E' indubbio che le vendite siano calate, non se ne sono accorti solo i negozianti. Lo sappiamo bene anche noi acquirenti che all'ombra della Madonnina abbiamo deciso, quest'anno, di diminuire le spese in occasione delle feste di fine anno. Regali low cost, poche uscite serali, pranzi in famiglia, meno delizie esotiche costose e più tortellini fatti in casa e torte della nonna. Solo per parlare, naturalmente, di tutti coloro che quattro soldi per festeggiare il Natale ce li hanno. Perché per gli altri, per i poveracci, con molta probabilità questo è stato un Natale come tutti gli altri.
Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità
Dunque sono calate le vendite. E quindi sono calati i consumi. E a questo punto viene da chiedersi se bisogna essere preoccupati, di questa situazione, o se al contrario è il caso di esserne felici. Perché parliamoci chiaro, sono mesi che ci viene detto che l'Italia, in tutti questi ultimi anni, ha vissuto al di sopra delle sue possibilità. Si è ecceduto nei consumi, ci è stato detto, e non potevamo permetercelo. E allora, questa contrazione degli acquisti – oltre che un'esigenza, vista la scarsità di denaro presente nelle nostre tasche – potrebbe essere anche il frutto di una presa di coscienza degli italiani: «Sì, è vero, anche io ho vissuto al di sopra delle mie possibilità e ora voglio darmi una regolata».Ecco perché, visto da questa prospettiva, quel 25% in meno di consumi può essere visto come un successo, non come un disastro. Il problema, semmai, è dei negozianti. Ma qui va fatto un altro discorso. Se nella mia via ci sono tre pasticcerie e due sono quasi sempre deserte è perché probabilmente qui, di pasticcerie, ne basta una sola. Se dei cinque negozi di abbigliamento sistemati in poco più di duecento metri, tre sono sempre vuoti è perché probabilmente i prezzi applicati in quei tre sono troppo cari, o la qualità dei loro vestiti è troppo scarsa. Nessuno desidera che quei tre negozianti falliscano e chiudano, ma è indubbio che l'offerta, frutto di tutti questi anni vissuti "al di sopra delle nostre possibilità" è troppa rispetto a quella che è la richiesta reale.
I bisogni effettivi delle persone
Per i negozianti è facile prevedere momenti di difficoltà, ma che rispondono ai bisogni effettivi delle persone. Del resto, se sono stati oculati, in tutti questi anni hanno avuto la possibilità di raccogliere un bel gruzzolo di denaro, ben più di quello che avrebbero dovuto mettere insieme in presenza di un mercato "non drogato". Cerco di spiegarmi meglio. Se negli ultimi cinque anni ho comprato un euro di pane al giorno e invece me ne sarebbe bastato solo mezzo (quanto pane si butta via, ogni giorno...), significa che al mio panettiere ho dato, per cinque anni, il doppio di quello che avrei dovuto. Cioè lui da me, per la bellezza di cinque anni, ha guadagnato il doppio di quello che avrebbe dovuto. Quindi mentre io mi sono svenato per comprare il pane, lui si è arricchito. Adesso che comprerò solo il mezzo euro che effettivamente mi serve, lui potrà godere comunque di tutti i soldi in più che ha ricevuto da me negli anni passati.Che il mercato si normalizzi è un'esigenza che tutti siamo ormai disposti a riconoscere. Che la gente cominci ad acquistare quello (e solo quello) che veramente le serve, deve diventare la regola. Così come sarebbe bello che tutti potessero permettersi di comprare quello che davvero serve per poter vivere con serenità e dignità. Il vero problema economico dei prossimi mesi non sarà quello dei consumi in più che verranno tagliati. Sarà quello dei consumi essenziali che molte persone non si potranno permettere. Questo sì, sarà il vero disastro da evitare, di cui politici e tecnici prestati alla politica non potranno non tenere conto.
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