mercoledì 1 aprile 2020

Coronavirus, il diario da Milano/aprile 2020_1

Diario giornaliero di una cosa che non era capitata mai, dalle nostre parti.



La storia del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).





Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dall'11 al 20 aprile 2020



50° giorno - Venerdì 10 aprile 2020

Il 50° giorno corrisponde al Venerdì Santo. Ci accorgiamo di questa ricorrenza perché i ragazzi oggi dormono fino a tardi, non hanno le lezioni online da seguire. Per il resto, poche differenze. Chi lavora, in casa o fuori casa, continua a farlo come nei giorni scorsi, senza avere la percezione che ci attendono tre giorni di festa (che in momenti di normalità chiameremmo "week-end lungo").

In casa tutto procede come sempre, silenziosamente, ordinatamente. Fuori il silenzio è ancora più assordante, solo ogni tanto il rumore di una macchina o, più probabile, di un furgoncino.

Oggi sarebbe stato un giorno di grande esodo. Tutti in auto per trasferirsi in montagna, al mare, in campagna, nelle seconde case, negli alberghi, nei B&B...

Per questo sui social l'interrogativo un po' snob che ricorre, con conseguente conclusione polemica, è questo: "Ma se io salgo in macchina e vado nella mia seconda casa che è isolata nella campagna per trascorrere Pasqua, porto la spesa già fatta e me ne sto nel mio giardino a fare la carne alla griglia, non corro il rischio di contagiare nessuno. Perché non lo posso fare? Allora i divieti non sono messi per evitare le diffusione del contagio... allora vuol dire che siamo in uno stato di polizia, pensiamo di essere liberi ma non lo siamo...».

Che è un po' come dire: «ma se io vado a fare una passeggiata in montagna e non c'è nessuno allora chi corro il pericolo di contagiare?», oppure: «ma se io all'alba vado a fare il bagno in mare e non c'è anima viva che pericolo corro o faccio correre?», oppure ancora: «ma se io vado a camminare nel parco all'ora di pranzo e non incontro nessuno, perché tutti sono a casa per i divieti, perché non posso farlo?», o anche: «ma se esco di casa, salgo in macchina, scendo, mi metto a correre sul sentiero deserto che costeggia il fiume, risalgo in macchina, ridiscendo e torno a casa, che male faccio agli altri?» o, più semplicemente: «ma se io inforco la mia bicicletta e mi faccio un giro per la città finalmente senza traffico, non mi fermo da nessuna parte e non ho contatti con altre persone, che cosa c'è di male?».

Ognuno ha il suo bel motivo e pensa di avere le sue belle ragioni per poter uscire di casa alla faccia di tutti gli altri. Ma se tutti lo facessimo le strade per la campagna, il mare, la montagna, sarebbero intasate di macchine, i percorsi di montagna sarebbero pieno di amanti improvvisi della natura, le spiagge sarebbero piene di nuotatori dell'ultima ora, i parchi straborderebbero di camminatori instancabili, i sentieri lungo i fiumi straboccherebbero di runners di tutte le taglie, le strade cittadine sarebbero piene di incidenti tra ciclisti indemoniati...

Per questo la conclusione non può che essere una, e solo una: restiamo tutti a casa, in questi giorni di festa, l'emergenza è ben lungi dall'essere passata e se vogliamo che davvero questa Fase 2 cominci al più presto non permettiamo al maledetto virus, che lentamente stiamo sconfiggendo, di rialzare la testa.

Vediamo i dati di giornata (confrontati con quelli dei tre giorni precedenti):

Italia
  • contagi totali: 147.577 (+3.951) / 143.626 (+4.204) / 139.422 (+3.836) / 135.586 (+3.309)
  • decessi totali: 18.849 (+570) / 18.279 (+610) / 17.669 (+542) / 17.127 (+604)
  • guariti totali: 30.455 (+1.985) / 28.470 (+1.979) / 26.491 (+2.099) / 24.392 (+1.555)
Lombardia
  • contagi totali: 56.048 (+1.246) / 54.802 (+1.388) / 53.414 (+1.089) / 52.325 (+791)
  • decessi totali: 10.238 (+216) / 10.022 (+300) / 9.722 (+238) / 9.484 (+282)
  • guariti totali: 16.280 (+574) / 15.706 (+559) / 15.147 (+649) / 14.498 (+635)
I numeri si commentano da sé, c'è un miglioramento in ogni direzione, bene.

Interessante l'appello fatto oggi dal sindaco di Milano, Beppe Sala, nel suo consueto video da Palazzo Marino: «Noi non sappiamo quanti sono gli immuni, cioè coloro che hanno anticorpi, hanno un'immunità perché hanno fatto il coronavirus. Non lo sappiamo perché non sono stati autorizzati ufficialmente questi test. Alcune Regioni come Emilia-Romagna e Veneto, non la Lombardia, sono già partite. Però mi rivolgo alla scienza e al Governo: dovete autorizzarli. Anche se non sono certi al 100%, autorizzateli. Perché è peggio non avere nessuna informazione».



49° giorno - Giovedì 9 aprile 2020

Tra le tante notizie presenti sui giornali e raccontati alla televisione, ne abbiamo cercata una che non abbiamo trovato. È quella relativa all'entrata a pieno regime dell'Ospedale Fiera Milano.

Quello che viene presentato come il fiore all'occhiello della sanità lombarda, inaugurato in pompa magna dal presidente di Regione Lombardia e dal suo assessore al Welfare, rispettivamente Attilio Fontana e Giulio Gallera (come dimenticare la conferenza stampa super affollata dello scorso 31 marzo?), avrebbe dovuto cominciare a diventare operativo già da questa settimana, ma finora non si sa niente di quello che accade al Portello.

O, meglio, l'unica notizia certa è che martedì i nuovissimi reparti di terapia intensiva costruiti a tempo di record hanno accolto due pazienti. Letta questa notizia ci aspettavamo continui aggiornamenti, invano: o nel frattempo non sono entrati nuovi malati gravi per coronavirus o gli organi di stampa non hanno interesse a raccontare quello che succede lì.

Tutte le due ipotesi ci lasciano perplessi. Soprattutto in considerazione del clamore con cui è stato presentato l'ospedale fin dalla sua progettazione: ci sembra strano che Regione Lombardia non faccia di tutto per raccontare come funzioni tutto alla perfezione.

All'inizio si diceva che l'ospedale avrebbe ospitato 600 posti letto per terapia intensiva (con l'impiego di 500 medici e 1.200 infermieri). Poi portati a 400 e infine a 205, ma non tutti di terapia intensiva, come riportato sul sito ufficiale dell'ospedale (con l'impiego di 200 medici anestesisti e rianimatori, di 500 infermieri da formare per la terapia intensiva e 200 operatori sanitari di supporto).

Nella conferenza stampa di inaugurazione del 31 marzo – 9 giorni fa – Fontana aveva sottolineato che l'entrata a regime dell'ospedale avrebbe avuto una scansione suddivisa in tre fasi. La prima fase doveva iniziare già lunedì 6 aprile con la messa a disposizione dei primi 53 posti letto (con l'impiego di 186 tra medici e infermieri e oltre 60 figure di supporto) e l'arrivo dei primi 28 pazienti Covid, provenienti dagli ospedali lombardi in difficoltà, impossibilitati a prendersene cura. Lunedì i 28 pazienti non sono arrivati, martedì ne sono arrivati 2.

Nel frattempo lunedì 6 aprile Gallera ha detto: «Da qui a 15 giorni occuperemo i 53 posti che abbiamo preparato nei primi moduli. Nel frattempo si stanno realizzando quelli al piano terra, che vedremo se destinare in parte alla terapia intensiva e in parte ad altri bisogni che abbiamo» e Fontana martedì 7 aprile ha sottolineato che l'ospedale «è partito» e «complessivamente fra medici, infermieri e altro personale» impiega «circa 40 persone pronte a intervenire o presenti».

Difficile capire quale sia la situazione reale, in questo balletto di date e numeri.

L'Ospedale di Fiera Milano è stato pensato e costruito facendo riferimento a quello di Wuhan, in Cina. È stato costruito in una manciata di giorni – per completare il primo blocco con 53 letti alcuni parlano di 10 giorni, altri ne aggiungono qualcuno in più – grazie alle generose donazioni di cittadini privati che hanno permesso di raccogliere, per questo progetto, oltre 21 milioni di euro.

(Mi sarebbe piaciuto corredare questo mio racconto con una foto del primo reparto già attrezzato e operativo dell'ospedale ma purtroppo sul sito ufficiale dell'ospedale non ne ho trovata nemmeno una).


Ecco i dati di oggi (confrontati con quelli dei tre giorni precedenti):

Italia
  • contagi totali: 143.626 (+4.204) / 139.422 (+3.836) / 135.586 (+3.309) / 132.547 (+3.599)
  • decessi totali: 18.279 (+610) / 17.669 (+542) / 17.127 (+604) / 16.523 (+636)
  • guariti totali: 28.470 (+1.979) / 26.491 (+2.099) / 24.392 (+1.555) / 22.837 (+1.022)
Lombardia
  • contagi totali: 54.802 (+1.388) / 53.414 (+1.089) / 52.325 (+791) / 51.534 (+1.079)
  • decessi totali: 10.022 (+300) / 9.722 (+238) / 9.484 (+282) / 9.202 (+297)
  • guariti totali: 15.706 (+559) / 15.147 (+649) / 14.498 (+635) / 13.863 (+437)

Una giornata davvero storta, caratterizzata dall'aumento dei contagi e delle morti e, come se non bastasse, dalla diminuzione dei guariti. In Lombardia i decessi hanno superato le 10mila unità.

«È una giornata bellissima, meteorologicamente, ma è bellissima perché i numeri anche oggi stanno migliorando» aveva detto qualche ora fa il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, mentre sulla pista dell'aeroporto militare di Linate aspettava 70 medici giunti a dare man forte ai colleghi degli Spedali Civili di Brescia. Un po' ci eravamo illusi che fosse davvero così.



48° giorno - Mercoledì 8 aprile 2020

Oggi è il 48° giorno da quando è iniziata l'emergenza per il Coronavirus. Il numero 48 è quello più famoso della smorfia napoletana, il "dizionario" dell'interpretazione dei sogni e del loro collegamento con i numeri del lotto. È quello che si riferisce a “o muort che pparla”, il morto che parla, un numero purtroppo quanto mai attuale.

Ieri il Covid-19 ha mietuto  ufficialmente 604 vittime, e tutti abbiamo pensato "finalmente, stanno diminuendo". Un meccanismo – di gioa o di sconforto – che si ripete ormai da giorni, da settimane, che sempre più si slega dalla realtà: guardiamo il numero e non pensiamo che dietro a quel 604 ci sono tanti nonni, tanti genitori, figli, parenti, amici, conoscenti che se ne vanno.

Per questioni di lavoro qualche giorno fa ho intervistato alcuni medici che prestano la loro opera nei reparti di terapia intensiva di alcuni ospedali lombardi. Al telefono, ho sentito la loro voce tremare mentre mi raccontavano alcune delle cose che succedono, in ogni istante, in quei luoghi.

Rispondendo alle mie domande, tutti hanno posto la loro attenzione maggiore sulle persone, sul loro stato, sulle loro sofferenze, tralasciando per lo più le attività mediche eseguite, quasi come se queste fossero la cosa più normale da eseguire (e noi sappiamo che non è così).

«I pazienti con cui abbiamo a che fare sono persone con patologie polmonari gravissime – mi ha detto una giovane dottoressa che presta servizio in un reparto di terapia sub-intensiva –, molto lucide dal punto di vista mentale e del tutto sole. Nessuno può avvicinarsi a loro se non noi medici e operatori, che però siamo bardati e protetti da tute quasi spaziali, guanti, mascherine, visiere e occhiali protettivi. Ci chiedono di aiutarli e noi facciamo quello che possiamo. Ogni pomeriggio io e i miei colleghi facciamo a turno il giro del reparto con il nostro telefono e li mettiamo in contatto con i famigliari».

Come si sa, al momento, non disponiamo di un medicinale che permetta di guarire dal Coronavirus. Si utilizzano gli ormai tristemente famosi ventilatori, i pazienti vengono intubati, ma quando il virus ha deciso di fare il suo corso poco si può fare. In una situazione del genere il ruolo di medici e infermieri specializzati – per essere operatori di un reparto di terapia intensiva, soprattutto in un'emergenza come questa, bisogna avere competenze specifiche – è quanto mai importante anche dal punto di vista del supporto psicologico, come mi ha ribadito la dottoressa: «Il contatto con i parenti molto spesso è lo stimolo che aiuta i pazienti a salvarsi. Tanti di loro decidono di lottare solo perché sanno che a casa c'è la moglie, i figli che li aspettano e che gli dicono al telefono «Ti vogliamo bene, torna a casa presto!».

In queste settimane così frenetiche e caotiche molte delle persone che se ne sono andate a causa del Covid-19 non hanno avuto la fortuna di avere un angelo che fornisse loro un ultimo contatto con le persone care. Se ne sono andate così, all'improvviso e in tremenda solitudine

Ecco, oggi che è il 48° giorno di emergenza sarebbe bello se potessero parlare per un'ultima volta, magari poter dire ai propri cari: «Anche io vi voglio bene, non mi dimenticate e sarò per sempre con voi».


I dati di oggi, comunicati nella consueta conferenza stampa delle ore 18 della Protezione Civile (sempre confrontati con quelli dei tre giorni precedenti):

Italia
  • contagi totali: 139.422 (+3.836) / 135.586 (+3.309) / 132.547 (+3.599) / 128.948 (+4.325)
  • decessi totali: 17.669 (+542) / 17.127 (+604) / 16.523 (+636) / 15.887 (+525)
  • guariti totali: 26.491 (+2.099) / 24.392 (+1.555) / 22.837 (+1.022) / 21.815 (+819)
Lombardia
  • contagi totali: 53.414 (+1.089) / 52.325 (+791) / 51.534 (+1.079) / 50.455 (+1.337)
  • decessi totali: 9.722 (+238) / 9.484 (+282) / 9.202 (+297) / 8.905 (+249)
  • guariti totali: 15.147 (+649) / 14.498 (+635) / 13.863 (+437) / 13.426 (+184)
Solo il neo dell'aumento quotidiano dei contagiati sia in Italia sia in Lombardia, per il resto si procede, lentamente ma costantemente, in quella che sembra essere la discesa verso la normalità.



47° giorno - Martedì 7 aprile 2020

In una giornata così sarebbe stato fantastico prendere la bicicletta e andare al lavoro zigzagando nell'odioso traffico, oservando le persone che camminano sui marciapiedi, entrano ed escono dai negozi, si fermano nei bar a bere un caffè, finalmente senza più cappotti e sciarpe...(già, anche senza sciarpe...)

Mentre il genere umano combatte la sua lotta planetaria, mentre l'animale più intelligente, quello che ha assogettato e piegato tutto a suo beneficio cerca di vincere la sua guerra contro un nemico trasparente e letale, la natura si risveglia. Le piante si riempiono di foglie e germogli, i fiori fanno capolino nelle siepi, l'erba diventa più verde, tutto procede senza intoppi, come se niente fosse.

Anche per gli animali, quelli domestici e quelli selvatici, la vita prosegue come sempre. Chissà se l'istinto naturale starà facendo loro comprendere quello che sta accadendo all'amico/nemico di sempre. Vogliamo pensare che ogni animale sia un mondo a sé, che non ci siano collegamenti tra loro, che non si comunichino niente? «Hai visto come se la passano male, i cosiddetti padroni del mondo? Pensavano di poter fare quello che volevano, di comandare su tutto e tutti ed è bastato un coso microscopico per metterli in ginocchio».

E mentre ci arrovelliamo su pensieri di tal fatta, che traggono ovviamente origine dalle interminabili settimane di clausura, nel mondo sta accadendo davvero di tutto:
  • il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson è ricoverato in terapia intensiva ma per fortuna la sua situazione non sembra essere del tutto grave. All'inizio dell'emergenza, lo ricordiamo tutti, Johnson aveva stupito il mondo professando la teoria dell'immunità di gregge, che prevedeva la continuazione della vita di tutti i giorni, il sacrificio di qualche vita umana e il rafforzamento di coloro che sarebbero sopravvissuti all'epidemia. L'ipotesi di applicarla era durata solo pochi giorni, anche oltremanica erano state adottate le misure precauzionali che prevedono il blocco di scuole, attività commerciali, ecc. 
  • mentre in Cina non si registra più nemmeno un morto per Coronavirus, negli Stati Uniti le vittime nel solo ultimo giorno sono state ben 1.150 e in Francia si è raggiunto il picco mai registrato finora con 883 deceduti
  • il Governo italiano ha varato il cosiddetto "Decreto liquidità" che, sommato a quanto già disposto in precedenza, porta a 750 il numero di miliardi di prestito alle aziende che avranno la garanzia dello Stato. Non chiedetemi di spiegare che cosa significhi, per favore, vi basti sapere che si tratta della manovra più poderosa della storia della Repubblica Italiana, come ha sottolineato il nostro presidente del consiglio, Giuseppe Conte
  • il Policlinico di Pavia ha messo a punto un test che permette di verificare se una persona può considerarsi immune al coronavirus. Costa 5 euro, viene eseguito attraverso un prelievo del sangue e fornisce un responso dopo solo un'ora. Lo strumento che forse ci permetterà di entrare un po' alla volta nella Fase 2, quella che tutti aspettiamo con trepidazione e che rappresenta la ripresa, ovviamente graduale, della vita di tutti i giorni 
  • fa sempre più scalpore e desta sempre più preoccupazione la notizia che all'interno del Pio Albergo Trivulzio, la casa di riposo più famosa di Milano, ci siano state decine e decine di morti per Coronavirus – non registrate peraltro come tali – che, in base a quanto sostenuto anche dagli operatori sanitari coinvolti, sarebbero dovute a negligenze da parte degli amministratori. Una questione tutta da verificare, che si inserisce in quella molto più ampia e altrettanto nebulosa che riguarda le case di cure della Lombardia che, si dice, all'inizio dell'emergenza sarebbero state obbligate a ospitare persone positive al virus provocando contagi e morti tra gli anziani ospitati nelle case
  • ieri nell'Ospedale di Fiera Milano – costruito in poche settimane, grazie alle donazioni di oltre 1.200 cittadini che hanno permesso di raccogliere oltre 21 milioni di euro – sono stati ricoverati i primi due pazienti, un uomo di 72 anni e una donna di 63. Nei prossimi giorni sono previsti nuovi ricoveri. Quando sarà a pieno regime l'ospedale accoglierà 200 posti letto per terapia intensiva. «Un'importante zattera di salvataggio» l'ha definita il professor Antonio Pesenti, primario di Rianimazione al Policlinico e coordinatore delle terapie intensive in Lombardia
  • quello che appariva probabile è stato confermato: difficilmente i ragazzi torneranno a scuola, quest'anno. Il decreto sulla scuola emanato dal Governo ha lasciato aperta un'ipotesi (remota) di riapertura delle scuole per il 18 maggio. La maturità e l'esame di terza media cambieranno a seconda che si torni o no (gli ormai famosi due "scenari" illustrati dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina), ma la notizia più eclatante è che quest'anno non ci saranno bocciature, con la valutazione degli studenti che terrà conto del loro rendimento durante le lezioni in aula e nel corso di quelle a distanza. Prima dell'inizio del prossimo anno, inoltre, saranno organizzati corsi per eventuali recuperi o approfondimenti.

Ecco i consueti dati delle 18:

Italia
  • contagi totali: 135.586 (+3.309) / 132.547 (+3.599) / 128.948 (+4.325) / 124.623 (+4.796)
  • decessi totali: 17.127 (+604) / 16.523 (+636) / 15.887 (+525) / 15.362 (+681)
  • guariti totali: 24.392 (+1.555) / 22.837 (+1.022) / 21.815 (+819) / 20.996 (+1.238)
Lombardia
  • contagi totali: 52325 (+791) / 51.534 (+1.079) / 50.455 (+1.337) / 49.118 (+1.598)
  • decessi totali: 9.484 (+282) / 9.202 (+297) / 8.905 (+249) / 8.656 (+345)
  • guariti totali: 14.498 (+635) / 13.863 (+437) / 13.426 (+184) / 13.242 (+222)

Numeri in discesa, a confermare la tendenza di questi ultimi giorni. Non però tali da farci sentire fuori dell'emergenza, per quello è ancora presto.



46° giorno - Lunedì 6 aprile 2020

È stato un fine settimana delicato, quello appena trascorso. L'arrivo della primavera e i numeri del Coronavirus che sembrano essere in discesa hanno spinto molte persone a riversarsi in strada, pur protette dalle mascherine, speriamo di non dover pagare in futuro questa scelta con un tributo di nuovi contagi.

In questi giorni si è anche scoperto che le mascherine, sì, possono essere utili a frenare la diffusione del Coronavirus e che anche le sciarpe, ebbene sì, qualcosa possono fare. Giusto quindi chiedere scusa a Regione Lombardia – che in questo momento è nella bufera per tanti altri aspetti legati all'emergenza in corso – che, insieme ad altre, ne ha disposto l'uso obbligatorio quando si esce di casa.

Il problema probabilmente sorgerà, da oggi in poi, per quelle persone che la mascherina non sono mai riuscite a comprarla. In farmacia non è mai stato possibile acquistarle, a meno di non pagarle, – le testimonianze in questo senso sono tante – a peso d'oro. Anche in Toscana si è presa la decisione di rendere le mascherine obbligatorie quando si è fuori casa, ma la disposizione entrerà in vigore solo dopo che le stesse saranno distribuite gratuitamente e a domicilio, Comune per Comune. In Liguria lo stesso e già altre regioni si accingono a prendere lo stesso provvedimento.

Regione Lombardia ha dichiarato che da oggi saranno distribuite 3,3 milioni di mascherine gratis. Saranno reperibili in alcuni punti di distribuzione. Si comincia con le farmacie, seguiranno i negozi alimentari, le edicole, gli uffici postali, le banche, le tabaccherie e i supermercati, i posti insomma dove si deve andare quando si esce di casa.

La distribuzione non sarà del tutto libera, hanno sottolineato i rappresentanti della Regione: «La mascherina sarà data a chi ne è privo o a determinate categorie di persone fragili che magari il farmacista conosce, ne va anche della responsabilità delle persone – hanno precisato –. Chi non ne ha bisogno non la prende non è un gadget, è per utilità pubblica». 

L'obiettivo della Regione è «aiutare le persone che sono in difficoltà nel recuperarle», contando sul «senso di responsabilità delle persone» che devono dire «non la prendo perché non ne ho bisogno».

Siamo tutti pronti a fare il nostro dovere, sperando che la distribuzione sia eseguita in modo intelligente e non comporti, in questi primi giorni di obbligo (la cui inosservanza comporta una sanzione di 400 euro) pericolosi assembramenti.

Sul fronte mascherine, in mattinata si sono avuti due importanti aggiornamenti. Il primo riguarda una comunicazione congiunta di Federazione degli ordini dei farmacisti della Lombardia, Confservizi e Federfarma Lombardia, inviata nella serata di ieri, domenica 5 aprile, in cui si informa che le mascherine non sono ancora state fornite alle farmacie e che la distribuzione non avrà luogo prima della fine di questa settimana.


La seconda è questa precisazione dell'Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, giunta in mattinata in un collegamento con la trasmissione televisiva "Mattino Cinque": «Sabato abbiamo iniziato a prendere i contatti con Federfarma e stiamo organizzando una distribuzione di 300mila mascherine da dare gratuitamente alle fasce più deboli, come gli over 65 o coloro che hanno l'esenzione per patologia o reddito. Sono un contingente limitato, circa 100 a farmacia».

Proprio così: «sabato abbiamo iniziato a prendere i contatti...» «...un contingente limitato, circa 100 a farmacia...». Non vogliamo essere pessimisti a tutti i costi e speriamo di essere smentiti, ma l'impressione è che la distribuzione gratuita delle mascherine non sarà così immediatacapillare come avevamo sperato.

Passiamo ai dati di oggi:

Italia
  • contagi totali: 132.547 (+3.599) / 128.948 (+4.325) / 124.623 (+4.796) / 119.827 (+4.585)
  • decessi totali:16.523 (+636) / 15.887 (+525) / 15.362 (+681) / 14.681 (+766)
  • guariti totali: 22.837 (+1.022) / 21.815 (+819) / 20.996 (+1.238) / 19.758 (+1.480)
Lombardia
  • contagi totali: 51.534 (+1.079) / 50.455 (+1.337) / 49.118 (+1.598) / 47.520 (+1.455)
  • decessi totali: 9.202 (+297) / 8.905 (+249) / 8.656 (+345) / 8.311 (+351)
  • guariti totali: 13.863 (+437) / 13.426 (+184) / 13.242 (+222) / 13.020 (+791)

A questi dati – che mostrano un calo dei contagi (erano giorni che non erano così bassi!) a fronte di un aumento dei decessi, e anche di un aumento delle guarigioni – aggiungo solo che i contagi di Milano, Bergamo e Brescia sono calati rispetto a quelli registrati ieri. A Milano. nello specifico, oggi sono 112 e ieri erano stati 171.

A proposito, non si sente più parlare dell'Ospedale Fiera Milano. Oggi dovrebbero essere stati ricoverati i primi pazienti in terapia intensiva, strano che i giornali non ne abbiano proprio parlato, non è una cosa che capita tutti i giorni...



45° giorno - Domenica 5 aprile 2020

Sono andato a rileggermi quello che scrivevo circa una trentina di giorni fa e mi sono accorto che in quel periodo raccontavo le cose in modo più sereno. Cioé: io non ero sereno, impossibile esserlo, ma la mia scrittura lo era.

In questi ultimi giorni, da circa una settimana, mi sono accorto invece di essere più nervoso e forse anche a volte, me ne scuso, meno lucido. Il fatto che la fine dell'emergenza sia spostata sempre più avanti e il fatto che ancora oggi, dopo 45 giorni dall'inizio dell'emergenza, si brancoli nel buio, toglie certezze e comincia a fare crescere un leggero senso di disorientamento misto a una leggera ma crescente rabbia.

In tutto il Paese, in tutti questi giorni, abbiamo basato la nostra analisi quotidiana per lo più sui numeri. Già da tempo si diceva che questi non erano affidabili ma politici e responsabili dell'emergenza hanno continuato a propinarceli come se niente fosse. Il dovere che sento di riportarli giorno per giorno in questo mio diario è dovuto anche al fatto di lasciare traccia di quello che ci viene comunicato, perché domani non ce ne si dimentichi.

Ci hanno parlato incensantemente di ospedali strapieni, di reparti di terapie intensive insufficienti, di carenza di medici e infermieri, di controlli da effettuarsi solo in certe circostanze, di poco senso di responsabilità di molti cittadini che circolano imperterriti per le strade nonostante i divieti.

Non dirò niente di originale, qui, dirò cose che è facile leggere sulla rete ma che condivido in pieno.

Dirò che l'Italia è stata chiusa, i negozi sono stati chiusi, le scuole, gli uffici, i bar, i ristoranti, le cartolerie. Milioni di persone sono chiuse nelle loro case, tutte a fornire il loro piccolo contributo alla sconfitta del Covid-19. Qual è la forza che ti fa stare a casa 45 giorni senza fiatare? È l'idea che mentre tu sacrifichi la tua vita sociale, mentre rischi di trovarti sul lastrico perché non hai più entrate e invece le spese continuano a esistere, qualcuno lavori per te per risolvere la situazione e prenda le migliori decisioni per uscire il prima possibile da questa drammatica condizione.

E invece da 45 giorni assistiamo a un balletto increscioso.

Da una parte i cittadini reclusi in casa e quelli che hanno continuato a lavorare spesso senza orari e senza protezioni. Dall'altra il comparto sanitario che si trova in prima linea nella guerra conto il coronavirus. Anch'esso spesso senza difese, come sta a dimostrare il numero di medici, già più di 80, che hanno sacrificato la loro vita per cercare di salvare quella di altri. Tra loro anche molti medici di base, davvero abbandonati a sé stessi da un sistema sanitario che sempre più ha lavorato negli anni scorsi per togliere loro importanza e possibilità di fare bene il loro lavoro.

In mezzo i politici, a livello nazionale e regionale - parliamo da lombardi - che spesso si sono mossi goffamente, mostrando poca propensione ad ascoltare quanto suggerito da virologi, scienziati e veri esperti del settore (non quelli da tastiera, per intenderci).

Chiaro che nessuno finora, in epoca moderna, si era mai trovato ad affrontare una situazione del genere, ma troppo spesso noi cittadini siamo stati abbandonati a noi stessi. Il governo spesso ha fornito informazioni non chiare, comunicate a pezzetti, con continue anticipazioni smentite dopo poche ore, e anche con una certa poca chiarezza espositiva per cui ancora oggi molti sono i dubbi su quello che possiamo o non possiamo fare.

La situazione è difficile da affrontare, ci mancherebbe, e i soldi non piovono dal cielo. Il lavoro dei nostri ministri e del capo del Governo Giuseppe Conte, è destinato a restare nella storia in positivo o in negativo, speriamo sappiano essere in ogni momento all'altezza della situazione. E speriamo che l'Europa dimostri davvero di essere unita e sensibile: senza di lei per noi, come per altri Paesi, sarà impossibile uscire dalla pesante situazione economica che è già presente oggi ma che diventerà ancor più pesante alla fine dell'emergenza.

Il discorso delle difficoltà vale anche per Regione Lombardia. Difficile affrontare momenti simili con lucidità, ma qualcosa di meglio ci saremo aspettati da una classe politica e dirigente che si bea di governare "la regione più avanzata d'Italia". E invece gli esempi di pressapochismo sono  all'ordine del giorno. Inutile stare qui a elencarli – da tamponi che solo ora, forse, vengono eseguiti con regolarità, da ospedali fantasma che dovrebbero essere il fiore all'occhiello dell'efficenza lombarda e che sono stati inaugurati in pompa magna (con assembramento pericoloso di persone) ma non sono ancora oggi attivi, da continue polemiche di chiara natura politica che poco aggiungono alla lotta contro il virus –, ne abbiamo parlato in modo diffuso nei giorni scorsi.

Aggiungiamo solo, visto che è la notizia dell'ultima ora, l'obbligo che da domani ricorrerà di indossare mascherine o simili ogni volta che si esce di casa. Dopo 45 giorni si arriva a questa decisione, ci sono voluti 45 giorni per pensare a questa fondamentale misura anti-virus: quando si esce bisogna coprire naso e bocca, pena 400 euro di multa.

Vabbè, non stiamo sempre a lamentarci, male non farà. Ma il problema è che non tutti hanno a dsiposizione mascherine. Fino a pochi giorni fa si diceva di non usarle, di non toglierle a medici, operatori sanitari e a tutti coloro che continuano a lavorare a contatto con le persone, che ne hanno bisogno in continuazione. Del resto è da sempre praticamente impossibile procurarsele, nelle farmacie sono scomparse già da febbraio.

Quindi, immaginiamo, Regione Lombardia si preoccuperà di fornire a ogni cittadino le mascherine necessarie? Ovvio che no, e infatti nell'ordinanza della Regione si dice che possono essere utilizzate anche sciarpe, foulard, probabilmente si pensa anche alle pashmine... ma davvero questi possono rappresentare efficienti ostacoli contro la diffusione del virus?

Senza contare l'effetto che questa disposizione avrà sul cittadino medio, l'idea che basti avere la mascherina per non correre o rappresentare un pericolo di diffusione. Vedremo in giro molta più gente e sarà difficile fare fronte a queste nuove ondate di persone nelle strade che, se fermate mentre passeggiano con la loro sciarpa del Milan su naso e bocca potranno dire alle Forze dell'Ordine: «L'ha detto anche l'assessore regionale Gallera che se siamo protetti possiamo anche evitare di stare a una distanza di un metro e mezzo l'uno dall'altro».


E a questo punto mi viene un mente una domanda per la nostra Regione: se davvero basta la sciarpa, anche quella della squadra del cuore, perché non riaprite gli stadi?





I dati di oggi:

Italia
  • contagi totali: 128.948 (+4.325) / 124.623 (+4.796) / 119.827 (+4.585) / 115.242 (+4.668)
  • decessi totali: 15.887 (+525) / 15.362 (+681) / 14.681 (+766) / 13.915 (+749)
  • guariti totali: 21.815 (+819) / 20.996 (+1.238) / 19.758 (+1.480) / 18.278 (+1.431)
Lombardia
  • contagi totali: 50.455 (+1.337) / 49.118 (+1.598) / 47.520 (+1.455) / 46.065 (+1.292)
  • decessi totali: 8.905 (+249) / 8.656 (+345) / 8.311 (+351) / 7.960 (+367)
  • guariti totali: 13.426 (+184) / 13.242 (+222) / 13.020 (+791) / 12.229 (+814)
I dati relativi a contagi e decessi sono in discesa, sia in Italia in generale, sia in Lombardia., confermando quella che sembra essere una certa frenata degli effetti del contagio.

Nella consueta conferenza stampa di Regione Lombardia è stato però detto che "preoccupa Milano" a causa dei 441 nuovi casi di Coronavirus registrati tra ieri e oggi.

Nel fine settimana qualcuno non ha saputo rinunciare a una passeggiata al sole – probabilmente pensando "tanto ho la mascherina" –, quasi come se l'emergenza fosse passata. Ma non è così, tutto quello che abbiamo fatto finora vale meno di zero, se lo vanifichiamo con comportamenti non corretti e non rispettosi dei decreti del Governo, che come sappiamo sono in vigore fino al 13 aprile (ma che saranno oggetto di possibili, anzi probabili, ulteriori deroghe).



44° giorno – Sabato 4 aprile 2020

Oggi il risveglio è stato traumatico. Dal cellulare mi è arrivata la notizia della scomparsa di un medico di Bergamo che conoscevo, che dopo avere aiutato tante persone a guarire non è riuscito a vincere la sua battaglia contro il Coronavirus. Era un bravissimo e stimato medico che si occupava di diabete. Credo fosse uno dei maggiori esperti di questa malattia, una scomparsa difficile da sopportare, dal punto di vista umano e da quello medico/scientifico.

È una situazione strana, quella che stiamo vivendo noi reclusi nelle case. Ogni sera assistiamo all'esposizione di numeri che, alternativamente, contribuiscono ad angosciarci o a darci un po' di speranza per il futuro. Ma la nostra vita prosegue tutto sommato senza gravi problemi, se non quelli dovuti dal dover impostare tutta la vita tra quattro semplici mura.

Viviamo nel nostro mondo esageratamente ovattato, fatto di lavoro (per chi ha la fortuna di continuare a lavorare), lezioni scolastiche online, pranzi e cene in famiglia, chat interminabili con amici e amiche, film e serie Tv incredibilmente condivise tra genitori e figli, lunghe chiacchierate sui massimi e i minimi sistemi, ore trascorse alla play station fino a quando non arriva qualcuno a dire «adesso basta, non esagerare!»...

Ogni tanto ci affacciamo alle finestre, sostiamo un po' sui balconi alla ricerca di un po' di sole e osserviamo le poche persone che passano nella via sotto casa: gente col cane, con le borse della spesa, tanti riders che con le loro biciclette sono diventati – qui mi viene da dire "finalmente" –, i padroni della strada.

Una routine che si ripete senza sosta, ogni giorno, mentre fuori dalla nostra porta, negli ospedali, si combattono tremende battaglie contro il Covid-19. Il contrasto è evidente, sembra quasi di essere spettatori di un film tipo "L'invasione degli ultracorpi" o qualcosa del genere, a volte ci si chiede se sia tutto vero, se quello che ascoltiamo e quello che leggiamo in televisione o sui giornali cartacei e online sia davvero quello che succede là fuori.

E poi, come un pugno improvviso allo stomaco, ti arriva il messaggio di un'amica che dice che suo padre non ce l'ha fatta o quello di un tuo collega che ti avverte della scomparsa di una persona che conoscevi bene.

E allora nella realtà ci vieni buttato all'improvviso, è tutto vero, è tutto drammaticamente vero. Ed è davvero duro da sopportare.

Ecco i dati di oggi.

Italia
  • contagi totali: 124.623 (+4.796) / 119.827 (+4.585) / 115.242 (+4.668) / 110.574 (+4.782)
  • decessi totali: 15.362 (+681) / 14.681 (+766) / 13.915 (+749) / 13.155 (+727)
  • guariti totali: 20.996 (+1.238) / 19.758 (+1.480) / 18.278 (+1.431) / 16.847 (+1.118)
Lombardia
  • contagi totali: 49.118 (+1.598) / 47.520 (+1.455) / 46.065 (+1.292) / 44.773 (+1.565)
  • decessi totali: 8.656 (+345) / 8.311 (+351) / 7.960 (+367) / 7.593 (+394)
  • guariti totali: 13.242 (+222) / 13.020 (+791) / 12.229 (+814) / 11.415 (+530)

I decessi calano, i contagiati salgono e questo suona strano, se le misure adottate fino a qui sono valide dovrebbero diminuire anche i contagi. La spiegazione che i contagiati aumentano solo perché sono migliorati i controlli un po' ci ha stufato: possibile che al 44° giorno di emergenza si sia ancora nella fase in cui «...stiamo migliorando i controlli»?



43° giorno - Venerdì 3 aprile 2020

La parola che in questi giorni è balzata più di ogni altra alla ribalta, e che è sulla bocca di tutti, è "tampone". Un piccolo oggetto quanto mai prezioso, da cui dipende molto del nostro futuro.

Con il tampone è possibile verificare se una persona è positiva al coronavirus o non lo è. Con il tampone possiamo capire se una persona è bisognosa di cure, se i sintomi provati sono davvero provocati dal virus che ci sta assediando da settimane. Con l'uso del tampone, e l'eventuale conferma della positività, possiamo evitare che persone contagiate coinvolgano altre persone con cui condividono la casa o il posto di lavoro. Con l'uso del tampone possiamo insomma contenere il contagio e, soprattutto, possiamo contenere il numero delle persone morte.

Per noi che vediamo le cose dal di fuori sembra essere un discorso talmente logico da apparire anche superfluo sottolineare che più tamponi si fanno e prima riusciremo a debellare questo nostro nemico invisibile. Ma nella realtà non deve essere davvero così, se è vero che in alcune parti d'Italia, come in Veneto e in Emilia Romagna i tamponi vengono fatti a tappeto già da qualche giorno mentre in Lombardia la sensazione è che questo non stia del tutto avvenendo.

Ci deve essere un motivo – e qualcuno prima o poi ce lo spiegherà – se qualcuno sceglie che i tamponi debbano essere fatti solo sulle persone che mostrano già un'evidenza quasi certa di positività, e non debbano essere eseguiti su chi è da considerarsi a richio, come i famigliari che convivono con persone risultate positive, gli anziani che vivono nelle case di riposo, i lavoratori che sono a contatto con il pubblico, medici, infermieri e tutto il personale sanitario, tra cui non dobbiamo dimenticare i medici di base, categoria spesso ritenuta "inutile", che sta pagando con un caro prezzo di vite umane il suo silenzioso e continuo impegno sul fronte della lotta al Covid-19.

E intanto, nel mondo, si è superato il milione di contagiati (ufficiali).


E già che ci siamo approfittiamo per fare il punto della situazione sui Paesi più esposti al contagio, confrontati con i dati che abbiamo riportato una settimana fa, venerdì 27 marzo.
  1. USA                  245.573   contagiati              erano 85.991           + 159.582
  2. Spagna              117.710 contagiati               erano 59.924             + 57.786
  3. Italia              115.242 contagiati           erano 80.589          + 34.653
  4. Germania            85.063 contagiati               erano 47.278             + 37.785
  5. Cina                      82.509 contagiati               erano 81.828                  + 681
  6. Francia                 59.929 contagiati               erano 29.567             + 30.362
  7. Iran                       53.183 contagiati               erano 29.406             + 23.777
  8. Regno Unito         34.192 contagiati              erano 11.813             + 22.379
  9. Svizzera                19.145 contagiati               erano 11.811               + 7.334
  10. Turchia.                 18.135 contagiati             non era nei 10               -
Una serie di numeri che ci offre vari spunti di riflessione. Da una parte la crescita drammatica di contagiati negli USA: in una sola settimana quasi 160mila contagiati in più, un numero che fa davvero impressione.

Dall'altra il fatto che in Europa non siamo più il Paese con la maggior crescita di positivi al Covid-19, ora crescono di più in Spagna, che ci ha superati anche per numero di contagiati totali, e in Germania, salita al quarto posto generale.

La Cina ha ormai frenato, come del resto la Corea del Sud che è uscita dai dieci, anzi ora è preceduta anche da Belgio, Olanda, Canada e Austria.

Nei dieci, invece, è entrata per la prima volta la Turchia che, se dovesse essere confermato l'andamento di questi ultimi giorni, sembra essere destinata a sopravanzare anche la Svizzera (teniamo conto che la Turchia a più di 80 milioni di abitanti mentre la Svizzera ne ha solo circa 8 milioni e mezzo).

Torniamo a noi e vediamo i dati di oggi.

Italia
  • contagi totali: 119.827 (+4.585) / 115.242 (+4.668) / 110.574 (+4.782) / 105.792 (+4.053)
  • decessi totali: 14.681 (+766) / 13.915 (+749) / 13.155 (+727) / 12.428 (+837)
  • guariti totali: 19.758 (+1.480) / 18.278 (+1.431) / 16.847 (+1.118) / 15.729 (+1.109)
Lombardia
  • contagi totali: 47.520 (+1.455) / 46.065 (+1.292) / 44.773 (+1.565) / 43.208 (+1.047)
  • decessi totali: 8.311 (+351) / 7.960 (+367) / 7.593 (+394) / 7.199 (+381)
  • guariti totali: 13.020 (+791) / 12.229 (+814) / 11.415 (+530) / 10.885 (+548)
I dati di oggi, se confrontati a quelli di ieri, sono abbastanza in equilibrio. L'incremento dei decessi aumenta leggeremente su tutto il territorio italiano ma scende in Lombardia. Al contrario quello del numero dei contagiati scende a livello nazionale e sale a livello regionale (la spiegazione di Regione Lombardia è «perché vengono fatti più tamponi», giusto per rimanere in argomento).

Per Milano , una buona notizia: nelle ultime 24 ore c'è stato un incremento di contagi pari a 387 casi, contro i 482 di ieri.



42° giorno - Giovedì 2 aprile 2020

Non uscire mai di casa stanca. Chi ha la fortuna di lavorare anche in questo momento – perché poter continuare a lavorare in casa anche durante questa emergenza è davvero una fortuna – chi cioè svolge un'attività che può essere svolta al computer, in questi giorni prova la sensazione di non fare altro che lavorare e mangiare. Solo ogni tanto qualche pausa per dormire, lavarsi, al limite leggere un libro o guardare la televisione.

«È già ora di mangiare un'altra volta!», è una delle frasi più ricorrenti, e l'altra è «Che cosa volete mangiare?». La cucina, abituata ad andare a scartamento ridotto, da 42 giorni a questa parte è diventata il locale in cui a turno ci si dà da fare per cercare di essere fantasiosi e "inventare" nuovi piatti che ci distolgano dalla routine. Un'attività che coinvolge anche i ragazzi, a tratti, che si cimentano per lo più nella produzione di prelibatezze fritte e insane (ma comunque buone) o di dolci che riuscirebbero a ingrassare anche un fachiro.

Dico queste cose, questa mattina, perché la voglia di parlare delle solite cose non è tanta.

Potrei dire che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la proroga della clausura e delle restrizioni al 13 aprile.

Potrei dire che è stato disposto l'annullamento del torneo di tennis di Wimbledon, cosa che era accaduta, in oltre 100 anni di vita, solo in occasione delle due guerre mondiali.

Potrei dire che è stata fatta marcia indietro e precisato che non è vero che si possono portare a passeggio i figli, come era stato detto ieri.

Potrei dire che il mercato dell'auto è crollato e in marzo ha fatto registrare un -85% di vendite in Italia.

Potrei dire che qualcuno comincia a chiedersi come mai la Lombardia non è riuscita ad arginare la diffusione del virus come invece hanno fatto altre regioni come il Veneto o l'Emilia Romagna.

Potrei dire che tra i Paesi che non registrano alcun contagiato ci sono la Corea del Nord e il Turkmenistan, Paese in cui è stato vietato l'uso della parola "coronavirus", da sostituirsi con "malattia" o "infezione respiratoria".

Potrei dire che ieri il sito dell'INPS è andato in tilt a causa delle centinaia di migliaia di domande per l'indennità da 600 euro disposta dal Governo per aiutare autonomi e partite IVA che si trovano impotenti ad affrontare l'emergenza coronavirus.

Potrei dire che l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera a chi gli ha fatto notare la pericolosità di organizzare conferenze stampa (quella dell'inaugurazione dell'ospedale alla Fiera di Milano) che prevedano l'assembramento di decine e decine di persone, ha risposto «La distanza è fondamentale per non essere contagiati, ma quando abbiamo tutti la mascherina, siamo protetti e non è necessario essere ad un metro e mezzo di distanza». Cioè, assessore, ci spieghi: siamo richiusi in casa da 42 giorni, ci è stato detto che dobbiamo evitare i contatti, pure quelli con i nostri famigliari che non vivono con noi, ci è stato detto che dobbiamo evitare di camminare o correre nei parchi perché potremmo incrociare persone e così contribuire a diffondere il virus, ci sono state dette mille altre cose e adesso lei ci viene a dire che in tutto questo tempo avremmo potuto andare avanti a fare gli aperitivi con gli amici, le feste, i convegni, andare allo stadio, ecc. perché basta essere protetti con una mascherina? Ma questa è una notiziona...!!!

Potrei dire tutte queste cose e anche tante altre, ma oggi non ho tanta voglia di farlo.


Speriamo che i dati delle ore 18 riescano a cambiare il mio umore.

Italia
  • contagi totali: 115.242 (+4.668) / 110.574 (+4.782) / 105.792 (+4.053) / 101.739 (+4.050)
  • decessi totali: 13.915 (+749) / 13.155 (+727) / 12.428 (+837) / 11.591 (+812)
  • guariti totali: 18.278 (+1.431) / 16.847 (+1.118) / 15.729 (+1.109) / 14.620 (+1.590)
Lombardia
  • contagi totali: 46.065 (+1.292) / 44.773 (+1.565) / 43.208 (+1.047) / 42.161 (+1.154)
  • decessi totali: 7.960 (+367) / 7.593 (+394) / 7.199 (+381) / 6.818 (+458)
  • guariti totali: 12.229 (+814) / 11.415 (+530) / 10.885 (+548) / 10.337 (+1.082)
Mentre i contagiati a Milano hanno superato le 10.000 unità e mentre si calcola che la metà della popolazione mondiale sia confinata in casa, in Italia in linea di massima si mantengono in equilibrio sia l'incremento dei contagiati sia quello delle persone morte.

In Lombardia è stato un giorno positivo perché sono migliorati tutti e tre i parametri, ma non si può certo gioire quando si pensa alle 367 persone morte, sempre tante, sempre troppe.



41° giorno - Mercoledì 1 aprile 2020

Oggi è il primo aprile e tutti quanti, svegliandoci, abbiamo sperato di essere svegliati da qualcuno che ci dicesse: «Piaciuto lo scherzo che vi abbiamo fatto nei giorni scorsi?». Una pacca sulla spalla una risata e via, di corsa giù per le scale perché siamo in ritardo per andare al lavoro.

Niente di tutto questo, il silenzio che sale dalle strade ci ricorda che la realtà è ben altra, non c'è nessuno scherzo, l'emergenza continua.

La notizia giunta ieri sera nelle nostre case è che da oggi possiamo portare i nostri figli a fare quattro passi. Un genitore e un figlio alla volta e solo nelle vicinanze della casa. Chiaro no? No, perché già oggi qualcuno sottolinea che per "figli" non si intendono i quindicenni ma quelli più piccoli, che hanno una vera esigenza di muoversi. Forse chi ha fatto questa precisazione non ha figli adolescenti, ma non è questo il punto. Il punto è che abbiamo raggiunto il momento del picco e forse stiamo cominciando a ridiscendere lentamente verso la normalità. Non sarebbe il caso di aspettare qualche giorno, prima di rimettere in strada tante persone, con tutto quello che ne consegue?

Ieri abbiamo letto la notizia che nel Biellese un uomo fermato per strada a un controllo è stato multato perché al supermercato aveva comprato solo tre bottiglie di vino (ma anche un pacco di pasta) che per i carabinieri non sono state considerate beni di necessità. Il ragionamento fatto è stato probabilmente questo: esci di casa (in bicicletta), vai al supermercato e rischi di contagiare altre persone solo per tre bottiglie di vino (e un pacco di pasta)?

Secondo i carabinieri, insomma, l'uomo non avrebbe rispettato il diktat che dispone che bisogna uscire di casa solo per motivi validi o per necessità. Tre bottiglie di vino (e un pacco di pasta) non sono stati ritenuti beni essenziali.

Chissà i carabinieri che cosa pensano di quanto invece accaduto alla Fiera di Milano, dove è stato inaugurato l'ospedale messo in piedi dalla Regione Lombardia, che diventerà operativo, ha sottolineato il presidente Fontana, «probabilmente nel prossimo fine settimana: sabato, domenica o lunedì...».

Per annunciare la fine dei lavori – che proseguiranno comunque nel corso di tutta questa settimana – è stata convocata una conferenza stampa cui hanno partecipato decine di persone accalcate come se niente fosse accaduto in tutte queste settimane.


Avevamo capito fosse in vigore un divieto di assembramenti...


Nel dubbio, leggiamo alcuni stralci del Decreto-Legge 25 marzo 2020, n.19 (Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19), l'ultimo della serie emanato dal Governo:

Art. 1 Misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19 
 
(...)


2. Ai sensi e per le finalita' di cui al comma 1, possono essere adottate, secondo principi di adeguatezza e proporzionalita' al rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale ovvero sulla totalita' di esso, una o piu' tra le seguenti misure:

(...)

f) limitazione o divieto delle riunioni o degli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico;

g) limitazione o sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni altra forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo, ricreativo e religioso;

(...)

l) sospensione dei congressi, di ogni tipo di riunione o evento sociale e di ogni altra attivita' convegnistica o congressuale, salva la possibilita' di svolgimento a distanza;



A Regione Lombardia quando prescritto dal Governo deve essere sembrato poco, per cui il divieto è stato rafforzato, come risulta anche sul sito dello stesso ente regionale:


Aggiornamento del 30 marzo 2020

Il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha disposto con Ordinanza regionale del 21 marzo, successivamente integrata dalle Ordinanze del 22 e 23 marzo, alcune ulteriori limitazioni ancora più stringenti per contrastare la diffusione del coronavirus.

In virtù dell'art. 2 del decreto legge 19/2020, le disposizioni previste nell’ordinanza restano in vigore fino al 5 aprile 2020 (anziché fino al 15 aprile, come inizialmente indicato nell’ordinanza regionale).

Le disposizioni regionali sono state condivise con i sindaci dei capoluoghi della Lombardia, ANCI Lombardia, UPL e con il Tavolo del Patto per lo Sviluppo.

Di seguito le principali misure previste, integrate con le disposizioni nazionali in vigore:

il divieto di assembramenti di più di 2 persone nei luoghi pubblici. Deve comunque essere garantita la distanza di almeno un metro. In caso di violazione è prevista una sanzione amministrativa di euro 5.000,00; (...)



Siamo tutti felici per la creazione di questo nuovo ospedale, costruito in poche settimane – come tanti altri in Italia nei giorni scorsi – per contrastare il Covid-19.

Resta il fatto che la sua inaugurazione in pompa magna – unica nel suo genere, finora in Italia – nulla ha a che fare con l'emergenza che in quel luogo gli operatori sanitari metteranno in campo nei prossimi giorni, con grandi sforzi e sacrifici personali per assistere persone che si troveranno ad affrontare del tutto sole, senza la possibilità di avere le persone care al loro fianco, il momento più drammatico della loro vita.

Sarà, questo, un luogo di cura, di sofferenza, purtroppo anche di morte, condizioni che non hanno niente da spartire con l'aria di "festa" mostrata ieri in diretta TV (alcuni hanno detto che "mancava solo il rinfresco").

Ma è anche una questione di parità di diritti e di doveri. Noi ce ne restiamo chiusi in casa da settimane, evitiamo i contatti, non possiamo vedere i nostri nonni, non possiamo visitare i nostri malati, non possiamo assistere al funerale dei nostri cari. E fuori c'è gente che si permette di festeggiare e di radunare, una vicina all'altra, decine di persone ponendosi con presunzione sopra le nostre leggi e, soprattutto, sopra la nostra comune morale?

Vediamo i dati delle ore 18.

Italia
  • contagi totali: 110.574 (+4.782) / 105.792 (+4.053) / 101.739 (+4.050) / 97.689 (+5.217)
  • decessi totali: 13.155 (+727) / 12.428 (+837) / 11.591 (+812) / 10.779 (+756)
  • guariti totali: 16.847 (+1.118) / 15.729 (+1.109) / 14.620 (+1.590) / 13.030 (+646)
Lombardia
  • contagi totali: 44.773 (+1.565) / 43.208 (+1.047) / 42.161 (+1.154) / 41.007 (+1.592)
  • decessi totali: 7.593 (+394) / 7.199 (+381) / 6.818 (+458) / 6.360 (+416)
  • guariti totali: 11.415 (+530) / 10.885 (+548) / 10.337 (+1.082) / 9.255 (+293)
L'Italia tiene: a fronte di un aumento dell'incremento dei contagiati, il dato nazionale registra una diminuzione del numero delle vittime giornaliere, e questa è una buona notizia. In Lombardia, invece, aumentano sia i contagi sia le vittime gironaliere  e questa non è una buona notizia.

Per rassicurare gli animi, si dice che l'aumento del numero dei contagi derivi dal fatto che in questi giorni si eseguono molti più tamponi e quindi la crescita sarebbe dovuta semplicemente a una rilevazione più capillare. Affermazione, questa, che comproverebbe quanto si va dicendo da tempo, cioè che i contagiati totali nel nostro Paese sono molti di più di quelli dichiarati nei bollettini nazionali e regionali.



Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 22 al 31 marzo 2020

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