mercoledì 24 aprile 2013

Via Giulio Romano, qualcuno faccia chiudere quella sala scommesse


In zona Porta Romana c'è un condominio, quello di via Altaguardia 17, che sta combattendo una battaglia aperta e senza esclusione di colpi contro l'apertura di una sala scommesse. Una battaglia che per ora sembra essersi trasformata in una sconfitta, visto che la sala che si affaccia su via Giulio Romano è stata aperta lo scorso sabato, 20 aprile. Ma solo il tempo dirà se è davvero così.

Si teme l'arrivo della microcriminalità

Per quale motivo gli abitanti di questo condominio non vogliono che nel loro palazzo trovi spazio una sala scommesse? Come si sa, queste sono legali, gestite dalla Snai, che opera grazie alle concessioni offerte dallo Stato, in particolare da quella che una volta si chiamava Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato  e che oggi risponde al nome di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Niente da eccepire, su questo. Ma è un dato di fatto che le sale scommesse, così come quelle che ospitano il gioco del Bingo o le cosiddette sale giochi con le slot machine di ultima generazione, attirano una popolazione variegata e non sempre contraddistinta da comportamenti limpidi e tendenti alla legalità.

A fare paura agli abitanti del condominio e di buona parte del quartiere interessato non è tanto il fatto che il mondo delle scommesse legali – di quelle clandestine è persino inutile parlare – sia considerato ormai da tempo nel mirino della criminalità organizzata (per chi intendesse approfondire l'argomento ecco un'inchiesta del Sole 24 Ore datata addirittura 15 gennaio 2008).

Non fanno dunque paura i pesci grossi, che magari qui non ci verranno nemmeno, ma piuttosto tutto quell'esercito di piccoli biscazzieri, ladruncoli, truffatori e usurai da quattro soldi, che bazzicano attorno ad ambienti di questo tipo e che sono sempre pronti ad aprofittare delle fortune alterne degli scommettitori. Persone che, com'è facile immaginare, nessuno vorrebbe avere costantemente sotto casa...

«Tutto studiato per non dare fastidio»

Snai ci tiene a far sapere che è tutto a posto, sotto controllo. Per locali come questo, dispone l'apertura alle 10 di mattina e la chiusura alle 20, così da evitare assembramenti notturni o negli orari in cui i ragazzi si recano nelle scuole. E predispone, all'interno di queste strutture, sale fumatori a angoli bar, per evitare che gli avventori si trattengano sui marciapiedi o siano protagonisti di fastidiosi andirivieni dai locali pubblici più vicini.

«E' tutto studiato per non dare fastidio», dicono i responsabili delle sale, cercando di rassicurare chi si lamenta dell'apertura avvenuta sotto casa propria, dimostrando così di essere perfettamente consci che l'apertura di una sala scommesse è in grado di destabilizzare l'equilibrio di un intero quartiere. Orari ristretti, sale fumatori, angoli bar... è così che si pensa di difendere i cittadini normali dalla piccola e grande delinquenza destinata a invadere in breve tempo un intero quartiere?

La vicinanza a scuole, chiese e ospedali

Ma non è tutto. Ancor più grave è il caso in cui l'apertura della sala scommesse avvenga in un contesto che dovrebbe essere, per sua natura, protetto. La sala di via Giulio Romano è stata infatti aperta a poca distanza da una scuola, anzi da due – una scuola elementare e un Istituto professionale, il "Ferraris Pacinotti" – e da una chiesa e da un oratorio, quelli di Sant'Andrea.

La freccia indica dov'è stata aperta la sala scommesse di via Giulio Romano.
A sinistra la doppia scuola (elementare e professionale), a destra la chiesa di Sant'Andrea.

Se il "Decreto Balduzzi" – entrato in vigore a dicembre 2012 e fortemente voluto dal ministro della Sanità del governo Monti, da cui prende il nome (e già il fatto che di questo aspetto se ne occupi il ministero della Salute dovrebbe farne comprendere la portata e l'importanza) – non fosse stato modificato all'ultimo momento, quella sala scommesse non avrebbe mai potuto essere aperta. Perché nella sua prima estensione quel decreto diceva che strutture di questo genere avrebbero dovuto rispettare la distanza di 500 metri da scuole, ospedali e luoghi di culto. Una misura in seguito ridotta a 200 metri (e sarebbe stato ancora il caso della sala di via Giulio Romano) e infine, all'ultimissimo momento, cancellata.

Il ministero della Salute, dunque, ha la consapevolezza che una realtà come una sala scommesse, per il solo fatto di esistere, sia in grado di creare turbative in un contesto cittadino normale, abitato da persone normali che vivono (o cercano di vivere) una vita normale. Tanto che anche se il limite di distanza è stato eliminato – si sospetta che la motivazione sia da ricercare nel grande gettito fiscale che il mondo del gioco d'azzardo porta nelle casse dello Stato – la legge dice comunque che i monopoli sono tenuti a  esaminare volta per volta la posizione delle sale eccessivamente vicine a scuole, chiese e ospedali, sulla base delle indicazioni trasmesse dai Comuni...

Vediamo che cosa dice, nel dettaglio, il comma 10 dell'articolo 7 del Decreto Balduzzi:
10. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e, a seguito della sua incorporazione, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in funzione della sua competenza decisoria esclusiva al riguardo, provvede a pianificare, tenuto conto degli interessi pubblici di settore, ivi inclusi quelli connessi al consolidamento del relativo gettito erariale, forme di progressiva ricollocazione dei punti della rete fisica di raccolta del gioco praticato mediante gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a), del testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931, che risultano territorialmente prossimi a istituti scolastici primari e secondari, strutture sanitarie ed ospedaliere, luoghi di culto. Le pianificazioni operano relativamente alle concessioni di raccolta di gioco pubblico bandite successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e valgono, per ciascuna nuova concessione, in funzione della dislocazione territoriale degli istituti scolastici primari e secondari, delle strutture sanitarie ed ospedaliere, dei luoghi di culto esistenti alla data del relativo bando. Ai fini di tale pianificazione si tiene conto dei risultati conseguiti all'esito dei controlli di cui al comma 9, nonché di ogni altra qualificata informazione acquisita nel frattempo, ivi incluse proposte motivate dei comuni ovvero di loro rappresentanze regionali o nazionali.
I Comuni, dunque, non possono intervenire direttamente, regolando l'apertura (o la chiusura) di sale di questo tipo, ma possono richiedere interventi dei monopoli, quando ritengono ci sia una condizione di vicinanza a luoghi "sensibili". Nel caso di via Giulio Romano non è dunque difficile immaginare che Palazzo Marino deciderà di intervenire quanto prima.

In evidente contrasto con il regolamento condominiale

Anche perché c'è da aggiungere un ulteriore elemento, relativo al regolamento condominiale del palazzo di via Altaguardia che, contro il proprio volere, si trova a ospitare la sala scommesse. L'articolo 10 di questo regolamento prescrive che gli spazi del condominio debbano essere destinati esclusivamente "a uso abitazione e di studi professionali o commerciali di tutto decoro". Niente a che vedere con una sala scommesse, insomma.

E chi dice che i regolamenti condominiali non contano nulla si sbaglia di grosso, visto che è di pochi giorni fa l'intervento con cui il presidente della Commissione consiliare antimafia (e si sottolinea: la Commissione consiliare antimafia!) del Comune di Milano, David Gentili, ha invitato gli amministratori e le assemblee condominiali a «usare i regolamenti condominiali per vietare l'apertura di nuove sale giochi e centri scommesse».

Ma per quanto riguarda la situazione di via Giulio Romano, coloro che operano sotto il cappello del marchio Snai (in accordo con la Aggugiari 95 Srl, la società che è proprietaria dei locali) sembrano non sentirci, da questo punto di vista. E si comportano come se tutto fosse loro dovuto. L'apertura della sala scommesse manco è stata comunicata all'amministratore o all'assemblea dei condomini. E quando è stata scoperta (quasi per caso, a lavori già quasi conclusi) la situazione è stata gestita come se le esigenze del palazzo e dei suoi abitanti – alcuni vivono qui da oltre 80 anni – non fossero altro che inutili e fastidiosi particolari di cui non tenere minimamente conto.

Dove ti piazzo la parabola? In cortile, sul tetto o sulla facciata?

Un esempio? Eccolo: per svolgere la propria attività, la sala scommesse ha bisogno di utilizzare una parabola, attraverso cui ricevere le immagini delle varie attività oggetto delle scommesse (gare ippiche, eventi sportivi in genere, ecc.). Ma il regolamento del condominio di via Altaguardia – sempre lui! – prescrive che sul tetto ci possa stare solo una antenna comune, che serva tutti i condomini. Una dimostrazione in più che attività come quelle della Snai non siano ricomprese tra quelle ammesse dal regolamento.

E allora che cosa fanno i futuri gestori della sala? Per prima cosa cercano di piazzare l'antenna nel cortile del palazzo, con la parabola puntata minacciosamente sugli appartamenti dei condomini del secondo piano. Un tentativo ovviamente vano: non è difficile immaginare che in quel contesto sia praticamente impossibile riuscire a "pescare" le onde necessarie a trasmettere le trasmissioni sui monitor della sala.

Fallito il primo tentativo, decidono dunque di forzare la mano, mandando un operaio sul tetto, senza chiedere alcun permesso all'amministrazione del palazzo. L'operaio ci va, sul tetto, e piazza pure la parabola, dove vuole lui e senza che nessuno sia stato avvisato. Ma qualcuno scopre il blitz e fotografa la scena.

Alcuni giorni dopo la parabola viene disabilitata cosicché i gestori della sala devono adottare una diversa soluzione, quella della parabola posizionata sulla vetrina (a proposito, vogliamo parlare del "decoro" di queste vetrine?) della sala scommesse. Naturalmente, anche in questo caso, senza nulla chiedere all'amministrazione del condominio.

Il risultato è qualcosa che è difficile vedere altrove, nella capitale economica di una nazione evoluta come pare sia la nostra: una parabola ad altezza quasi d'uomo, sotto finestre e balconi di appartamenti, sulla facciata di un palazzo di fine '800. Facile pensare che anche questa soluzione non potrà durare a lungo...

Per concludere, la domanda d'obbligo

E allora, per restare in argomento, la domanda d'obbligo finale è questa: scommettiamo che i milanesi della zona – non solo quelli del condominio di via Altaguardia, ma tutti quelli del quartiere – riusciranno a fare chiudere la sala scommesse di via Giulio Romano?

Fate il vostro gioco, signori, le puntate (ovviamente solo immaginarie, almeno in questo caso) sono aperte.

Aggiornamento
gennaio 2014

Ebbene sì, la scommessa l'abbiamo vinta noi cittadini, questa volta. Nessuna vincita di soldi, sia chiaro (del resto non era quello che cercavamo). Abbiamo vinto perché nei giorni scorsi, dopo nemmeno 10 mesi dall'apertura, nella sala scommesse di via Giulio Romano sono stati smantellati mobili, monitor, postazioni, macchinette bar e tutto quello che era contenuto in quei locali.

La sala scommesse era già chiusa da un paio di mesi, a dire il vero, ma nessuno si sentiva di sbilanciarsi sul suo futuro, men che meno di gioire per una situazione che poteva cambiare repentinamente. E invece ora lo si può fare, la chiusura appare davvero irreversibile e un intero quartiere, a poche centinaia di metri da Porta Romana, può finalmente ritenersi soddisfatto.

Non è dato sapere, al momento, il perché di questa decisione della Snai. La sala è stata chiusa per mancanza di clienti? perché messa alle strette da qualche ordinanza, comunale o di chissà chi? perché è iniziato un lento tramonto del successo di questi luoghi "mangiasoldi"?

Nel nostro piccolo, lasciateci pensare che anche Milanau in questa vicenda abbia il suo merito. In fondo questa "vittoria" la sentiamo anche un po' nostra. Tanto che quando l'articolo di Vita.it che racconta della chiusura della Sala scommesse di via Giulio Romano (e del fatto che questa sia stata la protagonista di un racconto/romanzo di Aldo Nove intitolato "Bingo Italia") parla di "crociata durata mesi messa in campo dall’interno quartiere" ci sembra quasi che voglia sottolineare anche quanto fatto e detto nel nostro blog (tesi che sarebbe del resto confermata dal fatto che la foto messa a corredo dell'articolo è proprio presa da questo nostro post...).

Aggiornamento settembre 2014

E' proprio vero, per dirla con le frasi fatte, che "non bisogna cantare vittoria troppo presto" e che "chi si loda s'imbroda". Nessun merito, nessuna felicità, nessuna "scommessa" vinta: la sala scommesse ha infatti tranquillamente riaperto, ha solo cambiato gestore. Da blu, le insegne sono diventate verdi, ma la sostanza non cambia.

Una sconfitta, per il quartiere, per la città, per lo Stato (che vive grazie anche agli scommettitori), ma soprattutto per tutti coloro che si rovineranno la vita giocandosi, proprio in questo locale, i pochi soldi del borsellino su uno stupido risultato di calcio.

Non c'è niente da fare, sono più forti loro.

Aggiornamento giugno 2015

Sì, loro sono di sicuro più forti, ma intanto la sala scommesse di via Giulio Romano ha chiuso un'altra volta!

Non ce la fa proprio a decollare, questa sala scommesse. Quali saranno i motivi? La posizione, forse. O forse una maggiore consapevolezza delle persone, che cominciano a rendersi conto di quanto sia importante stare alla larga da certi ambienti? O forse ancora, più semplicemente, il fatto che i soldi nelle tasche sono finiti del tutto, non ce ne sono nemmeno più per giocare e scommettere?

Ciò che importa, in definitiva, è che la sala scommesse di via Giulio Romano sia chiusa di nuovo, ormai da un paio di mesi. Ma questa volta lo diciamo sottovoce, non vorremmo dover aggiungere un altro aggiornamento, qui sotto...

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1 commento:

  1. QUALCUNO SA DIRMI COME SI CHIAMA LA SOCIETA' CHE GESTISCE IL PUNTO SNAI? GRAZIE

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