martedì 17 maggio 2011

E ora la città chiede
15 giorni di civiltà

Non sorprendiamoci troppo della sconfitta provvisoria (perché tale al momento lo è) del sindaco uscente Letizia Moratti. Vabbè, a Milano il centrodestra ha una tradizione consolidata; da vent'anni o giù di lì non si andava al ballottaggio; nessuno si aspettava il divario che è uscito dalle urne tra il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia e quello della coalizione che negli ultimi anni ha governato la città; la Lega Nord non è "decollata", lei che era data in un grande momento, ed era addirittura considerata capace di rosicchiare molti voti moderati al partito dell'alleato Silvio Berlusconi; lo stesso Berlusconi ha praticamente dimezzato, rispetto alle precedenti elezioni, le preferenze raccolte all'ombra della Madonnina...

Sì, impossibile non ammetterlo, c'è materiale per discutere per mesi. Ma perché sorprenderci? Così vanno le cose, in democrazia. Nessuno è eterno. Le cose, le persone, le opinioni cambiano. E cambiano dunque anche le preferenze. Ma non è certo il caso di farne un dramma, è solo la regola dell'alternanza che, se applicata con rispetto e senso del dovere, non può che fare bene.

Sottovalutata la voglia di cambiare della città

Del resto si vota per questo, per capire quali siano gli umori, le speranze, le richieste dei cittadini. Niente di male o di strano: in questa lunga campagna elettorale Pisapia ha saputo, con tutta evidenza, attrarre gli elettori con maggiore vigore rispetto alla sua rivale Letizia Moratti. O, forse, lo "squadrone" del centrodestra ha sottovalutato la voglia di cambiare presente in città. Ha pensato che fosse sufficiente mettere in campo qualche milione di euro e i pezzi da novanta nazionali per strappare un tranquillo e duraturo consenso. E invece non è stato così: la gente ha voglia di sentire parlare della città, dei suoi problemi e delle sue opportunità non, solo per fare un esempio, dei problemi giuridici del presidente del Consiglio.

E ora? Ora, in questi quindici giorni, la gente, sempre lei, vorrebbe assistere a un confronto civile, impostato sull'analisi dei differenti programmi e, perché no, anche sulla composizione delle "squadre". Immaginiamo che ci saranno le scuse della Moratti a Pisapia, ma temiamo per lei siano un po' tardive. E poi ci sarà la rincorsa, da una parte e dall'altra, dei voti del Terzo Polo e del Movimento 5 Stelle. E' troppo augurarci di non assitere alla solita tratta delle vacche?

Milano dia un esempio di civiltà politica

Perché questo è il punto. In queste ore si parla di un'"aria di cambiamento" che investe la città. Ma il vero cambiamento sarebbe proprio questo: quindici giorni di lotta politica serrata, quanto lo si voglia, ma corretta, onesta, rispettosa delle differenze. Bando dunque agli isterismi, ai proclami, alle inaugurazioni frettolose, alle ingiurie... Se Milano vorrà davvero, ancora una volta, dimostrarsi all'altezza del ruolo di città-traino che le è riconosciuto non solo dall'Italia ma anche dall'Europa, dia una lezione di quella civiltà politica che ultimamente nel nostro Paese sembra essersi persa per strada.

Perché in fondo tutti i candidati, dal capolista all'ultimo dei votati, sono lì per il bene della città, e solo per quello, giusto? E quale sia il bene della città lo sanno soprattutto i cittadini, che ogni giorno ne vivono sulla propria pelle le positività e le negatività. Mettiamoli dunque in condizione di scegliere per il meglio, questi cittadini. E, alla fine, rispettiamone la scelta, qualunque essa sia.

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