giovedì 11 giugno 2015

Ode alla (mia) bicicletta rubata

Questa non l'hanno rubata, ma poco ci manca...

Com'era bella la mia bicicletta,
com'era bella, la tenevo stretta,
tutte le volte che io non la usavo
a qualche palo, oh sì, la legavo.

Avevo comprato una bella catena
con cui la cingevo con tanta lena,
e un coprisedile semilanuto
per cui sudavo, quando ero seduto.

Quando con foga io pedalavo,
il mio passaggio a tutti indicavo,
perché il pedale in continuo sfregava
sul carter che, intanto, si consumava.

Più dietro avevo un sedile piccino,
su cui portavo il mio bel bambino 
il cui peso negli anni era tosto aumentato
e il supporto, col tempo, mi aveva stortato.

Il campanello? No, non andava,
mentre il fanale non funzionava,
la ruota dietro era un po' deformata
e il parafango l'avea quasi bucata.

Poi mi accadde una grande sventura
ruppi il lucchetto, la serratura.
Per pochi minuti rimase slegata
il tempo occorrente per esser rubata.

Va bene, lo ammetto, era una bici/cesso
ma proprio per questo l'amavo lo stesso
e spero che quello che se l'è fottuta
si sia fatto, scappando, una bella caduta.




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