, non vado dal barbiere neanch'io...». Il Presidente Mattarella, uno di noi. 



I dati delle 18, comparati con quelli dei tre giorni precedenti (tra parentesi la differenza rispetto al giorno prima)

Italia
  • contagi totali: 92.472 (+5.974) / 86.498 (+5.959) / 80.539 (+6.153) / 74.386 (+5.210)
  • decessi totali: 10.023 (+889) / 9.134 (+969) / 8.165 (+662) / 7.503 (+683)
  • guariti totali: 12.384 (+1.434) / 10.950 (+589) / 10.361 (+999) / 9.362 (+1.036)
Lombardia
  • contagi totali: 39.415 (+2.117) / 37.298 (+2.409) / 34.889 (+2.543) / 32.346 (+1.643)
  • decessi totali: 5.944 (+542) / 5.402 (+544) / 4.861 (+387) / 4.474 (+296)
  • guariti totali: 8.962 (+961) / 8.001 (162) / 7.839 (+558) / 7.281 (+624)

Sia in Italia in generale, sia in Lombardia in particolare, tutti i dati sono o equivalenti o positivi rispetto a quelli del giorno prima. Una combinazione che non è capitata spesso, in tutti questi giorni, non possiamo che raccogliere questa notizia con piacere.

È vero, il numero dei decessi è calato di poco (consideriamo che nel conteggio dell'Italia di ieri sono inseriti anche 50 decessi che in realtà erano dell'altro ieri), ma quello che colpisce è il numero dei guariti, in tuti e due i casi clamorosamente salito, tanto che insieme a un trend sicuramente positivo potrebbe avere contribuito anche una causa legata al sistema di rilevazione. Ma ci piace pensare che non sia così.



36° giorno - Venerdì 27 marzo 2020

Mentre si teme che a Milano si scateni da un momento all'altro un focolaio – ma c'è chi rassicura gli animi e sostiene che l'aumento del numero dei contagi è solo dovuto al fatto che sono aumentati i test e che quindi è solo una questione di maggior rilevazione – la notizia del giorno è che gli USA sono diventati la parte del mondo con il maggior numero di contagi registrati. Hanno superato in sol balzo l'Italia e la Cina e la diffusione del contagio sembra non volersi fermare, anzi.

Anche la Spagna continua a essere in grande difficoltà, entrambi i Paesi scontano un'indecisione iniziale che non ha fatto tesoro delle misure che qui in Italia avevamo già assunto. La stessa indecisione che sembrano ancora avere altri Paesi del mondo.

Come la Svezia, ad esempio, dove il Direttore della Sanità ieri ha detto "non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull'epidemia ma abbattono le funzioni sociali" e quindi restano aperti gli uffici, i mezzi di trasporto sono pieni e le scuole sono chiuse solo per gli studenti dai 16 anni in su.

O come il Brasile, dove il presidente Jair Bolsonaro ha dichiarato di voler riportare il Paese alla normalità, perché non si può fermare tutto per una semplice "gripezinha", un'influenza da poco.




Visti i movimenti rilevanti, anticipo di un giorno la pubblicazione della classifica aggiornata dei dieci Paesi al mondo più colpiti dal contagio del Coronavirus – che da qualche settimana qui su Milanau pubblichiamo al sabato –  con la comparazione dei dati registrati sabato scorso, 21 marzo:

  1. USA                    85.991 contagiati             erano 19.624           + 66.367
  2. Cina                   81.828 contagiati              erano 81.303                 + 525
  3. Italia              80.589 contagiati          erano 47.021         +33.568
  4. Spagna              57.786 contagiati              erano 21.571           + 36.215
  5. Germania          47.278 contagiati              erano 19.848           + 27.430
  6. Francia               29.567 contagiati             erano 12.632            + 16.935
  7. Iran                     29.406 contagiati             erano 19.644              + 9.762
  8. Regno Unito       11.813 contagiati              erano 4.014               +7.799
  9. Svizzera               11.811 contagiati               erano 5.544             + 6.267
  10. Sud Corea             9.332 contagiati               erano 8.652                + 680
Curiosamente, ma forse no, i dieci Paesi non sono cambiati, sono sempre gli stessi. È cambiata però la disposizione nella graduatoria, con gli USA che dalla settima posizione balzano in prima e la Francia che supera l'Iran, con il Regno Unito che dal decimo sale al settimo e la Corea del Sud che scivola in ultima posizione e, c'è da giurarlo, presto uscirà da questa triste classifica.

Dietro, sempre un manipolo di europee: Olanda, Austria e Belgio e a seguire il Canada.

Se si tiene conto degli aumenti dei contagiati di questi ultimi giorni, la vera classifica mondiale è:
  1. USA
  2. Spagna
  3. Italia
  4. Germania
  5. Francia.
Non siamo più il Paese con la maggior diffusione del contagio, ma il fatto che altri stiano peggio di noi non è certo una consolazione.

I dati di oggi delle 18, per la prima volta, provo a confrontarli con quelli dei tre giorni precedenti, così che sia più facile comprendere l'andamento dei numeri.

Italia
  • contagi totali: 86.498 (+5.959) / 80.539 (+6.153) / 74.386 (+5.210) / 69.176 (+5.249)
  • decessi totali: 9.134 (+969) / 8.165 (+662) / 7.503 (+683) / 6.820 (+743)
  • guariti totali: 10.950 (+589) / 10.361 (+999) / 9.362 (+1.036) / 8.326 (+894)
Lombardia
  • contagi totali: 37.298 (+2.409) / 34.889 (+2.543) / 32.346 (+1.643) / 30.703 (+1.942)
  • decessi totali: 5.402 (+544) / 4.861 (+387) / 4.474 (+296) / 4.178 (+402)
  • guariti totali: 8.001 (162) / 7.839 (+558) / 7.281 (+624) / 6.657 (+582)

Rispetto a ieri, in Italia si registrano 969 vittime in più, numero mai raggiunto finora, e poco ci consola il fatto che questa cifra comprenda anche 50 decessi che ieri non erano stati registrati. Oggi abbiamo superato la Cina nel numero dei contagiati totali (lì sono 81.897), davanti a noi gli inarrestabili USA che viaggiano ormai a una media di quasi 10mila contagi al giorno.

Anche in Lombardia il numero dei decessi è il più alto registrato finora in una sola giornata. E la cosa strana è che il numero dei guariti è diminuito sensibilmente, sia in un caso sia nell'altro.

In leggero calo, e questo è finalmente un dato positivo, l'aumento dei contagiati di tutta italia. Prendiamolo come un segnale di buon auspicio, senza però dimenticarci che ora più che mai – per noi che non esercitiamo professioni direttamente coinvolte nell'emergenza – è tempo di fare il nostro dovere uscendo di casa solo in caso di necessità.



35° giorno - Giovedì 26 marzo 2020

Oggi vado io, a fare la spesa, e questo è il mio colpo di vita di questi ultimi giorni. Non esco da sabato e comincio ad accorgermene. Non si tratta solo di respirare aria, per quello si può andare sul balcone – se c'è il sole mi siedo lì e leggo un po' – ma è proprio un'esigenza sia fisica, il fare quei quattro passi che ti sgranchiscono ossa e muscoli, sia mentale, l'idea di avere qualcosa da fare che non sia stare al computer a scrivere.

È incredibile come sia cambiata la nostra vita in questi 35 giorni, chissà quanto tempo ci impiegheremo per tornare ai ritmi e alle abitudini di prima. Chissà, magari qualche brutta abitudine non la riprenderemo. O forse per reazione faremo anche di peggio...

Ho guardato sull'App che ti segnala quanto sono lunghe le code per entrare nei supermercati. Per il mio c'è scritto 20 minuti, non male. Ora mi vesto ed esco: scarpe indossate sul pianerottolo, giacca perché la temperatura è ancora invernale, mascherina d'ordinanza e foglio con autocertificazione. Si parte...

Altro che 20 minuti: non ho fatto nemmeno un secondo di coda. Avevo due uomini davanti a me, ma ci hanno fatti entrare subito.

Dentro, tante persone ma tutte a distanza regolamentare. I dipendenti del supermercato tutti con mascherina e guanti, i clienti quasi tutti.

Tutti sembrano molto più gentili, meno frenetici, più educati. Forse perché ci si sente tutti sulla stessa barca, il virus ci rende tutti uguali e anche un po' più attenti agli altri.

Lo dimostrano del resto le centinaia di raccolte fondi, tutte di successo, nate in questi giorni: pur nella difficoltà in cui ci si trova, tutti hanno voglia di aiutare e sostenere, per quello che possono, le realtà e le persone che stanno combattendo in prima linea contro questo maledetto nemico.

Ci si sente in colpa, un po': noi nelle nostre case – costretti a starci, certo, ma pur sempre nelle nostre case – e tanti altri là fuori, negli ospedali, a lottare senza sosta contro la morte. Sono già più di 30, dicono i giornali, i medici che hanno dato la vita in questa battaglia senza confine e chissà quanti altri saranno i sacrifici che questa lotta richiederà.

Vorremmo partecipare, aiutare in modo attivo, ma il nostro compito in questo momento è solo quello di contribuire a bloccare la diffusione del virus, restando in casa ed evitando i contatti con le altre persone.

Quando l'emergenza finirà e gli operatori sanitari potranno finalmente riposarsi toccherà a noi scendere in pista per rimettere in piedi questo Paese. Dobbiamo avere pazienza, prima o poi arriverà anche il nostro turno.

I dati della sera sono stati anticipati nel pomeriggio da alcune dichiarazioni del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che si è detto preoccupato per l'aumento odierno dei contagi sul territorio regionale. «Dobbiamo valutare - ha sottolineato - se si tratta di un fatto eccezionale determinato da qualche episodio particolare o se è un trend in aumento, il che sarebbe un po' imbarazzante». 

Parole che hanno trasmesso una certa insicurezza nei lombardi e hanno lasciato il dubbio sul loro vero significato: Fontana proverebbe imbarazzo per quanto fatto finora dalla Regione nella lotta al Coronavirus? Sarebbe un caso più unico che raro di "mea culpa" in diretta televisiva.  

Ma vediamoli, questi dati che riguardano la Lombardia. I contagiati totali sono diventati 34.889 (+2.543 rispetto a ieri), le persone morte 4.861 (+387) e quelle guarite 7.839 (+558)

Numeri davvero impressionanti, anche se confrontati con quelli di ieri, che erano molto più contenuti sia riguardo i contagiati (+1.643 rispetto all'altro ieri) sia riguardo i decessi (+296 rispetto al giorno prima).

In Lombardia, al momento, la chiusura totale fatica a produrre effetti (ma dobbiamo pensare che se non fosse stata disposta ora ci troveremmo in una situazione ben più critica).

Vediamo i dati relativi a tutta Italia. I contagiati totali sono diventati 80.539 (+6.153 rispetto a ieri, dato in crescita), le persone morte 8.165 (+662, dato in leggera diminuzione), i guariti 10.361 (+999, dato in leggero calo)

La buona notizia è che è sceso il dato relativo ai decessi. E questa sera vogliamo andare a dormire ricordandoci solo questo.




34° giorno - Mercoledì 25 marzo 2020

Ieri sono andato un po' nel pallone per quanto riguarda il numero dei contagiati. Secondo i miei calcoli il loro dato giornaliero era aumentato rispetto a quello dell'altro ieri (+ 5.249 di ieri rispetto a +4.789 dell'altro ieri). Un numero negativo, quindi, che si era andato a sommare a quello altrettanto negativo dell'aumento delle persone morte (+743 rispetto a +601).

Poi sono andato a leggere i giornali online e ho visto i telegiornali e ho scoperto che tutti sostenevano che finalmente i contagi erano diminuiti, anche se purtroppo i morti no, che per quanto riguarda i contagiati si cominciava dunque a godere degli effetti positivi della serrata del Paese, che risale a due settimane fa, mentre per quanto riguarda i morti è ovvio non fossero diminuiti perché riguardavano persone che si sono contagiate prima del decreto di chiusura totale.

Sono andato a vedermi e rivedermi i numeri: dove ho sbagliato? E ho scoperto che in questi ultimi giorni in Italia è cambiato il modo di conteggiare i contagiati.

Politici, addetti all'emergenza e amministratori regionali – e di conseguenza giornali e televisioni – non parlano più, come si era fatto fino all'altro ieri, dei "contagiati totali", cioè di tutte le persone che dall'inizio della crisi sono risultate positive al tampone, ma dei "casi positivi" del momento, cioè del numero dei contagiati totali cui vengono sottratti il numero delle vittime e quello dei guariti (così il risultato finale è: +3.612 di ieri rispetto al +3.780 dell'altro ieri).

Visto che le vittime, purtroppo, al momento non accennano per niente a diminuire, e visto che sale, in questo caso per fortuna, il numero delle persone guarite, è chiaro che il numero dei "casi positivi" non cresce come quello dei "contagiati totali" – che, appunto, sono aumentati, non diminuiti – e l'impressione che tutto vada meglio è subito trasmessa. Ma ho dubbi che sia davvero così, mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse se la mia analisi è errata o ha qualche fondamento di verità.

Perché poi la domanda sarebbe: ma perché dovrebbero dire che qualcosa va meglio se questo non è vero? Forse perché tutti in questa settimana ci aspettavamo che si vedessero gli effetti della chiusura dell'Italia e lo scoprire che per ora non è così potrebbe far sorgere qualche dubbio sulla validità delle misure prese a livello nazionale e regionale? (che non a caso ogni due giorni vengono rese sempre più restrittive...).

Ma cambiamo discorso e non dimentichiamoci che l'emergenza coronavirus è un'emergenza mondiale. Le notizie che ci arrivano dall'estero ci danno la misura di quanto stia accadendo anche fuori dai nostri confini:
  • in Spagna si sono raggiunti i quasi 3mila morti, la zona più colpita è quella di Madrid
  • negli Stati Uniti per ora i decessi sono "solo" 680, ma i contagi hanno superato ormai le 50mila unità, con epicentro a New York
  • In Giappone si è deciso di rimandare i giochi olimpici al 2021, i giochi "ventiventi" non esistono più
  • nella notte l'India, con il suo miliardo e trecentomila abitanti, ha decretato il "coprifuoco del popolo", cioè la chiusura totale del Paese per i prossimi 21 giorni
  • in Inghilterra, notizia degli ultimi minuti, il virus ha colpito anche la famiglia reale, nello specifico il 71enne principe Carlo.

Veniamo ai dati delle 18. Riferiti, nella consueta diretta, non dal febbricitante capo delle Protezione Civile Angelo Borrelli, ma dal Direttore operativo del Dipartimento della Protezione civile, Luigi D'Angelo.

Oggi i contagiati totali in Italia sono diventati 74.386 (+5.210 rispetto a ieri), le persone morte 7.503 (+683), quelle guarite 9.362 (+1.036).

In Lombardia: contagiati 32.346 (+1.643 rispetto a ieri), persone morte 4.474 (+296), persone guarite 7.281 (+624).

Non si può gioire quando in un solo giorno muiono 683 persone, ma è indubbio che oggi tutti i dati – sia quelli relativi all'Italia intera sia quelli che riguardano la sola Lombardia – siano migliori di quelli di ieri. Quello che riguarda i contagiati è migliorato di pochissimo (5.210 oggi, 5.249 ieri) ma già vedere un numero più basso, in questi giorni, è per noi un messaggio che davvero un po' ci rincuora.



33° giorno - Martedì 24 marzo 2020

Pare che nel mondo ci siano 1,7 miliardi di persone rinchiuse in casa. Un numero che ci fa sentire un po' meno soli. Perché diciamolo, anche se dall'esterno delle nostre quattro mura continuano ad arrivarci indicazioni su come ci dobbiamo comportare, ci sentiamo tutti come se dovessimo combattere il coronavirus con le sole nostre mani.

È una sensazione che abbiamo fin dall'inizio. Non si tratta di scarsa fiducia in chi ci governa o amministra, qualcuno, nel mazzo, riteniamo sia capace e ci fidiamo di lui. Dipende piuttosto dalla consapevolezza che nessuno ha la ricetta in tasca, che una cosa del genere, come diciamo nell'incipit di questo nostro diario, non ci è mai capitata e inevitabilmente si è portati spesso a brancolare nel buio.

Da quando siamo chiusi in casa – al netto di decreti, consigli, messaggi su Facebook, autocertificazioni... – ognuno è padrone del suo destino, di quello suo e di quello dei famigliari che condividono il tetto con lui.

I controlli, soprattutto in città, non riescono a essere così capillari: sarebbe facile uscire tutti i giorni inventando la storia della spesa, della farmacia o del cane. C'è chi lo fa, mettendo a rischio la sua vita e quella degli altri. Le persone di buon senso non lo fanno, ma perché sono di buon senso, lo fanno in modo indipendentemente dai decreti.

Non si può certo paragonare la nostra lotta casalinga quotidiana a quella di medici e infermieri, ma nemmeno a quella dei cassieri e delle cassiere del supermercato, degli operai e delle operaie che lavorano nelle aziende ancora aperte, dei trasportatori che sono ogni giorno sulle strade e nei magazzini di mezza Italia, esposti ogni momento al rischio di contagio...

Questo non toglie, però, che quando avremo sconfitto il Covid-19 ci potremo sentire un po' tutti vincitori. Ognuno avrà messo il suo piccolo mattoncino, avrà fatto la sua parte. Al caldo delle sue quattro mura, certo, ma non dimentichiamoci che questo è un nemico che non bussa alla porta chiedendo se può entrare.

Ci avviciniamo al bollettino delle 18. Da più parti, e da più giorni, molti sostengono che i numeri che vengono diramati ogni giorno dalla Protezione Civile non sono quelli reali. I contagiati sarebbero molti ma molti di più, si sostiene, forse anche dieci volte tanto quello che ci dicono. E anche i decessi sarebbero molti di più, perché i conteggi ufficiali non tengono conto di tutte le persone che muoiono nelle loro case, senza avere avuto la possibilità di essere curate.

Anche in questo caso è difficile dire dove sta la verità, così come è difficile dire se davvero in Italia la situazione è così catastrofica rispetto agli altri Paesi coinvolti. Noi non possiamo che basarci su quello che ci viene raccontato, consapevoli che i numeri che ogni giorno ci vengono comunicati sono difficilmente verificabili e hanno una fortissima influenza sullo stato d'animo di noi cittadini, impotenti spettatori di questo spettacolo così inedito e tremendo...

Veniamo comunque ai numeri. Oggi i contagiati totali in Italia sono diventati 69.176 (+5.249 rispetto a ieri), le persone morte 6.820 (+743), quelle guarite 8.326 (+894).

In Lombardia: contagiati 30.703 (+1.942 rispetto a ieri), persone morte 4.178 (+402), persone guarite  6.657 (+582).

Una giornata non molto positiva, purtroppo.



32° giorno - Lunedì 23 marzo 2020

Questa nuova settimana si apre con la piccola speranza data dai numeri che ieri sono stati più clementi rispetto ai giorni precedenti. Non è la prima volta, che succede, e quando ci siamo esaltati per questo fatto poi siamo stati regolarmente rigettati nello sconforto dai numeri del giorno successivo. Per questo meglio non gioire, almeno fino a questa sera.

È un dato di fatto, però, che questa che inizia oggi è una settimana cruciale per la nostra lotta al coronavirus e anche per la nostra tenuta emotiva. Coincide infatti con le due settimane da quando si è "chiusa l'Italia", da quando cioè il Governo ha stabilito per decreto la grande maggioranza delle limitazioni che caratterizzano la vita di questi nostri giorni.

Si è sempre detto che l'incubazione del Covid19 dura circa 14 giorni, per cui da questa settimana si dovrebbero vedere gli effetti positivi delle misure adottate. Siamo tutti molto fiduciosi.

Nel frattempo ieri un nuovo decreto del Governo ha stabilito la chiusura di molte altre attività produttive non considerate essenziali. E ha fissato una lunga lista di attività che invece devono essere mantenute attive. Come accade sempre in questi casi c'è chi ha detto che le misure restrittive non sono sufficienti, che bisognerebbe avere il coraggio – lasciando intendere che questo Governo il coraggio non ce l'ha – di chiudere tutto.

Abbiamo tutti parenti e amici che in questo momento stanno lavorando come se niente fosse e sappiamo benissimo, perché ce l'hanno detto, che se restassero a casa con molta probabilità non avremmo da mangiare e bere, non avremmo farmaci da comprare nelle farmacie, se ci si rompesse il computer saremmo del tutto isolati dal mondo, probabilmente non avremmo l'energia elettrica e l'acqua nelle nostre case, le nostre città sarebbero invase dall'immondizia, morirebbero gli animali negli allevamenti, non potremmo prelevare denaro o utilizzare le carte di credito, non potremmo informarci attraverso la lettura del nostro giornale, nelle case di cura le persone anziane sarebbero abbandonate, senza assistenza...

Sono solo alcune delle cose che succederebbero se si fermasse tutto. Chi chiede che ogni attività lavorativa venga interrotta, senza distinzione, o non sa quello che dice, o lo dice solo per "dare fastidio".

E di gente che non sa quello che dice o che lo dice tanto per dare fastidio, francamente, in questo momento non abbiamo per niente bisogno.

Detto questo, è chiaro che chi lavora deve poterlo fare in assoluta sicurezza, protetto da tutte le misure antivirus del caso, su questo credo nessuno abbia il minimo dubbio. Abbiamo bisogno di persone che svolgono il loro lavoro, non di eroi.

Il posto d'onore, oggi, lo riserviamo al tweet di Fedez, che insieme alla moglie, Chiara Ferragni, ha messo in piedi una raccolta fondi che ha coinvolto oltre 200mila persone e ha fruttato più di 4 milioni di euro che sono serviti anche a costruire da zero un impianto di terapia intensiva all'Ospedale San Raffaele di Milano.



Dall'inizio della raccolta fondi alla consegna del reparto di terapia intensiva sono trascorsi meno di 14 giorni. Il reparto, costruito dove prima sorgeva un campo da basket, è stato predisposto in soli 8 giorni.

Ricordiamocene la prossima volta che esalteremo l'efficienza degli altri e che diremo che in Italia non funziona mai niente.

I dati delle 18. I contagiati in Italia sono diventati 63.927 (+4.789 rispetto a ieri), le persone morte 6.077 (+601), i guariti 7.432 (+408)

In Lombardia: contagiati 28.761 (+1.555 rispetto a ieri), persone morte 3.776 (+320), persone guarite 6.075 (+210).

In generale, ma lo diciamo sotto voce, oggi è andata benino: i numeri dei nuovi contagiati e dei nuovi decessi per il secondo giorno consecutivo sono in calo, sia se consideriamo tutta l'Italia, sia se guardiamo alla sola Lombardia.




31° giorno - Domenica 22 marzo 2020

Se avessi la possibilità di parlare con qualche politico o amministratore che conta – tipo il presidente del Consiglio, o il presidente della Regione o il sindaco – gli direi di stare molto attento a quello che fa e che dice, in questa fase.

Siamo nel momento più critico dell'emergenza – più critico finora, non so che cosa succederà nell'immediato futuro – i contagiati salgono, le persone morte anche, medici infermieri e tutti quelli che sono occupati nella lotta al coronavirus sono allo stremo delle forze, non si capisce bene quando tutto questo comincerà a passare.

In questi giorni stanno affiorando dubbi e incertezze che all'esordio di questa crisi avevamo messo tutti un po' da parte, presi come eravamo a cambiare i ritmi della nostra vita.

La gente ha cominciato a pensare, a elaborare, e comincia per questo a pretendere maggiori certezze per il presente e soprattutto per il futuro. Se nella prima fase si riusciva a comprendere che anche chi ci governa avesse dubbi, non sapesse bene come e dove andare a parare, vista la novità assoluta della situazione che ci siamo trovati ad affrontare, ora ci si attendono decisioni certe, chiare, risolutive.

L'impressione è che questo passaggio che è avvenuto nei cttadini non lo sia ancora a livello dei politici e degli amministratori, tutti compresi, a ogni livello.

Supermercati aperti o supermercati chiusi? Inutile che ognuno dica la sua, che venga presa una decisione per tutti e per tutti sia quella. Tampone per tutti o tampone solo per chi è a rischio? Che ci si decida una volta per tutte, abbiamo esempi  – Cina, Corea del Sud – che ci possono aiutare. Apertura o chiusura di attività e negozi in parte utili? Il tira e molla cui stiamo assistendo non aiuta certo a stare tranquilli. Si può o non si può correre nelle strade? Che lo si dica chiaramente, senza formule ambigue come "nelle vicinanze". È possibile rimandare il pagamento dell'IVA? Sì o no? Che cosa vuol dire chi può la paghi...? Davvero siamo tracciati attraverso i cellulari? Non si tratta di una pratica anticostituzionale? Com'è possibile che se ne parli così, come se niente fosse?

Queste sono solo alcune delle domande che al momento sembrano avere risposte troppo vaghe. Toccano tematiche che vanno da quelle più complicate e fondamentali per la sopravvivenza del Paese ad altre molto personali, legate a situazioni che in altri momenti non sarebbero state oggetto di alcuna attenzione.

Se potessi parlare con politici e amministratori direi loro di non sottovalutare la delicatezza di questo momento. La gente comincia a diventare nervosa, ad accettare meno certe situazioni, ed è meno disposta a concedere fiducia a chi si mostra titubante o comunque poco chiaro.

Che si capisca a chi compete la tal decisione – Governo? Regione? Comune? – e che questa sia una e solo una. Parli solo chi ne ha la facoltà e, soprattutto, non faccia proclami prima di rendere ufficiali le questioni: finora le chiacchiere che hanno preceduto le emanazioni di decreti, ordinanze e quant'altro hanno fatto solo danni.

I dati del giorno per quanto riguarda l'Italia: i contagiati sono diventati 59.138 (+5.560 rispetto a ieri), i deceduti 5.476 (+651), i guariti 7.024 (+952).

In Lombardia, invece: contagiati 27.206 (+1.691 rispetto a ieri), deceduti 3.456 (+361) e i guariti 5.865 (+815).

In Lombardia si è quasi dimezzato il numero dei nuovo contagiati rispetto a ieri (erano +3.251), anche i decessi si sono ridotti sensibilmente (erano +546).

A Milano ieri 868 contagiati, oggi la metà: 424. E non aggiungiamo altro.



Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 12 al 21 marzo 2020




giovedì 12 marzo 2020

Coronavirus, il diario da Milano/marzo 2020_2

Diario giornaliero di una cosa che non era capitata mai, dalle nostre parti.



La storia del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).





Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 22 marzo 2020


30° giorno - Sabato 21 marzo

21 febbraio-21 marzo: è passato un mese. Si fa fatica a ricordare quando tutto è cominciato, nel frattempo sono successe così tante cose che il tempo ha perso la sua scansione abituale.

Sono successe tante cose, sì, ma fuori dalle mura di casa. È incredibile come in questi giorni, per tutti noi che siamo obbligati a chiuderci in casa, le giornate si ripetano sempre uguali a sé stesse, con spostamenti che vanno solo dalla camera alla cucina, dal soggiorno al bagno, con qualche veloce puntata sul balconcino, giusto per respirare un po' d'aria.

E, nello stesso momento, fuori stia avvenendo tutto quello che sappiamo. Ai ritmi lentissimi delle nostre case si contrappongono quelli frenetici degli ospedali. Al nostro tranquillo e solitario lavoro da casa, seduti davanti a un computer e con il telefono sempre a portata di mano, si contrappone un'attività senza sosta, senza riposo, di tante persone che vediamo solo ogni tanto in inquadrature veloci nei telegiornali, pronte a ributtarsi in un lavoro massacrante, in lotta con la morte.

Ieri sono arrivate le immagini di una New York chiusa e desolata. Niente di nuovo, per noi, siamo ormai abituati alle città deserte, ma vedere la Grande Mela così fa comunque un certo effetto.

E qui in Italia c'è stata la stretta che tutti un po' si aspettavano: da oggi si può correre solo nelle vicinanze di casa (ma che cosa vuol dire "vicinanze"? nel cortile, 100 metri, un chilometro...?!?), di sicuro non più in parchi e giardini pubblici. Niente più tiri solitari di basket al campetto, inoltre, perché l'ordinanza emanata ieri sera parla esplicitamente di divieto di "attività ludiche e ricreative all'aperto".

E niente più possibilità di andare nelle seconde case, comprese quelle di vacanza (eravamo convinti che quel divieto già esistesse).

Per fortuna non è stata imposta nessuna chiusura dei supermercati. Già ci sono lunghe code fin dall'alba, in questi giorni, restringere l'orario di apertura – come invece sembra voler fare il presidente del Veneto Luca Zaia – aggraverebbe ancor più una situazione che ha un forte impatto emotivo sulla gente.



Come ogni sabato, ecco la classifica classifica dei dieci Paesi al mondo più colpiti dal contagio del Coronavirus, con la comparazione dei dati registrati sabato scorso, 14 marzo:

  1. Cina                  81.303 contagiati              erano 80.976               + 327
  2. Italia              47.021 contagiati         erano 21.157        +25.864
  3. Spagna              21.571 contagiati              erano 6.315           + 15.256
  4. Germania          19.848 contagiati              erano 4.515           + 15.333
  5. Iran                    19.644 contagiati            erano 12.729             + 6.915
  6. Francia               12.632 contagiati             erano 4.480             + 8.152
  7. USA                    19.624 contagiati               erano 2.572          + 17.052
  8. Sud Corea           8.652 contagiati               erano 8.086                + 566
  9. Svizzera               5.544 contagiati               erano 1.359             + 4.185
  10. Regno Unito       4.014 contagiati              erano 1.143               +2.871
Siamo ancora il Paese con la maggior crescita di contagiati, seguono USA, Germania e Spagna. Cina e Corea del Sud sembrano ormai essere fuori dall'emergenza, ora devono stare solo attente al contagio di ritorno, per loro è comunque un momento delicato.

A seguire, le altre posizioni in classifica sono occupate da Olanda, Austria, Belgio, Norvegia, Svezia e Danimarca. Tutte europee. Il Giappone, che è stato a lungo nelle prime posizioni, oggi veleggia nelle retrovie con soli 963 contagiati.

In tutto questo, oggi si è aggiunta un'ulteriore triste notizia. Se n'è andato, non per colpa del coronavirus, un grande maestro del giornalismo, in particolare del giornalismo sportivo. Un saluto a Gianni Mura, ci mancheranno la sua intelligenza e la sua scrittura limpida e sagace.

Bollettino delle 18, nessuna buona notizia: 53.578 contagiati (+6.557 rispetto a ieri), decessi 4.825  (+793 rispetto a ieri), guariti 6.072 (+943 rispetto a ieri).

La situazione in Lombardia: contagiati 25.515 (+3.251 rispetto a ieri), deceduti 3.095 (+546 rispetto a ieri), guariti 5.050 (+755 rispetto a ieri). 

In Lombardia si registrano la metà dei contagi e più di 2/3 dei decessi di tutta Italia. E i 5/6 dei guariti totali.


29° giorno - Venerdì 20 marzo


È arrivata la primavera, ma nessuno se n'è accorto. O, meglio, forse qualcuno ne approfitterà, oggi, per fare il solito giro del parco di corsa, per sgranchire le gambe. Forse per l'ultima volta.

Perché ormai è cosa assodata, in città c'è ancora troppa gente che gira tranquillamente, senza rispettare le disposizioni del governo che vogliono che si stia tutti a casa e si esca solo per motivi di necessità. I cinesi che sono venuti a darci man forte l'hanno notato subito e ci hanno sgridati: «Così non va bene!».

Detto questo, non è forse giusto colpevolizzare i runners, quella della corsa è da sempre una questione poco chiara. Ce lo si era domandato fin da subito: perché se corro posso uscire indisturbato e se cammino invece mi prendo una multa e una denuncia penale?

Poi magari uno dovrebbe chiedersi se sia il caso di continuare a uscire quando tutti dicono di restare a casa, ma se non c'è un divieto vero e proprio è inevitabile che ci sia chi continua a farlo ritenendo di averne diritto. È solo una questione di ore, il divieto arriverà.

Nel frattempo, in generale, qualche dubbio sorge sulle modalità con cui in Italia vengono raccolti e comunicati i dati relativi alle persone contagiate e alle persone decedute. Si dice che sia le prime sia le seconde, in Italia, siano molte di più di quanto si racconta. Perché non c'è la possibilità di fare i tamponi a tutti, a volte nemmeno alle persone che hanno convissuto con persone contagiate, e perché ci sono persone che muoiono in casa e non rientrano nella casistica legata al coronavirus.

Difficile capire se questo sia dovuto a impossibilità o se sia il frutto di una precisa strategia comunicativa studiata a tavolino. La cosa certa è che  non si tratta di sicuro di un problema solo italiano: ci sono situazioni in Europa e nel mondo alquanto sospette, ci si chiede come sia possibile che in certe zone il virus non si stia diffondendo.

Saremmo tutti contenti se fosse davvero così, ma qualche dubbio sorge davanti, ad esempio, ai soli 189 contagiati (con un solo decesso) di tutta la Russia. La stessa Cina del miliardo e 300mila abitanti può avere avuto un numero di decessi che ormai è inferiore a quello italiano? E gli esempi potrebbero essere molti di più.

I numeri sono importanti. Non per farne mera statistica, ma per comprendere le modalità di diffusione del virus e la sua portata, informazioni fondamentali per riuscire a debellarlo con maggiore rapidità ed efficacia. Chi nasconde i veri dati per convenienza (non riteniamo che questo sia il caso dell'Italia, che al contrario fin dall'inizio ha dato l'impressione di essere la nazione "più trasparente" sotto questo punto di vista) agisce contro gli altri e si macchia di un delitto contro l'umanità intera.

Tornando dalle nostre parti, la sensazione di queste ore è che Milano sia in questo momento nell'occhio del ciclone. Le parole dell'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera – che ieri si è detto preoccupato per l'aumento repentino dei contagi registrati in città – hanno allarmato un po' tutti.

Il discorso cade sempre lì: ci sono troppe persone nelle strade. Un po' di militari sono già impiegati nel controllo sui cittadini e probabilmente nelle prossime ore ne arriveranno altri.

Da un paio di giorni fuori dai supermercati si vedono lunghe code. Per fare la spesa possono servire anche più di 2 ore, con il rischio dovuto al fatto che si resta a lungo a contatto, pur osservando le misure di sicurezza, con altre persone.

I grossi supermercati che prestavano servizio di spesa online con consegna a casa sono oggi impossibilitati a rispondere a tutte le richieste. Giustamente cercano di favorire le persone con una certa età, per le quali l'uscire di casa è ancor più pericoloso che per gli altri.

Qualcuno ha ipotizzato che i negozi alimentari possano nell'immediato futuro essere chiusi prima, la sera, e questo è un po' difficile da comprendere: se già così ci sono le code, come sarà nel caso di apertura ridotta?

Certo è che, per come si stanno mettendo le cose, se anche uno ritiene di avere in casa tutto il necessario per sopravvivere viene spinto dalle notizie che circolano in modo incontrollato a comprare e accumulare sempre più, nel timore che nei prossimi giorni possa diventare ancor più difficile fare una normale spesa.

I dati di oggi: 47.021 contagiati (+5.986 rispetto a ieri), decessi 4.032 (+627 rispetto a ieri), guariti 5.129 (+689 rispetto a ieri). Si sale ancora, dunque.



La situazione in Lombardia: contagiati 22.264 (+2.380 rispetto a ieri), deceduti 2.549 (+381 rispetto a ieri), guariti 4.295 (+517 rispetto a ieri). 

I contagiati nella provincia di Milano sono 3.804 (+526 rispetto a ieri). Stringiamo i denti e restiamo a casa, non è il momento di lasciarsi andare.



28° giorno - Giovedì 19 marzo


Quattro settimane, stiamo vivendo questa situazione da quattro settimane. Quanto durerà ancora? Difficile dirlo.

In Cina, ad esempio, il virus ha cominciato a mietere vittime tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, circa due mesi prima rispetto a noi. E loro ne stanno uscendo adesso (è di oggi la notizia che ieri in tutto il Paese non si è verificato alcun nuovo caso di contagio!) più di due mesi e mezzo dopo. Ma ogni situazione è a sé, e noi possiamo contare sulla loro esperienza per prendere decisioni efficaci con maggiore velocità, non è un vantaggio da poco.

Questa mattina in casa siamo tutti al computer fin dalle 8. Le lezioni online delle scuole dei figli (un liceo e una scuola media) stanno finalmente cominciando a funzionare, dopo alcuni giorni di rodaggio pieno di intoppi – per la difficoltà di alcune scuole di organizzare il sistema di coinvolgimento, per alcune piattaforme che si impallano a metà lezione, per i professori che "non se ne intendono molto di internet"... – , che avevano gettato nello sconforto i genitori.

Il lavoro, per noi che stiamo normalmente sul computer, continua senza sosta da casa. Ma è una situazione particolare, la nostra, tante sono le persone che sono a casa e non lavorano, un pensiero va a tutti quelli che oltre a dover pensare a non contrarre il virus devono anche pensare a come sopravvivere senza poter contare sulle solite entrate.

Sui siti, nei blog, sui social aumentano sempre più gli appelli degli operatori sanitari. Molti sono parenti o amici e chiedono di spargere la voce per individuare qualcuno che possa fornire al loro ospedale mascherine, guanti o materiale sanitario di vario genere, oppure chiedono semplicemente donazioni, anche minime, perché le spese sono sempre di più e servono nuove risorse economiche.

Molti personaggi dell'economia, dell'industria, dello spettacolo, dello sport stanno facendo donazioni di varia entità: ognuno sembra fare la sua parte, per quel che può, e questo senso di solidarietà è uno degli aspetti positivi di questo triste e tremendo momento.

Intanto, là fuori, la BCE ha finalmente dichiarato che sosterrà il difficile momento economico dell'Europa. Bene, signora Lagarde, anche se pensiamo che dovrà lavorare molto dal punto di vista della comunicazione per convincerci che questo repentino cambio di rotta non sia dovuto al fatto che ora coinvolte nell'emergenza ci sono anche Francia e Germania...

Il bollettino. Nella giornata i contagiati sono saliti a 41.035 (+5.322 rispetto a ieri), le persone morte sono diventate 3.405 (+427 rispetto a ieri), quelle guarite 4.440 (+415 rispetto a ieri). Le persone in terapia intensiva sono 2.498 (+241).

In Lombardia: contagiati 19.884 (+2.171 rispetto a ieri) (nella provincia di Milano 3.278), deceduti 2.168 (+209 rispetto a ieri), guariti 3.778 (+290 rispetto a ieri). A Milano tra ieri e oggi ci sono stati 634 nuovi contagi, tanti.

415 decessi contro i 475 di ieri e quindi dovremmo essere contenti di questa diminuzione. Ma non sono solo numeri, questi. Sono uomini e donne, sono la sofferenza il senso di vuoto che oggi alberga nei cuori dei loro parenti, amici, colleghi, conoscenti.

In questi giorni mi viene spesso in mente una massima che era scritta sulla copertina di uno dei romanzi che più ho amato nella mia adolescenza:

"Ogni morte di uomo mi diminuisce
perché io partecipo dell'umanità.
Così, non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te" (J. Donne).



27° giorno - Mercoledì 18 marzo

In giorni come questi la voglia di scrivere viene meno.

Ho appena letto le notizie che riguardano Bergamo, la città più colpita d'Italia, una città cui sono particolarmente legato, per tanti motivi, non ultimo quello professionale. La gente muore a decine ogni giorno, a Bergamo, e gli ospedali stanno scoppiando, i posti a disposizione diventano sempre meno e fuori le persone che hanno bisogno continuano ad aumentare.

Lì più nessuno ha voglia di andare al balcone a cantare, per rispetto di chi non c'è più. È un gesto positivo, certo, utile a stemperare gli animi così duramente provati e a fare sentire tutti un po' meno soli, ma che nessuno si sente più di fare, lì. E che nemmeno io farò più, fino a quando la situazione non si sarà normalizzata.

Ho letto anche di parenti che non possono più avere contatti con i loro cari che sono sottoposti a terapia intensiva e che non possono avere contatti con esterni. Persone che possono comunicare solo attraverso i medici e che a loro affidano gli ultimi saluti per le persone care: mogli, mariti, figli, nipoti...

Ho letto di medici, infermieri, operatori sanitari che fanno turni massacranti, vivono per ore a contatto con i contagiati e a sera tornano a casa dalle famiglie con la paura di portare il virus nella propria casa. Ma non si fermano, in questo momento sanno che la vita di molti dipende dalla loro tenacia, dalla loro forza di volontà.

Ho letto anche tante altre cose, alcune anche positive – come ad esempio il fatto che all'estero si comincia a pensare che il modello italiano di lotta al virus sia quello da seguire, una volta tanto ci viene riconosciuta una capacità che spesso abbiamo e non sempre riusciamo a valorizzare – e ho visto la foto di Papa Francesco che ha portato la sua solidarietà e il suo sostegno spirituale nelle strade di una Roma deserta, un'immagine che sta facendo il giro del mondo e che resterà per sempre scolpita nella nostra memoria.




Ma oggi, davvero, la voglia di scrivere è poca.

Il bollettino delle ore 18: in tutta Italia i contagiati totali sono diventati 35.713 (+4.207), le persone morte 2.978 (+475), i guariti 4.025 (+1.084). Le persone in terapia intensiva sono 2.257.

In Lombardia: contagiati 17.713 (+1.493 rispetto a ieri), nella provincia di Milano 2.644), deceduti 1.959 (+319 rispetto a ieri), guariti 3.488 (+1.003 rispetto a ieri).

Sono un sacco di giorni che siamo chiusi in casa e qualcuno comincia a credere sia il momento giusto per fare una passeggiata. NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO!, stiamo entrati nel momento peggiore dell'emergenza, lo dicono i dati, e mai come ora è necessario restare chiusi in casa, se non si ha l'esigenza di uscire.

A breve, c'è da scommeterlo, vieteranno anche le attività e gli sport all'aperto, niente più corsa sui marciapiedi o al parco, per intenderci, se ne sta già parlando con sempre più insistenza.



26° giorno - Martedì 17 marzo

Il fatto che ieri i contagi siano aumentati, qui da noi in Italia, con meno incisività rispetto ai giorni scorsi ha ridato un po' di speranza. Sui giornali e nelle televisioni questo dato viene ripetuto in continuazione, c'è tanta voglia di arrivare in fretta sulla vetta per poter cominciare a ridiscendere.

Si comincia a cercare di capire quando sarà il picco del contagio. Ma l'impressione è che si brancoli ancora nel buio, è forse troppo presto per avere certezze: c'è chi dice che il culmine potrebbe essere raggiunto domenica prossima, c'è chi invece sostiene che non se ne parlerà prima di due settimane.

Era un po' di tempo che pensavo di evidenziare attraverso i numeri raccolti in questo diario l'escalation dei contagi in Italia, mi ero ripromesso di non farlo fino a quando non sarebbero calati in modo significativo rispetto al giorno precedente. È arrivato quel momento.

Si comincia dal 21 febbraio, due secoli fa.

21 febbraio: 14 contagiati
23 febbraio: 152 contagiati (+138)
25 febbraio: 322 contagiati (+170)
26 febbraio: 386 contagiati (+64)
28 febbraio: 888 contagiati (+502)
29 febbraio: 1.049 contagiati (+161)
1 marzo: 1.577 contagiati (+508)

2 marzo: 1.835 contagiato (+786)
3 marzo: 2.263 contagiati (+428)
4 marzo: 3.089 contagiati (+826)
5 marzo: 3.858 contagiati (+769)
6 marzo: 4.636 contagiati (+778)
7 marzo: 5.883 contagiati (+1.247)
8 marzo: 7.375 contagiati (+1.492)
9 marzo: 9.172 contagiati (+1.797)
10 marzo: 10.149 contagiati (+977)
11 marzo: 12.462 contagiati (+2.313)
12 marzo: 15.113 contagiati (+2.651)
13 marzo: 17.660 contagiati (+2.547)
14 marzo: 21.157 contagiati (+3.497)
15 marzo: 24.747 contagiati (+3.590)
16 marzo: 27.980 contagiati (+3.233).

Guardando i dati, si vede che non è la prima volta che diminuisce l'aumento di contagiati (era successo ad esempio anche il 10 e il 13 marzo). Ma è la prima volta che questo dato coincide con la diminuzione dei decessi e l'aumento delle guarigioni, come detto ieri. È questa combinazione di dati che ci fa sperare...

Di tutte le notizie lette questa mattina ce n'è una, anzi due, che mi hanno particolarmente incuriosito. Arrivano entrambe dagli Stati Uniti.

La prima è che negli USA la carta igienica è diventata quasi introvabile. Nei giorni scorsi gli scaffali dei grandi store con questi prodotti sono stati presi d'assalto e svuotati. La cosa curiosa – e per certi anche divertente – è che ora questo prodotto è possibile acquistarlo in pochissimi negozi, quelli che saggiamente ne avevano fatto rifornimento prima dell'assalto. La vendita è stata contingentata, un solo rotolo a famiglia, al modico prezzo di 2 euro a pezzo...

L'altra notizia a stelle e strisce è meno divertente. Riguarda le code chilometriche che in questi giorni si stanno formando all'esterno dei negozi di armi, soprattutto quelli degli Stati più colpiti: New York, Washington e California. Una buona parte di americani si sta precipitando ad acquistare pistole, fucili, proiettili come reazione alle prime imposizioni restrittive disposte dal governo Trump.

Buona parte degli americani è così, lo vediamo da sempre nei film, ma non può non preoccupare il fatto che in un momento difficile come questo il primo pensiero di queste persone vada alla difesa personale, a un'ipotetica situazione in cui ci potrebbe essere bisogno di usare le armi, probabilmente contro le istituzioni ma anche contro i propri vicini di casa, se occorresse.

Un brutto messaggio che giunge in un momento in cui molti di noi si ostinano ancora a pensare che a fare la forza non siano la violenza o la prepotenza ma l'unità e la solidarietà.

I dati delle ore 18. In tutta Italia i contagiati sono saliti a 31.506 (+3.526 rispetto a ieri), le persone morte sono ora 2.503 (+345 rispetto a ieri), i guariti 2.941 (+192 rispetto a ieri).

Nella sola Lombardia: 16.220 contagiati (+1.571, nella provincia di Milano 2.326), 1.640 deceduti (+220), 2.485 guariti (+117).

Un po' ci avevamo sperato.


 

25° giorno - Lunedì 16 marzo

Il 25° giorno si porta con sé il consueto stress del lunedì. L'idea di ricominciare un'altra settimana all'insegna della clausura accresce il peso di una situazione anomala cui, nonostante tutto, ci stiamo abituando un po' tutti.

Gli ultimi giorni hanno visto un fiorire di iniziative di comunità da vivere stando alla finestra o sul balcone di casa: suonate collettive, canzoni condivise, applausi diffusi, illuminazioni notturne per farsi vedere dal satellite (?!?). All'inizio colte con entusiasmo – bello salutarsi con persone che abitano nel palazzo di fronte e con cui non hai mai scambiato nemmeno un cenno di saluto –, dopo tre giorni qualcuno comincia a dire che è forse il caso di non esagerare...

Un altro aspetto caratteristico del momento è il fiorire di notizie e informazioni false diffuse sui social. In genere si tratta di un file audio in cui un dottore o una dottoressa del tal ospedale sostiene una sua tesi con voce seria e convincente. Si tratta di fake news, come ad esempio quella che dice che dal coronavirus ci si può difendere anche solo assumendo una specifica vitamina oppure quella che dice che il virus rimane attaccato al suolo per più di 9 giorni per cui bisogna togliersi le scarpe prima di rientrare a casa (dopo essere andati a fare la spesa), quella che dice che la distanza di sicurezza non è un metro ma sono 4,5 metri...

Difficile districarsi tra notizie vere e notizie false. Resta fermo il fatto che il virus si annida là dove non c'è igiene. Il lavaggio delle mani resta la prima regola, il disinfettare le superfici che si toccano abitualmente, anche quelle di casa, la seconda.

Mentre le lezioni online sono ormai diffuse per ogni scuola, si comincia a ipotizzare una nuova scadenza fissata per la riapertura degli istituti. Nella situazione in cui siamo il 3 aprile sembra ormai una data troppo vicina, difficile che per quel giorno tutto sia tornato come prima.

E intanto il resto del mondo occidentale sta cominciando a prendere coscienza della situazione in cui ci troviamo, visto che ieri per la prima volta i morti della Cina sono stati inferiori a quelli del resto del mondo: dopo la Spagna anche USA, Francia, Germania, Austria hanno deciso di fermare buona parte del Paese per frenare la diffusione del virus...

Il Regno Unito no, la scelta degli inglesi, lo abbiamo anticipato ieri, è quella di fermare i luoghi a rischi di contagio – uffici, scuole, locali pubblici, ecc. – solo a singhiozzo, cercando di pesare il meno possibile sull'economia del Paese e sulla sanità pubblica, come ha spiegato il primo ministro britannico Boris Johnson.

L'idea è fare sì che la diffusione faccia il suo corso in modo naturale. Essendo la parte di popolazione più a rischio, gli over 80 saranno isolati per 4 mesi. Nonostante questo ci saranno molte vittime (alcuni studi ipotizzano un sacrificio di 318mila persone), ma questa scelta permetterà ai sopravvissuti di diventare più forti nei confronti del virus che resterà in circolazione, sostengono gli esperti d'oltre Manica, almeno fino alla primavera del 2011.

Nel Regno Unito questa viene considerata la scelta migliore, l'unica, si dice, in grado di sopperire al fatto che "dopo due/tre mesi di blocco potrebbe ripresentarsi la stessa emergenza" rendendo vani gli sforzi fino a quel momento compiuti. 

Così, di primo acchito, viene da dire che prendere una decisione del genere è da pazzi. Poi, in fondo in fondo, un piccolo dubbio sulla validità di questa dolorosa e spietata scelta ci rimane. Ci viene in mente tutto quello che hanno fatto gli inglesi nella loro storia, come spesso si sono dimostrati "più avanti" rispetto al resto del mondo. Non è che anche questa volta... 

Ma è solo un pensiero fugace, restiamo convinti che il sistema italiano – che poi è anche quello cinese e sarà quello spagnolo e probabilmente francese – sia quello migliore, perché non sacrifica nessuno sull'altare della "vittoria economica sul resto del mondo, sostenuta a ogni costo".

Restiamo perciò a casa nostra. Oggi i contagiati sono arrivati a 27.980 (+3.233 rispetto a ieri), i decessi a 2.158 (+349 rispetto a ieri), i guariti 2.749 (+414 rispetto a ieri). I malati in terapia intensiva sono 1.851 (+179 rispetto a ieri).

Abbiamo superato di slancio i 2mila morti, ma almeno sono diminuiti un po' rispetto a ieri. Anche il numero dei contagiati è cresciuto meno rispetto a 24 ore fa, mentre il numero dei guariti è aumentato rispetto a quello fatto registrare ieri. Tre indizi, nei romanzi gialli, fanno una prova, ma spesso la realtà è più crudele della finzione, difficile pensare – anche se è la prima volta che tutti e tre i dati sono migliorati rispetto al giorno precedente – che si stia finalmente percorrendo la strada verso il ritorno alla normalità. Lo potremo pensare quando questa situazione si ripeterà per almeno 3-4 giorni consecutivi.

Un occhio alla Lombardia, che ancora è il centro italiano della diffusione de coronavirus: i casi totali di sono oggi saliti a 14.649 (+1.377 rispetto a ieri), i deceduti sono 1.420 (+202 rispetto a ieri), i guariti 2.368 (+357 rispetto a ieri). La provincia più colpita dal virus è quella di Bergamo, seguita da quella di Brescia e da quella di Milano.



24° giorno - Domenica 15 marzo

Mentre in Inghilterra lanciano la teoria dell'immunità di gregge – cioè, in poche parole: "lasciamo che tutto vada come deve andare, così ci ammaliamo tutti e ci rafforziamo di fronte al virus, anche se si tratta di sacrificare le persone più deboli" – e in Spagna (e in parte anche in Francia) si imita l'Italia e si chiude l'intero Paese, ci accingiamo a vivere questa nostra prima domenica di clausura totale.


La foto è stata scattata qualche giorno fa...
Fuori c'è un bel sole e la temperatura si è alzata e si rimpiange ancor più il fatto di non poter uscire di casa. Ma questo non è il momento per compiangerci, né quello di abbassare la guardia.

Se nelle nostre case combattiamo una quotidiana battaglia nel dover stare tutti asseragliati entro poche mura, se anche dobbiamo rinunciare alla nostra vita sociale, se tutto quello che possiamo fare è circoscritto ai locali della nostra casa, la vera battaglia non è la nostra, ma è quella di chi 24 ore su 24 combatte da giorni in trincea contro il virus.

La nostra vita al momento è in stand by, e questo è ovviamente inusuale e anche un po' stressante, ma fuori c'è chi la vita rischia di perderla del tutto. La forza sanitaria messa in campo, in particolare quella della nostra martoriata Lombardia, è allo stremo delle forze, strumentali ancor più che umane.

Il rapporto tra le persone che richiedono una terapia intensiva e i posti rimasti a disposizione è ormai fuori controllo, il che significa che non per tutti, in questo momento, c'è la possibilità di una cura efficiente. Per questo non è il caso di ammalarsi, ora, e quindi ancor più è il momento di osservare tutte le disposizioni emanate da Governo, Regione, Comune.

In tutto questo, un piccolo e veloce pensiero oggi lo rivolgiamo al futuro.

Se l'Italia è stata la prima in Europa a essere colpita duramente dal virus e se tutto verrà fatto come si deve, c'è la possibilità che il nostro Paese, l'abbiamo già detto nei giorni scorsi, sia anche quello che per primo riuscirà a rimettersi in riga. A quel punto noi saremo nella condizione in cui si trova oggi la Cina, e i Paesi che ci circondano (anche se noi speriamo non sia così) saranno come noi ora.

Il fatto di avere debellato il virus, però, non ci permetterà di considerarci immuni, ci sarà sempre il rischio di ricominciare da capo. A quel punto dovremo essere noi a fare la voce grossa e a impedire che altri riportino il coronavirus tra di noi: attenzione dunque a tutti quelli che in questo momento evitano gli italiani come se fossero degli appestati, un giorno potrebbero trovarsi nella nostra stessa situazione.

Per dire: ho appena letto che il Messico vuole chiudere il confine con gli Stati Uniti...

Non avrei voglia di scrivere i dati, questa sera. Se ieri avevamo visto qualche indicazione che ci aveva fatto sperare, oggi siamo tornati nel buio più totale. I contagiati totali dall'inizio dell'emergenza sono saliti a 24.747 (+ 3.590 rispetto a ieri, 13.272 in Lombardia), i deceduti sono 1.809 (+ 368 rispetto a ieri! 1.218 in Lombardia), i guariti 2.335 (+ 369).

I positivi, in questo momento, sono 20.603 (10.043 in Lombardia), così suddivisi: 9.268 in isolamento domiciliare (3.776 in Lombardia), 9.663 ricoverati con sintomi (5.500 in Lombardia) e 1.672 in terapia intensiva (767 in Lombardia).



23° giorno - Sabato 14 marzo

Nel terzo sabato di convivenza con il coronavirus cerchiamo qua e là un po' di notizie positive. Ne abbiamo bisogno.

La Borsa, ieri si è ripresa dopo la débâcle dell'altro giorno, che aveva fatto seguito alle dichiarazioni della presidente della Banca Centrale Europea, Chrisitine Lagarde, che aveva detto «Non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce», come dire l'Italia si arrangi e non pretenda aiuti dall'Europa. 

Il pronto intervento del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella «L'Europa sia solidale e non ostacoli l'Italia. La nostra esperienza di contrasto sarà utile a tutti» ha avuto un effetto immediato, a quanto pare.

Dalla Cina è arrivato un gruppo di nove medici esperti che aiuteranno i nostri operatori sanitari a combattere il virus anche utilizzando il carico di aiuti che hanno portato con sé: 31 tonnellate di materiali, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni "medicinali antivirus" e campioni di plasma.

In Italia è stato firmato un protocollo di sicurezza dei lavoratori, discusso tra sindacati e aziende e firmato dal Governo. Un accordo che consentirà alle imprese la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell'attività lavorativa.

Anche a Vo' Euganeo, altro paese che era diventato tristemente simbolo dell'inizio dell'epidemia - ricordate? qui c'è stato il primo decesso in Italia – da ieri non ha più casi positivi al virus.

La raccolta di soldi del Comune di Milano da destinare al Fondo di Mutuo Soccorso creato dal sindaco Beppe Sala contro l'emergenza coronavirus ha raggiunto 800mila euro in una giornata.

Buono il successo dei flash mob organizzati in questi due giorni: quello di ieri alle 18, in cui l'invito era suonare qualcosa dalla finestra o dal balcone di casa, e quello di oggi a mezzogiorno, che prevedeva l'esecuzione di un lungo applauso dedicato a tutti coloro che stanno lavorando da giorni senza sosta per combattere la diffusione del virus.

E veniamo all'aggiornamento serale: 21.157 contagiati (+3.497 rispetto a ieri), 1.441 morti (+175 rispetto a ieri), 1.966 i guariti (+527 guariti rispetto a ieri).

In numeri così tremendi, due segnali di speranza: i guariti aumentano sempre più, anche percentualmente, e per la prima volta i decessi hanno avuto un'inversione di tendenza: oggi sono stati meno di ieri. Non vuol dire che siamo fuori dall'emergenza, anche perché invece il numero dei contagiati oggi è salito vertiginosamente, ma almeno sono indicazioni che possono essere lette positivamente.

Che non si sia usciti dall'emergenza lo dimostra del resto il grido d'allarme lanciato nel pomeriggio dall'Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, che ha sottolineato come nella nostra regione i posti a disposizione per la terapia intensiva non siano ormai più di 20. Ogni giorno se ne recupera qualcuno ma, ha ribatito Gallera, ci si sta avvicinando al punto di non ritorno: «Se ogni giorno abbiamo 85 persone in più che entrano in terapia intensiva e tendenzialmente ne escono due o tre, tutto questo non è sufficiente».


Per chiudere la giornata, ecco la classifica dei dieci Paesi al mondo più colpiti dal contagio Coronavirus, con la comparazione dei dati registrati sabato scorso, 7 marzo:

  1. Cina                  80.976 contagiati        erano  80.652             + 324
  2. Italia              21.157 contagiati     erano   5.883       +15.274
  3. Iran                   12.729 contagiati        erano    5.823           + 6.906
  4. Sud Corea          8.086 contagiati         erano    4.812          + 3.274
  5. Spagna               6.315 contagiati         erano       500          + 5.815
  6. Germania           4.515 contagiati         erano       799          + 3.716
  7. Francia               4.480 contagiati         erano       716          + 3.764
  8. USA                    2.572 contagiati         erano       376          + 2.196
  9. Svizzera             1.359 contagiati         erano       268           + 1.091
  10. Regno Unito      1.143 contagiati         non era nei 10
Dai dieci è uscito il Giappone, ora addirittura al 15° posto con 725 contagi (erano 461, + 264), preceduto anche da Norvegia (996), Svezia (944), Danimarca (836) e Olanda (804).

È incredibile come i numeri siano saliti, qui da noi in Italia, soprattutto se rapportati a quelli degli altri stati. Solo la Spagna è salita in modo sensibile nell'arco di questa settimana, mentre in Cina la frenata è davvero sensazionale. Anche in Iran però non hanno scherzato, una settimana fa erano poco sotto noi e oggi sono a una distanza di quasi 9mila contagiati.

Francia e Germania sembrano andare a braccetto, i loro numeri sono abbastanza simili. Da notare la predominanza di nazioni europee: nelle prime 15, ben 10 appartengono al Vecchio continente.



22° giorno - Venerdì 13 marzo

Ogni mattina è la stessa storia. Al suono della sveglia ci giriamo nel letto e ci chiediamo se abbiamo sognato. Lo strano e innaturale silenzio che arriva dalla strada – nessun rumore di motori, nessuna voce - ci ributta immediatamente nella realtà, è tutto vero.

Siamo in emergenza ormai da più di tre settimane e le giornate hanno ormai assunto ritmi che fino a un mese fa ci sarebbero sembrati impensabili. Il calendarietto che abbiamo sulla scrivania di casa, a fianco del computer – dove segniamo tutti i nostri impegni – è insolitamente vuoto, a fare il paragone con la pagina del mese di gennaio ci si accorge di come è cambiata la nostra vita.

Ormai ci si sta abituando a condividere gli spazi casalinghi senza scompensi. Gli adulti lavorano da casa, tutto il giorno attaccati al computer. Ogni tanto qualcuno chiede agli altri di non fare rumore, per i prossimi 10 minuti, «perché devo fare una telefonata di lavoro».

I ragazzi starebbero attaccati al cellulare da mattina a sera, se potessero, la grande battaglia casalinga dei genitori di questi giorni va soprattutto nella direzione di impedirglielo.

Si cominciano a organizzare le prime lezioni online, al liceo di mio figlio. L'altro ieri un'ora, ieri due, oggi tre ore. Questa mattina, alla fine della prima lezione, fissata per le 9, si è staccato un attimo dal computer e ha detto "È molto più bello andare a scuola”. Gli ho chiesto se poteva ripeterlo, che volevo registrarlo per fargli sentire questa sua dichiarazione quando la scuola riaprirà i battenti e si lamenterà perché deve uscire di casa la mattina presto...

La scuola media della figlia non ha invece finora organizzato niente, nessuna lezione dopo tre settimane. Le chat dei genitori – di classe, dei rappresentanti, del direttivo dell'associazione – sono bollenti, difficile seguirle tutte e rispondere a tutti i messaggi che arrivano.

In casa le mansioni cominciano a essere suddivise con più efficacia. Anche i figli partecipano alle  incombenze in genere per loro quasi sconosciute come cucinare, stendere, pulire il bagno, ecc. Glielo bisogna sempre dire, ma almeno ora lo fanno, magari sbuffando un po' ma lo fanno...

Per loro probabilmente, questa clausura forzata è più difficile da digerire che per noi adulti. Di colpo si trovano isolati, lontani dagli amici, niente sport, tutto il giorno in casa con i genitori... Una dura prova, per loro, che ricorderanno per tutta la vita. A volte penso a come siano davvero bravi e responsabili, ad accettare tutto questo.

Questo è diventato, in questo momento, il nostro mondo.

Oltre la porta si combattono battaglie per la sopravvivenza di tante persone sfortunate e malate, le Borse perdono i pezzi, le manifestazioni di mezzo mondo vengono sospese o annullate... all'interno delle nostre case cerchiamo di conservare quanto più possibile una parvenza di vita normale, fatta di quotidianità e di rapporti famigliari che mai come ora sono diventati importanti.

Questo, oggi, è il nostro mondo.

In serata, sarebbe stato meglio non leggere i dati di oggi. I contagiati sono saliti a 17.660 (+2.547 rispetto a ieri), le persone morte ora sono 1.266 (+250 rispetto a ieri, non erano mai state così tante in una sola giornata). I guariti e dimessi sono diventati 1.439 (+181 rispetto a ieri).

A Milano il sindaco Sala ha chiuso con un'ordinanza i parchi recintati.

Nel week end in arrivo si prevede un escalation del numero dei contagi, frutto dei comportamenti tenuti nello scorso fine settimana, quando si erano visti assembramenti nelle località sciistiche, al mare, nei locali della movida di buona parte d'Italia.



21° giorno - Giovedì 12 marzo

È il primo giorno della serrata totale, e forse non ci rendiamo ancora bene conto di che cosa questo significhi.

Le indicazioni di massima del Governo sono molto chiare, bisogna ridurre al minimo le uscite di casa, riservarle solo alle emergenze e alle necessità improrogabili. Ma quelle nel dettaglio lasciano invece spazio a molti dubbi: posso uscire per una passeggiata attorno al palazzo? Posso andare al parco a correre? Posso fermarmi a chiacchierare sul marciapiede – mantenendo la debita distanza di un metro – con l'amica o con il vicino di casa?

In base alle voci che circolano e alle interpretazioni dei vari giornali e programmi televisivi sembrerebbe che si possa fare sport all'aperto, purché non in gruppo, ma non si possa camminare per strada, se non per motivi provati (e sottoscritti con l'autocertificazione)...

Aspettiamo spiegazioni che tolgano ogni dubbio.

Sono piccole cose, certo, ma in una situazione del genere assumono un'importanza enorme. La clausura forzata, più passa il tempo e più peserà nella mente delle persone, anche solo brevi momenti di libertà – fisica e mentale – potrebbero essere molto importanti.

Ovvio che se sono pericolosi vanno evitati, l'importante è saperlo con precisione.

A sorprenderci oggi sono le notizie e le immagini che giungono da oltre confine. Nella civile Parigi ieri sera si è giocata una partita di calcio di Champions League a porte chiuse. Ma davanti allo stadio c'erano migliaia di tifosi appiccicati l'uno all'altro, come se fossero, anzi forse peggio, all'interno dell'impianto sportivo. A Liverpool, addirittura, si è giocato a porte aperte, cioè con i tifosi regolarmente sugli spalti. Un nostro amico ci ha mandato una foto dalla Svizzera, con code di persone alla partenza di impianti sciistici, in una località posta a pochi chilometri dall'Italia...


In buona parte Europa sembrano non rendersi conto ancora di ciò che si sta abbattendo su di loro, l'avvertimento dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), che ieri ha parlato di pandemia, sembra non essere ancora stato recepito da tutti. Solo la Spagna, che nella triste graduatoria europea di diffusione del virus oggi è terza dopo l'Italia e la Francia sta cominciando ad annullare impegni ed eventi, mentre negli Stati Uniti, dove si comincia a non scherzare, è stato sospeso il campionato di basket per eccellenza, la NBA.

Nel pomeriggio sui giornali è comparsa una prima interpretazione della questione passeggiate sì, passeggiate no: non c'è divieto, ma solo un invito a non uscire. Del resto se tabaccai, edicole, lavanderie e altri negozi di pubblica utilità sono aperti, sarebbe assurdo vietare la passeggiata, come ci si potrebbe arrivare?

Quello che invece è confermato è che anche quando si circola a piedi serve il foglio con l'autocertificazione in cui si spieghi che cosa si sta facendo. Non è necessario uscire di casa con il "lasciapassare" in tasca, nel caso di un controllo da parte delle forze dell'ordine saranno loro stesse a consegnare il foglio alla persona, che provvederà a compilarla sul posto.

Alle 18, il triste bollettino serale: abbiamo raggiunto i 15.113 casi di contagio (+2.651 rispetto a ieri) e le 1.015 persone morte (+188 rispetto a ieri). Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 1.153 (+125 rispetto a ieri) e le persone guarite 1.258 (+213 rispetto a ieri).




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