I negozi, al giorno d'oggi, aprono e chiudono alla velocità della luce. Certe attività durano lo spazio di una stagione, si accendono all'improvviso come un fiammifero e proprio come un fiammifero si consumano in un tempo brevissimo.
Il boom (e lo sboom) delle sigarette elettroniche
Ne abbiamo avuto un esempio lampante un paio di anni fa, con l'arrivo dei negozi di sigarette elettroniche. La novità dell'oggetto, la chimera della possibilità di smettere di fumare, la possibilità di utilizzarlo anche negli ambienti chiusi aveva fatto della sigaretta elettronica un vero e proprio must cui pochi avevano saputo rinunciare.Nel giro di poche settimane i punti vendita di queste sigarette erano sorti come funghi, e tutti erano strapieni di fumatori, ex-fumatori o semplici curiosi, desiderosi di provare questo nuovo ritrovato della scienza.
Contiamoli ora, quei negozi. La maggior parte di loro è scomparsa, non ce n'è più traccia. Sarà colpa del fatto che nel frattempo qualcuno ha detto che le sigarette elettroniche fanno comunque male alla salute, che passata la novità i fumatori sono ritornati alle sigarette tradizionali, che nei locali pubblici non è più possibile fumarle.
Difficile individuare un solo motivo della chiusura di questi negozi, l'unica cosa certa è che sono diminuiti di molto e, anzi, sembrano essere scomparsi quasi del tutto (così come i fumatori con quell'aggeggio appeso al collo con la catenella).
Lo sboom delle palestre
Una categoria che più di altre ha risentito, e risente tuttora, della crisi, è quella delle palestre. Negli anni 80-90 e all'inizio del 2000 ce n'erano ovunque e tutte lavoravano moltissimo. I prezzi erano quasi inavvicinabili e riuscire a ottenere uno sconto su abbonamenti annuali blindatissimi era una speranza vana.Com'è diversa ora, la situazione. Le poche palestre ancora esistenti sopravvivono solo grazie a offerte e a prezzi risicatissimi, impensabili solo qualche anno fa.
Il boom delle pizzerie
Un altro fenomeno che negli ultimi anni ha registrato molte aperture è quello delle pizzerie. Negli ultimi tre lustri a Milano sono aumentate di numero in maniera esponenziale. Se ne contano più di 9mila, oggi, un migliaio più che a Napoli.Un po' alla volta, in città sono sbarcati tutti o quasi i nomi dei pizzaioli più conosciuti all'ombra del Vesuvio, con locali rigogliosi, fiammeggianti e posizionati nei punti più "caldi" del turismo e della movida.
Alcuni di questi già hanno chiuso, altri si sono consolidati e hanno raddoppiato, se non triplicato gli spazi.
Lo sboom delle banche e degli uffici postali
Quando si passa davanti a tre-quattro-cinque vetrine vuote, attraverso cui si intravedono grandi spazi liberi con cavi che pendono dal soffitto e pareti e pavimenti con ombre lasciate dai mobili portati via, si può essere certi: lì prima c'era una banca o un ufficio postale.Il sistema bancario italiano sembra reggere la crisi – a volte anche grazie a certi aiutini – ma intanto le filiali diminuiscono sempre più. Se prima le banche più importanti avevano uno o anche due punti di riferimento in ogni quartiere, oggi i clienti si vedono sempre più chiudere le filiali sotto casa, e si trovano accorpati in altre più o meno lontane.
Effetto dovuto anche alla nascita di sempre più sicuri ed efficienti servizi di home banking, che permettono di svolgere le azioni bancarie direttamente dal proprio computer, senza spostarsi da casa. Bello, ma vallo a spiegare alle persone più anziane, che hanno poca dimestichezza con questi diabolici aggeggi elettronici...
Lo stesso effetto, quello della chiusura, che nell'ultimo decennio ha colpito anche gli uffici postali, il cui numero ha subito un drastico ridimensionamento con grande scorno degli utenti, anche in questo caso soprattutto di quelli più anziani.
Il boom dei centri massaggi e dei negozi di unghie
Un duplice boom che è conseguenza di un altro boom, quello della presenza di cinesi nella nostra città. Ci si domanda come si poteva fare a meno, prima, di tutte queste estetiste ungueali e di tutte queste professioniste del massaggio.Forse è giusto, però, distinguere le due attività. Nella prima gli interni dei negozi sono ben visibili, con tutte quelle poltrone affiancate ai tavolini con forbici e limette e tutte quelle ragazze attaccate alle dita delle clienti (e in alcuni casi anche dei clienti).
Nella seconda le vetrine sono oscurate e nulla, o quasi, si sa dei massaggi che lì vengono effettuati.
Lo sboom delle librerie
Le librerie, purtroppo, sono quasi del tutto scomparse, uccise dai grandi baracconi del centro ma, anche o forse soprattutto, dalla vendita online.Nel mese di marzo, lo diciamo con tristezza, in Porta Romana hanno chiuso due librerie, a pochi giorni l'una dall'altra. Una delle due è la libreria "La Tramite" di via Muratori, uno storico negozio che arricchiva un angolo della piazza della Porta con le sue ricche vetrine.
Il boom dei centri e laboratori di analisi
Una volta le analisi di sangue, urine, ecc. erano fatte all'ospedale. Oggi no, le si possono fare a pochi passi da casa, grazie al fiorire senza sosta di centri diagnostici.Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le "marche" e tutto sommato sono molto comodi: sai che bello – in certi specifici casi – poter partire da casa con la provetta già pronta, solo da consegnare...
Lo sboom dei barbieri
Ormai i barbieri vecchia maniera sono merce rara, soppiantati per lo più da coiffeur unisex, anche in questo caso spesso di origine cinese.Quando ne trovano uno decente, sopravvissuto non si sa come al cambiamento dei tempi, i maschi si scambiano le informazioni, con il risultato che le code presso questi sopravvissuti hanno raggiunto dimensioni simili a quelle che si creano negli ospedali quando si tratta di fare una risonanza magnetica.
Il boom di sartorie e calzolai
È l'ultima delle mode, figlia più di ogni altra della crisi. C'è stato un tempo che le scarpe con il buco nella suola venivano buttate via. Che le camicie con il collo e i polsini lisi erano utilizzate come stracci per la polvere.Oggi non è più così, per molti. Le scarpe vengono risuolate, ricucite, riadattate fin tanto che è possibile e ai capi di abbigliamento viene donata una nuova vita con sistemazioni che solo pochi anni fa erano considerate "cose da poveracci".
E se le sartorie sono quasi del tutto appannaggio dei cinesi – ancora loro, aspetto che dà una volta di più il metro di come stiano contribuendo a cambiare la nostra città – i calzolai presenti a Milano sono invece in maggioranza italiani.
Milano cambia e si evolve anche così. A volte in bene e altre in male, ma senza fermarsi mai. Chissà tra un anno quante delle cose dette in questo post sembreranno vecchie e sorpassate...
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