Le scuse di Antonio, il nostro amico che ha lavorato per un certo periodo in Consiglio regionale, sono doverose, visto che per continuare il suo racconto, iniziato lo scorso settembre 2011, ha aspettato circa un anno. Nelle due precedenti puntate aveva parlato soprattutto del lavoro effettuato dai consiglieri regionali – gente che guadagna qualcosa come 10mila euro netti al mese – in ufficio e nelle commissioni.
E' tempo, ora, di fargli raccontare qualcosa di quanto accade nell'aula del Consiglio, durante le sedute. «Anzitutto – inizia Antonio – bisogna ricordare che i giorni in cui l'aula è al lavoro sono solo due la settimana, il martedì e il mercoledì. Pochi, verrebbe da dire, ma sarebbero giusti se negli altri giorni i consiglieri svolgessero le attività che dovrebbero a livello di ufficio e di commissione (che come abbiamo visto nelle puntate precedenti, per molti sono del tutto sconosciute). Due giorni, dunque, con riunioni che possono però protrarsi anche fino a tarda ora, che in questo caso coincide con le 19, 19 e 30, anche se nel programma vengono sempre indicate le 24».
La puntualità qui non è di casa
«Le sedute iniziano alle 10. Ma sarebbe meglio dire "le sedute dovrebbero iniziare alle 10", perché a quell'ora di consiglieri, sugli 80 previsti, se ne vedono sì e no una decina. Gli altri arrivano alla spicciolata, con grande flemma, anche con mezz'ore di ritardo. Stessa cosa dopo la pausa per il pranzo. In effetti una sola ora e mezza è forse poca per un lauto pranzo – che ogni buon consigliere regionale è giusto si conceda – ecco che quindi, invece che alle 14 e 30, l'inizio dei lavori pomeridiani può slittare anche di un'ora. Ma nessuno sembra preoccuparsene. O pochi, comunque: se qualcuno lo fa notare al presidente, si becca i sorrisini se non i rimbrotti dei suoi colleghi, che sembrano dire "non fare il primo della classe, prenditela comoda, vivi e lascia vivere"».Vabbè, magari gli orari non vengono proprio rispettati, facciamo osservare ad Antonio, ma poi quando c'è da lavorare ecco che i consiglieri – e gli assessori, con il presidente della Regione, perché in Consiglio ci dovrebbero andare anche loro, ma di questo parleremo dopo – si trasformano e diventano di colpo seri e ligi al loro dovere...
La corsa al voto
«Magari – risponde secco Antonio –. Magari... Dovete sapere che nell'atrio che dà accesso all'aula c'è un piccolo bar e, tutt'intorno, comodi divani in pelle. Sono, questi, i luoghi più frequentati dalla maggior parte dei consiglieri, che qui sorseggiano caffè e cappuccini, chiacchierano amabilmente, leggono i giornali, mentre all'interno dell'aula si discute dei destini dei cittadini lombardi. Poi a un certo punto suona una campanella e tutti si scuotono, saltano in piedi come molle e si dirigono verso la porta dell'aula dove entrano spingendosi come un fiume in piena per raggiungere al più presto la loro postazione. Perché bisogna votare. Che cosa? Boh... l'unica cosa che sanno, questi signori è che devono votare sì o no, a seconda dell'indicazione del loro capogruppo. A volte il numero legale non è ragiunto perché alcuni consiglieri si attardano alla bouvette, devono finire il loro croissant. In questi casi il presidente dell'aula finge che ci siano problemi tecnici e temporeggia, senza che nessuno dica niente, fino a quando tutti i suoi sono entrati e possono inserire la scheda per il voto».Esco un attimo, ma torno subito...
Edificante, davvero. «Ma niente in confronto a quello che fanno alcuni consiglieri – continua il racconto di Antonio – che fingono di presenziare alle sedute ma poi immediatamente si defilano. Per ogni presenza in Consiglio, così come per le Commissioni, è prevista infatti una diaria. Ecco dunque che ci sono quelli che arrivano, firmano, si siedono, si guardano intorno per una decina di minuti poi si alzano di scatto, come se fosse loro venuto in mente qualcosa che devono fare appena fuori dall'aula. Si avvicinano all'uscita con noncuranza, escono dalla porta e nessuno li vede più per il resto della giornata».Una foto ricordo per il presidente
E veniamo agli assessori e al presidente della Regione. Come detto dovrebbero presenziare alle sedute, come gli altri consiglieri. Ma se gli assessori in linea di massima ci sono quasi sempre – chi legge il giornale, chi scrive sms, chi sonnecchia scocciato dal disturbo che viene dalle voci dei relatori oppure, nel migliore dei casi, chi risponde con sufficienza alle interrogazioni dei consiglieri – il presidente si fa notare quasi sempre per la sua assenza. La leggenda vuole che segua tutte le riunioni dal suo ufficio, posto all'ultimo piano (prima del Pirellone, adesso del palazzo che si è fatto costruire lì vicino). Ma nessuno sa se questo sia vero. Qualche volta si fa vedere, il presidente. In occasione del Concerto di Natale che viene eseguito in aula, per esempio, o anche tutte le volte che si vota e si approva una legge considerata importante, che il giorno dopo verrà citata sui giornali con tanto di foto ricordo. In quel caso il presidente si presenta qualche minuto prima del voto e si concede agli applausi della maggioranza, che ha votato naturalmente compatta, e ai click dei fotografi posizionati sulla balconata riservata alla stampa».Gente che guadagna 10mila euro netti al mese
«Ecco qui – conclude il suo racconto Antonio – questo è ciò che fanno le persone che abbiamo votato all'interno del Consiglio regionale. Gente che guadagna 10mila euro netti al mese, più i vari rimborsi di cui è fin difficile conoscere l'entità, che può circolare in centro senza pagare il ticket, può parcheggiare dove vuole senza spendere un centesimo, viaggiare in autostrada gratis, forse anche sui treni e sugli aerei. Gente che se vuole mangia gratis nella mensa del Consiglio e se va al ristorante durante la settimana o fa il pieno alla sua automobile può chiedere il rimborso al gruppo politico, che poi si farà dare i soldi dal Consiglio stesso. Ma questo è un altro argomento...».Grazie Antonio, grazie per averci raccontato come funzionano le cose all'interno del Consiglio Regionale della Lombardia, che molti definiscono la "Terza Camera d'Italia". Un vero esempio di efficienza o, come direbbe qualcuno, di "eccellenza"...
Nessun commento:
Posta un commento