
Sono in ufficio, sto lavorando, suona il
cellulare.
Il numero che appare sul
display non è registrato nella mia
rubrica, chissà chi mi chiama. Forse un nuovo cliente?
Rumore di sottofondo, come se il mio interlocutore si trovasse in un
palazzetto dello sport, con tanta gente sugli spalti a fare
cagnara.
Dopo qualche secondo di
sospensione ecco una voce, da lontano: «Buongiorno chiamo per conto di
xyzsrtysj xoktyizxytoi, le volevo proporre la nostra ultima
promozione...».
«Scusi, scusi,
si fermi un attimo. Per chi lavora lei? Non ho capito...».
«La chiamo per conto di
yhxtaonilert kuytxvelastr, volevo proporle...».
«No, scusi... vabbè... mi dica almeno come ha fatto ad avere il mio
numero di cellulare, chi gliel'ha dato?»
«È perché lei è un cliente xxx
(nome della mia compagnia telefonica), giusto? Io chiamo per conto di
klixtgyzart fhuztkyxtkt per proporle...»
«No, guardi, scusi, la
fermo subito, così non
perde tempo lei e non lo
perdo nemmeno io. Non ho bisogno di
niente, non mi serve
niente, grazie lo stesso...»
«Ma guardi, la
promozione che le proponiamo...»
«No, scusi, ripeto, grazie,
non mi interessa, la vostra promozione...»
«
Incredibile! No, davvero incredibile...»
«Incredibile
che cosa, scusi?»
«Incredibile che
neanche stia a sentire quello che devo dirle e mi dice subito che non le serve niente... io vorrei...»
«No, guardi, di incredibile c'è solo la sua
insistenza. Lei mi chiama disturbandomi sul cellulare, mentre sono al lavoro, non capisco nemmeno da parte di chi, le dico che
non mi interessa quello che ha da dirmi e lei ha anche la
sfrontatezza di dirmi che è incredibile? La saluto...»
«No, ma
non esiste che non stia ad ascoltare quello che ho da dirle,
signor Luca, io vorrei solo...»
«...allora non capisce, non voglio essere
disturbato, non mi interessa quello che ha da dirmi. Mi ha
chiamato lei, non l'ho
cercata io. Grazie e buongiorno»
«Ma io
volevo dire che...»
Click
Una scena che si ripete più volte al giorno
Questa scena, più o meno così, si ripete due, tre, spesso anche
quattro volte al giorno. Al cellulare o al telefono fisso. In ufficio e a casa.
Niente contro questi
poveri ragazzi (spesso stranieri) dei call center che, di certo sottopagati, sono costretti a sorbirsi gli
insulti e le
rimostranze delle persone che sono obbligati a
disturbare a qualsiasi ora della giornata.
Nessuna pietà, invece, per le
compagnie telefoniche che programmano a tavolino questa
tortura, senza dimostrare un benché minimo
rispetto per chi sta dall'altra parte del telefono.
Se ne
renderanno conto, prima o poi?