mercoledì 30 maggio 2012

E intanto la Provincia di Milano pensa a una sua nuova sede...

Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano
Da non credere. La Provincia di Milano, intesa come ente amministrativo, ha presentato in una recente mostra il progetto che riguarda la costruzione della sua probabile prossima sede. Più che un progetto si tratta di un vero e proprio "rendering", odioso termine usato e abusato da chi ai giorni nostri presenta al grande pubblico, con la solita esagerata enfasi, ogni nuova creazione architettonica che possa in qualche modo impattare – e spesso lo fa in modo traumatico – sulla struttura urbanistica della città.

Un'elaborazione grafica dettagliata, dunque, che mostra quello che sarà (che potrebbe essere) il grattacielo di trenta piani che ospiterà, secondo gli intendimenti degli amministratori provinciali, la nuova e unificata sede dei loro uffici.

C'è solo un metodo per risparmiare tutti quei soldi

Ma è uno scherzo? La Provincia di Milano sta davvero pensando di costruirsi una nuova sede? Non crediamo ai nostri occhi e alle nostre orecchie, ma pare sia proprio così. Del resto le motivazioni, espresse dall'assessore provinciale all'Urbanistica, Fabio Altitonante, sembrano essere più che convincenti: «Razionalizzare le undici sedi sparse per la città», «Accorpare gli uffici e i 1.700 dipendenti», «Risparmiare 6 milioni l'anno di affitto», «Risparmiare 9 milioni l'anno di riscaldamento»...

E allora delle due l'una. O qui ci stanno tutti prendendo per il naso (prego di notare la delicatezza con cui viene affrontato l'argomento) o c'è qualcuno che non capisce o finge di non capire. Risparmiare 17 milioni di euro tra affitto e riscaldamento? Certo che si può, con una semplice decisione. Che non è quella di costruire un nuovo ecomostro di trenta piani, in una zona peraltro, quella di viale Piceno, protetta da vincolo ambientale, ma è quella di abolire una volta per tutte quella macchina mangiasoldi che prende il nome di Provincia.

Nessuno parla più di abolizione delle Province

Abolizione, abolizione, abolizione. Tutti (a parole) la volevano, qualche mese fa, com'è che oggi nessuno ne parla più? Possibile che non sia ancora entrato nella testa dei nostri governanti che è finito, anche per loro, il tempo delle vacche grasse? Lo sanno tutti che le Province – come le Comunità Montane, del resto – sono lì più che altro per creare nuovi posti in cui sistemare i trombati delle varie elezioni che contano. Per offrire posti da tecnici e consulenti, naturalmente riccamente pagati, a parenti, amici e amici degli amici dei politici di turno.

Lo sanno tutti, insomma, che delle Province si può fare a meno, che i dipendenti di questi enti potrebbero svolgere le loro mansioni per gli altri enti già operanti sul territorio, risparmiando le spese che riguardano il mantenimento di questi inutili carrozzoni. Il nuovo Palazzo della Regione e il vecchio Pirellone sarebbero in grado di ospitarne un buon numero, perché spendere centinaia di milioni per un nuovo, enorme insulto alla povertà, destinato a divenire in breve tempo un monumento all'inutilità e allo sperpero?

«La questione del nuovo palazzo è nelle mani del presidente Podestà. E andrà condivisa con il Comune», ha detto Altitonante (immaginiamo con tono della voce più che sostenuto...). E questo, almeno in parte, un poco ci rassicura.

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venerdì 25 maggio 2012

Cari manifestanti, invece di imbrattarli, pulite i muri della città

I muri di Milano sono troppo sporchi, questo è ormai sotto gli occhi di tutti. Se si escludono le vie e le piazze che circondano il Duomo – cui con tutta probabilità si presta maggiore attenzione e maggiore cura – in tutta la città non c'è palazzo, monumento, muro o serranda che sia esente da scarabocchi, tags, graffiti o come diavolo li si voglia chiamare. Non è un bello spettacolo e qualcosa bisogna cominciare a fare, per sistemare una situazione che sta diventando sempre più insopportabile.

Ci sono due soluzioni da adottare, pensiamo, per fare sì che i muri di Milano siano finalmente più puliti. La prima è una proposta/provocazione nostra, di Milanau. La seconda la stanno già mettendo in campo alcuni "eroici" milanesi che sono stufi di aspettare che altri risolvano i problemi per loro.

Per protesta, ripulite i muri!

Cominciamo dalla prima. La nostra è una proposta rivolta a tutti coloro che scelgono le strade di Milano per le proprie manifestazioni. Ce ne sono sempre più, lungo le vie cittadine, e ognuna di loro lascia le proprie tracce sui muri che ne delimitano il passaggio. Prendiamo ad esempio i "No Tav", che qualche mese fa sono scesi in città, hanno manifestato la loro rabbia e imbrattato i muri con slogan e minacce di ogni tipo. Poi se ne sono andati, lasciando una sensazione negativa nei milanesi, che si sono trovati una città più sporca, senza peraltro avere nessuna responsabilità per le scelte relative alla linea ferroviaria contestata, effettuate a livello nazionale. Se dunque i manifestanti No Tav con il loro corteo volevano attirare l'attenzione e le simpatie su di loro, hanno sbagliato clamorosamente perché hanno invece raggiunto il risultato opposto: i milanesi si sono sentiti feriti, offesi e molti di loro hanno financo cambiato idea sulle idee sostenute dagli abitanti della val di Susa.

Ben diversa opinione se la sarebbero fatta, i milanesi, se i manifestanti invece di imbrattare i muri avessero pensato a ripulirli. Pensa che bello: una manifestazione che, man mano che si dipana nelle vie cittadine, lascia dietro sé muri lindi, serrande splendenti, monumenti candidi. In questo caso sì, i milanesi avrebbero potuto dire: «Beh, forse questi hanno ragione a manifestare, sono gente per bene... sono pronto a sostenere le loro argomentazioni».

Questa è dunque la proposta di Milanau:

Manifestanti di tutte le età (primi fra tutti gli studenti!), i censi, le idee politiche, ecc. ecc., quando scendete in piazza fatelo armati non di pennelli, vernice e bombolette spray, ma di secchiello, guanti e sapone. Ripulite i muri, invece di sporcarli, e tutti saranno disposti ad ascoltarvi... (per inciso, cari amici di Macao, pensate a quale ritorno d'immagine avreste potuto avere tra la gente comune se invece di occupare palazzi o trascorrere le vostre giornate in interminabili assemblee, seduti per terra, vi foste messi a comunicare le vostre legittime esigenze mentre ripulivate dalle scritte un intero quartiere della periferia milanese...).

L'idea del Comitato
Abruzzi Piccinni

Esaurita la parte dei sogni, passiamo invece alla seconda proposta, ben più concreta, portata avanti da un esercito armato di rulli, pennelli, vernici e solventi, che sta per conquistare sempre più zone della città. I suoi "soldati" si presentano vestiti di tute bianche, portano guanti e hanno gli occhi coperti da grossi occhiali. Spesso utilizzano anche modernissime armi che lanciano misteriosi liquidi sui muri.

A essere precisi gli eserciti sono più di uno e prendono nomi strani, come "Comitato Abruzzi Piccinni", "Associazione Nazionale Antigraffiti", "Milano Muri Puliti" e, aggiunta dell'ultima ora, "Rotaract di Milano". E la loro non è certo un'opera di invasione cattiva della città. Tutt'altro, questi per ora minuscoli ma determinatissimi gruppi hanno deciso di intervenire in città pulendo i muri dei nostri palazzi, le serrande e i monumenti sempre più deturpati da scritte e tags di ogni tipo.

L'ultimo loro intervento ha avuto come luogo privilegiato la lunga via Vittor Pisani, una sorta di porta d'ingresso della città, visto che si staglia proprio davanti la Stazione Centrale. Questa via, percorsa ogni giorno da migliaia di persone, era da tempo caratterizzata da molte scritte lasciate sui muri da qualche maleducato partecipante a una delle tante manifestazioni di cui abbiamo parlato prima. Scritte pesanti, anche, che nessuno finora aveva pensato di cancellare.

Il "No graffiti day"

Ci hanno pensato loro, in accordo con i residenti della zona, felici di avere trovato in questo gruppo di persone, che non si arrendono al degrado cittadino, una speciale squadra di alleati. Dalle 9 alle 13 di una domenica come tante altre – nello specifico si è trattato del 20 maggio scorso – hanno messo in campo il "No graffiti day" che ha ripulito molti muri e oggetti della via, come documentato dalle foto qui riprodotte, scattate dagli stessi protagonisti dell'iniziativa.














Che cosa aggiungere, se non essere riconoscenti nei confronti di queste persone e delle loro iniziative? Importanti per almeno due motivi: per quello che stanno facendo ormai da tempo e per l'esempio che stanno dando. Perché, diciamocelo, la città è esattamente come la vogliono i cittadini, e forse è finito il tempo delle lamentele ed è iniziato quello delle maniche rimboccate. Se ogni milanese ripulisse anche solo un metro quadrato di muro imbrattato, la nostra sarebbe probabilmente una delle città più pulite del mondo.


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martedì 15 maggio 2012

L'uccisione di Luigi Calabresi,
una storia di 40 anni fa

Anche noi di Milanau, nel nostro piccolo, abbiamo fatto un sogno. Abbiamo sognato una città finalmente unita, raccolta in rispettoso silenzio davanti alla lapide che ricorda la morte, anzi l'uccisione, di un uomo.

Il 17 maggio 2012 ricorrono 40 anni dall'uccisione di Luigi Calabresi. Questo, vogliamo dire: 40 anni dall'uccisione dell'uomo Luigi Calabresi, non del "commissario" Calabresi. Perché – noi di Milanau l'abbiamo detto fin dal giorno dell'elezione, il 30 maggio 2011, del nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia – ci sembra sia arrivato il momento di chiudere per sempre una delle pagine più odiose e dolorose della nostra città, quella legata alle numerose e tragiche conseguenze dovute al vile attentato di piazza Fontana.

Ricordare la morte di un uomo

Inutile stare a ripercorrere le vicende che fecero seguito all'arresto e alla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, caduto dalla finestra della questura di Milano. Inutile ricordare il clima di scontro politico e ideologico che attanagliava le menti, anche quelle più fini, di quel periodo. Qui vogliamo solo ricordare la morte di un uomo – così come è stata ricordata quella di tanti altri, scomparsi per atti di violenza in quel momento storico – che oltre a essere un commissario di polizia era anche un marito e un padre di famiglia.

E vogliamo subito venire al punto. In occasione di questa ricorrenza ci piacerebbe che la città di Milano rendesse all'uomo Calabresi e alla sua famiglia tutto ciò che gli è stato, in questi lunghi anni, tolto. Il sogno sarebbe vedere in via Cherubini, teatro del barbaro assassinio, tutti gli esponenti di quel triste e tragico periodo storico, finalmente riuniti per un momento, se non di preghiera, di dimostrazione di rispetto per la morte.

Secondo noi, lo ripetiamo, questo è il momento giusto perché ciò accada e Giuliano Pisapia è la persona che può finalmente chiudere per sempre un'epoca. Lui e l'altra anima della nuova amministrazione – che tendiamo a individuare nella figura dell'assessore alla cultura Stefano Boeri – dovrebbero mostrare a tutta Italia che Milano è davvero cambiata, che è giunto il momento per guardare al passato, al nostro passato, con un occhio nuovo. Hanno la forza morale, per farlo, e anche il coraggio. Ne siamo più che sicuri.

Senza che nessuno cambi idea

Non si tratta di chiedere a nessuno di cambiare idea, ci mancherebbe. Quelle è giusto che ognuno se le tenga per sé, con coerenza. Questo è un discorso differente, che riguarda la civiltà di un'intera città. Per questo sarebbe ancora più fantastico se di fianco ai rappresentanti del Comune ci fossero anche alcune di quelle persone che più di altre furono degne "avversarie" del commissario Calabresi. Pensiamo a Dario Fo, certo, ma anche a tutti coloro che firmarono la famosa lettera pubblicata dall'Espresso, in cui senza mezzi termini si accusava il commissario di avere gettato Pinelli dalla finestra. Leggendone l'elenco, si ritrovano ancora molti dei protagonisti della cultura di oggi (tra gli altri, Paolo Mieli, Umberto Eco, Eugenio Scalfari, Oliviero Toscani, Letizia Gonzales – attuale presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia –, Inge Feltrinelli, Furio Colombo, Carlo Rossella, Roberto D'Agostino, Gae Aulenti, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Cini Boeri – madre di Stefano –, Lino Jannuzzi, Margherita Hack, Toni Negri, i fratelli Taviani...).

Sarebbe una bella lezione di civiltà, lo ripetiamo, la dimostrazione che Milano è davvero cambiata, che non teme più le ombre del passato ma sa guardare al futuro con ottimismo ed entusiasmo, condizioni necessarie per tornare (o cominciare) a essere una città moderna, da portare a modello ovunque, non solo in Italia.

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venerdì 11 maggio 2012

Lo sfregio di via San Calimero

Si può dire, senza paura di essere smentiti, che questo sia uno degli angoli più belli di Milano. A pochi passi dal caos di via Santa Sofia, seppur diminuito negli ultimi tempi grazie all'istituzione dell'Area C, non molto distante dal Duomo, la via San Calimero, che prende il nome dalla bellissima basilica che la domina, è tanto corta quanto bella e tranquilla. Dalla storica Farmacia Foglia – che una volta era posta sui navigli, proprio all'incrocio con il corso di Porta Romana – a piazza Cardinal Ferrari, è questa una stretta e pedonale via che ogni mattina viene percorsa con piacere, anche se di fretta, da lavoratori che si recano negli uffici del centro e da studenti che frequentano la vicinissima Università Statale. Ma anche da sfortunati che si recano al vicino ospedale Gaetano Pini.

Spiace dunque vedere questo angolo di bellezza deturpato da un atto vandalico grave quanto stupido. Oddio, già le scritte che campeggiano sul vasto muro che è posto di fronte alla facciata della basilica non fanno certo onore ai loro autori, ma ora la situazione è decisamente peggiorata, a causa della rottura di una delle panchine in marmo sistemate proprio all'imbocco della via.

Monumento all'inciviltà, ma anche all'incuria

Ce ne vuole, per distruggere una cosa del genere e ci chiediamo come possa essere stato fatto. Ma, com'è e come non è, il danno è stato provocato ed è ben evidente a chi percorre la via. Non è un bello spettacolo, no di certo, ma un segno dell'inciviltà che spesso raggiunge limiti difficili da prevedere.

Ma non è tutto qui. La situazione è così, inalterata, da alcuni giorni e finora nessuno si è premurato di spostare – anche solo per motivi di sicurezza – i pezzi della panca divelti. Con il passare del tempo, dunque, questo materiale spezzato e lasciato a se stesso rischia di diventare un monumento all'inciviltà, sì, ma anche all'incuria cittadina. Per questo ci auguriamo che il Comune, o chi ne ha la responsabilità, intervenga al più presto per ripristinare la situazione precedente all'atto, non fosse altro per evitare che questo primo gesto vandalico possa servire da esempio a qualche altro idiota che si trovi a passare da quelle parti (ci sono altre panchine, negli spazi circostanti...).


Aggiornamento, qualche giorno dopo...

I resti della panchina spezzata sono stati rimossi dal selciato il giorno 14 maggio, per essere appoggiati al muro retrostante, come mostrato dalle due foto a destra e sinistra.
A partire da questo momento abbiamo lanciato attraverso l'account Twitter di Milanau molti appelli al sindaco Giuliano Pisapia e all'assessore al Decoro urbano Pierfrancesco Maran perché provvedessero a far portare via del tutto i blocchi di pietra.
Dopo alcuni tentennamenti, dovuti al fatto che gli uffici incaricati avevano dichiarato di avere già rimosso i blocchi, mentre questi erano ancora lì, finalmente Maran ha risposto sempre su Twitter annunciando, il 29 maggio, la "sparizione" dei resti della panchina, come testimoniato dalla foto sotto.

Tutto è bene ciò che finisce bene, dunque. Anche se ci verrebbe da dire, a questo punto, che sarebbe ora di ripulire quel muro, che fa veramente pena per quanto è stato sporcato, giorno dopo giorno, con scritte, tags e graffiti.
Ma se lo facessimo, temiamo, potremmo essere accusati di non essere mai contenti...


 

 

 

Aggiornamento a gennaio 2014


Diciamolo sottovoce, ma il muro di via Patellani/piazza Cardinal Ferrari è da qualche mese pulito. Ci sono passati quelli di Antigraffiti, lo scorso ottobre 2013 e da allora la situazione è questa. La dimostrazione che la civiltà, se insiste e persiste, riesce ad avere alla lunga la meglio sull'inciviltà. (Chiaro che prima o poi, facile prevederlo, arriverà il solito idiota a mettere la sua firma sul muro, ma sarà proprio in quel caso che bisognerà ripulirlo un'altra volta, tempestivamente, perché se non si interviene subito sappiamo quali sono i risultati, poi...).


Aggiornamento a settembre 2014

Una nuova vita per il muro di piazza Cardinal Ferrari: guarda qui come è stato trasformato!
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