giovedì 12 marzo 2020

Coronavirus, il diario da Milano/marzo 2020_2

Diario giornaliero di una cosa che non era capitata mai, dalle nostre parti.



La storia del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).





Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 22 marzo 2020


30° giorno - Sabato 21 marzo

21 febbraio-21 marzo: è passato un mese. Si fa fatica a ricordare quando tutto è cominciato, nel frattempo sono successe così tante cose che il tempo ha perso la sua scansione abituale.

Sono successe tante cose, sì, ma fuori dalle mura di casa. È incredibile come in questi giorni, per tutti noi che siamo obbligati a chiuderci in casa, le giornate si ripetano sempre uguali a sé stesse, con spostamenti che vanno solo dalla camera alla cucina, dal soggiorno al bagno, con qualche veloce puntata sul balconcino, giusto per respirare un po' d'aria.

E, nello stesso momento, fuori stia avvenendo tutto quello che sappiamo. Ai ritmi lentissimi delle nostre case si contrappongono quelli frenetici degli ospedali. Al nostro tranquillo e solitario lavoro da casa, seduti davanti a un computer e con il telefono sempre a portata di mano, si contrappone un'attività senza sosta, senza riposo, di tante persone che vediamo solo ogni tanto in inquadrature veloci nei telegiornali, pronte a ributtarsi in un lavoro massacrante, in lotta con la morte.

Ieri sono arrivate le immagini di una New York chiusa e desolata. Niente di nuovo, per noi, siamo ormai abituati alle città deserte, ma vedere la Grande Mela così fa comunque un certo effetto.

E qui in Italia c'è stata la stretta che tutti un po' si aspettavano: da oggi si può correre solo nelle vicinanze di casa (ma che cosa vuol dire "vicinanze"? nel cortile, 100 metri, un chilometro...?!?), di sicuro non più in parchi e giardini pubblici. Niente più tiri solitari di basket al campetto, inoltre, perché l'ordinanza emanata ieri sera parla esplicitamente di divieto di "attività ludiche e ricreative all'aperto".

E niente più possibilità di andare nelle seconde case, comprese quelle di vacanza (eravamo convinti che quel divieto già esistesse).

Per fortuna non è stata imposta nessuna chiusura dei supermercati. Già ci sono lunghe code fin dall'alba, in questi giorni, restringere l'orario di apertura – come invece sembra voler fare il presidente del Veneto Luca Zaia – aggraverebbe ancor più una situazione che ha un forte impatto emotivo sulla gente.



Come ogni sabato, ecco la classifica classifica dei dieci Paesi al mondo più colpiti dal contagio del Coronavirus, con la comparazione dei dati registrati sabato scorso, 14 marzo:

  1. Cina                  81.303 contagiati              erano 80.976               + 327
  2. Italia              47.021 contagiati         erano 21.157        +25.864
  3. Spagna              21.571 contagiati              erano 6.315           + 15.256
  4. Germania          19.848 contagiati              erano 4.515           + 15.333
  5. Iran                    19.644 contagiati            erano 12.729             + 6.915
  6. Francia               12.632 contagiati             erano 4.480             + 8.152
  7. USA                    19.624 contagiati               erano 2.572          + 17.052
  8. Sud Corea           8.652 contagiati               erano 8.086                + 566
  9. Svizzera               5.544 contagiati               erano 1.359             + 4.185
  10. Regno Unito       4.014 contagiati              erano 1.143               +2.871
Siamo ancora il Paese con la maggior crescita di contagiati, seguono USA, Germania e Spagna. Cina e Corea del Sud sembrano ormai essere fuori dall'emergenza, ora devono stare solo attente al contagio di ritorno, per loro è comunque un momento delicato.

A seguire, le altre posizioni in classifica sono occupate da Olanda, Austria, Belgio, Norvegia, Svezia e Danimarca. Tutte europee. Il Giappone, che è stato a lungo nelle prime posizioni, oggi veleggia nelle retrovie con soli 963 contagiati.

In tutto questo, oggi si è aggiunta un'ulteriore triste notizia. Se n'è andato, non per colpa del coronavirus, un grande maestro del giornalismo, in particolare del giornalismo sportivo. Un saluto a Gianni Mura, ci mancheranno la sua intelligenza e la sua scrittura limpida e sagace.

Bollettino delle 18, nessuna buona notizia: 53.578 contagiati (+6.557 rispetto a ieri), decessi 4.825  (+793 rispetto a ieri), guariti 6.072 (+943 rispetto a ieri).

La situazione in Lombardia: contagiati 25.515 (+3.251 rispetto a ieri), deceduti 3.095 (+546 rispetto a ieri), guariti 5.050 (+755 rispetto a ieri). 

In Lombardia si registrano la metà dei contagi e più di 2/3 dei decessi di tutta Italia. E i 5/6 dei guariti totali.


29° giorno - Venerdì 20 marzo


È arrivata la primavera, ma nessuno se n'è accorto. O, meglio, forse qualcuno ne approfitterà, oggi, per fare il solito giro del parco di corsa, per sgranchire le gambe. Forse per l'ultima volta.

Perché ormai è cosa assodata, in città c'è ancora troppa gente che gira tranquillamente, senza rispettare le disposizioni del governo che vogliono che si stia tutti a casa e si esca solo per motivi di necessità. I cinesi che sono venuti a darci man forte l'hanno notato subito e ci hanno sgridati: «Così non va bene!».

Detto questo, non è forse giusto colpevolizzare i runners, quella della corsa è da sempre una questione poco chiara. Ce lo si era domandato fin da subito: perché se corro posso uscire indisturbato e se cammino invece mi prendo una multa e una denuncia penale?

Poi magari uno dovrebbe chiedersi se sia il caso di continuare a uscire quando tutti dicono di restare a casa, ma se non c'è un divieto vero e proprio è inevitabile che ci sia chi continua a farlo ritenendo di averne diritto. È solo una questione di ore, il divieto arriverà.

Nel frattempo, in generale, qualche dubbio sorge sulle modalità con cui in Italia vengono raccolti e comunicati i dati relativi alle persone contagiate e alle persone decedute. Si dice che sia le prime sia le seconde, in Italia, siano molte di più di quanto si racconta. Perché non c'è la possibilità di fare i tamponi a tutti, a volte nemmeno alle persone che hanno convissuto con persone contagiate, e perché ci sono persone che muoiono in casa e non rientrano nella casistica legata al coronavirus.

Difficile capire se questo sia dovuto a impossibilità o se sia il frutto di una precisa strategia comunicativa studiata a tavolino. La cosa certa è che  non si tratta di sicuro di un problema solo italiano: ci sono situazioni in Europa e nel mondo alquanto sospette, ci si chiede come sia possibile che in certe zone il virus non si stia diffondendo.

Saremmo tutti contenti se fosse davvero così, ma qualche dubbio sorge davanti, ad esempio, ai soli 189 contagiati (con un solo decesso) di tutta la Russia. La stessa Cina del miliardo e 300mila abitanti può avere avuto un numero di decessi che ormai è inferiore a quello italiano? E gli esempi potrebbero essere molti di più.

I numeri sono importanti. Non per farne mera statistica, ma per comprendere le modalità di diffusione del virus e la sua portata, informazioni fondamentali per riuscire a debellarlo con maggiore rapidità ed efficacia. Chi nasconde i veri dati per convenienza (non riteniamo che questo sia il caso dell'Italia, che al contrario fin dall'inizio ha dato l'impressione di essere la nazione "più trasparente" sotto questo punto di vista) agisce contro gli altri e si macchia di un delitto contro l'umanità intera.

Tornando dalle nostre parti, la sensazione di queste ore è che Milano sia in questo momento nell'occhio del ciclone. Le parole dell'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera – che ieri si è detto preoccupato per l'aumento repentino dei contagi registrati in città – hanno allarmato un po' tutti.

Il discorso cade sempre lì: ci sono troppe persone nelle strade. Un po' di militari sono già impiegati nel controllo sui cittadini e probabilmente nelle prossime ore ne arriveranno altri.

Da un paio di giorni fuori dai supermercati si vedono lunghe code. Per fare la spesa possono servire anche più di 2 ore, con il rischio dovuto al fatto che si resta a lungo a contatto, pur osservando le misure di sicurezza, con altre persone.

I grossi supermercati che prestavano servizio di spesa online con consegna a casa sono oggi impossibilitati a rispondere a tutte le richieste. Giustamente cercano di favorire le persone con una certa età, per le quali l'uscire di casa è ancor più pericoloso che per gli altri.

Qualcuno ha ipotizzato che i negozi alimentari possano nell'immediato futuro essere chiusi prima, la sera, e questo è un po' difficile da comprendere: se già così ci sono le code, come sarà nel caso di apertura ridotta?

Certo è che, per come si stanno mettendo le cose, se anche uno ritiene di avere in casa tutto il necessario per sopravvivere viene spinto dalle notizie che circolano in modo incontrollato a comprare e accumulare sempre più, nel timore che nei prossimi giorni possa diventare ancor più difficile fare una normale spesa.

I dati di oggi: 47.021 contagiati (+5.986 rispetto a ieri), decessi 4.032 (+627 rispetto a ieri), guariti 5.129 (+689 rispetto a ieri). Si sale ancora, dunque.



La situazione in Lombardia: contagiati 22.264 (+2.380 rispetto a ieri), deceduti 2.549 (+381 rispetto a ieri), guariti 4.295 (+517 rispetto a ieri). 

I contagiati nella provincia di Milano sono 3.804 (+526 rispetto a ieri). Stringiamo i denti e restiamo a casa, non è il momento di lasciarsi andare.



28° giorno - Giovedì 19 marzo


Quattro settimane, stiamo vivendo questa situazione da quattro settimane. Quanto durerà ancora? Difficile dirlo.

In Cina, ad esempio, il virus ha cominciato a mietere vittime tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, circa due mesi prima rispetto a noi. E loro ne stanno uscendo adesso (è di oggi la notizia che ieri in tutto il Paese non si è verificato alcun nuovo caso di contagio!) più di due mesi e mezzo dopo. Ma ogni situazione è a sé, e noi possiamo contare sulla loro esperienza per prendere decisioni efficaci con maggiore velocità, non è un vantaggio da poco.

Questa mattina in casa siamo tutti al computer fin dalle 8. Le lezioni online delle scuole dei figli (un liceo e una scuola media) stanno finalmente cominciando a funzionare, dopo alcuni giorni di rodaggio pieno di intoppi – per la difficoltà di alcune scuole di organizzare il sistema di coinvolgimento, per alcune piattaforme che si impallano a metà lezione, per i professori che "non se ne intendono molto di internet"... – , che avevano gettato nello sconforto i genitori.

Il lavoro, per noi che stiamo normalmente sul computer, continua senza sosta da casa. Ma è una situazione particolare, la nostra, tante sono le persone che sono a casa e non lavorano, un pensiero va a tutti quelli che oltre a dover pensare a non contrarre il virus devono anche pensare a come sopravvivere senza poter contare sulle solite entrate.

Sui siti, nei blog, sui social aumentano sempre più gli appelli degli operatori sanitari. Molti sono parenti o amici e chiedono di spargere la voce per individuare qualcuno che possa fornire al loro ospedale mascherine, guanti o materiale sanitario di vario genere, oppure chiedono semplicemente donazioni, anche minime, perché le spese sono sempre di più e servono nuove risorse economiche.

Molti personaggi dell'economia, dell'industria, dello spettacolo, dello sport stanno facendo donazioni di varia entità: ognuno sembra fare la sua parte, per quel che può, e questo senso di solidarietà è uno degli aspetti positivi di questo triste e tremendo momento.

Intanto, là fuori, la BCE ha finalmente dichiarato che sosterrà il difficile momento economico dell'Europa. Bene, signora Lagarde, anche se pensiamo che dovrà lavorare molto dal punto di vista della comunicazione per convincerci che questo repentino cambio di rotta non sia dovuto al fatto che ora coinvolte nell'emergenza ci sono anche Francia e Germania...

Il bollettino. Nella giornata i contagiati sono saliti a 41.035 (+5.322 rispetto a ieri), le persone morte sono diventate 3.405 (+427 rispetto a ieri), quelle guarite 4.440 (+415 rispetto a ieri). Le persone in terapia intensiva sono 2.498 (+241).

In Lombardia: contagiati 19.884 (+2.171 rispetto a ieri) (nella provincia di Milano 3.278), deceduti 2.168 (+209 rispetto a ieri), guariti 3.778 (+290 rispetto a ieri). A Milano tra ieri e oggi ci sono stati 634 nuovi contagi, tanti.

415 decessi contro i 475 di ieri e quindi dovremmo essere contenti di questa diminuzione. Ma non sono solo numeri, questi. Sono uomini e donne, sono la sofferenza il senso di vuoto che oggi alberga nei cuori dei loro parenti, amici, colleghi, conoscenti.

In questi giorni mi viene spesso in mente una massima che era scritta sulla copertina di uno dei romanzi che più ho amato nella mia adolescenza:

"Ogni morte di uomo mi diminuisce
perché io partecipo dell'umanità.
Così, non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te" (J. Donne).



27° giorno - Mercoledì 18 marzo

In giorni come questi la voglia di scrivere viene meno.

Ho appena letto le notizie che riguardano Bergamo, la città più colpita d'Italia, una città cui sono particolarmente legato, per tanti motivi, non ultimo quello professionale. La gente muore a decine ogni giorno, a Bergamo, e gli ospedali stanno scoppiando, i posti a disposizione diventano sempre meno e fuori le persone che hanno bisogno continuano ad aumentare.

Lì più nessuno ha voglia di andare al balcone a cantare, per rispetto di chi non c'è più. È un gesto positivo, certo, utile a stemperare gli animi così duramente provati e a fare sentire tutti un po' meno soli, ma che nessuno si sente più di fare, lì. E che nemmeno io farò più, fino a quando la situazione non si sarà normalizzata.

Ho letto anche di parenti che non possono più avere contatti con i loro cari che sono sottoposti a terapia intensiva e che non possono avere contatti con esterni. Persone che possono comunicare solo attraverso i medici e che a loro affidano gli ultimi saluti per le persone care: mogli, mariti, figli, nipoti...

Ho letto di medici, infermieri, operatori sanitari che fanno turni massacranti, vivono per ore a contatto con i contagiati e a sera tornano a casa dalle famiglie con la paura di portare il virus nella propria casa. Ma non si fermano, in questo momento sanno che la vita di molti dipende dalla loro tenacia, dalla loro forza di volontà.

Ho letto anche tante altre cose, alcune anche positive – come ad esempio il fatto che all'estero si comincia a pensare che il modello italiano di lotta al virus sia quello da seguire, una volta tanto ci viene riconosciuta una capacità che spesso abbiamo e non sempre riusciamo a valorizzare – e ho visto la foto di Papa Francesco che ha portato la sua solidarietà e il suo sostegno spirituale nelle strade di una Roma deserta, un'immagine che sta facendo il giro del mondo e che resterà per sempre scolpita nella nostra memoria.




Ma oggi, davvero, la voglia di scrivere è poca.

Il bollettino delle ore 18: in tutta Italia i contagiati totali sono diventati 35.713 (+4.207), le persone morte 2.978 (+475), i guariti 4.025 (+1.084). Le persone in terapia intensiva sono 2.257.

In Lombardia: contagiati 17.713 (+1.493 rispetto a ieri), nella provincia di Milano 2.644), deceduti 1.959 (+319 rispetto a ieri), guariti 3.488 (+1.003 rispetto a ieri).

Sono un sacco di giorni che siamo chiusi in casa e qualcuno comincia a credere sia il momento giusto per fare una passeggiata. NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO!, stiamo entrati nel momento peggiore dell'emergenza, lo dicono i dati, e mai come ora è necessario restare chiusi in casa, se non si ha l'esigenza di uscire.

A breve, c'è da scommeterlo, vieteranno anche le attività e gli sport all'aperto, niente più corsa sui marciapiedi o al parco, per intenderci, se ne sta già parlando con sempre più insistenza.



26° giorno - Martedì 17 marzo

Il fatto che ieri i contagi siano aumentati, qui da noi in Italia, con meno incisività rispetto ai giorni scorsi ha ridato un po' di speranza. Sui giornali e nelle televisioni questo dato viene ripetuto in continuazione, c'è tanta voglia di arrivare in fretta sulla vetta per poter cominciare a ridiscendere.

Si comincia a cercare di capire quando sarà il picco del contagio. Ma l'impressione è che si brancoli ancora nel buio, è forse troppo presto per avere certezze: c'è chi dice che il culmine potrebbe essere raggiunto domenica prossima, c'è chi invece sostiene che non se ne parlerà prima di due settimane.

Era un po' di tempo che pensavo di evidenziare attraverso i numeri raccolti in questo diario l'escalation dei contagi in Italia, mi ero ripromesso di non farlo fino a quando non sarebbero calati in modo significativo rispetto al giorno precedente. È arrivato quel momento.

Si comincia dal 21 febbraio, due secoli fa.

21 febbraio: 14 contagiati
23 febbraio: 152 contagiati (+138)
25 febbraio: 322 contagiati (+170)
26 febbraio: 386 contagiati (+64)
28 febbraio: 888 contagiati (+502)
29 febbraio: 1.049 contagiati (+161)
1 marzo: 1.577 contagiati (+508)

2 marzo: 1.835 contagiato (+786)
3 marzo: 2.263 contagiati (+428)
4 marzo: 3.089 contagiati (+826)
5 marzo: 3.858 contagiati (+769)
6 marzo: 4.636 contagiati (+778)
7 marzo: 5.883 contagiati (+1.247)
8 marzo: 7.375 contagiati (+1.492)
9 marzo: 9.172 contagiati (+1.797)
10 marzo: 10.149 contagiati (+977)
11 marzo: 12.462 contagiati (+2.313)
12 marzo: 15.113 contagiati (+2.651)
13 marzo: 17.660 contagiati (+2.547)
14 marzo: 21.157 contagiati (+3.497)
15 marzo: 24.747 contagiati (+3.590)
16 marzo: 27.980 contagiati (+3.233).

Guardando i dati, si vede che non è la prima volta che diminuisce l'aumento di contagiati (era successo ad esempio anche il 10 e il 13 marzo). Ma è la prima volta che questo dato coincide con la diminuzione dei decessi e l'aumento delle guarigioni, come detto ieri. È questa combinazione di dati che ci fa sperare...

Di tutte le notizie lette questa mattina ce n'è una, anzi due, che mi hanno particolarmente incuriosito. Arrivano entrambe dagli Stati Uniti.

La prima è che negli USA la carta igienica è diventata quasi introvabile. Nei giorni scorsi gli scaffali dei grandi store con questi prodotti sono stati presi d'assalto e svuotati. La cosa curiosa – e per certi anche divertente – è che ora questo prodotto è possibile acquistarlo in pochissimi negozi, quelli che saggiamente ne avevano fatto rifornimento prima dell'assalto. La vendita è stata contingentata, un solo rotolo a famiglia, al modico prezzo di 2 euro a pezzo...

L'altra notizia a stelle e strisce è meno divertente. Riguarda le code chilometriche che in questi giorni si stanno formando all'esterno dei negozi di armi, soprattutto quelli degli Stati più colpiti: New York, Washington e California. Una buona parte di americani si sta precipitando ad acquistare pistole, fucili, proiettili come reazione alle prime imposizioni restrittive disposte dal governo Trump.

Buona parte degli americani è così, lo vediamo da sempre nei film, ma non può non preoccupare il fatto che in un momento difficile come questo il primo pensiero di queste persone vada alla difesa personale, a un'ipotetica situazione in cui ci potrebbe essere bisogno di usare le armi, probabilmente contro le istituzioni ma anche contro i propri vicini di casa, se occorresse.

Un brutto messaggio che giunge in un momento in cui molti di noi si ostinano ancora a pensare che a fare la forza non siano la violenza o la prepotenza ma l'unità e la solidarietà.

I dati delle ore 18. In tutta Italia i contagiati sono saliti a 31.506 (+3.526 rispetto a ieri), le persone morte sono ora 2.503 (+345 rispetto a ieri), i guariti 2.941 (+192 rispetto a ieri).

Nella sola Lombardia: 16.220 contagiati (+1.571, nella provincia di Milano 2.326), 1.640 deceduti (+220), 2.485 guariti (+117).

Un po' ci avevamo sperato.


 

25° giorno - Lunedì 16 marzo

Il 25° giorno si porta con sé il consueto stress del lunedì. L'idea di ricominciare un'altra settimana all'insegna della clausura accresce il peso di una situazione anomala cui, nonostante tutto, ci stiamo abituando un po' tutti.

Gli ultimi giorni hanno visto un fiorire di iniziative di comunità da vivere stando alla finestra o sul balcone di casa: suonate collettive, canzoni condivise, applausi diffusi, illuminazioni notturne per farsi vedere dal satellite (?!?). All'inizio colte con entusiasmo – bello salutarsi con persone che abitano nel palazzo di fronte e con cui non hai mai scambiato nemmeno un cenno di saluto –, dopo tre giorni qualcuno comincia a dire che è forse il caso di non esagerare...

Un altro aspetto caratteristico del momento è il fiorire di notizie e informazioni false diffuse sui social. In genere si tratta di un file audio in cui un dottore o una dottoressa del tal ospedale sostiene una sua tesi con voce seria e convincente. Si tratta di fake news, come ad esempio quella che dice che dal coronavirus ci si può difendere anche solo assumendo una specifica vitamina oppure quella che dice che il virus rimane attaccato al suolo per più di 9 giorni per cui bisogna togliersi le scarpe prima di rientrare a casa (dopo essere andati a fare la spesa), quella che dice che la distanza di sicurezza non è un metro ma sono 4,5 metri...

Difficile districarsi tra notizie vere e notizie false. Resta fermo il fatto che il virus si annida là dove non c'è igiene. Il lavaggio delle mani resta la prima regola, il disinfettare le superfici che si toccano abitualmente, anche quelle di casa, la seconda.

Mentre le lezioni online sono ormai diffuse per ogni scuola, si comincia a ipotizzare una nuova scadenza fissata per la riapertura degli istituti. Nella situazione in cui siamo il 3 aprile sembra ormai una data troppo vicina, difficile che per quel giorno tutto sia tornato come prima.

E intanto il resto del mondo occidentale sta cominciando a prendere coscienza della situazione in cui ci troviamo, visto che ieri per la prima volta i morti della Cina sono stati inferiori a quelli del resto del mondo: dopo la Spagna anche USA, Francia, Germania, Austria hanno deciso di fermare buona parte del Paese per frenare la diffusione del virus...

Il Regno Unito no, la scelta degli inglesi, lo abbiamo anticipato ieri, è quella di fermare i luoghi a rischi di contagio – uffici, scuole, locali pubblici, ecc. – solo a singhiozzo, cercando di pesare il meno possibile sull'economia del Paese e sulla sanità pubblica, come ha spiegato il primo ministro britannico Boris Johnson.

L'idea è fare sì che la diffusione faccia il suo corso in modo naturale. Essendo la parte di popolazione più a rischio, gli over 80 saranno isolati per 4 mesi. Nonostante questo ci saranno molte vittime (alcuni studi ipotizzano un sacrificio di 318mila persone), ma questa scelta permetterà ai sopravvissuti di diventare più forti nei confronti del virus che resterà in circolazione, sostengono gli esperti d'oltre Manica, almeno fino alla primavera del 2011.

Nel Regno Unito questa viene considerata la scelta migliore, l'unica, si dice, in grado di sopperire al fatto che "dopo due/tre mesi di blocco potrebbe ripresentarsi la stessa emergenza" rendendo vani gli sforzi fino a quel momento compiuti. 

Così, di primo acchito, viene da dire che prendere una decisione del genere è da pazzi. Poi, in fondo in fondo, un piccolo dubbio sulla validità di questa dolorosa e spietata scelta ci rimane. Ci viene in mente tutto quello che hanno fatto gli inglesi nella loro storia, come spesso si sono dimostrati "più avanti" rispetto al resto del mondo. Non è che anche questa volta... 

Ma è solo un pensiero fugace, restiamo convinti che il sistema italiano – che poi è anche quello cinese e sarà quello spagnolo e probabilmente francese – sia quello migliore, perché non sacrifica nessuno sull'altare della "vittoria economica sul resto del mondo, sostenuta a ogni costo".

Restiamo perciò a casa nostra. Oggi i contagiati sono arrivati a 27.980 (+3.233 rispetto a ieri), i decessi a 2.158 (+349 rispetto a ieri), i guariti 2.749 (+414 rispetto a ieri). I malati in terapia intensiva sono 1.851 (+179 rispetto a ieri).

Abbiamo superato di slancio i 2mila morti, ma almeno sono diminuiti un po' rispetto a ieri. Anche il numero dei contagiati è cresciuto meno rispetto a 24 ore fa, mentre il numero dei guariti è aumentato rispetto a quello fatto registrare ieri. Tre indizi, nei romanzi gialli, fanno una prova, ma spesso la realtà è più crudele della finzione, difficile pensare – anche se è la prima volta che tutti e tre i dati sono migliorati rispetto al giorno precedente – che si stia finalmente percorrendo la strada verso il ritorno alla normalità. Lo potremo pensare quando questa situazione si ripeterà per almeno 3-4 giorni consecutivi.

Un occhio alla Lombardia, che ancora è il centro italiano della diffusione de coronavirus: i casi totali di sono oggi saliti a 14.649 (+1.377 rispetto a ieri), i deceduti sono 1.420 (+202 rispetto a ieri), i guariti 2.368 (+357 rispetto a ieri). La provincia più colpita dal virus è quella di Bergamo, seguita da quella di Brescia e da quella di Milano.



24° giorno - Domenica 15 marzo

Mentre in Inghilterra lanciano la teoria dell'immunità di gregge – cioè, in poche parole: "lasciamo che tutto vada come deve andare, così ci ammaliamo tutti e ci rafforziamo di fronte al virus, anche se si tratta di sacrificare le persone più deboli" – e in Spagna (e in parte anche in Francia) si imita l'Italia e si chiude l'intero Paese, ci accingiamo a vivere questa nostra prima domenica di clausura totale.


La foto è stata scattata qualche giorno fa...
Fuori c'è un bel sole e la temperatura si è alzata e si rimpiange ancor più il fatto di non poter uscire di casa. Ma questo non è il momento per compiangerci, né quello di abbassare la guardia.

Se nelle nostre case combattiamo una quotidiana battaglia nel dover stare tutti asseragliati entro poche mura, se anche dobbiamo rinunciare alla nostra vita sociale, se tutto quello che possiamo fare è circoscritto ai locali della nostra casa, la vera battaglia non è la nostra, ma è quella di chi 24 ore su 24 combatte da giorni in trincea contro il virus.

La nostra vita al momento è in stand by, e questo è ovviamente inusuale e anche un po' stressante, ma fuori c'è chi la vita rischia di perderla del tutto. La forza sanitaria messa in campo, in particolare quella della nostra martoriata Lombardia, è allo stremo delle forze, strumentali ancor più che umane.

Il rapporto tra le persone che richiedono una terapia intensiva e i posti rimasti a disposizione è ormai fuori controllo, il che significa che non per tutti, in questo momento, c'è la possibilità di una cura efficiente. Per questo non è il caso di ammalarsi, ora, e quindi ancor più è il momento di osservare tutte le disposizioni emanate da Governo, Regione, Comune.

In tutto questo, un piccolo e veloce pensiero oggi lo rivolgiamo al futuro.

Se l'Italia è stata la prima in Europa a essere colpita duramente dal virus e se tutto verrà fatto come si deve, c'è la possibilità che il nostro Paese, l'abbiamo già detto nei giorni scorsi, sia anche quello che per primo riuscirà a rimettersi in riga. A quel punto noi saremo nella condizione in cui si trova oggi la Cina, e i Paesi che ci circondano (anche se noi speriamo non sia così) saranno come noi ora.

Il fatto di avere debellato il virus, però, non ci permetterà di considerarci immuni, ci sarà sempre il rischio di ricominciare da capo. A quel punto dovremo essere noi a fare la voce grossa e a impedire che altri riportino il coronavirus tra di noi: attenzione dunque a tutti quelli che in questo momento evitano gli italiani come se fossero degli appestati, un giorno potrebbero trovarsi nella nostra stessa situazione.

Per dire: ho appena letto che il Messico vuole chiudere il confine con gli Stati Uniti...

Non avrei voglia di scrivere i dati, questa sera. Se ieri avevamo visto qualche indicazione che ci aveva fatto sperare, oggi siamo tornati nel buio più totale. I contagiati totali dall'inizio dell'emergenza sono saliti a 24.747 (+ 3.590 rispetto a ieri, 13.272 in Lombardia), i deceduti sono 1.809 (+ 368 rispetto a ieri! 1.218 in Lombardia), i guariti 2.335 (+ 369).

I positivi, in questo momento, sono 20.603 (10.043 in Lombardia), così suddivisi: 9.268 in isolamento domiciliare (3.776 in Lombardia), 9.663 ricoverati con sintomi (5.500 in Lombardia) e 1.672 in terapia intensiva (767 in Lombardia).



23° giorno - Sabato 14 marzo

Nel terzo sabato di convivenza con il coronavirus cerchiamo qua e là un po' di notizie positive. Ne abbiamo bisogno.

La Borsa, ieri si è ripresa dopo la débâcle dell'altro giorno, che aveva fatto seguito alle dichiarazioni della presidente della Banca Centrale Europea, Chrisitine Lagarde, che aveva detto «Non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce», come dire l'Italia si arrangi e non pretenda aiuti dall'Europa. 

Il pronto intervento del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella «L'Europa sia solidale e non ostacoli l'Italia. La nostra esperienza di contrasto sarà utile a tutti» ha avuto un effetto immediato, a quanto pare.

Dalla Cina è arrivato un gruppo di nove medici esperti che aiuteranno i nostri operatori sanitari a combattere il virus anche utilizzando il carico di aiuti che hanno portato con sé: 31 tonnellate di materiali, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni "medicinali antivirus" e campioni di plasma.

In Italia è stato firmato un protocollo di sicurezza dei lavoratori, discusso tra sindacati e aziende e firmato dal Governo. Un accordo che consentirà alle imprese la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell'attività lavorativa.

Anche a Vo' Euganeo, altro paese che era diventato tristemente simbolo dell'inizio dell'epidemia - ricordate? qui c'è stato il primo decesso in Italia – da ieri non ha più casi positivi al virus.

La raccolta di soldi del Comune di Milano da destinare al Fondo di Mutuo Soccorso creato dal sindaco Beppe Sala contro l'emergenza coronavirus ha raggiunto 800mila euro in una giornata.

Buono il successo dei flash mob organizzati in questi due giorni: quello di ieri alle 18, in cui l'invito era suonare qualcosa dalla finestra o dal balcone di casa, e quello di oggi a mezzogiorno, che prevedeva l'esecuzione di un lungo applauso dedicato a tutti coloro che stanno lavorando da giorni senza sosta per combattere la diffusione del virus.

E veniamo all'aggiornamento serale: 21.157 contagiati (+3.497 rispetto a ieri), 1.441 morti (+175 rispetto a ieri), 1.966 i guariti (+527 guariti rispetto a ieri).

In numeri così tremendi, due segnali di speranza: i guariti aumentano sempre più, anche percentualmente, e per la prima volta i decessi hanno avuto un'inversione di tendenza: oggi sono stati meno di ieri. Non vuol dire che siamo fuori dall'emergenza, anche perché invece il numero dei contagiati oggi è salito vertiginosamente, ma almeno sono indicazioni che possono essere lette positivamente.

Che non si sia usciti dall'emergenza lo dimostra del resto il grido d'allarme lanciato nel pomeriggio dall'Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, che ha sottolineato come nella nostra regione i posti a disposizione per la terapia intensiva non siano ormai più di 20. Ogni giorno se ne recupera qualcuno ma, ha ribatito Gallera, ci si sta avvicinando al punto di non ritorno: «Se ogni giorno abbiamo 85 persone in più che entrano in terapia intensiva e tendenzialmente ne escono due o tre, tutto questo non è sufficiente».


Per chiudere la giornata, ecco la classifica dei dieci Paesi al mondo più colpiti dal contagio Coronavirus, con la comparazione dei dati registrati sabato scorso, 7 marzo:

  1. Cina                  80.976 contagiati        erano  80.652             + 324
  2. Italia              21.157 contagiati     erano   5.883       +15.274
  3. Iran                   12.729 contagiati        erano    5.823           + 6.906
  4. Sud Corea          8.086 contagiati         erano    4.812          + 3.274
  5. Spagna               6.315 contagiati         erano       500          + 5.815
  6. Germania           4.515 contagiati         erano       799          + 3.716
  7. Francia               4.480 contagiati         erano       716          + 3.764
  8. USA                    2.572 contagiati         erano       376          + 2.196
  9. Svizzera             1.359 contagiati         erano       268           + 1.091
  10. Regno Unito      1.143 contagiati         non era nei 10
Dai dieci è uscito il Giappone, ora addirittura al 15° posto con 725 contagi (erano 461, + 264), preceduto anche da Norvegia (996), Svezia (944), Danimarca (836) e Olanda (804).

È incredibile come i numeri siano saliti, qui da noi in Italia, soprattutto se rapportati a quelli degli altri stati. Solo la Spagna è salita in modo sensibile nell'arco di questa settimana, mentre in Cina la frenata è davvero sensazionale. Anche in Iran però non hanno scherzato, una settimana fa erano poco sotto noi e oggi sono a una distanza di quasi 9mila contagiati.

Francia e Germania sembrano andare a braccetto, i loro numeri sono abbastanza simili. Da notare la predominanza di nazioni europee: nelle prime 15, ben 10 appartengono al Vecchio continente.



22° giorno - Venerdì 13 marzo

Ogni mattina è la stessa storia. Al suono della sveglia ci giriamo nel letto e ci chiediamo se abbiamo sognato. Lo strano e innaturale silenzio che arriva dalla strada – nessun rumore di motori, nessuna voce - ci ributta immediatamente nella realtà, è tutto vero.

Siamo in emergenza ormai da più di tre settimane e le giornate hanno ormai assunto ritmi che fino a un mese fa ci sarebbero sembrati impensabili. Il calendarietto che abbiamo sulla scrivania di casa, a fianco del computer – dove segniamo tutti i nostri impegni – è insolitamente vuoto, a fare il paragone con la pagina del mese di gennaio ci si accorge di come è cambiata la nostra vita.

Ormai ci si sta abituando a condividere gli spazi casalinghi senza scompensi. Gli adulti lavorano da casa, tutto il giorno attaccati al computer. Ogni tanto qualcuno chiede agli altri di non fare rumore, per i prossimi 10 minuti, «perché devo fare una telefonata di lavoro».

I ragazzi starebbero attaccati al cellulare da mattina a sera, se potessero, la grande battaglia casalinga dei genitori di questi giorni va soprattutto nella direzione di impedirglielo.

Si cominciano a organizzare le prime lezioni online, al liceo di mio figlio. L'altro ieri un'ora, ieri due, oggi tre ore. Questa mattina, alla fine della prima lezione, fissata per le 9, si è staccato un attimo dal computer e ha detto "È molto più bello andare a scuola”. Gli ho chiesto se poteva ripeterlo, che volevo registrarlo per fargli sentire questa sua dichiarazione quando la scuola riaprirà i battenti e si lamenterà perché deve uscire di casa la mattina presto...

La scuola media della figlia non ha invece finora organizzato niente, nessuna lezione dopo tre settimane. Le chat dei genitori – di classe, dei rappresentanti, del direttivo dell'associazione – sono bollenti, difficile seguirle tutte e rispondere a tutti i messaggi che arrivano.

In casa le mansioni cominciano a essere suddivise con più efficacia. Anche i figli partecipano alle  incombenze in genere per loro quasi sconosciute come cucinare, stendere, pulire il bagno, ecc. Glielo bisogna sempre dire, ma almeno ora lo fanno, magari sbuffando un po' ma lo fanno...

Per loro probabilmente, questa clausura forzata è più difficile da digerire che per noi adulti. Di colpo si trovano isolati, lontani dagli amici, niente sport, tutto il giorno in casa con i genitori... Una dura prova, per loro, che ricorderanno per tutta la vita. A volte penso a come siano davvero bravi e responsabili, ad accettare tutto questo.

Questo è diventato, in questo momento, il nostro mondo.

Oltre la porta si combattono battaglie per la sopravvivenza di tante persone sfortunate e malate, le Borse perdono i pezzi, le manifestazioni di mezzo mondo vengono sospese o annullate... all'interno delle nostre case cerchiamo di conservare quanto più possibile una parvenza di vita normale, fatta di quotidianità e di rapporti famigliari che mai come ora sono diventati importanti.

Questo, oggi, è il nostro mondo.

In serata, sarebbe stato meglio non leggere i dati di oggi. I contagiati sono saliti a 17.660 (+2.547 rispetto a ieri), le persone morte ora sono 1.266 (+250 rispetto a ieri, non erano mai state così tante in una sola giornata). I guariti e dimessi sono diventati 1.439 (+181 rispetto a ieri).

A Milano il sindaco Sala ha chiuso con un'ordinanza i parchi recintati.

Nel week end in arrivo si prevede un escalation del numero dei contagi, frutto dei comportamenti tenuti nello scorso fine settimana, quando si erano visti assembramenti nelle località sciistiche, al mare, nei locali della movida di buona parte d'Italia.



21° giorno - Giovedì 12 marzo

È il primo giorno della serrata totale, e forse non ci rendiamo ancora bene conto di che cosa questo significhi.

Le indicazioni di massima del Governo sono molto chiare, bisogna ridurre al minimo le uscite di casa, riservarle solo alle emergenze e alle necessità improrogabili. Ma quelle nel dettaglio lasciano invece spazio a molti dubbi: posso uscire per una passeggiata attorno al palazzo? Posso andare al parco a correre? Posso fermarmi a chiacchierare sul marciapiede – mantenendo la debita distanza di un metro – con l'amica o con il vicino di casa?

In base alle voci che circolano e alle interpretazioni dei vari giornali e programmi televisivi sembrerebbe che si possa fare sport all'aperto, purché non in gruppo, ma non si possa camminare per strada, se non per motivi provati (e sottoscritti con l'autocertificazione)...

Aspettiamo spiegazioni che tolgano ogni dubbio.

Sono piccole cose, certo, ma in una situazione del genere assumono un'importanza enorme. La clausura forzata, più passa il tempo e più peserà nella mente delle persone, anche solo brevi momenti di libertà – fisica e mentale – potrebbero essere molto importanti.

Ovvio che se sono pericolosi vanno evitati, l'importante è saperlo con precisione.

A sorprenderci oggi sono le notizie e le immagini che giungono da oltre confine. Nella civile Parigi ieri sera si è giocata una partita di calcio di Champions League a porte chiuse. Ma davanti allo stadio c'erano migliaia di tifosi appiccicati l'uno all'altro, come se fossero, anzi forse peggio, all'interno dell'impianto sportivo. A Liverpool, addirittura, si è giocato a porte aperte, cioè con i tifosi regolarmente sugli spalti. Un nostro amico ci ha mandato una foto dalla Svizzera, con code di persone alla partenza di impianti sciistici, in una località posta a pochi chilometri dall'Italia...


In buona parte Europa sembrano non rendersi conto ancora di ciò che si sta abbattendo su di loro, l'avvertimento dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), che ieri ha parlato di pandemia, sembra non essere ancora stato recepito da tutti. Solo la Spagna, che nella triste graduatoria europea di diffusione del virus oggi è terza dopo l'Italia e la Francia sta cominciando ad annullare impegni ed eventi, mentre negli Stati Uniti, dove si comincia a non scherzare, è stato sospeso il campionato di basket per eccellenza, la NBA.

Nel pomeriggio sui giornali è comparsa una prima interpretazione della questione passeggiate sì, passeggiate no: non c'è divieto, ma solo un invito a non uscire. Del resto se tabaccai, edicole, lavanderie e altri negozi di pubblica utilità sono aperti, sarebbe assurdo vietare la passeggiata, come ci si potrebbe arrivare?

Quello che invece è confermato è che anche quando si circola a piedi serve il foglio con l'autocertificazione in cui si spieghi che cosa si sta facendo. Non è necessario uscire di casa con il "lasciapassare" in tasca, nel caso di un controllo da parte delle forze dell'ordine saranno loro stesse a consegnare il foglio alla persona, che provvederà a compilarla sul posto.

Alle 18, il triste bollettino serale: abbiamo raggiunto i 15.113 casi di contagio (+2.651 rispetto a ieri) e le 1.015 persone morte (+188 rispetto a ieri). Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 1.153 (+125 rispetto a ieri) e le persone guarite 1.258 (+213 rispetto a ieri).




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