martedì 17 novembre 2015

Che disastro la newsletter "Ore 12"
del Corriere della Sera!


"Tocca agli azzurri", ma l'Italia aveva giocato il giorno prima...
L'ho già detto da qualche altra parte, in questo blog: il Corriere della sera è il mio quotidiano di riferimento.

Lo è diventato da quando Montanelli se n'è andato dal suo Giornale (prima leggevo per lo più solo quello), una volta esaurita l'esperienza per me esaltante – come lettore – della Voce.

Penso che il Corsera sia, in generale, un giornale serio, autorevole, non schierato. E anche milanese il che, se anche non aggiunge nulla, male non fa.

Per questo non sono disposto a subire pressapochismi che provengano dalle sue pagine, cartacee o elettroniche che siano. Non sono dunque disposto, per essere più preciso, a ricevere una newsletter giornaliera infarcita di errori grossolani, come nemmeno se ne trovano nel sito della più piccola e meno organizzata testata locale.

La newsletter delle ore 12

Per seguire le notizie pubblicate sul sito – io il giornale lo leggo ormai quasi esclusivamente online – mi sono iscritto alla newsletter del Corriere della Sera, quella che arriva (quasi) puntualmente ogni giorno, alle ore 12, per "lanciare" le ultime notizie.

Questa newsletter è un vero disastro. Le notizie riportate sono spesso vecchie di almeno uno-due giorni, non sono aggiornate, hanno titoli che non corrispondono ai link, a vole il titolo addirittura non c'è, c'è solo un suggerimento che nessuno ha trasformato in titolo. Le immagini a volte non coincidono con l'articolo cui si dovrebbero riferire e tante altre volte, troppe, addirittura non ci sono, al loro posto compare una finestra azzurra con una grande "C" al centro.

Alcuni esempi di newsletter con errori

Difficile spiegare come possa accadere qualcosa del genere, difficile pensare che un giornale come il Corriere della Sera possa affidare la propria immagine a uno strumento di così scarsa qualità.

Prendiamo ad esempio le ultime tre newsletter arrivate nella mia casella di posta.
Sono quelle del 15, 16 e 17 novembre. Tre giorni drammatici, che fanno seguito a uno dei momenti più tragici della storia moderna dell'Europa, quello contrassegnato dagli attentati e della carneficina perpretata dai terroristi dell'Isis a Parigi, la sera di venerdì 13 novembre.

Domenica 15 novembre 2015

Alle 12.10 mi è arrivata questa newsletter:


Come si nota la foto d'apertura manca e il titolo è abbastanza generico, oltre che sbagliato.
Anzitutto il numero delle sparatorie, non certo solo tre. Già venerdì notte si sapeva che i terroristi avevano colpito portando morte e terrore in almeno sette punti della città.

"Diversi morti" non è un granché come informazione, i numeri degli assassinati dai terroristi  domenica mattina cominciavano a essere quasi certi e "almeno sette feriti" è un errore madornale. Magari fossero solo sette i feriti, fin da sabato si parlava di almeno un paio di centinaia di persone coinvolte, con più di 90 feriti gravi o molto gravi.

Anche la notizia di spalla è vecchia: purtroppo la conferma della morte della povera ricercatrice italiana che viveva a Parigi, Valeria Solesin, era già arrivata nel pomeriggio di sabato.

Vabbè, dici, è domenica, può darsi lavorassero a ranghi ridotti, può capitare che una volta l'attenzione non sia al cento per cento...

Lunedì 16 novembre 2015

Alle ore 12.11 mi è arrivata questa newsletter:


Proprio così: nessuno nella redazione della newsletter del Corriere della Sera, il quotidiano più venduto in Italia, si è accorto, prima di spedirla, che non è stato cambiato né il titolo né l'immagine dell'articolo di apertura. Se dunque il titolo era vecchio e sbagliato già la domenica, figuriamoci il lunedì...

Può darsi che il lunedì mattina l'attenzione sia minore rispetto al resto della settimana, complice il fine settimana appena concluso. Un errore può scappare, ci mancherebbe.

Ma le sorprese non sono finite.

Martedì 17 novembre 2015

Oggi, alle ore 12.12, mi è arrivata questa newsletter:


Che disastro! Terzo giorno con la stessa apertura, vecchia, sbagliata e senza foto. E nessuno che si sia accorto nemmeno in questo caso dell'errore. Ma com'è possibile, viene da chiedersi, che venga spedita una schifezza del genere? Dal Corriere della Sera, mica dalla gazzetta del quartierino (nome che mi sono inventato, non vorrei offendere nessuno).

Abbiamo segnalato più volte la cosa a responsabili e ai giornalisti più autorevoli del quotidiano, attraverso Twitter, senza mai averne risposta o, almeno, un riscontro fattivo (lo dimostra la terza apertura sbagliata consecutiva, noi avevamo già segnalato l'errore del secondo giorno a un vicedirettore del giornale).

Forse sono contenti così, o forse non gli importa un granché di questa newsletter, anche se noi pensiamo che l'immagine del Corsera, in questo modo, non abbia molto da guadagnarci.

E intanto aspettiamo con curiosità la newsletter di domani...

Mercoledì 18 novembre 2015


Alle 12.12 mi è arrivata questa newsletter:


Una buona notizia, dal punto di vista giornalistico: il titolo è finalmente cambiato ed è abbastanza aggiornato rispetto ai fatti accaduti nella mattinata, a partire dalle 4.30 di notte, a Saint-Denis.  

La cattiva notizia, invece, è che anche oggi manca l'immagine d'apertura. Ma almeno un piccolo passo è stato fatto, rispetto ai giorni scorsi.

Giovedì 19 novembre 2015

Alle 12.11 mi è arrivata questa newsletter:


Evviva! La newsletter del Corriere della Sera oggi ha finalmente tutto a posto: titoli, immagini e link.

Allora si può fare...

Venerdì 20 novembre 2015

Alle 16.11 (!), mi è arrivata questa newsletter


Un passo indietro. A parte l'orario di arrivo – a pomeriggio inoltrato – e riscomparsa l'immagine d'apertura.

Per bilanciare a questa mancanza, sembra giusto sottolineare la qualità dell'articolo d'apertura sull'attacco terroristico in Mali, a firma Valentina Santarpia e redazione online. Una cronaca chiara e completa, che spiega quello che è accaduto senza sensazionalismi e senza dare niente per scontato. Complimenti!

Martedì 8 dicembre 2015

Alle 12.10 mi è arrivata questa newsletter:



Una data storica, oggi si inaugura il Giubileo, avvenimento che mette Roma e l'Italia in primo piano, in tutto il mondo. E la newsletter del Corriere che fa? Si scorda l'immagine d'apertura...

E la notizia in alto a destra? Alla Scala "arriva Renzi" già, peccato che oggi sia l'8 dicembre, la Prima della Scala è stata ieri sera, Renzi oltre a essere arrivato se n'è anche già andato.

Martedì 15 dicembre 2015

Alle 12.12 mi è arrivata questa newsletter:


Variazione del tema. Questa volta la notizia d'apertura è a posto (anche se l'immagine non è fantastica, diciamocelo, ma vabbè). Ma questa volta il problema è sulla spalla: due finestre vuote, senza titolo e senza immagine... se clicchi sulle finestre blu con la "C" al centro vai alle notizie questo sì, ma forse un piccolo sforzo in più non avrebbe guastato.

Domenica 14 febbraio 2016

Alle 12 in punto (complimenti!) mi è arrivata questa newsletter:



I giornali di sabato 13 febbraio presentavano questo dubbio: "Questa sera, cari lettori, che cosa seguirete? La finale del Festival di Sanremo o la partitissima di calcio Juve-Napoli?".
Un grande dubbio per molti, ma non per il Corriere della Sera.
Nella newsletter del giorno dopo, infatti, è come se la sera prima niente fosse accaduto.

Nel titolo principale si parla di "sabato italiano", sì, ma non per farne la cronaca. Sanremo? Va verso la finale (!) e qualcuno si è dimenticato pure l'immagine relativa. E la sfida scudetto del campionato di calcio? Deve ancora essere giocata...

Pensare che dall'inizio dell'anno il Corriere ha fatto il grande passo, decidendo di far pagare la lettura online delle sue notizie (dopo un certo numero di click gratuiti)...

mercoledì 11 novembre 2015

Ma mi... cantata da Ornella Vanoni, la mia prima vera canzone milanese


Negli Anni '70 la Fiat 132 grigio topo di mio padre aveva l'autoradio ma non il mangiacassette.

Nelle nostre gite domenicali, o quando andavamo in vacanza, portavamo dunque il nostro radiolone Grundig C6000 Automatic, che tenevamo sul sedile posteriore o, meglio, sulle gambe di quello che era seduto in mezzo, perché mia madre non ne voleva sapere di tenerlo lei e avere la musica così vicina alla orecchie. Noi, le mie sorelle e io, di questo fatto eravamo ovviamente contenti, sentivamo meglio.

Tra le musicassette dei miei genitori – perché noi ancora non avevamo la facoltà di scegliere la musica da ascoltare in famiglia (se penso che quest'estate in auto ho ascoltato quasi solo Fedez, J-ax, Maroon 5 e Katy Perry...) – c'era una raccolta di canzoni di Ornella Vanoni.

Tra le nostre preferite c'era "Ma mi..." – canzone scritta nel 1962 da Giorgio Strehler (testo) e Fiorenzo Carpi (musica) – che ai tempi ascoltavamo a ripetizione e cantavamo a squarciagola pur senza capirne il senso.

Quell'italiano strampalato che ci faceva ridere...

Ci piaceva davvero tanto questa canzone. Forse per la bella voce della Vanoni, forse perché era in dialetto milanese – quello che mio padre usava sempre e solo quando parlava con il nonno –, forse perché parlava di San Vittore che ci avevano spiegato essere una prigione o, forse ancora, perché c'era una parte in un italiano un po' strampalato (quello parlato da un commissario meridionale) che ci faceva ridere.

In quegli anni ci piaceva solo per per tutte queste cose, questa canzone. Solo più tardi, crescendo, ne avremmo compreso anche il senso, il valore di grande inno alla resistenza e alla libertà. E pure l'italiano strampalato, a capirne le frasi, avrebbe assunto una valenza ben diversa.

Tra le strofe della canzone, oltre al famoso ritornello "Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì quaranta nott, a San Vittur a ciapàa i bott...", ce n'è una che richiama più di altre la città di Milano. I nazisti – è di questo che si parla – hanno chiuso il protagonista della canzone in una cella di San Vittore (ratera = trappola per topi) e lui da lì sente in lontananza il rumore della sua città:

Sont saraa su in 'sta ratera
piena de nebbia, de frecc e de scur,
sotta a 'sti mur passen i tramm,
frecass e vita del me Milan...

Ecco, "Ma mi..." è la prima canzone che mi ha parlato di Milano. Una canzone triste ma orgogliosa, che si conclude con un perentorio "Mi parli no!" e che è entrata non per caso a far parte del repertorio di tutti i principali cantori di Milano, da Enzo Jannacci a Nanni Svampa.





Vai ad altri post in cui si parla di canzoni dedicate a Milano:


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