sabato 11 aprile 2020

Coronavirus, il diario da Milano/aprile 2020_2

Diario giornaliero del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta a questa epidemia (era il 21 febbraio 2020).


Sesta parte.


Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 21 aprile 2020


60° giorno - Lunedì 20 aprile 2020

Con quale spirito ci avviciniamo alla prossima riapertura della vita sociale, l'inizio della Fase 2 che avrà luogo con ogni probabilità all'inizio di maggio?

Con varie sensazioni, che contrastano anche in modo evidente tra loro.

La prima e più ovvia è una sensazione di speranza, di voglia di tornare finalmente a mettere il naso fuori casa. L'idea di essere finalmente liberi di uscire e andare dove si desidera senza avere la paura di doverne rendere conto ad altri è quanto di meglio ci si possa prospettare, dopo giorni e giorni di clausura forzata. L'idea finalmente di riprendere la propria attività, anche se con le limitazioni che ci porteremo dietro per interi mesi, ci ridà finalmente voglia di rimetterci in campo con entusiasmo e lottare per il futuro nostro e di tutta l'Italia.

La seconda è un velo di timore che nasce dal pensiero di non essere più abituati alla vita di prima e di soffrire i primi giorni in cui ci ritufferemo nella nostra bella e piacevole vita sociale, fatta di lavoro, incontri con amici e parenti, passeggiate al parco, shopping, sport (tutto nel rispetto delle normative) ma anche di quei meccanismi che odiamo troppo, fatti di traffico, code non rispettate, maleducazione cui si aggiungerà anche il non rispetto delle nuove regole che con molta probabilità alcuni cittadini metteranno in atto.

La terza è la paura che non tutte le misure precauzionali necessarie per la nostra nuova vita esterna siano messe in pratica. Ieri abbiamo letto il racconto di un nostro amico medico che è impegnato ormai da due mesi in un reparto di terapia intensiva del suo ospedale (uno dei più grandi di Milano). Ci ha mandato la foto dei suoi piedi, ricoperti da sacchetti della spesa perché «non ci sono più sovrascarpe e la capo reparto ci ha consigliato di fare così». E questo è niente, se pensiamo che ha aggiunto che a lui, da 60 giorni a stretto contatto con pazienti affetti da Covid-19, non è mai stato fatto il tampone... Se non c'è attenzione a quel livello, come possiamo aspettarcela nei nostri confronti?

Se le prime due sensazioni dipendono esclusivamente da noi, dal nostro stato d'animo su cui possiamo più o meno influire, la terza dipende solo da chi ci governa. È un po' come quando ci si lancia con il bungee jumping (lo immagino: non l'ho mai fatto e con tutta probabilità mai nemmeno lo farò...): dobbiamo lanciarci e avere fiducia che il cavo elastico sia ben legato alla base e regga con successo il nostro peso.

Anche in questo caso dovremo avere davvero una grande fiducia, uscire di casa e metterci nelle mani di chi sta nei palazzi del potere e decide per noi, fiduciosi. Più facile dirlo che farlo, ma non abbiamo possibilità di scelta...


I dati quotidiani, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 181.228 (+2.256) / 178.972 (+3.407) / 175.925 (+3.491) / 172.434 (+3.493)
  • decessi totali: 24.114 (+454) / 23.660 (+433) / 23.227 (+482) / 22.745 (+575)
  • guariti totali: 48.877 (+1.822) / 47.055 (+2.128) / 44.927 (+2.200) / 42.727 (+2.563)
Lombardia
  • contagi totali: 66.971 (+735) / 66.236 (+855) / 65.381 (+1.246) / 64.135 (+1.041)
  • decessi totali: 12.376 (+163) / 12.213 (+163) / 12.050 (+199) / 11.851 (+243)
  • guariti totali: 20.008 (+752) / 19.526 (+390) / 19.136 (+286) / 18.850 (+454)
In Italia il parziale delle morti sale un po', ma i contagi giornalieri diminuiscono di molto e, buona notizia, la categoria degli "attualmente positivi" fa registrare per la prima volta dall'inizio dell'emergenza un numero in discesa: oggi sono 466, -20 rispetto a ieri.

In Italia sono stati eseguiti 41.483 tamponi, ieri erano stati più di 50mila. In Lombardia sono stati eseguiti 6.331 tamponi (circa 2.500 meno di ieri) e i pazienti in terapia intensiva sono diventati 901 (-21 rispetto a ieri)



59° giorno - Domenica 19 aprile 2020

Svegliarsi con il canto degli uccellini. Un piacere più che normale per molti che vivono in campagna o nelle cittadine sparse in tutta Italia. Una rarità per noi che viviamo a Milano e non abbiamo la fortuna di vivere a ridosso di qualche parco.

Ma questo è quello che in questi giorni accade anche a noi. Gli alberi del viale sotto casa si sono popolati di piccoli volatili che allietano la nostra clausura forzata con la loro simpatica voce.

Gli animali, lentamente, timidamente, stanno tornando a esplorare territori da tempo diventati per loro impraticabili, spesso pericolosi.

Ne abbiamo visti tanti, in queste settimane.

A Firenze l'altra sera in strada è comparso un istrice, oggi nella via principale di un paesino nel Parco Nazionale degli Abruzzi si sono visti tre giovani cervi, sempre ieri a Torino una famigliola di anatroccoli è stata aiutata a immergersi in una fontana, l'altro ieri un giovane capriolo è rimasto incastrato in un cancello di una cittadina del bolognese, a Sirmione al posto dei turisti ora ci sono le anatre (vedi foto), a Gallarate è stato avvistato un pavone, a Cagliari e Trieste sono ricomparsi i delfini...

È incredibile come la natura sappia riconquistarsi in così breve tempo gli spazi lasciati momentaneamente liberi dall'uomo, quell'animale prepotente che tutto vuole tenere per sé.

Sarebbe bello se la lunga e forzata pausa di riflessione che sta interessando l'intero genere umano avesse la forza di far nascere un nuovo pensiero di vita, rispettoso di tutti, anche degli altri esseri che condividono con noi gli spazi del nostro pianeta.

Per secoli abbiamo pensato di essere, noi umani, i padroni del mondo. Di avere il diritto – in nome della nostra supposta intelligenza superiore – di conquistare ogni spazio e sottomettere ogni altro genere. Noi, grandi, noi forti, noi invincibili. E ora un'entità trasparente, di grandezza infinitesima sta mimando ogni nostra certezza: in verità siamo deboli, cagionevoli, per certi versi anche indifesi.

E gli altri animali se ne sono accorti e, timidamente ma con la forza della loro presenza, vengono a riprendersi quello che è stato loro a lungo portato via.

Siamo una delle tante specie presenti sulla terra. Al momento comandiamo noi, ma non è scritto da nessuna parte che questo debba durare in eterno...


I dati di oggi, con il consueto confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 178.972 (+3.407) / 175.925 (+3.491) / 172.434 (+3.493) / 168.941 (+3.786)
  • decessi totali: 23.660 (+433) / 23.227 (+482) / 22.745 (+575) / 22.170 (+525)
  • guariti totali: 47.055 (+2.128) / 44.927 (+2.200) / 42.727 (+2.563) / 40.164 (+2.072)
Lombardia
  • contagi totali: 66.236 (+855) / 65.381 (+1.246) / 64.135 (+1.041) / 63.094 (+941)
  • decessi totali: 12.213 (+163) / 12.050 (+199) / 11.851 (+243) / 11.608 (+231)
  • guariti totali: 19.526 (+390) / 19.136 (+286) / 18.850 (+454) / 18.396 (+541)
Il numero di tamponi effettuati in tutta Italia rispetto a ieri è diminuito sensibilmente: oggi sono stati 50.708 (ieri erano 61.725). Come mai? I pazienti ricoverati in reparti di terapia intensiva sono oggi 2.635 (ieri erano 2.722).

Per restare alla sola Lombardia, i tamponi effettuati sono stati 8.824 e i pazienti in terapia intensiva sono diminuiti di 25 rispetto a ieri e sono oggi 922.



58° giorno - Sabato 18 aprile 2020

In questo terzo sabato di aprile assistiamo all'acuirsi di uno scontro tutto italiano tra nord e sud.

Niente di nuovo, verrebbe da dire, è sempre la stessa storia: c'è chi teme un'invasione proveniente dall'altra parte del Paese, che possa in qualche modo rompere certi equilibri faticosamente conquistati. Come al solito c'è una zona geografica che si sente superiore all'altra, che ritiene che i cittadini dell'altra possano portare malattie e disagio e vorrebbe quindi impedire a questi di entrare nel proprio territorio.

Ma una novità c'è: è come se qualcuno avesse capovolto l'Italia come se fosse una clessidra. Ora è il sud che si erge a virtuoso – un sud incarnato dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca – e vuole evitare che il nord porti malattia e disperazione nelle sue strade. Il nord è flagellato da ormai due mesi dalla diffusione del Coronavirus mentre il sud finora ne è stato toccato solo di striscio.

L'emergenza drammatica che è stata vissuta in città come Bergamo, Brescia e Milano – e che provoca ancora oggi decine e decine di morti, non dimentichiamolo – al sud non è arrivata.  Per capacità o per fortuna? Questo lo scopriremo solo a bocce ferme.

De Luca è un personaggio che spesso fa sorgere in noi un sorriso per il modo con cui comunica le sue idee al pubblico. L'imitazione di Crozza ha aggiunto notorietà al personaggio, rendendolo di sicuro il politico/amministratore più famoso da Roma in giù.

Ma le espressioni tranchant e a volte rilasciate con il chiaro intento di destare scalpore, nulla tolgono al fatto che De Luca sappia il fatto suo. Da sindaco di Salerno, in passato, è riuscito a portare la sua città in cima a tutte le classifiche di vivibilità, prima tra tutte quella della raccolta differenziata, che come lì veniva fatta forse solo a Bolzano. Da presidente della Campania sta governando con successo una delle regioni – passatemi l'espressione – più "complicate" d'Italia.

Quando De Luca dice «Se aprite le vostre Regioni noi chiuderemo i nostri confini» non dice una bestialità. È ovvio che se in Lombardia si entra in Fase 2 mentre i morti giornalieri sono ancora nell'ordine delle 250 unità si crea il forte rischio che comincino a circolare molte persone che, anche in buona fede, si portano in giro il virus e rischiano di trasmetterlo agli altri.

Se le attività riprendono senza il giusto supporto di strumenti anti-virus – dove sono le mascherine? ci sarà finalmente la volontà di effettuare tamponi a tappeto? i test sierologici a che punto sono? Sono previsti periodi di quarantena isolata per i contagiati leggeri e per i sospetti contagiati? – c'è davvero il rischio che la diffusione del contagio riprenda in modo violento. E che si diffonda anche dove finora è stato contenuto.

Abbiamo un amico che lavora in Cina da qualche anno. In febbraio era venuto in Italia a trovare i suoi parenti. Quando è stato il momento di tornare in Cina, a Shanghai, anche qui da noi era ormai scoppiata la diffusione del Covid-19. Al suo ritorno, in aeroporto le autorità cinesi lo hanno preso e portato in un albergo della città adibito a luogo di accoglienza per "sospetti". Per quasi venti giorni ha vissuto in una stanza grande poco più di un letto matrimoniale, con un piccolo bagno (con il water senza sciacquone) e giusto un tavolino su cui continuare a lavorare. Nessun contatto fisico con esterni, se non con i medici che due volte al giorno lo visitavano per verificare il suo stato di salute. I pasti gli venivano forniti dallo Stato, appoggiati su una sedia all'esterno della camera. Lui apriva la porta, ritirava il pacco, mangiava e rimetteva gli avanzi sulla sedia, senza avere alcun contatto con persone. Così, per circa 20 giorni. Alla fine della quarantena, verificata l'assenza del virus, è stato "rilasciato" e ha potuto continuare la sua vita (nel rispetto delle regole anti-Corona vigenti a Shanghai).

Questo è quello che bisogna fare per evitare che la Fase 2 torni al numero 1. A Milano il Comune ha già messo a disposizione di Regione Lombardia interi alberghi che possano essere utilizzati come luoghi di quarantena in questa direzione, ma a quanto ne so (giuro che nei prossimi giorni mi informerò meglio) non sono ancora stati utilizzati.

La sostanza è questa: se vogliamo riprendere la nostra vita sociale, lavorativa, economica, e forse sarebbe giusto anche scolastica, dobbiamo fare in modo che questo ritorno non si trasformi in un pericoloso boomerang. Finora non c'è l'impressione che i nostri amministratori regionali – decisi fautori della ripresa in tempi stretti, quasi del tutto in contrasto con le intenzioni del Governo – stiano lavorando in questo senso. La prossima settimana sarà decisiva, in questo senso. Saremmo ben felici se, nei prossimi giorni, avremo l'occasione di cambiare idea.

È un dato di fatto che la nostra Regione (intesa come ente amministrativo, non come popolazione) non sia stata in grado – per mille motivi, non necessariamente legati a incapacità o inadeguatezza – di fermare il contagio su buona parte del suo territorio. Che cosa fa pensare che lo sarà quando si tratterà di evitare che lo stesso contagio venga portato all'esterno, in aree geografiche più o meno lontane?

Per questo pensiamo che in questo frangente le perplessità del sud Italia – ben rappresentato dal vulcanico presidente De Luca – siano più che comprensibili.


Visto che è sabato, diamo un'occhiata, come facciamo ormai da settimane, ai numeri nel mondo (confrontandoli con quelli di venerdì 3 aprile scorso).



  1. USA (=)                       706.779 contagiati          erano 503.594           + 203.185
  2. Spagna (=)                 190.839 contagiati          erano 161.852             + 28.987
  3. Italia (=)                172.434 contagiati       erano 147.577          + 24.857
  4. Francia (=)                  149.130 contagiati          erano 125.942            + 23.188
  5. Germania (=)              141.397 contagiati          erano 122.855            + 18.542
  6. Regno Unito (+1)       109.769 contagiati            erano 79.841            + 29.928
  7. Cina (-1)                         83.784 contagiati           erano 83.014                  + 770
  8. Iran (=)                          80.868 contagiati            erano 70.029            + 10.839
  9. Turchia (=)                   78.546 contagiati            erano 47.029            + 31.517
  10. Belgio (=)                     37.183 contagiati            erano 28.018              + 9.165
Seguono in classifica: Russia (36.793), Brasile (34.221), Canada (32.857), Olanda (30.619), Svizzera (27.404), Portogallo, Austria e India.

Al di là della drammatica situazione degli USA, che fanno ormai storia a sé, la prima considerazione che ci riguarda non è positiva: la scorsa settimana Francia e Germania avevano avuto una crescita di contagi ben superiore all'Italia. In soli 7 giorni entrambi i Paesi sono riusciti, però, a dimezzare i contagi. Anche i nostri sono diminuiti ma con ritmi decisamente inferiori, anche rispetto a quelli di Spagna e Regno Unito.

Un dato che deve far pensare il nostro Governo, anche in considerazione del fatto che quei Paesi parlano ormai di fase post-virus, forti di una condizione che ancora una volta si dimostra migliore della nostra. Rischiamo di perdere anche questo treno, se non corriamo ai ripari.

Per il resto, in generale i numeri sono ancora in crescita, ma gli aumenti parziali scendono tutti, se si escludono quelli della Turchia e di alcuni Paesi che si affacciano nelle posizioni di rincalzo, come la Russia, il Brasile e l'India. Segno che la diffusione non è più solo una questione cinese, europea o nordamericana.

E passiamo ai dati giornalieri, con il confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 175.925 (+3.491) / 172.434 (+3.493) / 168.941 (+3.786) / 165.155 (+2.667)
  • decessi totali: 23.227 (+482) / 22.745 (+575) / 22.170 (+525) / 21.645 (+578)
  • guariti totali: 44.927 (+2.200) / 42.727 (+2.563) / 40.164 (+2.072) / 38.092 (+962)
Lombardia
  • contagi totali: 65.381 (+1.246) / 64.135 (+1.041) / 63.094 (+941) / 62.153 (+827)
  • decessi totali: 12.050 (+199) / 11.851 (+243) / 11.608 (+231) / 11.377 (+235)
  • guariti totali: 19.136 (+286) / 18.850 (+454) / 18.396 (+541) / 17.855 (+34)
I decessi in Italia sono scesi sotto i 500 e in Lombardia sotto i 200! Ma perché i contagi non diminuiscono (anzi, in Lombardia continuano ad aumentare)?

I tamponi effettuati sono stati 61.725, quasi 4mila in meno di ieri. Se vogliamo che diventino davvero una delle armi più efficaci per passare alla Fase 2 forse bisognerebbe aumentarli, non diminuirli.



57° giorno - Venerdì 17 aprile 2020

Ci avviciniamo a un nuovo fine settimana di clausura. Il sesto da quando è stata istituita la zona rossa, il nono da quel lontano 21 febbraio, l'inizio di tutto qui in Italia.

In queste settimane è successo davvero di tutto. Nelle nostre abitazioni, per noi che lavoriamo da casa e abbiamo figli in età scolare, si sono perfezionate le dinamiche interne: si sono consolidate le postazioni lavoro/scuola; si sono stabiliti i turni per le faccende quotidiane: chi cucina, chi pulisce, chi stende...; ci si è organizzati con visioni serali condivise di serie tv o film, oppure ci si è organizzati perché ognuno possa vedere la propria serie preferita senza sovrapporsi alle esigenze degli altri; si va a turno a fare la spesa, si porta un po' tutti giù la spazzatura...

Anche fuori è successo di tutto, e non basterebbe un libro per raccontarlo. Questo diario sta riportando una porzione ovviamente infinitesima di quanto accade nel mondo: solo i fatti che più ci colpiscono e riteniamo siano degni di essere ricordati. Che, in questi ultimi giorni, a nostro modesto parere, sono:
  • ieri gli Stati Uniti hanno avuto 4.591 vittime in un solo giorno, il numero più alto di sempre, mai raggiunto nemmeno dalla Cina nel suo momento peggiore. A questa cifra tremenda hanno fatto da contraltare le dichiarazioni del presidente Donald Trump: «Abbiamo superato il picco. Sulla base dei dati disponibili possiamo iniziare il prossimo fronte della nostra guerra, quello che chiamiamo la “Riapertura dell’America”. Mentre iniziamo a riaprire dobbiamo vigilare affinché venga bloccato l’ingresso del virus dall’estero. I controlli ai confini, le restrizioni sui viaggi e le altre limitazioni sugli ingressi sono più importanti che mai»
  • la media dei decessi a Bergamo, che è stata a lungo la città più colpita dal Coronavirus, è tornata ai numeri precedenti alla diffusione del virus: nei momenti più tragici era salita anche a 19 vittime al giorno, oggi siamo tornati tra 2 e 3. I numeri in discesa riguardano anche i ricoverati e i pazienti in terapia intensiva. «Diciamo che ora possiamo respirare – dicono gli operatori sanitari bergamaschi –, ma non certo abbassare la guardia»
  • la clausura forzata ha fatto diminuire in tutto il mondo i reati violenti, con l'eccezione, purtroppo, della violenza domestica. In Italia il Ministero dell'Interno a fine marzo ha fatto sapere che i tentati omicidi delle ultime tre settimane sono stati la metà rispetto a quelli dello stesso periodo del 2019, le rapine sono calate del 54,4% i furti del 67,4%, e gli incendi dolosi del 76,7%
  • i sindaci delle principali metropoli del mondo hanno nominato il sindaco di Milano, Beppe Sala, a capo della "Global Mayors COVID-19 Recovery Task Force", la task force creata dalla rete internazionale C40 Cities per gestire in comune la ripresa post emergenza Coronavirus. L'obiettivo della task force è raggiungere una ripresa economica "che permetta ai cittadini di tornare a lavorare, evitando al contempo che il degrado climatico generi una crisi ancora più grave in grado di arrestare l'economia globale e di minacciare la vita e la capacità di sostentamento delle persone"
  • il Governo italiano ha scelto la app con cui sarà possibile tracciare il contagio durante la Fase 2. Si chiama "Immuni" e sarà scaricabile in modo volontario, il suo uso non sarà dunque obbligatorio. Attraverso l'utilizzo del bluetooth l'app è in grado di verificare e tracciare tutti gli incontri avuti da una persona positiva al Covid-19, così da poter rintracciare gli eventuali contagiati e isolarli
  • i decessi ufficiali registrati nelle case di riposo per anziani italiane (Rsa) parlano al momento di ben 2.478 persone morte per Coronavirus, ma c'è chi sostiene che in realtà siano almeno il doppio o che addirittura, aggiungendo anche i casi sospetti, possano arrivare a 6mila
  • il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ieri ha confessato di augurarsi che il caldo dia una mano alla diminuzione dei contagi: «Lo dico senza valenza scientifica ma mi auguro, e spero di non sbagliare, che il caldo rallenterà il contagio e renderà il virus meno aggressivo». Fontana ha anche aggiunto: «Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto», proponendo di spalmare il lavoro su 7 giorni invece dei 5 tradizionali, con orari di inizio diversi, così da evitare l'utilizzo troppo intensivo dei mezzi pubblici. Nel frattempo il vicepresidente della stessa Regione Lombardia, Fabrizio Sala, sempre ieri ha detto: «Siamo ancora in piena Fase 1, nella fase dell'epidemia. Prima scendiamo con il contagio prima entriamo nella Fase 2»
  • la ministra per l'Istruzione Lucia Azzolina ha confermato che le scuole resteranno chiuse, al contrario di quanto accadrà in Germania e, probabilmente, in Francia, dove verranno riaperte a maggio. Come faranno i genitori che torneranno a lavorare a gestire i figli a casa? È un problema che riguarda soprattutto i bambini più piccoli, ha risposto la ministra, aggiungendo «aiuteremo le famiglie con un’estensione del congedo parentale e del bonus baby-sitter»
  • la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ieri davanti ai deputati del Parlamento europeo riuniti in plenaria straordinaria ha dichiarato che l'Europa deve chiedere scusa all'Italia, perché «è vero che molti erano assenti quando l’Italia ha avuto bisogno di aiuto all’inizio di questa pandemia». Ma le scuse avranno valore, ha aggiunto, «solo se si cambia comportamento” e se si riuscirà a far emergere il «coraggio di difendere l’Unione europea»
  • secondo una ricerca dell'Economist, settimanale inglese di informazione politica-economica, i cittadini milanesi sono quelli che si stanno muovendo di meno, che stanno dunque osservando più di ogni altro al mondo le indicazioni del "lockdown". In base a una ricerca effettuata tra il 9 e il 21 marzo nelle principali città del mondo, a Milano c'è stato un calo degli spostamenti pari al 97% rispetto a quelli in condizioni di vita normale. A pari merito, in testa alla classifica europea, c'è Vienna (97%), seguono poi Madrid, Barcellona, Lione, Parigi e Monaco (tutte al 96%). Gli ultimi posti sono invece occupati da Londra (77%), Manchester (74%), Stoccolma e Birmingham (69%). Nel Nord America, primi posti per San Francisco (91%), New York (90%) e Boston (89%), ultimi per Seattle (82%), Vancouver (73%) e Toronto (70%). Nel resto del mondo, primato per Istanbul (89%), seguito da San Paolo (83%) e daTokyo (73%); agli ultimi posto Mosca (47%), San Pietroburgo (35%) e peggiore di tutte, Singapore (28%).

Qualche giorno fa mi chiedevo che senso aveva continuare a pubblicare i numeri relativi a contagi, decessi e guarigioni. «Lo faccio più che atro per continuità», avevo concluso, ma ripensandoci bene c'è un altro motivo, ben più valido. 

Lo faccio perché nel gran parlare di questi ultimi giorni di Fase 2, indagini di magistrati, competenze e incompetenze, apertura di attività e chiusura di confini, tracciabilità, test miracolosi, tamponi non fatti, mascherine scomparse, ecc. ecc. c'è il rischio di non ricordarci più perché siamo qui, rinchiusi in casa dal 9 marzo. 

Lo siamo perché fuori si muore ancora e si lotta strenuamente contro il Coronavirus, forse il leggere i numeri ci aiuta a non dimenticarlo.

Ecco i dati di oggi, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.


Italia 
  • contagi totali: 172.434 (+3.493) / 168.941 (+3.786) / 165.155 (+2.667) / 162.488 (+2.972)
  • decessi totali: 22.745 (+575) / 22.170 (+525) / 21.645 (+578) / 21.067 (+602)
  • guariti totali: 42.727 (+2.563) / 40.164 (+2.072) / 38.092 (+962) / 37.130 (+1.695)
Lombardia
  • contagi totali: 64.135 (+1.041) / 63.094 (+941) / 62.153 (+827) / 61.326 (+1.012))
  • decessi totali: 11.851 (+243) / 11.608 (+231) / 11.377 (+235) / 11.142 (+241)
  • guariti totali: 18.850 (+454) / 18.396 (+541) / 17.855 (+34) / 17.821 (+343)
I tamponi eseguiti in tutta Italia, tra ieri e oggi, sono stati 65.705.

Non riusciamo a scollarci da questi numeri, siamo sempre lì, un po' su e un po' giù. In Lombardia, ancor più che nel resto d'Italia. Attenti a non cantar vittoria troppo presto.

 

56° giorno - Giovedì 16 aprile 2020

Si parla sempre più del "dopo". Nelle chat tra amici e parenti circolano documenti, non si sa quanto attendibili, che ipotizzano date future legate ai vari passaggi alla normalità. Un brivido corre lungo la schiena quando si leggono riferimenti al 2021, ma non a gennaio o febbraio del prossimo anno, ben oltre.

È difficile e pericoloso fare oggi ipotesi sul "quando" si potrà tornare a vivere in modo abbastanza normale, in un momento in cui il numero delle persone decedute fatica a scendere in modo costante. Tutti parlano di Fase 2, ormai, il pensiero fisso è su che cosa fare per cercare di rimettere un po' in sesto la produzione e tornare alla riapertura di buona parte delle attività. Nessuno, però, al momento sa quando e quanto questa fase sarà attuabile.

Si è sempre detto che dal momento che l'Italia è stata la prima a essere contagiata – dopo poche nazioni come la Cina, la Corea del Nord, l'Iran – sarà gioco forza anche la prima a uscire da questa situazione, aspetto che dovrebbe ridarci un certo vantaggio nel confronto degli altri Paesi, che sono arrivati dopo. Ma ora la paura è di non riuscire a essere i primi: già le altre nazioni stanno mettendo a punto piani di ritorno più sviluppati dei nostri e questo crea in noi cittadini che leggiamo i giornali e guardiamo la tv un po' di stupore, insicurezza, rabbia.

Ma vale davvero la pena stare ad ascoltare gli altri e farsi condizionare dai loro proclami? Gli altri sono quelli che professavano l'immunità di gregge, che mandavano la gente a votare nei primi giorni di espansione del virus, che non chiudevano gli stadi per le partite di calcio, che sostenevano si trattasse di una semplice influenza anche quando da noi già si contavano i morti a decine...

Per quanto riguarda questa vicenda, nessuno, in nessun angolo del mondo, ha le risposte certe in tasca. Nemmeno gli scienziati, che in base al loro sapere possono ipotizzare scenari di diffusione del contagio ma non possono certo (né vogliono) predisporre piani di ripresa che contano mille sfaccettature: economiche, politiche, sociali, psicologiche, sostenibili...

Cerchiamo di ragionare con la nostra testa – parlo ovviamente a livello di Governo centrale – mantenendo le buone cose fin qui fatte e facendo tesoro degli errori fin qui commessi. Non cerchiamo di rincorrere e scimmiottare, male, gli annunci degli altri, manteniamoci lucidi e "sul pezzo" e facciamo prendere le decisioni alle persone più sagge, esperte e concrete che abbiamo a disposizione (sperando che ce ne siano almeno due o tre in tutto il Paese).

I dati delle 18, paragonati a quelli dei tre giorni precedenti:

Italia 
  • contagi totali: 168.941 (+3.786) / 165.155 (+2.667) / 162.488 (+2.972) / 159.516 (+3.153)
  • decessi totali: 22.170 (+525) / 21.645 (+578) / 21.067 (+602) / 20.465 (+566)
  • guariti totali: 40.164 (+2.072) / 38.092 (+962) / 37.130 (+1.695) / 35.435 (+1.224)
Lombardia
  • contagi totali: 63.094 (+941) / 62.153 (+827) / 61.326 (+1.012) / 60.314 (+1.262)
  • decessi totali: 11.608 (+231) / 11.377 (+235) / 11.142 (+241) / 10.901 (+280)
  • guariti totali: 18.396 (+541) / 17.855 (+34) / 17.821 (+343) / 17.478 (+312)

Calano le morti quotidiane e calano i ricoverati nelle trapie intensive, che oggi sono 2.936, 143 meno di ieri. Oggi è stato fatto il record di tamponi dall'inizio dell'emergenza per Covid-19: 60.999, forse per questo è aumentato sensibilimente anche il conteggio parziale dei contagiati.

La Lombardia non respira ancora, i numeri rimangono per lo più invariati rispetto a ieri e all'altro ieri, anche se c'è la buona notizia dei 42 pazienti in meno ricoverati nei reparti di terapia intensiva. La provincia di Milano è diventata quella con il maggior numero parziale di contagiati, tra ieri e oggi 277 (102 in città).

Tutte le morti causate dal Coronavirus ci intristiscono, nel mondo sono diventate ormai quasi 140mila. Tra loro oggi, si è aggiunto anche Luis Sepúlveda, il 70enne scrittore cileno che era ricoverato in Spagna già dalla fine di febbraio. E ci sono anche i 127 medici morti in Italia dall'inizio dell'emergenza, una strage davvero inaccettabile.



55°giorno - Mercoledì 15 aprile 2020

Mentre fuori le polemiche impazzano – qui in Lombardia c'è materiale per discutere almeno per i prossimi 10 anni – oggi voglio restare un po' nel nostro piccolo mondo casalingo e protetto e parlare solo di quello.

O, meglio ancora, vorrei parlare delle sensazioni che la condizione anomala in cui ci troviamo ormai da quasi due mesi sta destando in me.

Penso alla strana sensazione che provo quando passo davanti a uno specchio e mi vedo con i capelli più lunghi del solito. Che è la stessa che provo quando vedo i miei famigliari, anche loro con capigliature più evidenti.

È come se la natura, la nostra animalità, in questo momento stesse prendendo il sopravvento sulle nostre "maschere sociali". Peccato solo che in televisione, con i personaggi che vi appaiono – presentatori, politici, amministratori, esperti vari – questo non accada: lì si sottopongono a sedute con parrucchieri e truccatori prima di andare in onda. Il distacco tra noi, cittadini di tuti i giorni, e il mondo dell'apparenza sta aumentando vistosamente.

Penso alla strana e piacevole sensazione che provo quando mi affaccio alla finestra o vado sul balconcino e saluto i dirimpettai – una simpatica e giovane coppia – come se fossero vecchi amici. Abito in questa casa ormai da vent'anni e non ho mai avuto occasione di conoscerli, anzi, non li avevo proprio mai notati. I flash mob della prima ora ci hanno uniti e ci hanno resi complici di un'avventura che ci ha colti tutti all'improvviso ma ci ha anche avvicinati gli uni agli altri.

Penso alla strana sensazione che provo quando in strada passa un'autoambulanza a sirene spiegate. Subito il pensiero va a chi sta per essere trasportato probabilmente in un reparto di terapia intensiva. Mi si stringe il cuore a pensare a quella vita sospesa, alla sua sofferenza, alla preoccupazione dei suoi famigliari.

Penso alla strana sensazione che provo quando sento vociare in strada. Sta succedendo qualcosa? C'è un problema? Qualcuno che sta male o qualcuno che sta protestando per come stanno andando le cose? No, sono solo persone che si sono incontrate e stanno parlando tra loro. Hanno la mascherina e per questo tendono ad alzare un po' la voce. Poi senza il rumore di fondo dei motori delle auto ogni suono che proviene dalle nostre vie viene ingigantito.

Penso alla strana sensazione che provo quando cammino verso il supermercato, quel senso di spazio enorme attorno a me, così imponente e luminoso, e quello strano muoversi per conto loro delle gambe, che non sono quasi più abituate a una camminata protratta per qualche centinaio di metri.

Penso alla strana sensazione che si prova quando per strada, con i sacchi della spesa, incontriamo amici o vicini di casa. All'inizio facciamo fatica a riconoscerli, dietro la mascherina. Poi ci si ferma a distanza, si scambiano quattro battute e via, dopo un veloce scambio di occhiate indagatrici l'uno sull'altro, con la difficoltà di non capire le espressioni per l'impossibilità di vedere eventuali smorfie, sorrisi, forse anche boccacce...

Ecco i dati giornalieri di oggi, come sempre paragonati a quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 165.155 (+2.667) / 162.488 (+2.972) / 159.516 (+3.153) / 156.363 (+4.092)
  • decessi totali: 21.645 (+578) / 21.067 (+602) / 20.465 (+566) / 19.899 (+431)
  • guariti totali: 38.092 (+962) / 37.130 (+1.695) / 35.435 (+1.224) / 34.211 (+1.677)
Lombardia
  • contagi totali: 62.153 (+827) / 61.326 (+1.012) / 60.314 (+1.262) / 59.052 (+1.460)
  • decessi totali: 11.377 (+235) / 11.142 (+241) / 10.901 (+280) / 10.621 (+110)
  • guariti totali: 17.855 (+34) / 17.821 (+343) / 17.478 (+312) / 17.166 (+343)
Mentre in Italia e in Lombardia tutti i dati sono volti al positivo (a parte i guariti lombardi, ma sembra un numero troppo strano per sserevero), nel milanese il parziale dei contagi sale ancora: sono 325 – 144 nella sola città – mentre ieri erano 189.

Che non si dica, però, che è colpa dei milanesi: basta affacciarsi alla finestra per capire che qui non circola nessuno, se non per necessità.



54° giorno - Martedì 14 aprile 2020

E anche Pasqua è passata. Lo conosciamo tutti il detto che finisce con "...Pasqua con chi vuoi". Quest'anno non è stato così, ma per certi versi questa emergenza ha contribuito a unire le famiglie e i gruppi di amici, più che a dividerli.

Certo, fisicamente ognuno è rimasto a casa sua, chiuso tra le quattro mura del proprio mondo emergenziale. Ma i contatti con le persone lontane, o vicine ma giocoforza rintanate nelle proprie abitazioni, ci sono stati e, anzi, forse sono stati anche superiori a quelli degli anni scorsi.


C'è chi è andato sotto le finestre degli anziani parenti a fare loro gli auguri (glielo concediamo, questo, no?), chi ha fatto lunghe telefonate, c'è chi si è collegato con le video chiamate e chi ha spedito fiori per regalare un momento di conforto a chi si è trovato a trascorrere in solitudine questo giorno di festa.

E non solo questo. Il non poter pranzare insieme ha anche ingegnato le persone, qui in città, che in alcuni casi si sono scambiate regali culinari da mettere sulle proprie tavole nei giorni di festa. C'è chi ha fatto i biscotti, chi la pastiera, chi ha pensato a una bottiglia di spumante e lo ha condiviso con parenti e amici. Tutto circolato grazie al supporto dei driver, i ragazzi in bicicletta che sono diventati ormai i proprietari delle strade. Un lavoro prezioso, il loro, che oggi più che mai deve essere protetto e valorizzato.

Abbiamo dovuto abbandonare momentaneamente il contatto fisico, questo è vero, ma questo non ha intaccato la nostra voglia di condividere momenti di relax con le persone che ci sono care. Gli aperitivi via chat con gli amici, ad esempio, non sono certo come quelli vissuti nei bistrot in Porta Venezia, ma consentono di chiacchierare e scambiarsi opinioni e sensazioni come se ci si trovasse davvero nello stesso posto.

Grande è il desiderio di chiacchierare con gli amici, come dimostrano le tante chat create e condivise, anche tra persone che in genere non si parlano per lungo tempo. Magari che si scrivono costantemente, ma senza vedersi. Oggi invece c'è proprio l'esigenza di guardarsi negli occhi e condividere gesti, sguardi, sorrisi e, perché no, risate.

Ha ancora senso mostrare i dati ufficiali? Ce lo chiediamo sempre più, visto che sono falsati da vari fattori: il numero dei tamponi eseguiti, i decessi avvenuti al di fuori degli ospedali e quindi non registrati, la non presa in considerazione di coloro che sono contagiati e non sono ricoverati ma sono lasciati nelle proprie case o nelle case di cura, i contagiati "nascosti", cioè quelli mai verificati...

Se continuiamo a pubblicarli è più per un senso di continuità che altro. Vediamo quelli di oggi, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 162.488 (+2.972) / 159.516 (+3.153) / 156.363 (+4.092) / 152.271 (+4.694)
  • decessi totali: 21.067 (+602) / 20.465 (+566) / 19.899 (+431) / 19.468 (+619)
  • guariti totali: 37.130 (+1.695) / 35.435 (+1.224) / 34.211 (+1.677) / 32.534(+2.079)
Lombardia
  • contagi totali: 61.326 (+1.012) / 60.314 (+1.262) / 59.052 (+1.460) / 57.592 (+1.544
  • decessi totali: 11.142 (+241) / 10.901 (+280) / 10.621 (+110) / 10.511 (+273)
  • guariti totali: 17.821 (+343) / 17.478 (+312) / 17.166 (+343) / 16.823 (+543).
A Milano, oggi, solo 57 nuovi contagi. Il resto si commenta da sé, la situazione è quella che si sta ripetendo da vari giorni: un leggero calo di decessi e contagi cui fa seguito un leggero incremento in un continuo saliscendi caratterizzato, però, da ancora troppi decessi giornalieri.

Per quanto riguarda l'Ospedale Fiera Milano, di cui stiamo seguendo le sorti ormai da qualche giorno, l'Assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera oggi ha detto: «Fortunatamente non è servito a ricoverare centinaia di persone e di questo siamo contenti»

Siamo tutti contenti che i 21 milioni di euro (o poco meno) spesi per metterlo in piedi non stiano servendo per curare malati – al momento sembra che ce ne siano ricoverati solo una dozzina a fronte dei 600 ipotizzati iniziali – ci mancherebbe. Solo, pensiamo a tutto quello che con la stessa cifra si sarebbe potuto fare per sostenere attivamente chi si trova a combattere a mani nude contro il Coronavirus

Per esempio recapitare mascherine nelle case di tutti i lombardi con continuità, invece di distribuirle con ondate spot, che si esauriscono in pochi minuti e non si sa nemmeno dove siano andate a finire. O, altro esempio, rafforzare la macchina dell'esecuzione dei tamponi, che sta andando ancora troppo a rilento e che è fondamentale per poter entrare nella tanto agognata Fase 2. O, ancora, fornire un sostegno alle famiglie che sono in difficoltà economica per la chiusura di buona parte delle attività commerciali.

In 2 minuti ci sono venuti in mente tre modi migliori di spendere tutti quei soldi. Siamo sicuri che amministratori, tecnici, politici che governano la Regione Lombardia se si impegnassero riuscirebbero a trovarne altrettanti, forse anche qualcuno di più...



53° giorno - Lunedì 13 aprile 2020

È Pasquetta, niente gite fuori porta, oggi, a meno che non si intendano quelle fatte sul pianerottolo di casa.

La mia attenzione di oggi è dedicata al concerto che Andrea Bocelli ha tenuto ieri, giorno di Pasqua, al Duomo di Milano.

Emozione e orgoglio, queste le due sensazioni che ho provato guardando e ascoltando il concerto riprodotto in diretta su Youtube.


Emozione nel vedere questo uomo solo e piccolo, nella maestosità della cattedrale milanese, nel sentire la sua voce potente e immensa, capace di portare un messaggio d'amore, di fede, di speranza e di pace in ogni angolo del mondo.

Orgoglio nel pensare che questo discorso senza confini, senza pregiudizi, senza conflitti sia partito proprio da Milano, dalla nostra città, che ancora una volta ha saputo essere al centro del mondo con la dignità e l'eleganza che le sono proprie.

Grazie al nostro sindaco Beppe Sala, grazie all'Arcidiocesi milanese, per averci riforniti di un'ulteriore dose di forza morale per affrontare i giorni duri di emergenza che ancora ci aspettano.


I dati delle 18, col confronto ai tre giorni prima.

Italia 
  • contagi totali: 159.516 (+3.153) / 156.363 (+4.092) / 152.271 (+4.694) / 147.577 (+3.951)
  • decessi totali: 20.465 (+566) / 19.899 (+431) / 19.468 (+619) / 18.849 (+570)
  • guariti totali: 35.435 (+1.224) / 34.211 (+1.677) / 32.534(+2.079) / 30.455(+1.985)
Lombardia
  • contagi totali: 60.314 (+1.262) / 59.052 (+1.460) / 57.592 (+1.544) / 56.048 (+1.246)
  • decessi totali: 10.901 (+280) / 10.621 (+110) / 10.511 (+273) / 10.238 (+216)
  • guariti totali: 17.478 (+312) / 17.166 (+343) / 16.823 (+543) / 16.280 (+574).
In Lombardia aumentano i decessi quotidiani ma diminuiscono i contagi rispetto a ieri, anche se da Regione Lombardia fanno sapere che questo potrebbe essere dovuto al fatto che il numero dei tamponi effettuati, 5.260, è stato inferiore rispetto a quello dei giorni precedenti.

Poche notizie, ancora, sull'Ospedale Fiera Milano: sembra che i pazienti ricoverati siano ora 6. Il problema del non decollo di questo centro ospedaliero pare essere la difficoltà a reperire personale sanitario, ovviamente tutto impegnato negli altri ospedali. L'80% del personale che vi è finora impiegato – circa 50 persone tra medici, infermieri, tecnici radiologi e di laboratorio e personale amministrativo – sarebbe al momento "preso in prestito" dal Policlinico, ospedale che ha in carico la gestione del nuovo centro di terapia intensiva della Fiera. Solo il 20% sarebbe "nuovo", cioè reclutato attraverso bandi della Regione e della Protezione civile.



52° giorno - Domenica 12 aprile 2020

È una Pasqua che nessuno si aspettava di vivere. Una Pasqua difficile, triste, complicata.

Non voglio scrivere niente, oggi. Voglio solo riportare le parole di ieri del nostro Presidente Sergio Mattarella:



«Ci apprestiamo a vivere domani il giorno di Pasqua. È la ricorrenza di maggior significato per la cristianità, è una festa tradizionale importante per tutti. 

Quest'anno arriveremo in condizioni molto diverse dal consueto, penseremo ai numerosi nostri concittadini morti per epidemia, tante storie spezzate, affetti strappati, spesso all'improvviso. Per i loro famigliari e per le comunità di cui eran parte, il vuoto che essi hanno lasciato renderà questa giornata particolarmente triste. 

Questo giorno sarà vissuto diversamente anche dai tanti malati e dai molti medici e infermieri cui si affidano e che si adoperano per la loro guarigione con generosità, mettendo a rischio sé stessi. 

Sarà diverso per tutti. In molte lettere che ho ricevuto vengono narrate le storie di forzata solitudine che tanti stanno vivendo anche in questi giorni, abitualmente di festa condivisa.

Comprendo bene il senso di privazione che questo produce. So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me. Ma in questi giorni intravediamo tuttavia anche la concreta possibilità di superare questa emergenza.

I sacrifici che stiamo facendo da oltre un mese stanno producendo i risultati sperati e non possiamo fermarci proprio adesso. Vorrei dire: evitiamo il contagio del virus e accettiamo piuttosto il contagio della solidarietà tra di noi.

Non appena possibile, sulla base di valutazioni scientifiche e secondo le indicazioni che verranno stabilite si potrà avviare una graduale progressiva ripresa, con l'obiettivo finale di una ritrovata normalità. Fino a quel momento è indispensabile mantenere con rigore il rispetto delle misure di comportamento.

Stiamo per vincere la lotta ontro il virus. O quanto meno quella per ridurne al massimo la pericolosità, in attesa di farmaci specifici e di un vaccino che lo sconfigga del tutto. Coltiviamo speranza e fiducia.

Nella condivisione che tutti avvertiamo in questo periodo per la nostra sorte comune, desidero esprimere a tutti voi la mia più grande vicinanza, con l'augurio di una Pasqua per quanto possibile serena».

Aggiungo solo i numeri delle 18, col confronto ai tre giorni prima.

Italia 
  • contagi totali: 156.363 (+4.092) / 152.271 (+4.694) / 147.577 (+3.951) / 143.626 (+4.204)
  • decessi totali: 19.899 (+431) / 19.468 (+619) / 18.849 (+570) / 18.279(+610)
  • guariti totali: 34.211 (+1.677) / 32.534(+2.079) / 30.455(+1.985) / 28.470(+1.979)
Lombardia
  • contagi totali: 59.052 (+1.460) / 57.592 (+1.544) / 56.048 (+1.246) / 54.802 (+1.388)
  • decessi totali: 10.621 (+110) / 10.511 (+273) / 10.238 (+216) / 10.022 (+300)
  • guariti totali: 17.166 (+343) / 16.823 (+543) / 16.280 (+574) / 15.706 (+559)
Gli incrementi quotidiani di contagiati e deceduti continuano a scendere. Bene, andiamo avanti così.


51° giorno - Sabato 11 aprile 2020

In questo sabato prima di Pasqua l'impressione è che tutto si stia complicando.

Mentre fuori il sole splende e le giornate si allungano siamo divisi tra coloro che sono costretti in casa da ormai più di un mese e coloro che lavorano con turni massacranti, spesso a rischio e pericolo della loro salute. Le poche volte che usciamo di casa è per fare lunghe code davanti ai supermercati o ai negozi di alimentari in genere.

I numeri del contagio e delle morti cala, questo sì, ma molto lentamente e fa come la famosa lumaca dell'indovinello che di giorno scende due scalini e di notte ne risale uno. Ogni volta che ci illudiamo che il ritorno alla normalità sia dietro l'angolo i numeri ci ricacciano nello sconforto e mentalmente dobbiamo ricominciare da capo.

I tamponi, le mascherine, i test di immunità: da una parte sentiamo in continuazione parlare di quelli che al momento sono gli unici strumenti che abbiamo a disposizione per frenare il contagio, dall'altra scopriamo che i tamponi si comincia a farli seriamente, forse, solo ora (in Lombardia), che i milioni di mascherine ufficialmente distribuiti scompaiono nel nulla, – faticavi a trovarle prima e fatichi a trovarle adesso, come funziona questa cosa? – che i test di immunità (dicono costino solo 5 euro e che diano un responso dopo un'ora!) per misteriosi meccanismi non sono ancora disponibili su larga scala.

Si parla sempre meno delle vittime e del duro e nascosto lavoro che stanno svolgendo i medici, gli infermieri e tutte le persone che lavorano negli ospedali, in quelli tradizionali, in quelli da campo e in quelli costruiti in pochi giorni. A Milano Fiera sono stati investiti 21 milioni di euro per predisporre un presidio che è stato presentato come "il più grande centro di terapia intensiva in Italia" e che, inaugurato in pompa magna dieci giorni fa al momento, pare, ospita tre (tre!) pazienti.

Dopo settimane e settimane di emergenza non si è ancora capito perché la Lombardia sia stata il punto del mondo di massimo contagio. Colpa dei contatti con l'estero? Colpa della sottovalutazione iniziale del problema? Colpa della negligenza con cui è stato affrontato il problema dal punto di vista organizzativo? Colpa del fatto che gli operatori sanitari e tutti i pazienti che sono passati negli ospedali non sono stati doverosamente protetti e quindi sono stati essi stessi strumenti di contagio?

Le cronache sono piene di accuse gravi, cui prima o poi qualcuno dovrà dare risposte. La questione della Valseriana, colpevolmente non resa in modo tempestivo zona rossa; la questione delle case di cura per anziani, che all'inizio dell'emergenza sono state obbligate a ospitare persone sospette contagiate di coronavirus e che sono diventate tremendi luoghi di contagio per i poveri anziani (si contano più di 1.800 morti, peraltro non conteggiati nel novero di quelli ufficiali per Covid-19); la questione del Pio Albergo Trivulzio, dove più di 100 anziani sono morti e per cui, notizia di questa mattina, il direttore della struttura, Giuseppe Calicchio, è stato indagato con le ipotesi di reato di epidemia colposa e omicidio colposo.

La gente che sta a casa e che non sta lavorando comincia ad avere problemi economici, oltre che psicologici. Tra Governo ed Europa negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di aiuti e agevolazioni da riservare a chi rischia di perdere il lavoro e a chi in questo momento fatica a mantenere la propria famiglia e rischia di vedere saltare in aria gli sforzi fatti in un'intera vita. Ma alle parole per ora non hanno fatto seguito i fatti. Gli aiuti, i soldi, servono subito. Ogni giorno di ritardo è un giorno di sconforto, di difficoltà, di rabbia in più. Difficile capire quando tutto questo non verrà più accettato supinamente, l'impressione è che non si sia tanto lontani dal punto di rottura.

In tutto questo, l'impressione che si sta facendo sempre più strada è che, con poche eccezioni, coloro che stanno decidendo per il nostro futuro – politici e amministratori – siano per lo più non all'altezza. Abbiamo davanti a noi alcuni casi di incapacità assoluta, persone che si trovano ad affrontare problematiche mai viste prima con un background inadeguato. Accanto a loro, figure che dovrebbero rappresentare valide alternative e che invece si distinguono a loro volta per pochezza e vuotezza politica, etica e sociale.

In mezzo a tutto questo ci siamo noi, normali cittadini che ogni giorno assistiamo a questo mostruoso teatrino seduti sul nostro divano, consapevoli che poco o niente possiamo fare, se non continuare a restare chiusi in casa e continuare a pensare con la nostra testa, senza condizionamenti e forzature che ci vengano dall'esterno, da soggetti che cercano di impossesarsi delle nostre menti solo per raggiungere o mantenere il proprio potere politico e soprattutto economico (perché alla fine sempre lì si va a finire, al portafoglio).



Un'occhiata ai dati di giornata (confrontati, come sempre, con quelli dei tre giorni precedenti):

Italia
 
  • contagi totali: 152.271 (+4.694) / 147.577 (+3.951) / 143.626 (+4.204) / 139.422 (+3.836)
  • decessi totali: 19.468 (+619) / 18.849 (+570) / 18.279(+610) / 17.669(+542)
  • guariti totali: 32.534(+2.079) / 30.455(+1.985) / 28.470(+1.979) / 26.491(+2.099)
Lombardia
  • contagi totali: 57.592 (+1.544) / 56.048 (+1.246) / 54.802 (+1.388) / 53.414 (+1.089)
  • decessi totali: 10.511 (+273) / 10.238 (+216) / 10.022 (+300) / 9.722 (+238)
  • guariti totali: 16.823 (+543) / 16.280 (+574) / 15.706 (+559) / 15.147 (+649)


Oggi i numeri non sono positivi. In Lombardia, i tamponi totali fatti finora sono 196.302 (in Italia quasi un milione), ieri ne sono stati fatti 9.977. La buona notizia è che, sempre in Lombardia, i malati in terapia intensiva sono diminuiti: in questo momento sono 1.174, ieri erano 1.202 (-47)


E già che ci siamo, diamo un'occhiata ai numeri nel mondo (confrontandoli con quelli di venerdì 3 aprile scorso)



  1. USA (=)                       503.594 contagiati          erano 245.573           + 258.021
  2. Spagna (=)                 161.852 contagiati          erano 117.710             + 44.142
  3. Italia (=)                147.577 contagiati       erano 115.242          + 32.335
  4. Francia (+2)                125.942 contagiati           erano 59.929             + 66.013
  5. Germania (-1)            122.855 contagiati            erano 85.063             + 37.792
  6. Cina (-1)                         83.014 contagiati           erano 82.509                  + 505
  7. Regno Unito (+1)         79.841 contagiati            erano 34.192             + 45.649
  8. Iran (-1)                         70.029 contagiati            erano 53.183             + 16.846
  9. Turchia (+1)                  47.029 contagiati            erano 18.135              + 28.894
  10. Belgio (+1)                     28.018 contagiati            erano 15.348             + 12.670
Che botta, gli Stati Uniti: in una settimana hanno più che raddoppiato il numero dei contagi, che in questo momento è più di sei volte quello della Cina, che scende sempre più in classifica e presto sarà superata anche dal Regno Unito.

L'Italia ora come crescita dei contagi è quinta in Europa, (sesta nel mondo) con la Francia che è in vertigionosa crescita, con numeri che fanno venire la pelle d'oca, parziali di crescita mai raggiunti nemmeno nel nostro Paese.

Nei dieci entra il Belgio ed esce la Svizzera, che si assesta all'undicesimo posto. Seguono Olanda, Canada, Brasile, Portogallo, Austria, Russia e Israele.




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