Gioco d'azzardo significa tanti soldi. Tanti soldi guadagnati dallo Stato e da chi ha interessi all'interno di quel mondo – alcuni dicono ci sia anche la mafia – e tanti soldi persi da chi entra nel gorgo delle scommesse e delle slot machine e non riesce più a uscirne.
Un sistema capace di stritolare chi vi incappa, che di rado riesce a uscirne indenne. Ma, per fortuna, sempre più persone, a ogni livello, si stanno oggi rendendo conto che qualcosa deve essere cambiato, che così non si può andare avanti.
E così è nata una sorta di protesta fai-da-te, attuabile senza difficoltà da chiunque: consiste nel non andare più a bere il caffè nei bar che ospitano slot machine. E sono nati un po' ovunque movimenti no slot. Qualcuno ha anche organizzato grandi manifestazioni di sensibilizzazione, come "Cittadinanza attiva" che insieme alla "Casa del Giovane", a Pavia – una delle città più colpite da questa piaga – ha organizzato la Marcia "No slot" per urlare un grande basta a questa escalation di degrado sociale.
Ora anche alcuni politici cominciano a interessarsi al problema. Perché ormai l'argomento è sulla bocca di tutti, sembra essere diventato finalmente popolare, da cavalcare anche da chi finora aveva avvallato in silenzio lo sviluppo dei locali pubblici con slot e l'apertura a macchia d'olio di sale giochi e sale scommesse.
Bene, comunque, l'importante è che finalmente se ne parli (e che alle parole, poi, seguano i fatti). Ed è bene che a farlo sia anche una trasmissione televisiva popolare come "Le Iene", che ha messo in campo una sua efficace campagna antislot, che vede coinvolti i sindaci di alcune grandi città italiane. Tra questi, e ne siamo contenti, c'è anche il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia.
Che la battaglia finale sia davvero cominciata?
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