mercoledì 11 gennaio 2012

Prove, senza isterismi, di Area C

Vorrei parlare di nuovo di Area C, prendendola un po' alla larga. Insieme a tre amici coinquilini ieri, nel tardo pomeriggio, sono dovuto andare in zona De Amicis per incontrare un probabile futuro amministratore del nostro palazzo (sugli amministratori condominiali sarebbe forse interessante fare una riflessione, un giorno o l'altro...).

Appuntamento alle 18 e 30, davanti al portone, ci siamo detti. Ho preso il mio scooter e in 10 minuti scarsi, partendo da casa in zona Porta Romana, sono arrivato a destinazione.

Lì c'era già Domenico, che di professione fa l'architetto, anche lui con lo scooter. «Noi motorizzati siamo sempre i primi», abbiamo scherzato. Dopo pochi minuti è arrivato Paolo, lavora nel settore bancario, con la sua inseparabile bicicletta e con il suo caschetto d'ordinanza. Solo una lamentela, appena arrivato, relativa alle macchine parcheggiate lungo la pista ciclabile di via De Amicis.

Per ultimo è arrivato Manfred, che lavora in una galleria d'arte e che è di origine tedesca (sai che soddisfazione, tre italiani che arrivano puntuali e un tedesco che arriva in ritardo, anche se leggero: "Solo tre minuti" ha voluto precisare con tono categorico). Manfred è un po' arrabbiato, perché da Lambrate, dove lavora, in De Amicis ci è venuto in taxi (la macchina non ce l'ha, e di girare in bicicletta si è stufato, dopo un paio di cadute) e i 26 euro spesi gli sembrano francamente troppi. In effetti, forse anche lì qualcosa da mettere a posto ci sarebbe...

Entrati in centro città senza problemi

Per farla breve, quattro persone normali che abitano fuori dalle mura e che si sono dovute recare in centro città l'hanno fatto senza problemi (a parte quello relativo al portafoglio di Manfred, che comunque di solito si muove con i mezzi pubblici), senza drammi e isterismi.

Hanno inquinato poco, non hanno intasato le strade, non hanno vagato all'infinito in cerca di un parcheggio e non avrebbero nemmeno pagato i 5 euro di ticket previsti (dal 16 gennaio) per entrare nell'Area C. Un comportamento tranquillo, del tutto normale, suffragato e sostenuto anche dal commento del probabile futuro amministratore, che abita fuori Milano e ogni giorno si reca nel suo ufficio in centro. Nessun problema, dice, lascerà la sua macchina in un parcheggio fuori porta, ne ha già individuato uno che fa al caso suo, e si servirà dei mezzi pubblici. Il figlio 40enne, dal canto suo, appena uscito dalla riunione ha inforcato la sua moto e se n'è tornato a casa con tutta tranquillità.

E allora? Siamo così sicuri che i milanesi stiano pensando all'Area C come a un dramma che cambierà per sempre, in peggio, la loro vita? Che il pagamento del ticket ridurrà i milanesi sul lastrico? Quei cittadini del centro che insultano e alzano la voce, si rendono conto che comunque loro avranno il "privilegio" di poter circolare con le loro auto per le vie del centro senza pagare un euro, visto che potranno farlo senza oltrepassare le barriere? Così come lo potranno fare, del resto, tutti coloro che entreranno in città prima delle 7 e 30 e dopo le 19 e 30. E gli altri, quelli che abitano fuori dalla cerchia delle mura, sono così convinti che l'unico modo per entrare in centro città sia quello di farlo stando seduti nella loro ingombrante e inquinante autovettura?

Ma di che cosa stiamo parlando, della nostra salute e della qualità della nostra vita – beni preziosi, anzi che non hanno prezzo – o di opinioni pilotate ad arte, per sostenere campagne elettorali inutili, se non addirittura dannose e infinite?

Leggi anche "Area C, il coraggio di una scelta"

 
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1 commento:

  1. Diciamolo pure che entare nell'area C non è vitale, ci sono molte alternative.
    E a chi abita subito fuori non ci pensa nessuno?

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