lunedì 16 marzo 2015

Rimborsi di Trenitalia, è tutta
una questione di lunghezza


Il biglietto del treno non utilizzato viene rimborsato da Trenitalia solo se la somma spesa è di almeno 10 euro.

Questa la regola assurda, senza un'apparente spiegazione logica, fissata da Trenitalia. Non è una voce di corridoio, è proprio così, è successo a me.

Ero in Stazione Centrale dovevo prendere il treno per Varese, all'ultimo momento il viaggio è saltato. Avevo però già acquistato il biglietto, in uno dei distributori automatici posti al di fuori della biglietteria. Ho comprato solo il biglietto d'andata – al prezzo di 6 euro – e quando ho scoperto che non avrei più preso quel treno ho pensato che era una bella fortuna non avere buttato anche i soldi del ritorno.

Ma mi è anche venuto in mente che forse avrei potuto farmi rimborsare il prezzo del biglietto, visto che a Varese non mi capita spesso di andare, non ci andrò di sicuro nei prossimi mesi.

Allora me ne sono sceso bel bello in biglietteria con il mio biglietto non timbrato per chiedere il rimborso. E la risposta è stata quella che ho anticipato: «Ci spiace, possiamo riborsare unicamente spese sopra i 10 euro».

Ma perché? mi chiedo. Forse che chi ha speso meno di 10 euro ha meno diritti di chi ne ha spesi di più? Vogliamo sostenere che chi fa viaggi più lunghi è più meritorio di ottenere il rimborso di chi si accontenta di spostamenti più brevi? Forse che Trenitalia ha deciso di attuare una discriminazione nei confronti di chi ce l'ha più corto, il viaggio?

Pensa te, se facevo andata e ritorno mi rimborsavano il biglietto, così invece non vedo un euro!

Ma vi sembra una cosa normale? C'è qualcuno che se ne può occupare (magari il Codacons)?

Grazie!


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