Mi sorprende sempre come la vita di mio zio Luigi sia ben organizzata. La sua libertà da vincoli famigliari stretti gli ha sempre consentito di fare le cose che più gli piacciono nel tempo a disposizione, aumentato a dismisura da quando è andato in pensione. Studia lingue, va in palestra, va a teatro, gioca a bridge, organizza viaggi con gli amici. Capodanno e Ferragosto li passa sul lago, Natale e Pasqua in montagna. Al mare invece non ci va più da qualche anno, dice che lo stanca troppo.
Insomma, la vita di mio zio Luigi è davvero una vita come si deve, serena e tranquilla.
Quella donna dall'aspetto gentile
Ieri mattina mio zio Luigi stava andando a fare la spesa nel negozio sotto casa. Tra il portone d'entrata del suo palazzo e quello del supermercato, lungo il marciapiede, è stato fermato da una giovane signora, vestita bene e dai modi gentili.«Buongiorno – ha detto questa signora a mio zio Luigi –, mi scusi se la disturbo, ma sono la vicedirettrice della filiale della sua banca. La disturbo perché il direttore avrebbe bisogno di comunicarle una cosa importante in relazione al suo conto corrente».
Lo zio Luigi non è uno sprovveduto, tutt'altro. Ottanta e più anni vissuti a Milano, con almeno 10 anni di fascismo, la guerra con lo sfollamento a Monza, il dopoguerra con la ricostruzione, il '68, le bande criminali degli anni 70, il terrorismo, gli anni della Milano da bere e del craxismo, l'inquinamento, il traffico, il nuovo secolo e la crisi economica di questi ultimi anni l'hanno reso capace di affrontare qualsiasi intoppo si presenti sul suo cammino.
Ma forse per l'aspetto rassicurante della signora, forse per il suo fare davvero gentile, si è inizialmente fidato della sua interlocutrice e le ha chiesto se si trattava proprio della sua banca, citandone in modo avventato il nome.
«Certo – ha risposto con prontezza la solerte sedicente dirigente bancaria –, se lei è d'accordo chiamo il direttore al telefono e lo faccio venire qui, così potete salire in casa e parlare del problema che la riguarda», ha detto cominciando a digitare i numeri sul telefonino apparso improvvisamente tra le sue mani.
E' bastato un momento di incertezza per risvegliare la prontezza di riflessi dello zio Luigi. Mentre ancora la donna aspettava di parlare con il fantomatico direttore, il milanese tutto d'un pezzo se n'è uscito con un improvviso: «Mi scusi, ma vado di fretta, ne parliamo in un altro momento», frase accompagnata dal proprio allontanamento repentino, che ha lasciato la donna da sola in mezzo al marciapiede, impossibilitata a mettere in campo la benché minima azione di replica (visto che il marciapiede, ha raccontato lo zio Luigi, era pieno di persone che andavano e venivano).
Bravo zio Luigi!!! (che nel pomeriggio è andato nella filiale della sua banca a denunciare il fatto. «Il nostro direttore – hanno sottolineato gli impiegati bancari, quelli veri – tra l'altro è anche in ferie»).
Il tentativo di truffa nei pressi di piazza Napoli
Per essere precisi, i fatti qui raccontati, del tutto reali, si sono svolti a Milano, in zona piazza Napoli/piazza Bolivar (ma il particolare del luogo è probabilmente insignificante, dal momento che truffatori come questi, veri sciacalli urbani, cambiano continuamente zona per evitare di essere individuati, magari anche riconosciuti dalle loro povere vittime).La "gentile" signora in oggetto, secondo la descrizione dello zio Luigi, ha i capelli scuri, è vestita in modo sportivo non è molto alta e ha un'età apparente di circa 40 anni. Se notate un personaggio del genere che si aggira con fare guardingo sui marciapiedi statene alla larga, soprattutto se vi si rivolge con proposte strane. A nessun direttore di banca può venire in mente di fermare un proprio cliente per strada per fissare un appuntamento.
Certo, è difficile che persone ultra 80enni leggano blog simili a questo, a meno che non siano scritti dai loro nipoti (proprio come fa regolarmente mio zio Luigi, che sarà orgogliosissimo di essere diventato protagonista di un post, o come diavolo si chiamano quei "temini" scritti su internet...).
Perciò figli, nipoti e parenti vari (che invece i blog li leggete), sta a voi ricordare in continuazione ai vostri cari che un gentile ma categorico «non ho tempo, mi scusi» può servire a uscire da una situazione poco rassicurante e, soprattutto, può essere più che sufficiente per continuare a vivere una vita come si deve, serena e tranquilla.
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