Allora, come avevamo previsto già nello scorso mese di novembre 2012, Pdl e Lega Nord alla fine si sono accordate. Dopo lunghe settimane di insulti, prese di distanze, accuse (soprattutto da parte degli esponenti della Lega che a più riprese hanno ripetuto, fino alla nausea, «mai più con Berlusconi!») ecco che l'accordo è stato trovato. Un accordo basato su spartizioni (ipotetiche) di poltrone: a me (Lega Nord) la Lombardia – così da creare la grande regione del nord che unisce Piemonte, Veneto e, appunto, Lombardia – a te (Pdl) il Governo, con un primo ministro ancora da decidere (qualcuno è davvero disposto a credere che alla fine si tratterà di Angelino Alfano?).
L'avevamo previsto, anzi, azzardato, quando ancora un accordo di questo tipo sembrava difficile, anzi impossibile, a verificarsi. Ci abbiamo azzeccato, insomma. E allora, a questo punto, per non stare qui a dormire sugli allori, rilanciamo con un'altra previsione, forse ancora più azzardata. La nostra affermazione riguarda solo la Lombardia ed è una previsione crudele, tranchant, che non lascia scampo. Eccola: Roberto Maroni non diventerà mai presidente della Regione, ma non solo, prenderà anche meno voti di Gabriele Albertini!
Il 40/45% dei voti ad Ambrosoli
L'abbiamo detto. E adesso cerchiamo di spiegare perché ci sentiamo di sbilanciarci in modo così clamoroso.Da una parte abbiamo Umberto Ambrosoli, pronto a raccogliere i voti di un centrosinistra che, anche se non sarà (come sempre accade) del tutto compatto, è comunque deciso a sostenere la proposta del Pd e a concentrare le proprie preferenze sull'avvocato milanese. Tutto sembra giocare a suo favore. Viene dalla società civile (termine ormai abusato, abusatissimo, ma che fa comunque presa, almeno lo farà ancora per qualche anno); è un moderato; ha vinto le primarie; è figlio, lo diciamo senza nessuna intenzione polemica, di uno degli eroi italiani moderni, quell'avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato nel 1979 da un sicario del banchiere Michele Sindona. Possiamo ipotizzare per lui un 40/45% dei voti?
Il 25/30% dei voti ad Albertini
Poi abbiamo l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che gode, soprattutto nelle generazioni meno giovani, di un certo consenso. Molti dicono che sia stato un buon sindaco, per Milano (dimenticando forse che lo scellerato piano parcheggi sotterranei che ha ridotto Milano come un groviera – con cantieri infiniti e situazioni raccappriccianti come quelle della Darsena, di Sant'Ambrogio, di piazza XXV Aprile e dei palazzi lesionati dagli scavi diffusi un po' in tutta la città – è un suo "regalo"). Gode del sostegno del presidente della Regione dimissionario, Roberto Formigoni – ammesso e non concesso che prima delle elezioni non cambi idea – e quindi anche di tutta l'area ciellina che da sempre rappresenta. E, notizia degli ultimi giorni, potrà usufruire anche dei voti portati da chi ha come punto di riferimento il Capo del governo uscente, Mario Monti, che ha dichiarato apertamente di volerlo sostenere a tutto campo (Monti, anche se all'apparenza contestatissimo, gode degli appoggi giusti, il suo bel gruzzolo di voti se lo prenderà di sicuro). Monti si porterà dietro anche Udc e Fli che, comunque vadano le cose, un certo zoccolo duro ce l'hanno sempre. Vogliamo pensare che Albertini prenda meno del 25/30% dei voti a disposizione?Almeno il 10% all'incognita Movimento 5 Stelle
A seguire avremo il candidato del Movimento 5 Stelle. Difficile pensare che anche in Lombardia si ripeta l'exploit della Sicilia. Le realtà sono molto diverse e anche i tempi, anche se sono passate solo poche settimane, sono cambiati. Quello siciliano, pensiamo, resterà il punto più alto dei grillini, che già sembrano avere perso lo slancio che li ha portati a quote altissime, impensabili fino a qualche mese fa. Ciò non toglie che, chiunque sia il candidato, il movimento di Beppe Grillo non riesca a raggranellare almeno un 10% dei voti (e abbiamo il dubbio di avere fatto un calcolo per difetto).Che cosa resta per Pdl e Lega? Poco più del 15%...
Eliminiamo a questo punto circa il 5% di voti che si perderanno un po' qui e un po' là e facciamo due conti. Se dovesse andare bene, Maroni potrebbe raggranellare una cifra attorno al 15/20%, se le cose non dovessero girare per il verso giusto, invece, potrebbe fermarsi a un deprimente 10/15%. Troppo pochi, considerando che sarebbero la somma dei voti del Pdl più quelli della Lega? Sì, se ragioniamo sulle basi del passato. No, se pensiamo a quello che potrebbe passare in questi giorni nella testa di molti elettori del centrodestra. Pensiamo, ad esempio, a coloro che faranno riferimento a Guido Crosetto, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Che cosa fanno, si rimettono a votare per Berlusconi o, peggio ancora (per loro) per la Lega? Poi tutti i pidiellini delusi, che speravano fosse giunto il momento di voltare pagina e potrebbero decidere di votare per altri o di restarsene a casa, il giorno delle elezioni.Stesso discorso può essere fatto per i leghisti, per tutti quelli che vedono ormai Berlusconi come il fumo negli occhi (e sono in tanti, tantissimi). Come accetteranno il fatto di essere tornati alleati con lui, dovendosi rimangiare quanto detto e pensato fino a oggi? Tra l'altro molti voti la Lega questa volta li avrebbe presi grazie ai sostenitori pidiellini che avevano deciso di non votare più per il loro partito dopo l'annuncio di Berlusconi di voler tornare in campo. Ora che se lo ritroveranno tra i piedi, come reagiranno? E come reagiranno i leghisti stufi di sentire che anche i loro rappresentanti, a Roma come a Milano, al di là dei proclami, sono uguali agli altri e quando c'è da "fare i furbi", non si tirano certo indietro (vedi i presunti rimborsi "gonfiati" in Consiglio regionale e, notizia dell'ultima ora, in Senato)? C'è chi dice che molti di loro voteranno Grillo, noi invece siamo portati a pensare che le percentuali di astensionismo raggiungeranno record mai nemmeno sfiorati, in Lombardia.
Ecco, come volevasi dimostrare: Formigoni sembra avere fatto dietro front e non sosterrà più Albertini. Sono passati solo pochi giorni da quando l'ex presidente della Regione diceva che il candidato migliore era l'ex sindaco di Milano e che mai e poi mai avrebbe sostenuto un candidato leghista. Una figuraccia per lui, se dovesse essere confermata la sua defezione e il suo rientro nei "ranghi" del Pdl. Ma non è detto che questo fatto sposti voti a favore di Maroni, anzi. La notizia collegata è che Mario Mauro, ciellino sempre più in vista, ha dichiarato che lui resterà con Albertini. Forse che Formigoni stia perdendo, neanche troppo velatamente, le sue truppe?
RispondiEliminaCaro Lisi, nulla di più appropriato. Il discorso resta però cruciale soprattutto a livello nazionale.
EliminaTempo fa ho avuto una visione agghiacciante: un nuovo governo Berlusconi con Monti ministro dell’Economia. Al momento è più probabile il contrario, cioè Monti bis con il Berlusca al ministero. Cambia l’ordine dei fattori ma il risultato è lo stesso. Credo che la cosa sia molto meno fantapolitica di quanto possa sembrare, perché la rimonta del cavaliere oscuro sarà impetuosa, il centro sinistra sarà incapace di stare alla pari sul piano della comunicazione (come al solito) e il centro-centro guarderà con molto più favore verso destra che non verso sinistra. Storia vecchia, cui non saranno estranee le poderose pressioni del Vaticano: secondo loro al governo è meglio avere un puttaniere che un omosessuale, tutto il resto non conta niente.
Non facciamoci ingannare dalle manifestazioni di antipatia verso Berlusconi da parte di Monti e dei suoi accoliti, sono fesserie. Maroni, come tu ben sai, ne ha espresse di più colorite e apparentemente definitive, e invece guardiamo cosa è successo. Era tutta una manovra per portare a termine il colpo di stato interno alla Lega, cioè fare fuori i vecchi e sostituirsi a loro, per poi perseguire la stessa identica politica con gli stessi mezzi.
Anche i montiani faranno poco gli schizzinosi, sanno benissimo che da soli non possono fare niente ma sanno anche che nessuno può fare niente senza di loro: con i pochi voti che hanno saranno comunque in grado di far eleggere Monti presidente del consiglio, ma al momento è più facile che ad accettare il passo indietro sia Berlusconi che non Bersani. Tanto il Berlu sarà in grado di instaurare un feudo indipendente al ministero dell’economia, cosa che nessuno del PD si sogna nemmeno di pensare.
Ok, da uno scenario del genere siamo ancora lontani, ma c’è ancora un mese prima delle elezioni e la situazione a parere mio è molto liquida: c’è una quantità imponente di indecisi e di non votanti da cui potere attingere, inoltre il Movimento 5 stelle sembra perdere mordente (dal punto di vista dei consensi) e sappiamo bene quanto sia potente il potere di fascinazione di sua maestà il siliconato. Dire bugie in campagna elettorale e promettere cose che non si possono mantenere è una tattica che ha sempre funzionato, e Berlusconi ne è il capo indiscusso. L’elettorato italiano (e non solo) ha scarsi strumenti di approfondimento, per non parlare della scarsa memoria. Avessimo lasciato fare a Berlusconi adesso saremo alle prese con problematiche economiche e sociali molto più profonde di quelle determinate dal pagamento dell’IMU, ma gli italiani forse lo hanno già dimenticato. Il potere del “ghe pensi mi” quindi è ancora intatto e si farà sentire, per non parlare delle vecchie tattiche politiche opportunistiche cui Monti non farà fatica ad adattarsi.
Forse ancora non lo sappiamo, ma il prossimo mese potrebbe essere il più cruciale della storia recente del nostro paese.
Un abbraccio
Il Vergiatese
Caro Vergiatese, condivido tutto quello che hai scritto. Non ci sarebbe nulla di strano se alla fine B. e Monti si mettessero d'accordo. Ne abbiamo viste di tutte, in questi anni, perché escludere un'eventualità del genere?
RispondiEliminaSolo, mi colpisce il tono del tuo commento, amico Vergiatese. Ma tu non eri (almeno "vagamente") berlusconiano? Che cosa è successo? Mi piacerebbe capirlo, perché credo che il tuo percorso sia molto simile a quello di tante altre persone che mi piacerebbe capire che cosa faranno e che cosa sceglieranno quando sarà il momento di mettere la fatidica "ics", tra qualche settimana.
Caro Lisi,
Eliminatogli pure “vagamente”: io sono e resto un berlusconiano della prima ora. Adesso però sono anche incazzato e deluso.
Ora tu mi chiedi dove metterò la ics: l’indecisione è tanta, non so se è migliore la scelta Ber-Ven-Ing piuttosto che Mon-Cas-Fin oppure ancora Ber-Mar, tralasciando ovviamente il M*****
Però vorrei farti capire una cosa, anche se sono consapevole che non riuscirò a spiegartela: il B, a mio modo di vedere, è come la Juventus: o con lei o contro di lei, a prescindere (tu ben sai che sono più i tifosi che odiano la Juve rispetto a quelli che tifano per la propria squadra).
E siccome io sono un vero gobbo, non posso fare il voltagabbana: io ho AMATO ma anche ODIATO, ho OSANNATO ma anche CRITICATO, ho DIFESO ma anche ACCUSATO la mia squadra del cuore. Se non mi piace il suo modulo di gioco, la disposizione in campo o quant’altro, lo dico, non ho problemi….
Sono io il primo critico, anche con toni forti e decisi.
Posso persino quasi essere contento di una sconfitta, se la ritengo istruttiva e propedeutica: ma resto gobbo e alla fine voto sempre e per tutta la vita JUVENTUS (visto anche e soprattutto l’inconsistenza delle altre squadre... a parte il Barca, che però non gioca nel Campionato Italiano).
Un abbraccio,
il Vergiatese
Caro Vergiatese, rispetto la tua sincerità e la tua coerenza. Ma non condivido la tua analisi. Io penso che l'errore che abbiamo fatto in questi ultimi 20 anni sia stato proprio quello di vivere la situazione politica da "tifosi", come se i destini del nostro Paese fossero legati a un grande gioco che ci vedeva partecipare tutti quanti, con ruoli naturalmente diversi l'uno dall'altro. Un approccio deleterio, secondo me, se non mortale, che ci ha portati – magari insieme ad altre cause, sono d'accordo... – fino a questa situazione di grande crisi economica e politica. E io credo che il grande responsabile di questo modo sbagliato di affrontare i grandi problemi sia stato proprio Berlusconi, che ha trattato l'Italia e gli italiani, in tutti questi anni, come se fossero "cosa sua", una sua azienda e tanti suoi dipendenti. Poi la democrazia vuole che chi vince governi, su questo non ci piove, ma i danni (parlo soprattutto di danni "cerebrali") fatti in questi anni li pagheremo a lungo, non credi?
RispondiEliminaEcco, questa volta non ci ho azzeccato per nulla (o quasi). Maroni ha vinto, onore a Maroni. Ambrosoli non è esploso, Albertini è scomparso, Grillo è rimasto nei ranghi (ma solo in Lombardia). La previsione era azzardata, l'avevo detto, e forse più che una previsione – lo ammetto – si trattava di una speranza, figlia di un desiderio di cambiamento. Vabbè, in tutta questa serie di previsioni sbagliate continuo a credere che il declino del Pdl – che ha perso la Lombardia, il Lazio e il Molise; che è diventato il terzo partito in Italia e anche in Lombardia; che ha perso la metà dei suoi votanti – sia ormai un dato di fatto e non è detto che la Lega non debba pagare, anche nell'immediato futuro, la grande crisi che presto colpirà il suo storico alleato. Perché Berlusconi, lo sappiamo, è uomo di potere, non di opposizione. Per gli avversari politici del cdx, dunque, non si tratterebbe che di sedersi sulla riva e aspettare, perché il potere, diceva qualcuno che se ne intendeva, logora chi non ce l'ha...
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