venerdì 17 febbraio 2017

La scomparsa della signora Ornella, amata da tanti, morta in solitudine


«È morta la signora Ornella, quella della cartoleria!»

La notizia ha fatto in breve il giro del quartiere, tra manifestazioni di tristezza e di incredulità.

«Ma come, ci sono andata ieri, ci ho parlato a lungo, stava benissimo», si dice in questi casi, quando una persona viene a mancare quando è ancora giovane, all'improvviso.

Una scomparsa, quella della signora Ornella, che ha colpito soprattutto le mamme e i bambini che frequentano la vicina scuola elementare. Dall'Ornella si ordinavano i libri, da lei si compravano i quaderni, le matite, le gomme... Insomma, tutti nel quartiere la conoscevano, era un punto fisso nella vita di tanti, grandi e piccini.

Per questo la serranda della sua cartoleria di corso di Porta Vigentina è oggi divenuta una lavagna su cui molti hanno voluto attaccare un loro pensiero, un biglietto con un saluto, un disegno, un mazzo di fiori. È così che la città lascia il suo tributo ai negozianti che più di altri hanno saputo conquistarsi fiducia, rispetto e in alcuni casi addirittura amicizia. (vedi il saluto all'amico Mario, barbiere di via Ripamonti).

Una prima riflessione

Una morte, quella dell'Ornella – sì proprio con l'articolo davanti, come tutti la chiamavano qui – che genera due riflessioni.

La prima è la risposta a tutti gli amici che non vivono a Milano e che spesso domandano: «Ma come fate a vivere in città, in mezzo a tutte quelle persone che vanno e vengono, a quel caos, come dei numeri e senza punti di riferimento?».

È un mio vecchio cavallo di battaglia. «Guarda che – rispondo – in fondo in città non si vive in modo tanto diverso rispetto alle cittadine, ai paesi. Perché tu vivi nel tuo quartiere, dove hai precisi punti di riferimento. Conosci i tuoi vicini di casa (soprattutto se abiti in un palazzo di ringhiera), i tuoi colleghi di lavoro, i genitori dei compagni di scuola dei tuoi figli, tutte persone che rappresentano il tuo "giro" abituale. Poi vai sempre negli stessi negozi: il panettiere, la cartoleria, il parrucchiere...».

Anche nei grandi supermercati, giusto per citare quello che viene sempre presentato come un fulgido esempio di "spersonalizzazione" hai a che fare sempre con le stesse persone: l'addetto ai salumi, al pesce, le cassiere...

Insomma, in fondo la città non è altro che l'insieme di tante piccole cittadine. Con in più i vantaggi, però, che la città sa offrire.

La cartoleria della signora Ornella era proprio uno degli esempi che avallano questo ragionamento: quando si entrava lì si capiva di fare parte di un microsistema capace di unire tante altre persone, seppur molto diverse tra loro. Ci si sentiva, in qualche modo, a casa.

Un meccanismo, peraltro, che non è automatico, non scatta sempre e in ogni situazione, perché è basato su contatti umani positivi che quando si ripetono nel tempo riescono a divenire del tutto rassicuranti.

Una seconda riflessione

La seconda riflessione va stranamente in controtendenza rispetto alla prima e nasce dal fatto che il corpo senza vita della signora Ornella è stato scoperto in casa sua solo dopo alcuni giorni.

Già, perché una persona che sapeva riunire attorno a sé centinaia di persone, che era amata e rispettata dai bambini che oggi le scrivono e le fanno decine di disegni da attaccare sulla serranda del suo negozio, che aiutava gli immigrati e i barboni che venivano accolti nel vicino dormitorio; una persona così se n'è andata mentre era tutta sola, senza che vi fosse nessuno al suo fianco.

E solo dopo alcuni giorni, dopo avere visto quella serranda stranamente chiusa, qualcuno ha pensato di verificare che cosa le fosse capitato, arrivando alla triste e macabra scoperta.

Questo rende la scomparsa della signora Ornella – circondata da migliaia di persone nella sua vita "pubblica" ma tristemente sola nel momento in cui è giunta al culmine di quella sua "privata" – ancor più triste e dolorosa.


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