domenica 3 aprile 2016

Addio a Cesare Maldini. Com'è difficile essere Bandiere del Milan


Cesare Maldini
Cesare Maldini ci ha lasciati. Per noi milanisti è una perdita enorme. Per quelli della mia età, attorno ai 50 anni, il Milan è rappresentato in primo luogo da quattro nomi, quelli dei nostri capitani: Cesare Maldini, Gianni Rivera, Franco Baresi e Paolo Maldini.

Un filo, quello dei capitani rossoneri, che ha collegato senza interruzioni gli Anni '50 al primo decennio del 2000. Maldini padre io l'ho solo letto sui libri di storia calcisitica e ho visto le sue foto con la nostra prima Coppa dei Campioni tra le mani, Rivera rappresenta la mia prima gioventù e l'ho anche visto giocare e segnare, Baresi e Maldini Jr sono i capitani dei 20, 30, 40 anni. Poi più niente.

Un filo che è stato interrotto, bruscamente.

Mio nonno tifava Milan. Mio padre tifava Milan. Io sono tifoso del Milan. Mio figlio dice sì, tifo Milan, forse, ma il calcio non mi interessa. Anche nella mia famiglia, dunque, il filo si è interrotto.

E forse non è un caso. Forse le storie dei due fili coincidono tra loro.

Il Milan faticava anche negli Anni '70, ma almeno c'era Rivera

Perché se quando io avevo poco più di dieci anni, negli Anni '70, il Milan vinceva poco, anzi spesso perdeva, e i campionati erano dominati dalla Juve (proprio quello che succede oggi), almeno avevamo qualcosa che solleticava la nostra voglia di essere rossoneri. Era la nostra bandiera, il golden boy, l'abatino. Insomma, era il capitano, Gianni Rivera.

Mi ricordo l'emozione che provavo quando aprivo la bustina delle figurine e ci trovavo quella di Rivera. Valeva almeno 10 altre figurine, il suo carisma era riconosciuto da tutti, anche dai "nemici", e anche se solo sotto forma cartacea.

Mio nonno Luigi, a Milano, andava dallo stesso parrucchiere del padre di Rivera. Un giorno gli chiese (al parrucchiere) se poteva farsi fare una foto con dedica per me e questi rispose che sì, forse ci riusciva.

Quando mi fu regalata credo sia stato uno dei momenti più belli della mia infanzia!

Vic con la maglia di Ibra
Oggi quale figurina o quale autografo potrebbe solleticare la voglia di tifare Milan di mio figlio?

Quando aveva 9-10 anni, lui girava pieno di orgoglio con la maglia di Ibrahimovic – la maglia era quella della Nazionale svedese, ma a lui piaceva perché quello era un giocatore, e che giocatore, del Milan – e mi ricordo che sul suo comodino teneva due figurine fisse, quelle di Ibra e Thiago Silva.

Quando questi due campioni sono stati ceduti, tre anni fa, è iniziato un veloce percorso che l'ha portato a dire, oggi che ha quasi 12 anni, «no, il calcio non mi interessa».

Nel Milan di oggi le Bandiere danno fastidio

Oggi che Cesare Maldini se n'è andato, noi milanisti siamo un po' più poveri. E il fatto che nel giorno in cui uno dei grandi rossoneri ci ha lasciati il Milan abbia perso la sua partita in malo modo (2 a 1 a Bergamo, con l'Atalanta) ci fa essere ancora più tristi.

Non per il risultato in sé, no. Siamo tristi perché questa società sta perdendo la sua identità. Al di là delle doverose frasi di circostanza, probabilmente a nessuno, nella società Milan di oggi, interessa molto il glorioso passato rossonero. Si parla molto del futuro, spesso con promesse vane, per non dovere ammettere che il presente è un presente disastroso.

Gianni Rivera, Cesare e Paolo Maldini, Franco Baresi
Le bandiere poi, al Milan, hanno sempre dato tutte fastidio, anche quelle più recenti. Gianni Rivera è sempre stato tenuto al di fuori del progetto, Franco Baresi è in società ma ricopre un ruolo secondario, nel settore marketing (!), Paolo Maldini è uscito dal Milan nel giorno in cui ha giocato l'ultima partita per non rientraci mai più (e i veri tifosi rossoneri non dimenticano che frange del tifo – chissà, forse "pilotate" – lo fischiarono in modo indegno nella sua ultima apparizione a San Siro). Tutti coloro che potrebbero offuscare la figura del proprietario del Milan, insomma, sono tenute a debita distanza.


Il Milan è un patrimonio di Milano e dei suoi tifosi

E allora al presidente, in un momento quanto mai delicato per la storia della nostra squadra del cuore, vogliamo ricordare che l'AC Milan c'è dal 1899 ed è uno dei simboli di Milano. Per questo si può essere padroni della società, presidenti, sponsor, magnati e chi più ne ha più ne metta, ma non bisogna mai dimenticare che il Milan è un patrimonio della città e dei suoi tifosi, che va tutelato e valorizzato per come merita.

Essere proprietari di una squadra come il Milan è un onore ma soprattutto comporta molti doveri. Se li si vuole mantenere, come è del resto stato fatto fino a qualche anno fa, bene. Se invece non lo si vuole più fare, bisogna salvaguardare l'integrità della società e passare la mano a chi possa essere degno della sua gestione.

Fare il proprietario, il presidente di una società non è una cosa facile e non sempre te ne vengono riconosciuti, ma anche giustamente, i meriti. Ci si ricorda dei giocatori, degli allenatori, mentre i presidenti passano in genere in secondo piano. Chi conosce il nome del presidente della grande Ajax di Johan Cruiff e del calcio totale? O quello del grande Bayern di Monaco di Franz Beckenbauer e Gerd Müller?

Il voler puntare l'attenzione solo sulla figura del proprietario è una stortura che riguarda solo i tempi nostri e solo il Milan (in parte con l'eccezione della famiglia Moratti per l'Inter, anche se poi alla fine si parla di Inter di Herera e Inter di Mourinho). Pensiamo alla grande Juve degli Anni '70-'80. Qualcuno forse la ricorda come la Juve di Agnelli (che pure era un grande proprietario, che di calcio ne sapeva)? No, quando la si cita si dice "la Juve di Trapattoni", al limite "la Juve di Boniperti", che dei bianconeri era sì il presidente, ma dopo esserne stato per lunghi anni una bandiera sul campo.

Il Gre-No–Li
Per restare "in casa nostra", del resto, si parla dei Milan di Kilpin, di Annovazzi, del Gre-No–Li, di Schiaffino, di Nereo Rocco, di Rivera, di Sacchi, degli olandesi, di Capello, di Ancelotti...

Del Milan di Berlusconi si parla ora, ma tra 40 anni pochi si ricorderanno che questi, tra le tante cose fatte, è stato anche presidente del Milan. Entrerà a far parte della schiera degli ex proprietari e presidenti (ce ne sono stati ben 21, qualcuno si ricorda almeno due o tre dei loro nomi?), e occuperà il suo meritato ma anonimo posto tra quelli che hanno fondato la società, che hanno vinto i primi scudetti, le prime coppe del campioni, le prime intercontinentali...

Chi invece resterà per sempre nel ricordo dei tifosi sarà, tra pochi altri, Cesare Maldini – uomo, giocatore e allenatore – uno dei simboli del Milan e del calcio italiano. Oggi la sua bandiera è purtroppo a mezz'asta, ma da domani tornerà in cima al pennone, nel posto che è riservato alle Bandiere, quelle che niente e nessuno riuscirà mai ad ammainare.

Cesare Maldini solleva la prima Coppa dei Campioni vinta dal Milan (1963)



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