venerdì 11 marzo 2011

La Scala muta,
il "Va' Pensiero" a Roma...


Devo dire che ci sono rimasto molto male. Da milanese, e da italiano. La notizia che il giorno 17 marzo 2011, 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il Teatro alla Scala resterà del tutto chiuso e completamente muto, mi ha fatto davvero male.

Se penso ai Risorgimento, quel momento storico studiato con una certa superficialità alle medie e nei primi anni del liceo, ho davanti a me poche immagini, quelle che più o meno colpiscono in genere l'immaginario collettivo: le barricate, i Mille, i volti di Garibaldi, Cavour, Mazzini; qualche nome di località, come Quarto, Marsala, Calatafimi, Custoza, Solferino, Teano... E poi il tricolore sulla guglia più alta del Duomo, proprio a fianco della Madonnina e i volantini con il Tricolore lanciati dai palchi più alti della Scala, con il famoso grido "Viva Verdi" (dove "v.e.r.d.i.", ci hanno insegnato maestri e professori, stava per Vittorio Emanuele Re D'Italia) che echeggia nel tempio mondiale della lirica.
Ecco, per me la Scala è uno dei simboli della forza che portò all'Unità d'Italia e lasciarla lì, muta, credo rappresenti un affronto alla storia della nostra città e del nostro Paese.

Un simbolo del Risorgimento, oggi in crisi economica

Immagino le giustificazioni, le ho già lette qua e là: mancanza di soldi, mancanza di soldi e mancanza di soldi. Già la Scala è in crisi, c'è chi dice  la si voglia tenere in vita, nonostante tutto, almeno fino a Expo 2015 e solo dopo si faranno i conti. Ma un piccolo sforzo da parte di Comune, Provincia, Regione, Stato e forse anche da parte di qualche privato sensibile ed economicamente ben dotato in questo caso poteva, anzi doveva, essere fatto.

E invece no, la Scala il 17 marzo resterà muta. Un'altra occasione persa per dare a Milano un ruolo da protagonista, quale si merita, della storia passata e presente d'Italia.

Un ultimo accenno al "Va' Pensiero", che per l'occasione andrà invece in scena all'Opera di Roma, con la direzione di Riccardo Muti (che tristezza, cara mia Milanucola...). Ho visto l'altra sera in tv due autorevoli esponenti della Lega Nord alzarsi in piedi all'esecuzione del coro del Nabucco. Uno dei due si è messo addirittura la mano sul cuore. Che fantasia questi leghisti, scegliersi uno dei canti simbolo dell'Unità d'Italia come inno del loro desiderio di indipendenza locale.
E' un po' come se Confindustria si scegliesse, come inno, "Bandiera rossa"...




 .

1 commento:

  1. Mi unisco al tuo dispiacere, pensare al genio di Verdi lontano dalla Scala e assente da Milano nle giorno del 150 è molto triste...
    Mi consolo solo al pensiero che la Traviata resta l'opera più rappresentata nei teatri di tutto il mondo e che in Germania rappresentano tutti gli anni, Nabucco, Rigoletto, Traviata, Otello... in più teatri e con più edizioni...
    W V.E.R.D.I.

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