martedì 21 agosto 2012

Bentornato, Samarani Cafè
(ma il finale non è allegro)


Ci passavo davanti quasi tutti i giorni, ma mai mi era venuto in mente di fermarmi lì, per un pranzo o anche solo per un veloce caffè. Eppure oggi ci sono voluto andare per scelta, perché mi piace la storia di questo bar. O meglio, mi piace la nuova direzione che ha preso la storia di questo bar.

Sto parlando del Samarani Cafè, locale per il quale non ho paura di fare pubblicità, tra poco ne capirete il perché.

E' un locale che, quando lo vedo aperto, mi mette tranquillità. Perché sono contento sia stato riaperto, semplicemente per questo. Così come ero contento, qualche giorno fa, che l'avessero chiuso. Meglio spiegare la faccenda, per chi non ne avesse mai sentito parlare.

A inizio luglio questo storico bar milanese, che si affaccia sotto i portici di piazza Diaz, a pochi passi dal Duomo, era stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza perché considerato di proprietà di persone appartenenti a una cosca mafiosa, con conseguente chiusura al pubblico.

Salvato il lavoro di diciotto dipendenti

Ma poco più di un mese più tardi, qualche giorno prima di Ferragosto, il bar ha riaperto i battenti, a sorpresa. Perché il Samarani è stato nel frattempo (a tempo di record) affidato dallo Stato a un amministratore giudiziario che ne gestisce ora le sorti, salvando così il posto di lavoro e lo stipendio dei diciotto dipendenti che erano improvvisamente rimasti a casa. Una riapertura che rappresenta un vero successo, tanto che gli incassi fatti in questi pochi giorni sembrano essere il doppio di quelli denunciati lo scorso anno dalla vecchia gestione, cosa che aggiunge un sorriso a una situazione già di per sé positiva.

Un bellissimo messaggio, mi sembra. Un esempio di come si debba condurre la lotta alla mafia, colpendola nei suoi aspetti economici senza danneggiare chi della mafia è, per un verso o per l'altro, vittima. Una situazione che mi rasserena e che, potete giurarlo, mi farà andare spesso a pranzare al Samarani.

Almeno lì sono sicuro che i miei soldi verranno impiegati nel giusto modo. A sentire quello che si dice in giro, infatti, non è che nella totalità degli altri locali milanesi si possa pensare la stessa cosa...


Samarani Cafè, aggiornamento giugno 2014

Putroppo no, il Samarani non ce l'ha fatta a rimanere aperto. Sono ormai mesi, in pratica dall'inizio dell'anno, che sulla vetrina è esposto il cartello "Chiuso per inventario".

Dentro, lo si intravede dai vetri, tutto è rimasto al suo a posto. Ma la polvere ormai, si intravede anche questo, sta avendo il sopravvento, come succede in quei luoghi abbandonati in fretta e furia che vediamo spesso nei film in cui vengono raccontate storie di catastrofi o di epidemie.

Non conosciamo il motivo di questa chiusura e un po' ne siamo anche sorpresi, perché ci sembrava che l'attività del caffè fosse ormai riavviata con successo.

Peccato, speriamo non sia un'occasione persa. E, soprattutto, che non sia la fine ingloriosa di quello che aveva tutte le carte in regola per diventare un simbolo di legalità ed efficienza (due parole che dalle nostre parti sembrano essere sempre più "fuori moda").


2017
Il Samarani ha riaperto, ci dicono. Non sappiamo chi sia il nuovo gestore, ma ne siamo contenti: quel locale abbandonato e polveroso a pochi passi dal Duomo non faceva certo fare una bella figura alla nostra città. Speriamo solo sia la fine definitiva delle sue vicissitudini...
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3 commenti:

  1. Uno schiaffo in faccia ai leghisti che predicano la presunta purezza della Padania, quell'articolo di Repubblica da lei linkato. A meno che non si voglia sostenere che le cosche hanno invaso Milano facendo tutto da sole, senza la collaborazione di intraprendenti milanesi senza troppi scrupoli.
    Bella storia questa del Samarani. Ci andrò anch'io a prendere un caffè.

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  2. andate a vedere cosa sta succedendo al samarani cafe, visto che avete scritto un articolo senza sapere le accuse, adesso e gestito da un amministratore giudiziario che ha i dipendenti senza contratto e fa soldi in nero per poterli pagare.

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  3. Non capiamo che cosa c'entri il non "sapere le accuse" (noi sappiamo semplicemente quanto riportato dai giornali al tempo del sequestro) con la situazione che riguarderebbe, secondo quanto esposto dall'anonimo scrittore del commento precedente, il Samarani di oggi. Se, come viene sostenuto, l'amministratore giudiziario fa soldi in nero e fa lavorare i dipendenti senza contratto, vuol dire che è al di fuori della legge. Se chi ha scritto il commento ha le prove di quello che sostiene è dunque bene che si rivolga alle forze dell'ordine, così che possano intervenire quanto prima. Per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo, andiamo spesso al Samarani e abbiamo sempre ricevuto regolare scontrino, senza bisogno di chiederlo.

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