
La campagna elettorale che porterà al
nuovo sindaco di Milano è ormai giunta alla fine, tra pochi giorni si voterà. Bene, era ora. Ma la sensazione è che un sindaco buono per la città come lo è stato
Giuliano Pisapia non potrà uscire da queste elezioni.
Giuseppe Sala e
Stefano Parisi – i due candidati più accreditati tra coloro che vorrebbero sedersi sulla poltrona di Palazzo Marino – sono persone competenti, certo, sono
manager di successo e hanno anche rivestito ruoli organizzativi nell'ambito del Comune di Milano, tutti e due tra l'altro al servizio (con la qualifica di
"City manager") di sindaci di centrodestra:
Parisi con
Albertini e
Sala con la
Moratti.
Sala ha inoltre vissuto l'esperienza
Expo Milano 2015 da protagonista e ha raccolto molti consensi,
Parisi si è buttato con successo nel mondo dei
video e film on demand dopo avere frequentato i piani alti di
Fastweb e di
Confindustria.
Insomma, due che sanno come si fa, verrebbe da dire. Ben altra cosa rispetto a Pisapia, che di lavoro ha sempre fatto l'
avvocato.
La lunga "gavetta" di Pisapia
E invece
Pisapia – che come
Sala è nato a
Milano (
Parisi è invece nato a
Roma) – ha dalla sua il fatto di avere lavorato a lungo, e in
maniera disinteressata, per la città.
Il suo impegno di amministratore conta
lunghi anni di militanza in consiglio comunale, una lunga "gavetta" che l'ha portato a conoscere a meraviglia i
meccanismi amministrativi propri di una grande e complessa
metropoli quale è la nostra.
Il suo è stato l'
impegno di una persona che
ama la città in cui è nato e vive e vuole mettere a disposizione tempo, competenza e voglia di fare. Una scelta non certo economica e di interesse, sappiamo tutti quanto guadagnano i
consiglieri comunali.
Anche
Sala e
Parisi hanno lavorato per
Milano, certo, ma l'hanno fatto da
consulenti, da manager,
profumatamente pagati dai loro sindaci di riferimento, con loro non si può certo parlare di
dedizione spontanea e
disinteressata alla città.
Sala e Parisi, specchio dei sindaci per cui hanno lavorato
Sala e
Parisi sono lo specchio, in fondo, dei due sindaci che li hanno voluti come city manager.
Gabriele Albertini e, soprattutto,
Letizia Moratti hanno ristretto la loro attività pro-Milano alla loro
carica di sindaco. Tutti e due sono stati messi lì dai loro partiti di riferimento e sono stati eletti per le loro supposte
capacità gestionali. E tutti e due, esaurita la loro funzione di primo cittadino, hanno mostrato quale
interesse avessero per la città:
praticamente nullo.
La
Moratti, addirittura, dopo
avere perso il ballottaggio con Pisapia si è presentata in Comune forse due-tre volte, prima di abbandonare del tutto il suo importante ruolo di
capogruppo dell'opposizione. In fondo, che cosa gliene importava del
bene di Milano, ora che non era più sindaco?
Albertini, invece,
compare solo quando ci sono elezioni, viene esposto dai suoi sodali come una
bandiera per attirare qualche
voto in più, per poi tornarsene ai
propri affari poche ore dopo l'
apertura delle urne.
Chi lavora per la città e chi per se stesso
Questo è un comportamento simile, del resto, a quello dei
numeri uno dei
partiti di centrodestra che sono alle spalle di
Parisi.
Berlusconi alle elezioni amministrative milanesi è da sempre il
capolista della lista di Forza Italia, viene regolarmente
eletto ma non partecipa mai alle sedute del
Consiglio Comunale.
Salvini per anni è stato
consigliere comunale, sarebbe interessante scoprire quante
presenze ha conteggiato... molte meno, su questo possiamo essere
sicuri, di quelle registrate nei vari
talk show politici televisivi!
Pisapia in questi quattro anni ha lavorato sodo. Alcune cose sono
venute bene, altre
meno bene, ci mancherebbe. Ma l'
approccio ai problemi, alle questioni, è sempre stato molto
serio, mai pensato solo per conquistare
le prime pagine dei giornali.
Anche i suoi
collaboratori hanno saputo lavorare in silenzio, senza copertine né proclami. Dopo un primo periodo in cui
Maran e la
Bisconti erano sulla bocca di tutti, ormai da mesi, forse da anni, non li si vede, se non raramente,
autoincensarsi nelle trasmissioni televisive locali e nazionali. Hanno lavorato, in
silenzio e
con efficacia.
Milano oggi è più bella di quattro anni fa
Milano oggi è molto più bella e molto più
vivibile – sotto tutti i punti di vista – di quanto lo era
quattro anni fa. Sarà anche merito di
Expo, certo.
(Ah, già che ci siamo:
Expo è stato ottenuto quando il sindaco era la
Moratti, vero, ma anche quando capo del governo era
Romano Prodi e ministro degli esteri, se non sbagliamo, era
Massimo D'Alema. Ai tempi si disse che era una
vittoria di tutti, che ognuno ci aveva messo del suo. Questo tanto per rispondere a quelli che dicono che i meriti di Expo Pisapia se gli è presi grazie alla Moratti...).
Un'altra cosa che si dice è che la
giunta di Pisapia non ha fatto altro che portare a termine lavori
progettati ai tempi dei due
sindaci del centrodestra. Non stupisce, se si parla di grandi opere come la
metropolitana o il recupero di
grandi aree industriali o ferroviarie dismesse.
Altri, negli anni che verranno, prenderanno i
meriti su quanto è stato progettato in questi ultimi quattro anni, questo è normale. Ma se vogliamo essere precisi, non dobbiamo dimenticarci dello
scellerato piano parcheggi del fu sindaco
Albertini (con
Parisi city manager!). I "buchi" (fisici ed economici) aperti in quegli anni se li è trovati tutti Pisapia, perché la Moratti li aveva lasciati lì,
bloccando e
deturpando (causa cantieri aperti) mezza città. Tutti ci ricordiamo
come si era ridotta la Darsena, solo per fare un esempio, o la piazza su cui s'affaccia
Sant'Ambrogio, nei quattro anni di gestione Moratti.
La Darsena oggi è tornata a essere uno dei cuori pulsanti della città e
Sant'Amborgio, sempre per fare due semplici esempi, è tornato alla sua ben più che millenaria
tranquillità.
Sicurezza: il piccone, il machete e gli sgombri
Altro argomento caldo: la
sicurezza. Sembra che con Pisapia la
delinquenza sia scoppiata e abbia avuto il sopravvento. Niente di più falso. Quando si vuole colpire questa giunta si citano sempre due casi esemplari: quello del
pazzo assassino che ha colpito con il piccone i passanti, ammazzandone uno, e quello dei
deficienti che hanno colpito con un machete un controllore del treno che aveva chiesto loro il biglietto.
Episodi gravissimi, certo. Ma due in quattro anni... Furti nelle abitazioni, di auto, di biciclette, rapine, aggressioni, ecc. sono nella media di una grande città. I
vigili di quartiere soppressi? Ma parliamo seriamente: chi li vedeva mai, prima? L'
esercito tolto dalle strade? Ma era poi così risolutivo, ai tempi ad esempio del vice sceriffo
De Corato? Ci siamo dimenticati quell'inizio di anno in cui ci furono
5 o 6 omicidi nei primi 5 o 6 giorni? Erano anni in cui
Pisapia non governava...
Di
rom, poi,
quasi non si parla più. Non perché siano scomparsi: ci sono sempre stati e sempre ci saranno. È solo che
non procurano più voti come prima, ci sono oggi argomenti che rendono di più, come gli immigrati o le famiglie arcobaleno... i professionisti dell'opportunismo hanno semplicemente cambiato obiettivi.
Anche i
centri sociali sono quasi scomparsi dalle cronache. Ma non perché
Pisapia sia loro amico e abbia soddisfatto le loro richieste. Andate a vedere
quanti sgombri sono stati fatti in questi quattro anni oppure chiedete ai frequentatori di centri sociali che cosa pensano di Pisapia: vi accorgerete che questo è
forse il sindaco in assoluto da loro più odiato. Strano? Non tanto: questa giunta ha sempre lavorato per far rispettare la
legalità in città.
Niente bustarelle, corruzione, amicizie strane
L'aspetto che invece non viene quasi mai
sottolineato è che nella
capitale economica del Paese, nella città che più di ogni altra attira la
delinquenza comune e soprattutto quella
organizzata, in una delle aree industriali più competitive d'Europa, ecc. ecc. rappresentanti politici del
Comune di Milano non sono mai stati colpiti, in questi ultimi quattro anni, da alcuno
scandalo giudiziario.
Niente
bustarelle, niente
appalti truccati, niente
corruzione o strani
intrecci tra amministratori e personaggi di dubbia moralità. Basta mettere a fianco, l'uno all'altra, il Comune di Milano e la
Regione Lombardia per rendersi conto di come sia andata bene con l'
amministrazione comunale gestita da
Pisapia.
Pisapia, un doppio ringraziamento
Insomma,
Pisapia è stato un
sindaco gentile,
discreto e
concreto, che ha parlato solo quando era necessario e che dopo avere servito la città, la sua città, ha deciso di
lasciare la poltrona, come pochi riescono a fare, dalle nostre parti.
Per questo, anche se un po' ci fa arrabbiare perché saremmo stati contenti di
condividere con lui un suo secondo mandato, ci sentiamo di doverlo
ringraziare non una, ma due volte.