martedì 3 marzo 2020

Coronavirus, il diario da Milano/marzo 2020_1


Diario giornaliero di una cosa che non era capitata mai, dalle nostre parti.


La storia del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).





Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 12 marzo 2020 


20° giorno - Mercoledì 11 marzo

Siamo arrivati al 20° giorno, ma per l'intensità degli eventi che si sono succeduti dal 21 febbraio a oggi sembrano essere passati 20 mesi.

La questione di oggi è: chiudere o no completamente le attività in Regione Lombardia? Lo scontro ha preso ormai valenze politiche: da una parte il Governo che sembra essere titubante, dall'altra le opposizioni che non hanno invece dubbi sull'esigenza di chiudere tutto e subito (qualcuno chiede addirittura che «Tutta l'Europa sia zona rossa»).

In Veneto alcuni giorni fa si contestava l'estensione della zona protetta, oggi si chiede la serrata totale, a dimostrazione che nessuno ha in tasca certezze, in questo momento.

Navighiamo a vista: siamo i primi ad affrontare una situazione del genere, in Occidente, siamo le cavie. Dopo di noi, per gli altri Paesi coinvolti probabilmente tutto sarà più facile, potranno seguire le nostre prassi efficaci ed evitare le nostre decisioni sbagliate.

Ma alla fine, che cosa possiamo davvero fare in questi giorni di clausura forzata? Non sempre è tutto chiaro.

Io, ad esempio, che in città mi muovo con la bicicletta, ho scoperto che non è consigliabile farlo, in questi giorni, anche se ci si muove per un motivo di comprovata necessità. Perché in caso di caduta o di incidente non ci sarebbe probabilmente nessuno che ti viene a raccogliere, le forze mediche e di soccorso sono occupate a fare giustamente altro.

Un'altra cosa che non si può fare, e questo può apparire curioso ma non lo è, è portare i figli a fare una passeggiata. O, meglio, se lo si fa bisogna tenerli a debita distanza, non si può stare troppo vicini... (ma se ci affacciamo alla finestra vediamo passare persone che non si fanno troppi problemi da questo punto di vista, la parentela probabilmente riduce la sensazione di presenza di pericolo). Se si ha un cane, invece, lo si può portare a "fare i bisognini" ma senza soffermarsi troppo in giro e restando quanto più possibile nelle vicinanze di casa.

Lo sport all'aperto è consentito, ma non in gruppo (fortunati quelli che corrono, un po' meno quelli che praticano sport di squadra). Vietato nel modo più assoluto, invece, è andare a trovare amici a casa loro, se non per gravi motivi (in quel caso mantenendo la distanza e utilizzando mascherina e guanti). Naturalmente sono vietate cene e feste, anche private, ma questo non sorprende di certo.

In farmacia, negozi, banche, uffici, locali pubblici si può andare, ma solo mantenendo la distanza di sicurezza con le altre persone. Alla televisione abbiamo sentito però che nel Nord-Est un uomo è stato multato perché aveva dichiarato che era al lavoro e invece era al bar: ma allora non si può entrare nei bar? Ma se sono aperti, perché non si può fare? Lo si può fare solo di passaggio mentre si va da qualche altra parte? Forse che il multato si è soffermato troppo a lungo nel locale? Questa parte è un po' poco chiara...

Chiaro è, invece, il fatto che il Governo ha stanziato 25 miliardi per un primo sostegno all'economia. Probabilmente una metà sarà impegata subito e una metà sarà destinata a supportare gli interventi che verranno definiti in futuro.

Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri ha sottolineato che «nessuno perderà il lavoro per il coronavirus», quanto ci piacerbbe che fosse davvero così.

Abbiamo un po' di timore, mentre aspettiamo i dati serali, e allora vogliamo consolarci con la bella notizia che a Codogno, là dove tutto ha avuto inizio, ieri per la prima volta non ci sono stati nuovi contagi

I numeri serali confermano il momento delicato in cui siamo: i contagiati sono oggi 12.462 (+2.313 rispetto a ieri), le vittime 827 (+196 rispetto a ieri), i guariti totali sono 1.045 (+41 rispetto a ieri).

Questo il resoconto regione per regione:

Regione                           Positivi                   Guariti                  Vittime

Lombardia                            5.763                           900                           617
Emilia Romagna                  1.588                             38                           113
Veneto                                     940                             54                             29
Piemonte                                 480                               0                             21
Marche                                    361                               0                             18
Toscana                                   314                                5                               1
Liguria                                      181                               5                               8
Trentino Alto Adige                149                               3                               0
Campania                                149                               4                               1
Lazio                                        125                              19                               6
Friuli Venezia Giulia               110                              10                              6
Sicilia                                         81                                 2                               0
Puglia                                         71                                1                               5
Umbria                                       44                                2                              0
Abruzzo                                      37                                1                              1
Sardegna                                    37                               0                               0
Valle d'Aosta                              19                               0                               1
Calabria                                       17                              2                               0
Molise                                         16                               0                              0
Basilicata                                      8                                0                              0



La Lombardia è in questo momento l'area d'Italia, ma forse del mondo, in cui il virus si sta sviluppando con maggiore forza. Ma il resto del mondo non può certo stare tranquillo: L'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Salute, ha riconosciuto oggi che quella del coronavirus non è più un'epidemia confinata in poche aree circoscritte ma può essere definita una pandemia, cioè
“Un nuovo virus che si diffonde in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie”. 

I Paesi interessati sono 114 su un totale di 193, solo l'Antartide, tra i continenti ne è rimasto finora immune. 


Poco prima delle 22 in televisione, a reti unificate, è apparso Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, per rendere note le decisioni prese in giornata: si chiude tutto – bar, pub, ristoranti, centri commerciali, mense, negozi, parrucchieri, ecc. – tranne i negozi di generi alimentari, le farmacie e i servizi di prima necessità. Le industrie e le fabbriche potranno continuare il loro ciclo produttivo ma dovranno assumere protocolli di sicurezza adeguati a proteggere i lavoratori dai rischi di contagio.




Restano garantiti i servizi pubblici essenziali come i trasporti, i servizi di pubblica utilità, bancari, postali, finanziari e assicurativi. Restano garantite le attività legate al settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare, nel rispetto delle normative igienico sanitarie.
 
Un altro passaggio sostanziale, dunque: l'Italia chiude tutto, o quasi, per cercare di stroncare la diffusione del virus. Una decisione che non porterà risultati immediati, ha precisato Conte, probabilmente ci vorranno almeno 15 giorni di questa cura drastica prima di vedere miglioramenti.

A breve verrà nominato un commissario delegato, che avrà ampi poteri, anche quello di impiantare nuovi stabilimenti per la produzione di nuove attrezzature per terapie intensive e subintensive e per sopperire alle carenze fin qui evidenzate. Sarà Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa), che si coordinerà con il dottor Angelo Borrelli e con la struttura attuale della Protezione civile.



 
 «Gli italiani finora hanno risposto bene – ha detto il Presidente del Consiglio – e sicuramente sapranno essere all'altezza della nuova situazione. Non sarà facile, ma ce la faremo tutti insieme, perché questa volta serve davvero l'aiuto di ciascuno di noi. Dobbiamo essere lucidi, misurati, rigorosi e responsabili. Tutti insieme ce la faremo».





19° giorno - Martedì 10 marzo


Il primo giorno di estensione a tutta Italia della zona protetta per noi milanesi è un giorno strano, sì, ma non troppo differente da quelli precedenti. Di fatto per noi non è cambiato niente, se non che la percezione della gravità della situazione aumenta sempre più.

L'attenzione, viene da dire, ora si è spostata sui giovani. Per giorni si era detto che bambini e ragazzi non correvano rischi, che i problemi erano evidenti solo per le persone anziane e già affette da patologie respiratorie. Poi si è cominciato a dire che i giovani, sì, non corrono rischi, ma non sono comunque immuni da coronavirus, per cui possono essere i veicoli per trasportare il virus da una persona all'altra.

Oggi la situazione è del tutto differente: si cominciano a registrare ricoveri in terapia intensiva anche tra i 18enni, i 20enni, i 25enni. La diffusione del virus è oggi tale, nel nord Italia, per cui nessuno si può ritenere inattaccabile.

Un cambio di rotta – non ci scandalizziamo, in questi quasi 20 giorni si è detto tutto e il contrario di tutto, ma la situazione è davvero nuova e sconosciuta e ogni giorno viene sconfessato quello che il giorno prima era una certezza – ben evidenziato anche nel discorso con cui il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha presentato ieri sera il nuovo decreto di emergenza.

Ha invitato i giovani a evitare gli assembramenti anche all'esterno dei locali pubblici, ha richiamato il loro senso di responsabilità. Ha ricordato che davanti al virus siamo tutti uguali.

Non è facile far capire ai più piccoli una situazione che spesso non riusciamo a comprendere noi, ma in questo momento è fondamentale fermare tutte le schegge impazzite che potrebbero mettere a repentaglio la struttura di prevenzione e cura che faticosamente si sta cercando di innalzare per sconfiggere definitivamente la portata letale di questo virus.

La chiusura delle scuole, la sospensione delle attività sportive, ludiche, musicali, ecc. sta minando fortemente la capacità dei nostri ragazzi di vivere con serenità la loro vita. «Imparate ad annoiarvi», ha suggerito loro il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, pregandoli di restare chiusi in casa e di dedicarsi a se stessi, alla famiglia, a nuovi hobby.

Le scuole non sempre stanno capendo come comportarsi. In molti casi non c'è ancora niente di organizzato e i ragazzi – per lo più su impulso dei genitori, che rubano minuti preziosi alle loro attività, che anche se casalinghe non sono diminuite – si collegano tra loro per cercare di mantenere un rapporto con il loro mondo. In altri casi si cominciano a creare timidi collegamenti con professori che impartiscono lezioni via chat.

Non si sa quando riapriranno le scuole, le previsioni non sono per niente rosee, forse un po' di coordinamento dall'alto – Governo, Regioni, Uffici scolastici regionali... – ci vorrebbe, il tempo che si sta perdendo, per i nostri ragazzi, è davvero prezioso, difficile da recuperare.

Puntuale quanto tremendo, il bollettino serale. La notizia è che abbiamo superato i 10.000 contagi, oggi siamo arrivati a 10.149 (+977 rispetto a ieri), mentre i decessi sono arrivati a 631 (+168 rispetto a ieri, mai si era raggiunto un numero così alto, 135 solo in Lombardia). I malati in terapia intensiva sono 877 (+144 rispetto a ieri). I guariti sono 1.004 (+208), per la prima volta si supera il migliaio.

I numeri crescono ancora, si sta pensando a misure ancor più restrittive, che prevedano la chiusura totale di uffici, negozi, bar e ristoranti. Aperti solo negozi alimentari e farmacie. Riduzione drastica di trasporti pubblici cittadini e ferroviari.

Questa l'ipotesi, vedremo se nei prossimi giorni si arriverà a tanto. Siamo giunti a un punto tale che nessuna decisione è più in grado di stupirci.




18° giorno - Lunedì 9 marzo 2020


Una cosa ci sorprendeva: il fatto che mentre qui stiamo combattendo in prima linea contro il virus e vediamo aumentare sempre più il numero di vittime legate al contagio, in altri Paesi, alcuni neanche troppo lontani da noi, tutto proseguisse come se niente fosse.

Un campo di confronto efficace è quello dello sport. Fa un certo effetto vedere le immagini della Parigi-Nizza di ciclismo, che si svolge senza impedimenti e faceva scalpore sapere che Barcellona-Napoli di calcio la si voleva giocare a porta aperte e che la stessa decisione era stata presa per il torneo di tennis di Indian Wells, in California.

E invece tutto sembra – non siamo certo felici per questo – finire nel solco dell'annullamento: la partita in Spagna sarà giocata a porte chiuse, la decisione ufficiale arriverà a momenti, e il torneo americano è stato addirittura cancellato.

L'italia ha una sfortuna che forse in futuro si trasformerà in una semi-fortuna. Quello di essere arrivata prima tra i Paesi occidentali a sviluppare in modo forte il virus. Prima di lei c'erano solo Cina, Corea del Nord e Iran. Ora solo il colosso asiatico ha numeri superiori ai nostri, ma lì stanno scendendo e da noi sono ancora in ascesa.

Quando da noi si comincerà a respirare, probabilmente in altri Paesi occidentali si comincerà a soffrire e forse riusciremo a recuperare il terreno perso in questi giorni, avremo la possibilità di ripartire prima di tutti, se lo sapremo fare. Non vuole essere un discorso crudo, tipo mors tua, vita mea, solo una constatazione.

E se vogliamo continuare ad analizzare i flussi nei vari Paesi, bene fa chi dice che il nostro riferimento dovrebbe essere la Corea del Sud. È un Paese che in qualche nodo somiglia al nostro. Circondato dal mare per tre-quarti, numero di abitanti quasi simile (loro 51 milioni, noi 60), tecnologia avanzata ma non tanto più della nostra. Ha una superficie che è circa un-terzo della nostra, perciò una densità di popolazione superiore. Sono però riusciti, negli ultimi giorni, a frenare il flusso dei contagi e delle morti, credo sia interessante studiare come hanno fatto, di certo i nostri responsabili politici e medici se ne stanno occupando.

Questa mattina Milano si è risvegliata nel silenzio, ma dentro le mura di casa l'attività brulica come non mai. È ripreso a pieno ritmo l'home working, dopo una settimana in cui tutti si erano forse illusi di poter tornare alla normalità. E le scuole hanno ormai cominciato a organizzarsi con lezioni online o videochat tra studenti che si scambiano pareri, studiano e svolgono insieme i compiti.

Nei negozi si può entrare solo contingentati, il metro di distanza sta diventano la misura che contraddistingue ogni rapporto, a ogni livello, professionale, casuale, amichevole, finanche famigliare.



In particolare, desta molta perplessità e dubbio, la frase contenuta nel decreto che recita:

"Da evitare anche gli spostamenti all'interno degli stessi territori a meno che non si tratti di comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o ancora spostamenti dovuti a motivi di salute".
Che cosa si intende per spostamenti all'interno dei territori? Si parla di spostamenti di un certo rilievo chilometrico, tipo andare da Milano a Bergamo (in auto, in treno? è la stessa cosa?) o anche ad esempio spostamenti interni in città? Se vado da Porta Romana a Porta Venezia per comprare un libro nella mia libreria di riferimento sono passibile di multa? (non essendomi mosso per esigenze lavorative, per situazioni di necessità - che non sia quella di leggere - o per motivi di salute...).

So che potrei rimandare l'acquisto senza grandi drammi, ma non è questo il punto, la domanda è: lo potrei fare?

Qualche bella notizia, presa qua e là (quelle brutte le lasciamo perdere, almeno per ora):
  • in Cina stanno chiudendo le cliniche e i presidi di fortuna che erano stati costruiti a tempo di record dopo l'esplosione del contagio. Di 14 ora ne sono rimasti aperti solo 3, una buona notizia sul fronte della lotta al coronavirus
  • si è generato un fluido di donazioni agli ospedali che stanno affrontando l'emergenza. L'ha fatto il mondo della moda: Bulgari, Armani, Dolce&Gabbana, LVMH Group (multinazionale che raggruppa circa 76 marchi del settore moda), il gruppo Kering (che riunisce marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Stella McCartney e Alexander McQueen), L'Oréal, Estée Lauder, Shiseido, Manila Grace...
  • anche Fedez e Chiara Ferragni hanno scelto di sostenere l'emergenza con una donazione personale e lanciando una raccolta fondi che in poche ore ha superato i due milioni di euro
  • la Svizzera ha deciso di non bloccare i 67mila frontalieri italiani che ogni giorno si recano oltreconfine per lavorare: senza di loro si fermerebbero interi settori dell'economia locale ed entrerebbe in crisi anche il sistema sanitario a nord di Chiasso
  • il paziente 1 di Codogno respira autonomamente ed è stato trasferito dalla terapia intensiva a quella subintensiva.

Le brutte notizie arrivano sempre di sera: 9.172 contagiati (+1.797 rispetto a ieri), 463 morti (+97 rispetto a ieri, 76 nella sola Lombardia). Cui si aggiungono 724 guariti.

Le altre, velocemente: -11,1% la Borsa di Milano, spread a 227, prime due vittime in Germania, 7 morti per la rivolta delle carceri che sta avvenendo un po' in tutta Italia in seguito alla decisione di sospendere i colloqui diretti per difesa contro il coronavirus.

Senza dimenticare i poveri profughi siriani che al confine tra la Turchia e la Grecia stanno vivendo un altro momento tragico, come se non ne avessero vissuti abbastanza negli ultimi mesi, con l'Europa che sembra finora non interessarsi al loro destino, sembra essere interessata ad altro (comunque non abbastanza al coronavirus, se vogliamo dirla tutta).


Dopo cena tutti incollati allo schermo televisivo ad aspettare la conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.



Era nell'aria e l'ufficializzazione è arrivata, da domani, quando il nuovo decreto verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, la "zona rossa" o zona protetta sarà diffusa in tutta Italia. «È un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione "Io resto a casa"», ha sottolineato il Capo del Governo.

Tutte le restrizioni previste per Lombardia e province, compresa la possibilità di circolare liberamente sul territorio solo previa autocertificazione, sono così estese a tutto il territorio nazionale. Con aumento della portata dei divieti, visto che da domani saranno vietati anche gli assembramenti all'aperto in locali aperti al pubblici. E saranno sospese tutte le manifestazioni sportive, compreso il campionato di calcio.


Una decisione che oggi ci sembra normale, ovvia conseguenza di una situazione che non accenna a migliorare, anzi che peggiora di giorno in giorno. Ma che era impensabile, solo qualche giorno fa.

L'asticella si sta alzando sempre più, ormai siamo tutti in gioco e spetta a noi, a tutti noi, mettere i medici e tutti coloro che lavorano senza tregua ormai da settimane nelle condizioni migliori per sconfiggere questo nemico trasparente e tremendo. Ma non invincibile!



17° giorno - Domenica 8 marzo 2020


«Tutti quelli che scappano dalla Lombardia, se non hanno motivi importanti, non stanno facendo una cosa logica perché rischiano di diffondere il virus – ricorda il professor Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all'Università Statale di Milano e primario dell'Ospedale Sacco di Milano –. Il problema è serio e ci si aspetta che le persone lo capiscano».

Frase che è conseguenza del fatto che nella notte il Consiglio dei Ministri ha emanato il decreto che allarga la zona di massima attenzione (non si parla più di "zona rossa") alla Lombardia e ad alcune provincie presenti in Emilia-Romagna, Marche, Piemonte e Veneto (nello specifico si tratta di: Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia).

Lasciamo perdere il fatto increscioso che la bozza di questo decreto, prima che fosse approvato, già circolava sui giornali nelle ore precedenti all'annuncio dato durante la notte dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e concentriamoci sugli aspetti principali contenuti nel documento.

Anzitutto la validità, che è estesa fino al 3 aprile. Proviamo a interpretare le misure adottate che riguardano la parte di massima attenzione:

  a) sono da evitare gli spostamenti di persone fisiche in entrata e in uscita dai territori interessati da decreto. Da evitare anche gli spostamenti all'interno degli stessi territori a meno che non si tratti di comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o ancora spostamenti dovuti a motivi di salute. È consentito, però, il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza

  b) ai soggetti con febbre superiore a 37,5° C e con sintomi propri di infezioni respiratorie viene consigliato "fortemente" di rimanere in casa o comunque di limitare al massimo i contatti sociali. In ogni caso di contattare il proprio medico curante

  c) i soggetti sottoposti a quarantena o risultati positivi al virus non devono uscire dalla propria abitazione o dimora

  d) tutti gli eventi e le competizioni sportive, a qualsiasi livello e in luoghi pubblici o privati, sono sospesi. Sono consentiti solo gli allenamenti dei professionisti o atleti di categoria assoluta all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse o all'aperto senza presenza di pubblico. In questi caso, alle società è demandato il compito di effettuare, a mezzo del proprio personale medico, controlli idonei a contenere la diffusione del virus

  e) ai datori di lavoro pubblici o privati devono cercare di promuovere la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e ferie durante i periodo di efficiacia del decreto (fino al 3 aprile, dunque)

  f) sono chiusi tutti gli impianti sciistici

  g) sono sospese tutte le manifestazioni organizzate, gli eventi pubblici o privati (culturali, ludici, sportivi, religiosi, fieristici) anche se in luoghi chiusi ma aperti al pubblico come cinema, teatro, pub, sale giochi, sale da ballo, sale scommesse, sale bingo, discoteche.

  h) sono sospesi i servizi educativi per l'infanzia e le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese Università e Istituti di Alta Formazione, master, corsi per professioni sanitarie e università per anziani. Sospesi anche i corsi professionali e attività formative svolte da altri enti pubblici. Rimane in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza (ad esclusione di alcuni corsi specifici, come ad esempio quelli che riguardano i corsi per i medici in formazione specialistica)

  i) i luoghi di culto possono restare aperti solo se in grado di evitare assembramenti di persone e se consentono ai frequentatori di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. Sono comunque sospsese tutte le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali.

  l) sono chiusi i musei, i luoghi e gli istituti di cultura

  m) sono sospesi i concorsi pubblici e privati a esclusione di quelli eseguiti in modalità informatica o in cui la valutazione dei candidati è effettuata esclusivamente su basi curriculari. Sono inoltre esclusi alcuni altri specifici concorsi, come ad esempio quelli per il personale sanitario e per il personale della protezione civile

  n) le attività di ristorazione e bar è consentita dalle ore 6.00 alle ore 18.00. I gestori devono assicurare le condizioni per garantire la distanza di sicurezza di almeno un metro tra persona e persona, con sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione

  o) le attività commerciali sono consentie quando il gestore è in grado di garantire accessi contingentati e idonee a evitare assembramenti di persone, nel rispetto della distanza di ameno un metro tra persona e persona, con sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione

  p) i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico sono sospesi, così come quelli di tutti coloro che svolgono attività legate a quelle delle unità di crisi costituite a livello regionale

  q) tutte le volte che sia possibile, nello svolgimento di riunioni con particolare riferimento a strutture sanitare e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamento nell'ambito dell'emergenza COVID-19 sono adottate modalità di collegamento da remoto

  r) nei giorni di festa e in quelli prefestivi le medie e grandi strutture di vendita devono restare chiuse, così come i negozi che sono all'interno di centri commerciali e mercati. Nei giorni feriali il gestore deve predisporre comunque tutte le condizioni che assicurino la distanza di un metro tra persona e persona, con sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione. La chiusura non riguarda farmacie, parafarmacie e punti vendita alimentari, sempre con attenzione alle distanze di sicurezza

  s) le attività di palestre, piscine, centri sportivi, centri benessere, centri termali, centri culturali, centri ricreativi e centri sociali sono sospese

  t) sono sospesi gli esami per la patente, con proroga della validità del foglio rosa per chi non potrà  sostenerli.


Interessante l'allegato 1, che vale la pena essere riportato fedelmente:

Misure igienico sanitarie:
  1. lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre (ma non devono restare chiuse!?!), supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani;
  2. evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
  3. evitare abbracci e strette di mano;
  4. mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro;
  5. igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie);
  6. evitare l'uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l'attività sportiva;
  7. non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
  8. coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce (ma non è stato già detto sopra?);
  9. non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno he siano prescritti dal medico;
  10. pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
  11. usare la macherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.
E in serata, a giustificare le drastiche misure restrittive adottate, un bollettino triste come non mai: i morti sono saliti a 366, il che vuol dire che rispetto a ieri sera si registra un +133 che ci lascia a bocca aperta. Ancor più se si pensa che di questi 133, ben 113 sono decessi che riguardano il territorio della Lombardia. Sono più di un terzo dei decessi registrati dall'inizio dell'emergenza. E sono quasi il doppio delle morti registrate in Iran, il Paese che ci segue al terzo posto di questa tremenda graduatoria.

Anche il numero dei contagiati non scherza, visto che sono diventati 7.375 (+1.492 rispetto a ieri). Abbiamo superato la Corea del Sud e ora anche in questa classifica siamo secondi solo alla Cina.

I guariti, invece, sono stati 622.



16° giorno - Sabato 7 marzo 2020

Il giorno in cui abbiamo iniziato a scrivere questo diario, era venerdì 21 febbraio, non pensavamo ci saremmo spinti troppo in là. L'idea era che tutto sarebbe durato una decina di giorni, e ci sembravano già tanti.

Soprattutto non pensavamo che dopo 15 giorni la situzione sarebbe stata la più delicata di tutto il periodo, che ci saremmo trovati al centro dell'occhio del ciclone. E invece lo siamo, con un doppio stato d'animo.

Da una parte nelle nostre case, ma anche in giro per la città, nei parchi e nei nostri uffici ci sentiamo al riparo dal virus, quasi inattaccabili. Sentiamo e leggiamo notizie drammatiche, certo, ma tutto sommato non ce ne rendiamo conto del tutto e sotto sotto pensiamo che certe misure restrittive forse siano anche un po' esagerate.

Dall'altra viviamo in questa bolla in cui tutto è rallentato e a muoversi velocemente sono quasi solo i numeri dei contagiati e dei decessi, che continuano a salire. Siamo consapevoli che questo momento sia grave e difficile per tutte le persone malate e per i loro famigliari, ma anche per quelle che hanno la loro attività economica bloccata e già cominciano a penare per la loro sussistenza.

Il fatto poi di non riuscire a capire che cosa ci riserverà il futuro, anche quello immediato, ci mette in una condizione di dubbio atroce. Tutto potrebbe finire in pochi giorni, ma potrebbe esserci anche un peggioramento improvviso.

Difficile immaginare quello che scriveremo tra 15 giorni, in questo nostro diario, davvero difficile.

Cominciamo con l'annuncio arrivato attorno alle 13 direttamente dal protagonista: Nicola Zingaretti, segretario del PD, è risultato positivo al tampone di Covid19: «Sto bene, ma nei prossimi giorni dovrò restare a casa. Niente panico, combattiamo, quanto mai in questo momento darò il buon esempio seguendo alla lettera quelle che sono le disposizioni dei medici e della scienza, tentando di dare una mano da casa, per quello che sarà possibile».

E intanto verso le 13, l'annuncio inaspettato di Nicola Zingaretti, segretario del Pd e Presidente della Regione Lazio: «Ho il Coronavirus! Sto bene... ho sempre detto niente panico, combattiamo, quanto mai in questo momento darò il buon esempio seguendo alla lettera quelle che sono le indicazioni dei medici, della scienza, tendando di dare una mano lavorando da casa per quello che sarà possibile».

ll tutto detto con il sorriso sulle labbra.

Un'occhiata ai dati. I contagiati totali sono saliti a 5.883 (+1.247 rispetto a ieri), i decessi 233 (+36 rispetto a ieri), guariti 580 (+66 rispetto a ieri).

Ecco l'aggiornamento della top ten dei contagi nel mondo (tra parentesi il dato di martedì 3 marzo)
  1. Cina 80.652 (erano 80.151),
  2. Sud Korea 7.041 (erano 4.812),
  3. Italia 5.883 (erano 2.036),
  4. Iran 5.823 (erano 1.501), 
  5. Germania 799 (erano 165)
  6. Francia 716 (erano 191),
  7. Spagna 500 (erano 120)
  8. Giappone 461 (erano 274),
  9. USA 376 (erano 105)
  10. Svizzera 268 (non era nei dieci).
La Svizzera ha preso il posto di Singapore nella top ten, a dimostrazione del fatto che il centro del virus si è spostato in Europa. La Cina frena sempre più: se consideriamo che lì l'emergenza è iniziata più o meno a inizio gennaio e che qui da noi è arrivata quasi due mesi dopo, possiamo farci un'idea di quanto dobbiamo aspettare per cominciare a tirare il fiato? Difficile dirlo, certezze non ce ne sono.

Domani a Roma la pregiera dell'Angelus verrà recitata da Papa Franceso non dalla solita finestra affacciata su piazza San Pietro, ma dalla Biblioteca del palazzo Apostolico, con trasmissione in diretta streaming sugli schermi giganti presenti in piazza e su quelli della tele vaticana.

Ma dopo cena arriva la notizia che tutti speravamo di non sentire: la Lombardia (con altre 11 province di 4 regioni) è diventata tutta zona rossa, non si può né uscire né entrare. Ma neanche spostarsi al suo interno, se non per motivi urgenti e gravi. Del resto solo tra ieri e oggi nella nostra regione i contagiati, rivelano gli ultimi dati, sono stati circa 600. C'è attesa per il decreto che spiegherà la nuova situazione.




15° giorno - Venerdì 6 marzo 2020

 


«Care concittadine e cari concittadini,
l’Italia sta attraversando un momento particolarmente impegnativo. Lo sta affrontando doverosamente, con piena trasparenza e completezza di informazione nei confronti della pubblica opinione. L’insidia di un virus nuovo che sta colpendo via via tanti Paesi del mondo provoca preoccupazione. Questo è comprensibile e richiede a tutti senso di responsabilità, ma dobbiamo assolutamente evitare stati di ansia immotivati e spesso controproducenti.
Siamo un grande Paese moderno, abbiamo un eccellente sistema sanitario nazionale che sta operando con efficacia e con la generosa abnegazione del suo personale, a tutti il livelli professionali. Supereremo la condizione di questi giorni, anche attraverso la necessaria adozione di musire straordinarie per sostenere l’opera dei sanitari impegnati costantemente da giorni e giorni: misure per l’immissione di nuovo personale, da affiancare loro, e per assicurare l’effettiva disponibilità di attrezzature e di materiali, verificandola in tutte le sedi ospedaliere.
Il Governo, cui la Costituzione affida il compito e gli strumenti per decidere, ha stabilito ieri una serie di indicazioni di comportamento quotidiano suggerite da scienziati ed esperti di valore. Sono semplici ma importanti, per evitare il rischio di allargare la diffusione del contagio.
Desidero invitare tutti a osservare attentamente queste indicazioni, anche se possono modificare temporaneamente qualche nostra abitudine di vita. Rispettando quei criteri di comportamento, ciascuno di noi contribuirà concretamente a superare questa emergenza.
Lo stanno facendo, con grande serietà, i nostri concittadini delle cosiddette "zone rosse". Li ringrazio, per il modo in cui stanno affrontando i sacrifici cui sono sottoposti.
Desidero esprimere sincera vicinanza alle persone ammalate e grande solidarietà ai familiari delle vittime.
Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell'impegno per sconfiggere il virus. Nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione.
Alla cabina di regia, costituita dal Governo, spetta assumere in maniera univoca le necessarie decisioni, in collaborazione con le Regioni, coordinando le varie competenze e responsabilità.
Vanno quindi evitate iniziative particolari, che si discostino dalle indicazioni assunte nella sede di coordinamento.

Care concittadine e care concittadini, senza imprudenze, ma senza allarmismi, possiamo e dobbiamo avere fiducia nelle capacità e nelle risorse di cui disponiamo. Dobbiamo e possiamo avere fiducia nell'Italia»

(discorso alla nazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 5 marzo 2020)

La figura seria, pacata e saggia del nostro Presidente della Repubblica riesce sempre a rassicurarci, anche quando viviamo momenti particolarmente difficili. Il suo non sarà ricordato come un settennato tranquillo, tutt'altro, ma di lui tra decenni si parlerà sui libri di scuola come di un grande Presidente. E sui libri di scuola, molto probabilmente, si parlerà anche di questo discorso, tanto semplice quanto efficace. E, appunto, rassicurante. Grazie Presidente, ne avevamo bisogno.

Tornando alle cose tristi, due giorni fa avevamo detto che nell'arco della giornata in Italia c'erano sono stati ben 587 casi di nuovi contagi. Un dato tremendo già di per sé, certo, ma difficile da contestualizzare se fornito così, da solo. E allora per renderci conto di che cosa significhi questo numero, ci facciamo aiutare da questa tabella, che anche se si riferisce a due giorni fa, bene rappresenta il momento che stiamo attraversando in Italia:

Classifica nuovi contaggi nel mondo, Paese per Paese, nel giorno mercoledì 3 marzo 2020:
1. Italia 587
2. Iran 586
3. Corea del Sud 435
4. Cina 120
5. Francia 81
6. Germania 66
7. Spagna 57
8. Giappone 38
9. Svizzera 34
10. Regno Unito 34.

Una classifica che può essere letta in modo negativo, ma che al tempo stesso apre la strada anche a molte speranze: è ormai un dato di fatto come in Cina i contagi stiano ormai diminuendo vorticosamente, il che vuol dire che il virus può essere contenuto, addirittura vinto.

Noi siamo arrivati dopo – e il resto d'Europa dopo di noi – è quindi solo una questione di tempi tecnici, si tratta di stringere i denti e fare in modo che le disposizioni del Governo trovino applicazione, per far sì che tra qualche settimana del Coronavirus rimanga solo un doloroso ma lontano ricordo.

Bollettino serale: 49 decessi giornalieri, 37 nella sola Lombardia (e siamo a 197 totali, di cui 135 in Lombardia); 778 nuovi  casi di virus conclamato (per un totale che sale a 4.636); 523 guariti.

Mentre già da ieri si è registrato un caso, anzi due, in Valle d'Aosta e quindi non ci sono più regioni italiane senza contagiati, la notizia bomba di oggi – al momento non riusciamo nemmeno a immaginare che cosa potrebbe comportare – è che si sta ipotizzando di trasformare tutta la Lombardia in zona rossa.

Già il fatto che ci si stia pensando fornisce il metro della situazione, la decisione verrà presa nelle prossime ore (finora le grandi decisioni sono state sempre prese nel fine settimana, non tarderà quindi ad arrivare, positiva o negativa che sia).

Per chiudere, una notizia che rattrista tutti gli appassionati di sport e in particolare di ciclismo:  sono state rinviate a data da destinarsi le classiche di primavera in linea e a tappe: le Strade Bianche, la Milano-Sanremo, la Tirreno-Adriatico, il Giro di Sicilia. La cosa impressionante è che la Milano-Sanremo, nata nel 1907, in tutta la sua storia non è stata effettuata in sole tre edizioni: nel 1916, nel 1944 e nel 1945, in occasione delle due guerre mondiali.

E si dice che a rischio sia da considerarsi anche, al punto in cui siamo, il Giro d'Italia.




14° giorno - Giovedì 5 marzo 2020

Ieri ho potuto testare personalmente l'efficienza del nostro sistema di emergenza sul coronavirus.

La scorsa settimana ho passato un paio di giorni con una febbre leggera, mi è passata in fretta ma mi ha lasciato una fastidiosa tosse, che mi porto dietro da qualche giorno. Per questo ho fissato un incontro con il mio medico, una dottoressa, di famiglia.

Dopo avermi auscultato i polmoni e avermi detto che è tutto a posto, di non preoccuparmi, mi ha consigliato comunque di provare a richiedere il tampone per fugare ogni dubbio sulla presenza di coronavirus. Questo in considerazione di due punti: l'età, veleggio ormai sopra i 55 anni, e il fatto che nelle scorse settimane mi sono recato per lavoro in zone che oggi sono considerate a rischio (non zona rossa, ma quasi).

Mi ha un po' sorpreso, questo consiglio, non me l'aspettavo. Ma non mi ha nemmeno sconvolto, questo è quello che con senso di responsabilità dobbiamo fare, se necessario, per noi e per gli altri, in questo momento storico.

La dottoressa mi ha dato un numero verde di riferimento: «Dovrà probabilmente stare un po' in attesa, abbia pazienza...». Tornato a casa mi sono messo comodo sul divano e l'ho chiamato subito. Dopo due soli trilli, ha risposto una voce di donna dal forte accento meridionale: «Buongiorno, mi dica...».

Mi ha spiazzato un po', questa risposta immediata. Adesso mi diranno che mi richiameranno per fare lo screening telefonico, per verificare se sia il caso o meno di farmi fare il tampone, ho pensato. E invece no, la dottoressa dall'altra parte del filo, con grande tranquillità e professionalità mi ha subito messo a mio agio e ha cominciato a pormi le domande di rito: Che cosa si sente? Ha avuto febbre? Ha avuto contatti che potrebbero essere considerati a rischio? Quattro-cinque domande cui ho risposto in pochi secondi.

E in pochi secondi ho avuto una risposta: «Non si preoccupi, è una forma influenzale lieve che nulla ha a che fare con il coronavirus. Il tampone viene disposto in presenza di due situazioni principali: febbre particolarmente alta e persistente per un po' di giorni e difficoltà respiratorie. Lei è a posto, può stare tranquillo».

Devo dire grazie a questa dottoressa, perché è riuscita a rassicurarmi, oltre che dal punto di vista sanitario mio personale (per il quale a dire il vero non ero preoccupato), anche da quello mentale, psicologico generale. Durante la telefonata ho avuto la sensazione di avere a che fare con una persona competente, capace di gestire una situazione di emergenza, rassicurante. E come lei ho immaginato ce ne siano altre centinaia, all'opera, e questo non può che dare un senso assoluto di tranquillità

Da ieri mi sento più fiducioso, anche se la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno ora so che non siamo soli, non siamo abbandonati a noi stessi. Per la nostra salute c'è un esercito di "angeli della vita" che sta lavorando in silenzio, senza turni di riposo, a rischio anche della propria salute. Mi auguro che un giorno ci sarà occasione per rendere merito a tutte queste persone, perché in questo momento sono la parte più positiva, e combattiva, del nostro Paese. Un esempio per tutti.

A sera, il solito triste bollettino, anche questo giorno è purtroppo da segnare con il bollino rosso. Siamo arrivati a 148 morti, solo oggi sono 41, davvero tanti. Abbiamo staccato nettamente l'Iran (lì si sono quasi fermati a 107). I contagiati sono saliti a 3.858 (+769 rispetto a ieri!).

E come sempre teniamo per ultimo il dato che ci rende più felici, quello dei guariti, che oggi sono stati 414.




13° giorno - Mercoledì 4 marzo 2020

"È abolito il saluto con la stretta di mano". Una volta si sarebbe detto così, oggi per fortuna il superamento di questo gesto viene solo consigliato. Attraverso le mani, ormai lo si sa bene, si possono trasmettere cose indicibili, molto meglio un cenno del capo o, se proprio si vuole apparire originali e in equilibrio con il mondo, si può azzardare il namaste, il famoso saluto indiano a mani giunte con le dita rivolte verso l'alto che "è più igienico, è amichevole ed equilibria le tue energie".

Si parla molto del saluto, e del consiglio per le persone anziane di stare a casa, perché le notizie che circolano non sono più dettagliate come nei primi giorni di crisi. Forse le redazioni dei giornali e telegiornali cominciano a essere stanche, forse i medici, paramedici, infermieri hanno troppo da lavorare per fermarsi a raccontare quello che sta accadendo, forse le disposizioni dall'alto son quelle di non essere sempre così minuziosi nel racconto per non destare ulteriori preoccupazioni.

Resta il fatto che il bollettino dei decessi, dei contagiati, dei ricoverati e anche dei guariti è ormai diventata una veloce nota da trasmettere a inizio o fine giornata, quasi con noncuranza. Del resto è anche vero che i morti ora si contano a decine ogni giorno, sarebbe impossibile raccontare la storia di ognuno di loro. Certo, così è più facile perdere l'attenzione sullo stato delle cose: quanti anni avevano? dove vivevano? quali complicazioni sono state alla base del loro decesso? Sono tutte informazioni, queste, che potrebbero essere utili ai cittadini per capire come evolve lo sviluppo del virus e, soprattutto, in quali direzioni.

Così capita che se due giorni fa c'eravamo stupiti del fatto che in Italia i contagiati avevano superato le 1.000 unità, oggi quasi passa in sordina il fatto che, due soli giorni dopo, questi sono più di 2.500 (2.502, per la precisione). E quasi ci sembra normale che come decessi siamo ormai i secondi in classifica, nel mondo, dietro solo alla Cina (abbiamo superato l'Iran).

Che la situazione sia in forte divenire – ma questo, basta vedere la cartina a fianco, accade in buona parte del mondo  – non ce lo dicono direttamente esperti e politici, che cercano di mettere un po' di acqua sul fuoco, forse anche giustamente. Ce lo dicono i loro consigli e le loro decisioni. Si parla per esempio di scuole chiuse, di eventi annullati, di manifestazioni sportive sospese, ecc. ecc. per almeno tutto il mese di marzo. 

Il che ci fa pensare che la nostra sofferenza, seppur giunta al 13° giorno, sia ancora lunga da durare, almeno altrettanto tempo rispetto a quello trascorso da quel primo decesso che, se ci pensiamo, sembra una storia di almeno un anno fa. E invece sono trascorse meno di due settimane...

E verso sera, alcuni dati che fanno capire il momento delicato in cui ci troviamo: le vittime del Coronavirus sono salite a 107 (73 nella sola Lombardia). Oggi sono state 28, triste record giornaliero cui si affianca l'altrettanto triste record dei nuovi positivi al virus: ben 587 nelle sole ultime 24 ore, per un totale che, nel frattempo, ha raggiunto i 3.089 casi registrati (ma anche per i guariti, per fortuna, oggi è record: 116 in un sol giorno).

Da qui la decisione del Governo di prolungare la chiusura delle scuole al 15 marzo, anzi di estenderla a tutto il territorio nazionale

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha dichiarato al Corriere della Sera che "serviranno almeno due mesi per tornare alla normalità" e ha aggiunto: «Milano sta mettendo in campo un sistema di aiuti a domicilio perché i nostri anziani vanno convinti a blindarsi in casa», perché «se c’è da essere più rigorosi adesso per evitare il picco lo si fa»




12° giorno - Martedì 3 marzo 2020

La giornata si apre con quella che sembra essere finalmente una buona notizia: i casi di contagio, per la prima volta da quando siamo entrati nella crisi Coronavirus, sembrano essere in diminuzione ripetto al giorno precedente. Che sia la notizia che aspettiamo da giorni, ormai? La conferma che abbiamo toccato il culmine o ora ci accingiamo a tornare, anche se lentamente, alla normalità?

Difficile dirlo, stando a casa seduti davanti a un computer, meglio lasciare che parlino gli esperti e fidarsi di loro.

Quello che possiamo fare noi, tutti noi, è guardare fuori dalla finestra o fare il giro del nostro quartiere per vedere se qualcosa sta cambiando. La sensazione non è bella. Le strade sono quasi deserte, le metropolitane sono quasi deserte, i mezzi di superficie sono quasi deserti. Per non parlare dei locali pubblici, quelli sono davvero deserti.

Ieri sera siamo andati a farci un aperitivo nel bar sotto casa. Il gestore, un amico, ci ha confessato “Non siamo ancora alla canna del gas, ma non so per quanto potremo andare avanti così. Qui non entra più nessuno. Lavoravamo con gli uffici, con le scuole ma anche tutto il resto della giornata è una vera desolazione...». 

Un aggiornamento della top ten dei contagi nel mondo? Eccolo qui (tra parentesi il dato di sabato 29 febbraio)
  1. Cina 80.151 (erano 79.251),
  2. Sud Korea 4.812 (erano 3.150),
  3. Italia 2.036 (erano 889),
  4. Iran 1.501 (erano 388), 
  5. Giappone 274 (erano 234),
  6. Francia 191 (erano 57),
  7. Germania 165 (erano 48)
  8. Spagna 120 (erano 32)
  9. Singapore 108 (erano 96), 
  10. USA 105 (erano 64).

La Cina sta frenando! Hong Kong è uscito dalla top ten, mentre sono entrate in pianta stabile Francia, Germania e Spagna. Altre nazioni europee che seguono sono la Svizzera (42), il Regno Unito (40) e la Norvegia (25). Pare proprio che il nostro continente al momento sia il terreno più fertile per il virus, ma passerà anche per noi...

Se ci siamo svegliati con un'apparente buona notizia, andiamo a cena con la tegola dei 27 decessi di questa giornata. E così in totale siamo a 79 dall'inizio della crisi.

L'unica regione d'Italia a non registrare casi è la Valle d'Aosta, ben saranno contenti i milanesi che hanno deciso di fissare lì la loro settimana bianca in questi giorni. Anche perché la situazione in Lombardia è ben diversa, dal momento che si tratta della regione con più contagiati (1.520), seguita a grande distanza da Emilia Romagna (420) e dal Veneto (307). 

E c'è da dire che il virus non guarda in faccia a nessuno: nelle ultime ore abbiamo avuto notizie di contagi che hanno riguardato poliziotti, giornalisti, medici, giudici, vigili del fuoco, assessori regionali...


 

11° giorno - Lunedì 2 marzo 2020

Spiace dover fare ancora ricorso ai freddi numeri, ma i dati parlano chiaro, non è il momento di abbassare la guardia. La giornata di ieri è stata la peggiore, da quando è iniziata qui da noi la crisi, per numero di vittime e di contagiati. Nelle sole 24 ore di domenica i decessi sono stati ben 12 e i nuovi contagiati sono stati, sempre nell'arco della giornata, quasi 800. Per fortuna c'è il dato delle persone guarite, 81, che sale costantemente e ci rassicura un po'.

La prima paura è che si diffonda il panico, ma questo non sta accadendo. Perché siamo tutti presi ad affrontare le questioni giornaliere e al virus ci pensiamo solo a momenti. Certo chi ha un po' di tosse o, peggio ancora, dichiara di avere avuto qualche linea di febbre, viene guardato con sospetto come se in questo periodo dell'anno – con il freddo che qui al Nord tra l'altro è tornato a farsi sentire – non fosse normale essere influenzati

Ma tant'è: ognuno deve saper essere responsabile per sé e per tutti coloro che gli stanno attorno. Chi ha sospetti, anche minimi, di essere soggetto al Coronavirus è giusto che informi il proprio medico di famiglia che saprà giudicare la situazione e suggerire il corretto procedimento da seguire.

Nel frattempo, a Roma il Governo ha emanato il nuovo Decreto Coronavirus, che manterrà validità fino a domenica 8 marzo (si procede settimana per settimana).

L'Italia è stata sostanzialmente divisa in tre parti: la zona rossa, che ricomprende i comuni lombardi e veneti più coinvolti nella diffusione del virus; la zona gialla, quella che riguarda tutto il resto di Lombardia e Veneto, l'Emilia Romagna, le province di Savona e di Pesaro-Urbino; una terza zona, che riguarda il resto del territorio nazionale.

Per la zona rossa i divieti sono in pratica tutti confermati, compresi quelli di divieto di entrata e di uscita dai Comuni interessati. 

Per la zona gialla, quella che ricomprende anche Milano, queste sono in linea di massima le disposizioni:
  • permane la sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, oltre che il divieto di trasferta dei tifosi. È consentito lo svolgimento di competizioni a porte chiuse, così come, sempre in impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, sono consentiti gli allenamenti
  • restano sospese le manifestazioni di carattere culturale o ludico anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico (grandi eventi, teatri, cinema, discoteche, ecc.). I luoghi di culto potranno essere aperti solo previa adozione di misure organizzative che evitino assembramenti di persone
  • viene confermata la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado
  • i musei e i luoghi culturali potranno essere aperti nel caso in cui siano in grado di assicurare una modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, in modo tale da assicurare almeno un metro di distanza tra i visitatori
  • le attività commerciali possono restare aperte nel caso in cui siano in grado di adottare misure organizzative tali da consentire un accesso con modalità contingentate, che eviti assembramenti di persone e garantisca il mantenimento di almeno un metro di distanza tra un cliente e l'altro
  • in Lombardia, oltre che nella provincia di Piacenza, dovranno restare chiuse palestre, centri sportivi e termali
  • le attività di ristorazione, bar e pub, possono restare aperte a condizione che prestino il loro servizio solo per i posti a sedere e che i clienti siano messi in condizione di rispettare la distanza di almeno un metro tra un cliente e l'altro
  • per quanto riguarda le realtà sanitarie è da prevedere una limitazione dell'accesso dei visitatori alle strutture di degenza, preferibilmente una persona per paziente al giorno
  • per il personale sanitario e tecnico, oltre che per coloro le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi regionali, si prevede la sospensione dei congedi ordinari
  • per gli uffici giudiziari potrà essere previsto un orario ridotto
  • i concorsi pubblici e privati sono sospesi, ad esclusione di quelli che riguardano il personale sanitario
A sera, i numeri dicono che oggi si è saliti a 52 vittime, oggi sono state 18, e che le persone positive al virus hanno superato le 2.000, sono per la precisione 2036 (più della metà sono in Lombardia). 668 sono le persone ricoverate in terapia intensiva e quelle guarite sono 149.

Oggi c'è stato anche il primo contagiato in Sardegna, un 40enne di Quartu Sant'Elena e l'annuncio del contagio di un assessore della giunta della Regione Lombardia, Alessandro Mattinzoli.


Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus di febbraio 2020 


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