lunedì 1 giugno 2020

Coronavirus, il diario da Milano/giugno 2020_1



Diario giornaliero del Coronavirus in Italia e in particolare a Milano, a partire dal Giorno 1, quello che ha fatto registrare la prima vittima dovuta al Covid-19 (era il 21 febbraio 2020).

Undicesima parte.








111° giorno - Mercoledì 10 giugno 2020

Nel giorno del triplo 1, la notizia che più mi sta incuriosendo è che dal prossimo 15 giugno riapriranno teatri, cinema, discoteche, locali per cerimonie e convegni, sale da concerto, sale da gioco, ecc.

Interessanti le indicazioni che riguardano le singole situazioni. Vediamone alcune, anticipando che in molti casi è previsto che gli organizatori degli eventi, o i proprietari dei locali, debban conservare il registro delle presenze per almeno 14 giorni:
  • teatri, cinema e sale da concerto: ammessi al massimo 200 spettatori se al chiuso, 1.000 se all'aperto, con rispetto della distanza di sicurezza sia tra gli spettatori sia tra gli artisti. Mascherine per tutti: attori (a parte quando devono recitare), musicisti (può essere tolta durante l'esecuzione, purché ci sia la giusta distanza tra i musicisti), spettatori. Misurazione della temperatura all'entrata, con divieto d'accesso a chi ha più di 37,5° C. Divieto di vendita al dettaglio di cibi e bevande durante gli spettacoli. Cari pop corn, arrivederci a presto (ci auguriamo)!
  • convegni: prevista la misurazione della temperatura, obbligo della mascherina per il pubblico – la cui  sistemazione deve prevedere il rispetto delle distanze – per tutta la durata del convegno, i relatori potranno toglierla durante l'esposizione osservando la distanza con gli altri relatori. Niente buffet, se non servito da addetti. Iscrizioni, pagamenti, compilazioni di moduli, ecc dovranno essere quanto più possibili svolti in modalità elettronica. Per fortuna che il buffet, almeno in parte, è salvo. Se non ci fosse quello, per quale motivo organizzare i convegni...?
  • spazi per cerimonie: devono prevedere una distanza tra i tavoli di almeno un metro. Obbligatorio l'uso della mascherina: sempre quando si è all'interno (a meno che non si sia seduti al tavolo) e ogni volta che non si può rispettare la distanza minima di 1 metro all'esterno. Il buffet è consentito solo se servito dal personale, senza che vi sia contatto diretto degli ospiti. Il self service è consentito solo per prodotti realizzati in monodose. Feste di matrimoni, feste di laurea, feste per la Prima Comunione, tutte mascherate, saranno forse meno "spontanee" rispetto al passato, ma almeno c'è un tentativo di ritorno alla normalità
  • in discoteca si potrà ballare ma solo all'esterno e rispettando la distanza di due metri dagli altri. Negli spazi al chiuso sarà sempre obbligatorio l'uso della mascherina e non sarà possibile consumare bevande al banco. La distanza dovrà essere rispettata anche ai tavolini e sui divanetti, potranno essere previste barriere per evitare la diffusione del contagio. Varrebbe la pena andare in discoteca anche solo per vedere come reagisce il mondo dei discotecari a queste privazioni. Sarà la morte per questo tipo di locali? Non ne sono del tutto sicuro: ricordo che una volta in discoteca – come del resto nei cinema, nei ristoranti, sui treni, ecc. –  si poteva fumare e che quando fu posto il divieto di fumo si disse «non ci andrà più nessuno!».

I dati del giorno, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 235.763 (+202) / 235.561 (+283) / 235.278 (+280) / 234.998 (+197)
  • decessi totali: 34.114 (+71) / 34.043 (+79) / 33.964 (+65) / 33.899 (+53)
  • guariti totali: 169.939 (+1.293) / 168.646 (+2.062) / 166.584 (+847) / 165.837 (+759)
Tamponi effettuati: 62.669 (ieri erano stati 55.003). Persone in terapia intensiva: 249 (14 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 27.141 (ieri erano 28.028).

Lombardia
  • contagi totali: 90.680 (+99) / 90.581 (+192) / 90.389 (+194) / 90.195 (+125)
  • decessi totali: 16.349 (+32) / 16.317 (+15) / 16.302 (+32) / 16.270 (+21)
  • guariti totali: 56.474 (+507) / 55.967 (+1.199) / 54.768 (+263) / 54.505 (+183)
Tamponi effettuati in Lombardia: 9.305 (ieri erano stati 9.848). Persone in terapia intensiva: 98 (ieri erano 96). 

A Milano sono stati registrati 10 nuovi casi (ieri erano stati 17).

Oggi in Italia i decessi sono ben 70 e questa volta il dato non è provocato da errori nei conteggi fatti negli scorsi giorni.

S escludiamo i due pazienti in più ricoverati in terapia intensiva in Lombardia (è la prima volta da molti giorni che si registra una crescita, seppur minima, ci auguriamo che sia un episodio isolato), tutti i dati scendono meno quello delle morti e la cosa non può certo resserenarci, perché alla fine di tutto ogni nostra azione in questo momento deve essere mirata a fare in modo che le morti arrivino allo zero, il resto sono solo chiacchiere.



110° giorno - Martedì 9 giugno 2020

Mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, nei giorni in cui la scuola chiude un anno accademico davvero travagliato, ha chiesto regole certe per il ritorno a scuola del prossimo settembre, ieri è stato presentato il piano predisposto dalla task force messa in piedi da Vittorio Colao su "chiamata" del premier Giuseppe Conte.

È stato intitolato "Iniziative per il rilancio 2020-2022" ed è un documento di oltre 120 pagine che affronta, proponendo soluzioni, i nodi sociali ed economici che si sono venuti a creare in seguito alla diffusione del Covid-19. Ma, già che c'era, anche alcuni problemi eterni, che attanagliano la realtà italiana da decenni.

Sappiamo come ha lavorato Colao perché ne abbiamo parlato con un imprenditore che è stato coinvolto nella predisposizione del Piano. Ne ha convocati parecchi, tra i più rappresentativi di ogni settore, e ha concesso loro pochi minuti perché raccontassero la loro situazione e indicassero scenari da perseguire: «Ho bisogno di proposte che possono essere attuate domani mattina – ha detto loro –, non di piani che richiedano anni per essere portati a termine. Io sono qui per portare al Governo progetti reali e fattibili, che riescano a far scattare la scintilla della crescita nell'immediato».

Ed eccole qui, le scintille che potranno contribuire a creare "Un'Italia più forte, resiliente ed equa". I piani di lavoro individuati sono 6:
  • imprese e lavoro, motore dell'economia
  • infrastrutture e ambiente, volano del rilancio
  • turismo, arte e cultura, brand del Paese
  • pubblica amministrazione, alleata di cittadini e imprese
  • istruzione, ricerca e competenze, fattori chiave per lo sviluppo
  • individui e famiglie, in una società più inclusiva ed equa.
Tre, invece, sono le macrodirezioni verso cui l'Italia deve dirigersi:
  • rivoluzione verde
  • parità di genere e inclusione
  • digitalizzazione e innovazione.
Le premesse sono interessanti, per saperne di più sui contenuti, ecco dove potersi scaricare (e leggersi con calma, almeno le parti che più interessano) l'intero documento.


I dati del giorno, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 235.561 (+283) / 235.278 (+280) / 234.998 (+197) / 234.801 (+270)
  • decessi totali: 34.043 (+79) / 33.964 (+65) / 33.899 (+53) / 33.846 (+102)
  • guariti totali: 168.646 (+2.062) / 166.584 (+847) / 165.837 (+759) / 165.078 (+1.297)
Tamponi effettuati: 55.003 (ieri erano stati 27.112). Persone in terapia intensiva: 263 (20 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 28.028 (ieri erano 29.718).

Lombardia
  • contagi totali: 90.581 (+192) / 90.389 (+194) / 90.195 (+125) / 90.070 (+142)
  • decessi totali: 16.317 (+15) / 16.302 (+32) / 16.270 (+21) / 16.249 (+27)
  • guariti totali: 55.967 (+1.199) / 54.768 (+263) / 54.505 (+183) / 54.322 (+469)
Tamponi effettuati in Lombardia: 9.848 (ieri erano stati 4.488). Persone in terapia intensiva: 96 (ieri e l'altro ieri erano 107). 

A Milano sono stati registrati 17 nuovi casi (ieri erano stati 15).


I decessi del giorno, è stato comunicato, in realtà sono solo 47, perché il dato riportato di 79 tiene conto anche di 32 decessi non conteggiati in precedenza dalla Regione Abruzzo. Meno male, a chiedere correzioni per aver sbagliato i conti non c'è solo Regione Lombardia...

Regione Lombardia – l'ente – è tra l'altro è tornata a essere nell'occhio del ciclone, questa volta non per l'emergenza sanitaria ma per certe inchieste giornalistiche che hanno portato a galla questioni che sembrerebbero evere tra i protagonisti alcuni parenti e affini del presidente Attilio Fontana.

È ancora tutto da dimostrare e il presidente ha minacciato querele a destra e, soprattutto, a manca. Chi vivrà, vedrà. Forse.



109° giorno - Lunedì 8 giugno 2020

Oggi nessuna parola, ci uniamo al mondo con un solo grido:


"I can't breathe"



Ed ecco la solita occhiata ai dati del giorno, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 235.278 (+280) / 234.998 (+197) / 234.801 (+270) / 234.531 (+518)
  • decessi totali: 33.964 (+65) / 33.899 (+53) / 33.846 (+102) / 33.744 (+85)
  • guariti totali: 166.584 (+847) / 165.837 (+759) / 165.078 (+1.297) / 163.781 (+1.886)
Tamponi effettuati: 27.112 (ieri erano stati 49.478). Persone in terapia intensiva: 283 (4 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 29.718 (ieri erano 30.111).

Lombardia
  • contagi totali: 90.389 (+194) / 90.195 (+125) / 90.070 (+142) / 89.928 (+402)
  • decessi totali: 16.302 (+32) / 16.270 (+21) / 16.249 (+27) / 16.222 (+21)
  • guariti totali: 54.768 (+263) / 54.505 (+183) / 54.322 (+469) / 53.853 (+752)
Tamponi effettuati in Lombardia: 4.488 (ieri erano stati 8.005). Persone in terapia intensiva: 107 (anche ieri erano 107). 

A Milano sono stati registrati 15 nuovi casi (ieri erano stati 23).




108° giorno - Domenica 7 giugno 2020

Ieri sera siamo andati a mangiare in un ristorante giapponese, la nostra prima uscita in un locale pubblico dall'inizio dell'emergenza, ma devo dire che non abbiamo provato nessuna emozione particolare.

Siamo passati prima, per vedere se c'era posto e prenotare. Il proprietario ci ha chiesto: «Per tre persone? Sì, ho posto ma solo se siete congiunti...». Ci è andata bene, lo siamo. All'ora stabilita siamo entrati nel locale e ci è stato assegnato un tavolo normale, da quattro.

Subito ci siamo resi conto del perché della domanda di prima. Accanto al nostro tavolo ce n'è uno con le stesse dimensioni del nostro, con quattro persone sedute, probabilmente due coppie. Tra loro, per tutta la lunghezza del tavolo, un vetro a dividere una coppia dall'altra. Fa un po' impressione, a vederlo, ma bisogna dire che le quattro persone chiacchierano tra loro con disinvoltura, come se non ci fosse alcun ostacolo, probabilmente dopo un po' ci si abitua – o forse sarebbe meglio dire "adatta" – anche a questo.

Ieri era anche l'ultimo giorno di scuola, ma nessuno se n'è quasi accorto. Il figlio, dopo la lezione online mattutina fatta di saluti e arrivederci al prossimo anno, se n'è uscito con questa frase: «Certo che è una tristezza, oggi, essere qui in casa e non fuori dalla scuola, in "funta", a festeggiare...». Se devo essere sincero il pensiero che quest'anno non ci siano state le solite battaglie d'acqua – che spesso degenerano in modo esagerato, oltre i limiti dell'accettabilità – fuori dagli istituti scolastici di ogni livello non mi sembra il male peggiore. Ma io non faccio testo, perché odio da sempre i gavettoni, anche quelli fatti sulla spiaggia, per dire.

A proposito di spiaggia, qui in casa si comincia a parlare di vacanze. Dove andare? Rischiare di prenotare all'estero (Grecia? Spagna?) oppure optare per una soluzione nostrana? Bisogna decidere in fretta, probabilmente, l'idea è che i posti migliori se ne vadano in fretta, forse è anche già troppo tardi.

E intanto continuiamo a sentire persone che si lamentano perché i prezzi sono aumentati un po' dappertutto. È un po' un cane che si morde la coda: hai paura di avere meno clienti per cui aumenti i prezzi, ma se aumenti i prezzi probabilmente avrai meno clienti. Si riuscirà a trovare il giusto equilibrio? Ce lo auguriamo per chi lavora e vive nel turismo, a ogni livello (dall'ultimo dei lavapiatti al proprietario dello stabilimento balneare di successo).


Ecco i dati del giorno, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 234.998 (+197) / 234.801 (+270) / 234.531 (+518) / 234.013 (+177)
  • decessi totali: 33.899 (+53) / 33.846 (+102) / 33.744 (+85) / 33.689 (+88)
  • guariti totali: 165.837 (+759) / 165.078 (+1.297) / 163.781 (+1.886) / 161.895 (+957)
Tamponi effettuati: 49.478 (ieri erano stati 72.485). Persone in terapia intensiva: 287 (6 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 30.111 (ieri erano 30.582).

Lombardia
  • contagi totali: 90.195 (+125) / 90.070 (+142) / 89.928 (+402) / 89.526 (+84)
  • decessi totali: 16.270 (+21) / 16.249 (+27) / 16.222 (+21) / 16.201 (+29)
  • guariti totali: 54.505 (+183) / 54.322 (+469) / 53.853 (+752) / 53.101 (+55)
Tamponi effettuati in Lombardia: 8.005 (ieri erano stati 13.696). Persone in terapia intensiva: 107 (ieri erano 110). 

A Milano sono stati registrati 23 nuovi casi (ieri erano stati 29).

In Veneto oggi si è registrato un solo nuovo caso di contagio e i decessi sono stati 5.

In Italia sono 10 le regioni in cui oggi non ci sono state vittime: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna. Sono invece 6 le regioni in cui non si è registrato alcun caso: Friuli Venezia Giulia, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna.



107° giorno - Sabato 6 giugno 2020


Oggi è sabato, il 16° da quella prima persona morta in Italia per Covid-19. Vediamo i  numeri mondiali di diffusione del virus, confrontati con quelli di una settimana fa (sabato 30 maggio):


  1. USA (=)                    1.897.838 contagiati         erano 1.747.087        + 150.751
  2. Brasile (=)                   614.941 contagiati            erano 465.166        + 149.775
  3. Russia (=)                   458.102 contagiati            erano 396.575           + 61.527
  4. Regno Unito (=)        284.735 contagiati             erano 272.615          + 12.120
  5. Spagna (=)                 240.978 contagiati             erano 238.564             + 2.414
  6. India (+3)                   237.566 contagiati             erano 174.355           + 63.211
  7. Italia (-1)              234.531 contagiati         erano  232.248          + 2.283
  8. Francia (-1)                 190.180 contagiati            erano 186.924             + 3.256
  9. Perù (+3)                     187.400 contagiati            erano 141.779           + 45.621
  10. Germania (-2)             185.416 contagiati             erano 183.025            + 2.391
Seguono in classifica: Iran (169.425), Turchia (168.340), Cile (122.499), Messico (84.627), Canada (95.947), Arabia Saudita (95.748), Pakistan (93.983), Cina (84.177, +51), Qatar, Bangladesh, Belgio, Olanda, Bielorussia, Sud Africa, Svezia, Ecuador.

Negli Stati Uniti d'America i contagi sono aumentati più della scorsa settimana (circa 5mila in più). Brasile e India (che supera in un sol balzo Germania, Francia e Italia) sono ancora in crescita mentre la Russia registra circa 8.500 casi in meno rispetto all'aumento della scorsa settimana. Il Perù entra nei 10 Paesi più contagiati del mondo mentre le europee sono tutte in calo, e tra queste quella che registra l'aumento più esiguo è l'Italia.

Esce dai 10 la Turchia, che stranamente viene risorpassata dall'Iran, che registra un'inversione di tendenza e vede aumentare i propri contagiati di ben 20.475 unità. Nelle retrovie salgono Cile e Messico mentre scende sempre più la Cina.

Tra le nazioni più colpite, per la prima volta fa capolino uno stato africano: è il Sud Africa, piazzato per ora al 24° posto.

Il Brasile raggiunge il terzo posto anche tra i Paesi con più decessi. Sopravanza l'Italia e si piazza alle spalle di USA e Regno Unito


Qui sotto vediamo invece i dati del giorno, confrontati con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 234.801 (+270) / 234.531 (+518) / 234.013 (+177) / 233.836 (+321)
  • decessi totali: 33.846 (+102) / 33.744 (+85) / 33.689 (+88) / 33.601 (+71)
  • guariti totali: 165.078 (+1.297) / 163.781 (+1.886) / 161.895 (+957) / 160.938 (+846)
Tamponi effettuati: 72.485 (ieri erano stati 65.028). Persone in terapia intensiva: 293 (23 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 30.582 (ieri erano 31.359).

Lombardia
  • contagi totali: 90.070 (+142) / 89.928 (+402) / 89.526 (+84) / 89.442 (+237)
  • decessi totali: 16.249 (+27) / 16.222 (+21) / 16.201 (+29) / 16.172 (+29)
  • guariti totali: 54.322 (+469) / 53.853 (+752) / 53.101 (+55) / 53.046 (+239)
Tamponi effettuati in Lombardia: 13.696 (ieri erano stati 19.389). Persone in terapia intensiva: 110 (ieri erano 120). 

A Milano sono stati registrati 29 nuovi casi (ieri erano stati 52).

Non capisco, tutti dicono che oggi ci sono stati 72 decessi in Italia, ma a me i conti danno 102. Ho controllato e ricontrollato, ma a me risulta sempre 102. Io lo lascio, nel mio specchietto, ma è possibile che tutti i giornali online che ho controllato – Corriere, Repubblica, Post, Open, Fatto Quotidiano, Stampa, Sole 24ore – sbaglino?

A meno che non abbiano tutti la stessa fonte e nessuno, nelle loro redazioni, si sia premurato di fare una semplice sottrazione...



106° giorno - Venerdì 5 giugno 2020

Oggi ho voglia di pensare un po' a medici, infermieri e a tutto il personale che lavora negli ospedali o gravita nel mondo attivo della sanità.

Se io fossi uno di loro, in questo momento, mi sentirei finalmente non più sotto pressione. Mi sentirei stanco – perché quando c'è il tempo per fermarsi e pensare salta fuori tutta la stanchezza accumulata nei momenti di frenesia – ma anche orgoglioso per tutto quello che ho fatto insieme ai miei colleghi e alle persone che hanno sacrificato orari, famiglia, amici e alcuni anche la salute se non la vita per cercare di arginare quel fiume in piena che è stato il propagarsi del covid-19 tra la fine di febbraio e maggio.

Sarei tutto questo, ma comincerei anche a essere un po' arrabbiato. Perché dopo gli allori, dopo i titoloni con la parola "eroi", dopo gli applausi, i flashmob, le raccolte fondi a sostegno di... o per l'acquisto di... siamo entrati nella fase in cui quasi più nessuno parla della parte sanitaria di tutta la questione legata coronavirus.

Chiaro, in questo momento l'attenzione è rivolta agli aspetti economici, ma non per questo l'emergenza sanitaria è finita. Ci sono migliaia di migliaia di persone che continuano ad avere turni massacranti, continuano ad avere un contatto diretto con la sofferenza e con la morte.

E mentre loro vivono ancora oggi una vita in trincea, nascosti negli ospedali, nella strade e nelle piazze c'è gente che si raduna, festeggia, si fa i selfie, aizza la polemica, cerca lo scontro e peggio del peggio, nega che ci sia mai stata una pandemia, sostiene che sia tutta un'invenzione di fantomatici cospiratori che vogliono mettere il bavaglio alle persone per bene (che, sostengono questi signori, sarebbero ovviamente loro stessi).

Negare che il virus sia stato e sia ancora in circolazione, sostenere che le persone siano morte per altre cause, negare che si sia vissuta (e si stia ancora vivendo) un'emergenza senza precedenti per motivi reali, è la peggior offesa che si possa fare a chi - a volte per quattro miseri soldi, se non addirittura gratuitamente – ha dato tutto per cercare di salvare vite umane.

Voglio fermarmi a pensare a queste persone, che a mio vedere, per come stanno andando le cose, rischiano di essere volutamente dimenticate in fretta, proprio come succede ai reduci di guerra, che nessuno vuole più ascoltare perché sono testimoni diretti di momenti drammatici che tutti cercano di eliminare in tempi rapidi dalla mente.

Ma non solo: il desiderio di dimenticarli in fretta può essere dettato anche dal fatto che si tratta di persone che hanno vissuto dal di dentro l'emergenza e possono quindi testimoniare e raccontare tutte le inadeguatezze strutturali e organizzative che hanno caratterizzato queste ultime settimane.

Spesso si è detto che in questi mesi è venuto a galla il meglio degli italiani. Vero. Ma è probabile che ci sia anche dell'altro e se fosse davvero così, sarà necessario, prima o poi, venirne a conoscenza.



Vediamo i dati di oggi, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 234.531 (+518) / 234.013 (+177) / 233.836 (+321) / 233.515 (+318)
  • decessi totali: 33.744 (+85) / 33.689 (+88) / 33.601 (+71) / 33.530 (+55)
  • guariti totali: 163.781 (+1.886) / 161.895 (+957) / 160.938 (+846) / 160.092 (+1.737)
Tamponi effettuati: 65.028 (ieri erano stati 49.953). Persone in terapia intensiva: 316 (22 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 31.359 (ieri erano 32.588).

Lombardia
  • contagi totali: 89.928 (+402) / 89.526 (+84) / 89.442 (+237) / 89.205 (+187)
  • decessi totali: 16.222 (+21) / 16.201 (+29) / 16.172 (+29) / 16.143 (+12)
  • guariti totali: 53.853 (+752) / 53.101 (+55) / 53.046 (+239) / 52.807 (+781)
Tamponi effettuati in Lombardia: 19.389 (wow! Ieri erano stati 3.410). Persone in terapia intensiva: 120 (ieri erano 125). 

A Milano sono stati registrati 52 nuovi casi (ieri erano stati 16).

Siamo alle solite, nessuna novità: il sali e scendi dei dati nazionali è determinato esclusivamente dal sali e  scendi dei dati lombardi. Come si fa a passare da un giorno all'altro da 84 a 402 nuovi contagiati? Semplice: facendo più tamponi.

Immaginiamo che cosa potrebbe succedere se in Lombardia si facessero 50mila tamponi al giorno... 



105° giorno - Giovedì 4 giugno 2020

Oggi ho preso il treno, ed è la prima volta dall'inizio dell'emergenza per Covid-19. Avevo paura di non riuscire a salirci, per cui sono arrrivato in Stazione Centrale con più di mezz'ora di anticipo.

Il treno che collega Milano a Bergamo (già, dovevo andare proprio lì) in genere la mattina è strapieno di persone. Quando assegnano il binario, pochi minuti prima dell'orario fissato per la partenza, c'è un assalto all'arma bianca per accaparrarsi il posto migliore (che poi, diciamocelo, sono tutti uguali...). Per questo ho pensato che arrivando all'ultimo momento non sarei riuscito a salirci.

Come si sa, infatti, i posti disponibili sui treni sono stati dimezzati per consentire il rispetto delle distanze minime. Sulle carrozze, c'è scritto ovunque, bisogna inoltre indossare mascherina e guanti usa e getta. La mascherina ormai mi ricordo di prenderla con me, ogni volta che esco, ma i guanti no, per cui, per paura di dimenticarmeli, li avevo messi già due giorni prima nello zaino del computer.

La prima sorpresa è stata scoprire che la metropolitana, alle 8 di mattina, è quasi deserta. Ci si può sedere, e questo è un vero miracolo, e anche la fermata Duomo non produce cambiamenti di densità di persone sulla carrozza. Sulle scale mobili ci sono i cartelli che chiedono di mantenere la distanza, ma in questo momento sono inutili, non c'è quasi nessuno.

Arrivati in Stazione Centrale si entra in una sorta di labirinto fatto di percorsi studiati per non far incontrare chi entra e chi esce.

Hai lì davanti l'entrata, a pochi metri da te in linea d'aria, ma gli uomini della vigilanza, mischiati a esponenti delle Forze dell'ordine e a militari con lo sguardo e un cenno della testa ti spingono nel percorso obbligato, che fa un giro così ampio che a un certo punto ti sembra di andare in direzione opposta e i 5 metri che ti sepavarano dal piano dei binari sono diventati nel frattempo 200 o 300.

Per accedere ai binari è necessario sottoporsi al controllo della temperatura corporea, che viene eseguito con uno scanner fisso. Quasi non ci si ferma, subito ti dicono che puoi proseguire. Dentro, e questa a questo punto è una sopresa, di gente ce n'è. Tutti con la mascherina – alcuni a essere sinceri con fuori il naso – ma non necessariamente a distanza di sicurezza, asseragliati davanti ai tabelloni con gli orari dei treni in partenza.

«Ho fatto bene a arrivare con largo anticipo», mi dico. mentre aspetto anche io che sul tabellone compaia il numero del binario del mio treno. Bisogna saper cogliere l'attimo, in questi casi: appena compare il numero di solito si scatena una corsa verso il binario indicato, bisogna essere veloci.

E invece, niente! Non si muove quasi nessuno. Timbro il biglietto e seguo le frecce che indicano il percorso di chi sale sul treno – ben staccato da quello di chi scende che sono un certo numero di persone, quasi tutte assolutamente prive di guanti – e mi piazzo in una carrozza vuota, aspettando che arrivino gli altri («In effetti sono arrivato presto, questa mattina...»).

Non arriva nessuno. Su un lungo treno di una delle linee ferroviarie più trafficate del nord Italia, in un'ora mattutina di punta, ci saranno si e no 20 persone. A un certo punto, a Lambrate salgono due suore, saranno le uniche mie compagne di viaggio sulla carrozza.

E pensare che tutto è predisposto per bene. O, meglio, devo dire che da questo punto di vista sono un po' deluso. Pensavo ci fossero dispenser con il disinfettante, pensavo che i poggiatesta fossero ricopribili con panni usa e getta o qualcosa del genere. Pensavo che il treno venisse sanificato a ogni viaggio, chissà se l'hanno fatto, così a occhio si direbbe di no.

L'unica misura presa è quella di distribuire sui sedili cartelli legati a una corda con l'indicazione "Lascia questo posto libero". Dovrebbero essere messi in modo che i posti occupati siano alternati ai posti liberi, ma in alcuni punti probabilmente qualche buontempone si è divertito a mischiare un po' le carte e l'alternanza non è così del tutto assicurata.

Poco importa, per ora, almeno fino a quando continueranno a esserci così pochi passeggeri. Si viaggia bene, così, ma il pensiero corre al surplus di auto che di questi tempi inevitabilmente percorre le nostre strade. Pagheremo questo cambiamento in termini di aumento dello smog, proprio adesso che eravamo riusciti a debellarlo (almeno quello).

Alla fine del viaggio, la sorpresa più brutta. Il luogo dove mi devo recare per lavoro è collegato alla stazione da un comodissimo sottopassaggio. Tempo di percorrenza a piedi dalla stazione di Bergamo all'ufficio: 5-6 minuti. Ma oggi il cancello è chiuso, niente sottopassaggio, dicono per questioni di sicurezza legate al virus. Risultato: tempo di percorrenza stazione di Bergamo/ufficio: 20 minuti. Naturalmente sotto una pioggia torrenziale, perché in questi casi si tende a non farsi mancare niente.


Un'occhiata ai dati di oggi, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 234.013 (+177) / 233.836 (+321) / 233.515 (+318) / 233.197 (+178)
  • decessi totali: 33.689 (+88) / 33.601 (+71) / 33.530 (+55) / 33.475 (+60)
  • guariti totali: 161.895 (+957) / 160.938 (+846) / 160.092 (+1.737) / 158.355 (+848)
Tamponi effettuati: 49.953 (ieri erano stati 37.299). Persone in terapia intensiva: 338 (15 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 32.588 (ieri erano 33.202).

Lombardia
  • contagi totali: 89.526 (+84) / 89.442 (+237) / 89.205 (+187) / 89.018 (+50)
  • decessi totali: 16.201 (+29) / 16.172 (+29) / 16.143 (+12) / 16.131 (+19)
  • guariti totali: 53.101 (+55) / 53.046 (+239) / 52.807 (+781) / 52.026 (+166)
Tamponi effettuati in Lombardia: 3.410 (ieri erano stati 11.355). Persone in terapia intensiva: 125 (ieri erano 131). 

A Milano sono stati registrati 16 nuovi casi (ieri erano stati 14).



104° giorno - Mercoledì 3 giugno 2020

Oggi è la giornata mondiale della bicicletta. Che, detta così, suona anche un po' esagerata. E perché non, a questo punto, la giornata mondiale della caffettiera, della funivia, del pettine... Ogni oggetto è importante (a volte fondamentale) per l'uso che se ne fa, quanti altri di questi meriterebbero una giornata commemorativa.


Perché allora una giornata intera, addirittura mondiale, dedicata alla bicicletta? Perché questo mezzo di locomozione così antico e rimasto quasi del tutto inalterato nel tempo – se si escludono i modelli avveniristici utilizzati dai ciclisti professionisti – può rappresentare, oggi come in passato, la soluzione ai nostri problemi di vivibilità, soprattutto a quelli di chi vive in città.

La bicicletta può essere usata da tutti, non è pericolosa, non inquina, occupa poco spazio, la puoi mettere ovunque, costa poco, richiede una manutenzione veloce, permette di stare all'aria aperta, mette allegria...

La bicicletta è tutto questo e in questo momento contraddistinto dalla presenza del coronavirus è anche di più.

In genere ci si lamenta che le città sono troppo trafficate e c'è chi ritiene che la costruzione di nuove piste ciclabili non faccia altro che aumentare la confusione nelle strade, rendendo più difficoltosa la percorrenza delle strade da parte dei mezzi motorizzati.

È un modo di pensare che parte da un presupposto vecchio e sbagliato. Sono le bici che dovrebbero avere più spazio. Soprattutto nelle città, le auto – in movimento e in sosta – dovrebbero diminuire e lasciare percorrenza più semplice a bici e mezzi pubblici. Non è una visione utopica, è la direzione verso cui si deve andare, verso cui inevitabilmente si andrà, è solo una questione di tempo.

Il Comune di Milano ha approfittato della clausura forzata delle scorse settimane per predisporre piste ciclabili – anche se finora sotto forme provvisorie – in alcune zone della città. Naturalmente accolte con grande gioia da alcuni e feroci contestazioni da altri. Io, per quanto può valere, sono tra quelli contenti, anzi contentissimi.

Avanti così, naturalmente in bicicletta.

Oggi è anche il giorno dell'esame di terza media di mia figlia. Un po' triste, un passaggio così importante della vita di ogni adolescente – non fosse altro perché da qui in poi si entra nel mondo dei "più grandi" – vissuto davanti allo schermo di un computer.

Il fatto di avere discusso la "tesina" da casa con i genitori in una stanza e il fratello in un'altra, tenuti a rigorosa distanza, non ha diminuito la tensione dell'esame. La "dormigliona" alle 7 era già sveglia e ha ripeuto la sua esposizione almeno cinque volte a tutti quelli che gli capitavano a tiro (e visto che il fratello aveva le lezioni online, non restavano tante altre persone...).

Poi, a metà esame, il dramma: la rete è caduta, il wi-fi non risponde! Emergenza, tutti che cercano di sistemare la cosa ma niente da fare, per fortuna ci si può collegare con il telefono e l'esame può andare avanti, con la figlia che con grande fermezza e sangue freddo riprende in mano la situazione come se niente fosse.

Brava F., ricorderai comunque questo esame così strano. Chissà, forse l'altro te lo saresti dimenticato in poco tempo...


Vediamo i dati di oggi, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 233.836 (+321) / 233.515 (+318) / 233.197 (+178) / 233.019 (+355)
  • decessi totali: 33.601 (+71) / 33.530 (+55) / 33.475 (+60) / 33.415 (+75)
  • guariti totali: 160.938 (+846) / 160.092 (+1.737) / 158.355 (+848) / 157.507 (+1.874)
Tamponi effettuati: 37.299 (pochi, ieri erano stati 52.159). Persone in terapia intensiva: 353 (55 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 33.202 (ieri erano 33.569).

Lombardia
  • contagi totali: 89.442 (+237) / 89.205 (+187) / 89.018 (+50) / 88.968 (+210)
  • decessi totali: 16.172 (+29) / 16.143 (+12) / 16.131 (+19) / 16.112 (+33)
  • guariti totali: 53.046 (+239) / 52.807 (+781) / 52.026 (+166) / 51.860 (+990)
Tamponi effettuati in Lombardia: 11.355 (ieri erano stati 8.676). Persone in terapia intensiva: 131 (ieri erano 166). 

A Milano si sono registrati 14 nuovi casi (ieri erano stati 12).

Il dato più positivo è quello dei 55 ricoverati in meno nei reparti di terapia intensiva (più della metà nella sola Lombardia), davvero una buona notizia!



103° giorno - Martedì 2 giugno 2020

In questo momento di grande incertezza, la voce che si innalza su tutte, ferma e rassicurante, è quella del nostro Presidente della Repubblica. Ieri sera Sergio Mattarella ha tenuto il tradizionale discorso del 2 giugno, Festa della Repubblica, nei giardini del Quirinale.

Lo voglio qui riprodurre per intero, a imperitura memoria.


«Il 2 giugno, domani, si celebra l'anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in un'atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio, di una stagione nuova, nella quale si possa uscire al più presto da questa sorta di incubo globale.

Tanti fra di noi avvertono il ricordo struggente delle persone scomparse a causa del coronavirus. Famigliari, amici, colleghi, sovente senza l'ultimo saluto. A tutte le vittime, a chi è morto solo, a ricordo dei tanti affetti spezzati è dedicato questo concerto con il Maestsro Daniele Gatti e l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, che ringrazio molto per la loro partecipazione.

Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite, avvertiamo giorno per giorno una crescnte volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica.

La nascita della Repubblica, nel 1946 segnava anch'essa un nuovo inizio, superando divisioni che avevano lacerato il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei valori di libertà, pace e democrazia. Forze politiche che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovarono il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia.

Quello spirito costituente rappresentò il principale motore della rinascita dell'Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenza, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuto affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato. Quella sostanziale unità morale è stato il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. E quel che ci fa riconoscere ancora oggi, legati da un destino comune.

Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate. Ha costretto a interrompere relazioni sociali, a chiudere le scuole. Ha messo a rischio tanti progetti di vita e di lavoro, ha posto a prova durissima la struttura produttiva del nostro Paese.

Possiamo assumere questa giornata come emblematica per l'inizio della nostra ripartenza.

Ho ricevuto e letto, in questi tre mesi, centinaia di messaggi di preoccupazione ma anche di vicinanza, di fiducia, di speranza. Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell'emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare. E la prudenza, per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza, per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente.

Serviranno tempestività e lungimiranza per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che permettano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese.

Abbiamo detto molte volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d'animo per riuscire a superare anche questa prova, così come abbiamo ricostruito il Paese 70 anni fa. Lo abbiamo visto nele settimane che sono alle spalle. Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto in tante occasioni, giorno per giorno, doti che a taluno sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l'altruismo.

Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica. Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c'è nella nostra gente.

Ce lo chiede anzitutto il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate. Siamo orgogliosi di quanto hanno fatto tutti gli operatori della sanità e dei servizi essenziali che, spesso rischiando la salute propria, hanno consentito all'intera nostra comuntà nazionale di respirare, mentre la gran parte delle attività era ferma.

Siamo grati ai docenti per la didattica a distanza, agli imprenditori che hanno riconvertito in pochi giorni la produzione per fornire i beni che mancavano per la sicurezza sanitaria. Alle donne e agli uomini delle Forze armate, delle Forze dell'ordine, nazionali e locali, alla Protezione civile, ai tanti volontari che hanno garantito sicurezza e sostegno dell'emergenza.

Sono consapevole che a questi comportamenti se ne sono talvolta contrapposti altri, a opera di chi ha cercato e cerca di sfruttare l'emergenza. Comportamenti simili vanno accertati con vigore e repressi con severità, ma sono per fortuna di una minoranza molto piccola della nostra società.

Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi. Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale. A partire da me, naturalmente. Circa il dovere di essere all'altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia.

Non si tratta di immaginare di sospendere o di annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto tra posizioni diverse, ma c'è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l'unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l'uno dell'altro, una generazione con l'altra, un territorio con l'altro, un ambiente sociale con l'altro. Tutti parte di una stessa storia, di uno stesso popolo.

Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune che non attenua le differenze di posizione politica, nella diversità dei ruoli istituzionali. Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia, sul piano della salute, economico e sociale.

Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità, non soltanto a livello politico.

Siamo chiamati a scelte impegnative. Non siamo soli, l'Italia non è sola in questa difficile risalita. L'Europa manifesta di avere ritrovato l'autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando sempre più forte la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi dell'Unione non è una scelta tra le tante, ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun Paese avrà un futuro accettabile senza l'Unione Europea, neppure il più forte, neppure il meno colpito dal virus.

Adesso dipende anche da noi, dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla capacità che avremo di decisioni efficaci. Sono convinto che insieme ce la faremo, che il legame che tiene uniti tutti noi sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà. Ma so anche che la condizione perché questo avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi come unico scopo il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti, nessuno escluso.

Domani (oggi per chi legge, ndr) mi recherò a Codogno, luogo simbolo dell'inizio di questo drammatico periodo per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione, la lotta contro il coronavirus.

Desidero ringraziarli, tutti e ciascuno. L'Italia in questa emergenza ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese».




Vediamo i dati di oggi, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 233.515 (+318) / 233.197 (+178) / 233.019 (+355) / 232.664 (+416)
  • decessi totali: 33.530 (+55) / 33.475 (+60) / 33.415 (+75) / 33.340 (+111)
  • guariti totali: 160.092 (+1.737) / 158.355 (+848) / 157.507 (+1.874) / 155.633 (+2.789)
Tamponi effettuati: 52.159 (davvero pochi, ieri erano stati 31.394). Persone in terapia intensiva: 408 (14 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 33.569 (ieri erano 34.844).

Lombardia
  • contagi totali: 89.205 (+187) / 89.018 (+50) / 88.968 (+210) / 88.758 (+221)
  • decessi totali: 16.143 (+12) / 16.131 (+19) / 16.112 (+33) / 16.079 (+67)
  • guariti totali: 52.807 (+781) / 52.026 (+166) / 51.860 (+990) / 50.870 (+1.028)
Tamponi effettuati in Lombardia: 8.676 (ieri erano stati 3.500). Persone in terapia intensiva: 166 (ieri erano 167). 

A Milano si sono registrati 12 nuovi casi (ieri erano stati 8).


Da domani via libera tra regione e regione, cadono i confini e potremo spostarci senza bisogno di autocertificazione.



102° giorno - Lunedì 1° giugno 2020

La confusione è sempre più grande. 

Da una parte stati stranieri e regioni italiane dichiarano che i lombardi – insieme ad altri cittadini del Nord – verranno tenuti a distanza o comunque super controllati se decideranno di trascorrere le vacanze sul loro territorio. Dall'altra i dati della Lombardia continuano a scendere. Ieri a Milano ci sono stati 13 nuovi contagi. Tredici, in tutta Milano...

Da una parte c'è il direttore della terapia intensiva dell'ospedale San Raffaele – non quindi l'ultimo arrivato – che dichiara che «Il virus clinicamente non esiste più» e dall'altra c'è il Presidente del Consiglio superiore di Sanità, anche lui non certo lì per caso, che dichiara di essere sconcertato per queste dichiarazioni, del tutto senza fondamento perché «basta pensare semplicemente al numero di nuovi casi di positività che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus».

Da una parte si condannano i giovani che si assembrano fuori dai locali e nei parchi e dall'altra si autorizzano riunioni chiassose di piazza, con i dimostranti tutti volutamente senza mascherina.

Da una parte nei luoghi di villeggiatura si spera che arrivino più turisti possibile e dall'altra parte si registrano fin da ora aumenti medi del 20% dei prezzi degli affitti delle case e degli spostamenti con i traghetti.

Da una parte si va nello spazio e dall'altra si dimostra di essere rimasti all'epoca delle caverne.

Gli esempi potrebbero essere a decine.

E in mezzo a tutto questo ci siamo noi, che ci guardiamo intorno e spesso fatichiamo a capire dove stia la verità, che cerchiamo di vivere quanto più possibile una vita normale, che ci preoccupiamo di arrivare alla fine del mese con i soldi necessari a dare da mangiare ai nostri figli, che salteremo le vacanze perché non ce le possiamo permettere, che in tutti i modi possibili in questi giorni difficili abbiamo aiutato chi stava peggio di noi, che abbiamo sacrificato la nostra vita (fisica e sociale), in questi tre mesi, per salvarla ad altre persone, che pensiamo che tutti siamo uguali e tutti abbiamo gli stessi diritti, che probabilmente non riusciremo ad aprire il nostro negozio perché nel frattempo le spese se lo sono mangiato, che vogliamo che sia fatta chiarezza sulle troppe situazioni strane che sono accadute in queste settimane, che non sappiamo se e quando potremo tornare a lavorare...

Che, insomma, per un momento avevamo sperato che la lotta comune contro il virus potesse cambiare in meglio questo nostro Paese, queste nostre teste, ma che ci stiamo accorgendo che tutto è tornato come prima, per certi versi è diventato anche peggio.

Niente di male, continueremo a combattere, in silenzio e nel nostro piccolo, perché qualcosa migliori. Ognuno faccia il suo dovere, ora più che mai, siamo tutti chiamati a collaborare per fare in modo che l'Italia rialzi la testa, nel segno della sostenibilità, della solidarietà e dell'accoglienza (intesa nel senso più ampio possibile) e non in quello della prepotenza, dell'ignoranza e della prevaricazione.


Vediamo i dati di questo primo giorno di giugno, con il solito confronto con quelli dei tre giorni precedenti.

Italia 
  • contagi totali: 233.197 (+178) / 233.019 (+355) / 232.664 (+416) / 232.248 (+516)
  • decessi totali: 33.475 (+60) / 33.415 (+75) / 33.340 (+111) / 33.229 (+87)
  • guariti totali: 158.355 (+848) / 157.507 (+1.874) / 155.633 (+2.789) / 152.844 (+2.240)
Tamponi effettuati: 31.394 (davvero pochi, ieri erano stati 54.118). Persone in terapia intensiva: 424 (11 in meno rispetto a ieri). Persone in isolamento domiciliare: 34.844 (ieri erano 35.253).

Lombardia
  • contagi totali: 89.018 (+50) / 88.968 (+210) / 88.758 (+221) / 88.537 (+354)
  • decessi totali: 16.131 (+19) / 16.112 (+33) / 16.079 (+67) / 16.012 (+38)
  • guariti totali: 52.026 (+166) / 51.860 (+990) / 50.870 (+1.028) / 49.842 (+546)
Tamponi effettuati in Lombardia: 3.500 (una miseria, ieri che eerano stati 12.427). Persone in terapia intensiva: 167 (ieri erano 170). 

A Milano si sono registrati 8 nuovi casi (ieri erano stati 13).

Siamo alle solite: se si fanno solo 3.500 tamponi è logico che il numero di contagi diminuisca. In Italia un numero così basso di nuovi contagi (178) non lo si registrava dalla fine di febbraio. In Lombardia oggi sono stati solo 50 (meno della Liguria, che ne ha registrati 56!), a Milano sono stati solo 8, ma si possono, questi, ritenere dati affidabili? Mi sbilancio e dico di no.

Le buone notizie comunque non mancano: i decessi calano e forse su quel numero è più difficile fare errori di conteggio, più o meno volontari. E calano, pur se lentamente, anche i ricoverati in terapia intensiva.

Il che non è poco, visti i tempi che corrono.




Clicca qui per andare al diario da Milano del Coronavirus dal 21 maggio 2020 (decima parte)

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