venerdì 11 dicembre 2015

L'insopportabile e inutile intrusione delle martellanti offerte telefoniche


Sono in ufficio, sto lavorando, suona il cellulare.

Il numero che appare sul display non è registrato nella mia rubrica, chissà chi mi chiama. Forse un nuovo cliente?

Rumore di sottofondo, come se il mio interlocutore si trovasse in un palazzetto dello sport, con tanta gente sugli spalti a fare cagnara.

Dopo qualche secondo di sospensione ecco una voce, da lontano: «Buongiorno chiamo per conto di xyzsrtysj xoktyizxytoi, le volevo proporre la nostra ultima promozione...».

«Scusi, scusi, si fermi un attimo. Per chi lavora lei? Non ho capito...».

«La chiamo per conto di yhxtaonilert kuytxvelastr, volevo proporle...».

«No, scusi... vabbè... mi dica almeno come ha fatto ad avere il mio numero di cellulare, chi gliel'ha dato?»

«È perché lei è un cliente xxx (nome della mia compagnia telefonica), giusto? Io chiamo per conto di klixtgyzart fhuztkyxtkt per proporle...»

«No, guardi, scusi, la fermo subito, così non perde tempo lei e non lo perdo nemmeno io. Non ho bisogno di niente, non mi serve niente, grazie lo stesso...»

«Ma guardi, la promozione che le proponiamo...»

«No, scusi, ripeto, grazie, non mi interessa, la vostra promozione...»

«Incredibile! No, davvero incredibile...»

«Incredibile che cosa, scusi?»

«Incredibile che neanche stia a sentire quello che devo dirle e mi dice subito che non le serve niente... io vorrei...»

«No, guardi, di incredibile c'è solo la sua insistenza. Lei mi chiama disturbandomi sul cellulare, mentre sono al lavoro, non capisco nemmeno da parte di chi, le dico che non mi interessa quello che ha da dirmi e lei ha anche la sfrontatezza di dirmi che è incredibile? La saluto...»

«No, ma non esiste che non stia ad ascoltare quello che ho da dirle, signor Luca, io vorrei solo...»

«...allora non capisce, non voglio essere disturbato, non mi interessa quello che ha da dirmi. Mi ha chiamato lei, non l'ho cercata io. Grazie e buongiorno»

«Ma io volevo dire che...»

Click


Una scena che si ripete più volte al giorno 

Questa scena, più o meno così, si ripete due, tre, spesso anche quattro volte al giorno. Al cellulare o al telefono fisso. In ufficio e a casa.

Niente contro questi poveri ragazzi (spesso stranieri) dei call center che, di certo sottopagati, sono costretti a sorbirsi gli insulti e le rimostranze delle persone che sono obbligati a disturbare a qualsiasi ora della giornata.

Nessuna pietà, invece, per le compagnie telefoniche che programmano a tavolino questa tortura, senza dimostrare un benché minimo rispetto per chi sta dall'altra parte del telefono.

Se ne renderanno conto, prima o poi?



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