mercoledì 5 dicembre 2012

La Polizia nella sede del "Giornale",
un'onta impossibile da lavare

25 giugno 1974, primo numero del "Giornale"
Pensando alla condanna e all'arresto di Alessandro Sallusti, l'aspetto che più mi indigna e mi rattrista, da giornalista e da milanese, è il coinvolgimento in una storia così poco edificante del "Giornale", testata gloriosa e ormai anche storica della nostra città.

E' vero che Sallusti ha compiuto gli atti per cui è stato condannato – con l'accusa di diffamazione aggravata nei confronti di un magistrato – quando era direttore responsabile di un altro giornale edito a Milano, per l'esattezza "Libero". Ma quando la polizia è andata a prelevare Sallusti per condurlo agli arresti domiciliari lo ha fatto nella sede del "Giornale", in via Gaetano Negri,  dal momento che lì, essendone l'attuale direttore, il giornalista condannato aveva deciso di trincerarsi. Un'irruzione dovuta, ma che ha profanato per sempre l'immagine del quotidiano pensato e fondato negli Anni '70 da Indro Montanelli.

Sallusti, alla fine, non farà nemmeno un giorno di galera. Anche gli arresti domiciliari finiranno presto, con tutta probabilità. Qualcuno troverà un escamotage per ridargli la sua piena libertà: una grazia, una nuova legge, qualche trovata geniale dell'ultima ora. Ma sul "Giornale" peserà per sempre questa onta.

La "chiusura" dell'11 gennaio 1994

Lo dico con grande tristezza, pensando a quello che in passato questo giornale ha rappresentato per molte persone, prima della sua di fatto "chiusura", avvenuta l'11 gennaio 1994. In quel giorno Indro Montanelli, l'uomo che aveva voluto quel giornale, che lo aveva fondato nel 1974 dopo essere uscito dal Corriere della Sera e che lo aveva diretto per quasi vent'anni, decise di andarsene non intendendo sostenere la campagna elettorale del nuovo proprietario (dal 1979) del giornale, quel Silvio Berlusconi che poche settimane prima aveva deciso di "scendere in campo".

Mai Montanelli avrebbe accettato di essere direttore di un giornale di partito, quale il Giornale sarebbe di fatto divenuto dopo, con le direzioni di Feltri, Cervi (potremo mai perdonarglielo...?), Belpietro, Giordano, ancora Feltri e infine Sallusti. Per questo se ne andò e per molti quel giornale ("Il Giornale di Indro Montanelli") smise di esistere in quel freddo e triste giorno di gennaio 1994.

Riunione di redazione al "Giornale"
Ciò non toglie che oggi tutti coloro che sono cresciuti con gli articoli di Montanelli, Bettizza, Piovene, Corradi, Granzotto, Scarpino, Brera, Caputo, Staglieno, Torelli, Zappulli, Soavi, Pampaloni, Revel, De Felice, Severgnini, Orlando e tanti altri non possano provare grande tristezza per la caduta così in basso del loro vecchio quotidiano, quello per cui così tante volte furono contestati e insultati anche da persone amiche e per il quale rischiarono più volte di essere addirittura malmenati, se sorpresi ad averlo sotto il braccio nel tragitto tra edicola e casa.

Monumento a Montanelli

Meglio evitare certi paragoni

Un'ultima cosa. Vorremmo chiedere a Sallusti, con tutta l'umiltà possibile, di non buttarsi in confronti inadeguati, paragonando la sua situazione attuale a quella che visse Montanelli nel 1977. «E' una ferita – ha commentato al momento dell'arresto –. Una ferita per tutti noi, per il Giornale. Va bè che questo giornale è già stato ferito, un suo direttore è stato gambizzato. Siamo abituati alle ferite». 

Vorremmo solo ricordare a Sallusti che Montanelli fu gambizzato dalle Brigate Rosse, mentre lui è stato arrestato a seguito di una sentenza emanata da un giudice.

Qualche differenza ci dovrà pur essere, o vogliamo essere d'accordo con chi sostiene che terroristi e magistrati sono la stessa cosa?


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